Con lo sguardo di una donna. Racconti. Edizione 2020. Concorso letterario Caratteri di donna
By aa. vv.
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Con lo sguardo di una donna è la raccolta 2020 che presenta i racconti vincitori e selezionati come particolarmente meritevoli nell'ambito di Caratteri di Donna, concorso letterario per donne e per uomini che raccontano per passione. L'iniziativa, giunta alla XVI edizione, è promossa dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pavia in collaborazione con l'Ufficio del Consigliere di Parità della Provincia di Pavia e il Comitato Unico di Garanzia dell'Università degli Studi di Pavia e con il contributo della Palestra della Scrittura e di La Feltrinelli Pavia. La Raccolta 2020 dà voce a racconti che esplorano il terreno dell'amore, dell'odio, della morte, della vita, dei conflitti e delle insicurezze. Con lo sguardo di una donna.
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Con lo sguardo di una donna. Racconti. Edizione 2020. Concorso letterario Caratteri di donna - aa. vv.
Pavia.
Premiati
Racconto 1° classificato
Valeria Barlucchi, Pioggia
Racconto 2° classificato
Serena Marrandino, An-ni-ka
Racconto 3° classificato
Lorenzo Titta, Tra loro due
Premio speciale per studente/studentessa
Matteo Petecca, Intervista a tre professoresse
Segnalati, in ordine alfabetico
Monica Bavagnoli, Giovanni
Marta Bertacche, Il moscerino fascista
Antonio Consonni, Mai arrendersi
Manuela Corsino, Un giorno fortunato
Federica Filomena Ferraro, Lettera A
Maria Rosaria Guarrera, L’ho spento io il fuoco
Maribella Piana, La sposa che dimenticò il vestito
Gabriella Pizzala, Un bellissimo Natale
Giovanni Plutino Germanò, Lea
Niva Ragazzi, Crema di bellezza
Ivana Saccenti, Avvicinamento sociale
Agnese Scapinello, La chiave di Volta
Sara Spataro, Mamma
Gianluca Stival, Quando la smetterai di arrivare in ritardo?
La XVI edizione del concorso letterario Caratteri di Donna è stata caratterizzata da una sorta di ‘ritorno alle origini’. Pur mantenendo la più recente apertura alla partecipazione degli uomini, si è scelto di tornare a porre al centro dei racconti la figura femminile, in quanto tratto distintivo dell’iniziativa sin dalle sue origini. Da questa scelta è derivata la decisione di non fissare un tema specifico, lasciando ai partecipanti e alle partecipanti libertà di espressione, ma di proporre una impostazione di metodo: raccontare indossando
lo sguardo di una donna.
Il nostro concorso ha così voluto dare l’opportunità a tutti coloro che scrivono per passione, di usare una delle chiavi di volta più potenti della narrativa, un punto di vista specifico per praticare l’arte della scrittura e – nelle nostre intenzioni – per alimentare quel dialogo, quel confronto, quella condivisione tra uomini e donne, di cui ancora tanto il nostro Paese ha bisogno.
Abbiamo registrato quest’anno una partecipazione straordinaria, come straordinario e complesso è stato il periodo che ha coinciso con il concorso, quel tempo sospeso
in cui tutti ci siamo trovati a reinventare la nostra quotidianità e il nostro modo di relazionarci agli altri. L’interesse e l’entusiasmo raccolti ci hanno restituito la potenza della scrittura: spazio di cura, dimensione di rielaborazione, occasione di comprensione attraverso l’espressione, luogo di rifugio, ma anche di evasione.
La raccolta 2020 dà voce a racconti che esplorano il terreno dell’amore, dell’odio, della morte, della vita, dei conflitti e delle insicurezze. Con lo sguardo di una donna .
Buona lettura.
Barbara Lucia Longo
Assessore alle Pari Opportunità
Comune di Pavia
Valeria Barlucchi
Pioggia
In piedi sul bordo della veranda, Nanako guardava le nuvole basse che si diradavano tra le montagne in lontananza. Il caldo sottile di Giugno era trasportato da leggeri scalpiti d’aria, s’insinuava tra il cotone del suo vestito a contatto con la sua pelle, rimbalzandole tra le clavicole e rotolando nei capelli. La calma della mattina, il cinguettio degli uccelli e il silenzio catturavano quella figura di donna e la rendevano parte di loro. Nanako, con la pelle luminosa e trasparente come un riflesso d’acqua al sole, guardava davanti a lei, intrecciando una busta tra le dita della mano.
Era la stagione delle piogge in Giappone, ma le nuvole erano ancora deboli e la pioggia tardava ad arrivare. Il caldo e l’afa invece, prepotenti, minacciavano il tepore primaverile che già si preparava a lasciare spazio alle torbide giornate estive.
Era passato un anno. Nanako si svegliò quella mattina come di consueto, con la testa pesante e le braccia a ciondoloni, il segno del cuscino sulla guancia e un filo di mascara dimenticato sotto l’occhio. Aprì le tende e guardò la polvere danzare nell’aria nella luce bassa del mattino. Lasciò la camera e si diresse in cucina, guardò i fogli abbandonati sul tavolo la sera prima. Mentre riordinava le scartoffie distrattamente, un foglietto sottolineato di rosso con tre punti esclamativi le catturò lo sguardo. Si sedette e lesse il promemoria. Un brivido la catapultò di nuovo nel mondo reale, fatto di orari scanditi, scadenze e sorrisi forzati. Si alzò di getto e si precipitò al calendario appeso sul frigorifero, cercando la data di oggi.
Che giorno è oggi..
sussurrò con lo sguardo ancora appannato dai sogni, gli occhi due fessure sottili, mentre china sul calendario cercava la casella tra quei riquadri bianchi.
Un senso di vuoto allo stomaco la afferrò all’improvviso come una morsa. Il suo respirò si bloccò, le sue mani iniziarono a tremare lievemente. Il corpo di Nanako lentamente si accasciò per terra, le ginocchia debolmente piegate, con le mani nel volto, paralizzata, si chiese come avesse fatto a dimenticarlo fino a quel momento. Si alzò, stendendosi le pieghe della camicia da notte bianca e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il sudore iniziò a colarle dorato dalla fronte, la sua pelle diventò umida e soffocante.
Non posso venire oggi, mi dispiace.
disse meccanicamente in un susseguirsi di parole prive di tono. Ho avuto un imprevisto, sono mortificata
continuò, inchinandosi di riflesso, con il cellulare incollato all’orecchio e una mano sul tavolo. Terminò la chiamata e appoggiò il telefono sul tavolo di vetro del salotto, accanto ad un portafoto colorato che la ritraeva in compagnia, una maglietta verde e degli occhiali da sole. Si sedette sul divano bianco e inspirò. Con la testa bassa, vedeva i capelli lunghi ciondolare sulle sue cosce scoperte, le mani giunte come in preghiera, il silenzio era improvvisamente diventato devastante.
Tre giugno
mormorò tra sé e sé, Come ho fatto a dimenticarlo
disse, con lo sguardo fisso nel vuoto. Tutto era improvvisamente diventato come un ologramma, quella casa le sembrava stesse per scomparire, si guardava le mani, le unghie, quel taglio sul pollice, convinta che da un momento all’altro il vuoto l’avrebbe risucchiata del tutto, o che si sarebbe svegliata nuovamente, da un’altra parte, lontana da quella Nanako, lontana da quel momento, in un bagno di sudore con solo un brutto e vago ricordo alle spalle. Tre giugno
ripeté, guardando la sua ombra luga sul pavimento di legno. Tra le lacrime che scendevano sorde, la sua bocca si piegò leggermente, un senso di calore improvviso le avvolse le spalle come un abbraccio. Si guardò intorno, cercando un segnale che non arrivava. Le gambe incollate tra di loro sembravano non voler muoversi, tutto il corpo le sembrava si stesse piano piano sciogliendo. Un brivido le percorse la spina dorsale, diffondendole uno strano ritmo nelle vene, come il suono di una canzone lontana dalle note sommesse. Si fece coraggio e si alzò, un piede davanti all’altro, andò in camera sua, si chinò sotto al letto e tirò fuori una scatola di legno scuro, polverosa, chiusa distrattamente con dello spago che ormai, allentato dal tempo, era quasi interamente sul pavimento. Lo aprì, lentamente, cercando di trattenere con sé l’odore senza farlo scappare via troppo in fretta.
Nanako, tentennando, fissava quella lettera che girava e rigirava tra le dita, indecisa se gettarla definitivamente o leggerla. Scrutando le pieghe della carta, passandole al tatto con le dita, sentiva il peso del tempo sotto ai suoi polpastrelli.
Quando il sole fu alto nel cielo, Nanako aprì la busta.
" Cara Saiu" recitava la prima riga. Il cuore le batteva fortissimo nel petto. Respirò profondamente e continuò.
" Oggi è il tuo ventesimo compleanno. Per molti oggi è una giornata come le altre, ma per me è il giorno in cui la mia bambina diventa adulta.
Quando sei nata, il tre Giugno, era una giornata di pioggia terribile. Tutti quelli che vennero a farci visita quel giorno, erano bagnati dalla testa ai piedi. Quella bambina ha portato la pioggia!
tutti mi dicevano sorridendo. Penserai sia una cosa brutta, ma qua in città non pioveva da mesi. Il giorno in cui sei nata tu, i campi sono rinati, i fiori hanno ritrovato il loro colore e gli alberi hanno respirato dopo un lungo periodo di apnea. Così ti chiamerò, decisi. Saiu, pioggia fine
. Perché vedevo nei tuoi occhi la forza di un temporale, ma la tua pelle era fine e delicata come i petali di un