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UNSEELIEST ed altri racconti liminali
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UNSEELIEST ed altri racconti liminali

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About this ebook

I racconti di Giuseppe Perrotti rievocano alcune atmosfere di Clive Baker, ricordano i deliri di Lovecraft. Storie che spaziano dall'horror al fantasy mantenendo sempre uno stile accurato; pagine in cui si respira la tensione, in cui i colpi di scena si susseguono assumendo i contorni di un incubo. Ogni singolo titolo di questa raccolta è ricco di momenti weird, ogni trama è ben orchestrata. "Unseeliset ed altri racconti liminali" è un libro che affonda le sue radici nella narrativa orrorifica degli anni novanta, qualcosa di fresco e di originale.
LanguageItaliano
PublisherRobotics 2000
Release dateMar 22, 2021
ISBN9788832214147
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    UNSEELIEST ed altri racconti liminali - Giuseppe Perrotti

    Giuseppe Perrotti

    Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

    COPERTINA

    Illustrazioni: Giuseppe Perrotti

    Grafica: Carlo Carpiceci

    ILLUSTRAZIONI

    Giuseppe Perrotti

    EDITOR

    Francesco Borrasso

    WEB

    www.robotics2000.it

    © 2021 Robotics2000

    ISBN 978-88-32214-14-7

    I edizione

    Introduzione

    Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che può esser da tutti immaginato in tant’altre situazioni in cui l’autore non pensò di metterlo, e acquistare anche, a volte, un significato che l’autore non si sognò mai di dargli!"

    (Luigi Pirandello)

    Ho avuto il piacere di conoscere Giuseppe in ambito Universitario dove ho potuto constatare e sperimentare la sua serietà, la sua dedizione allo studio, l’apertura mentale e la malleabilità con cui

    si approccia verso tutto ciò che lo incuriosisce. Mi sento onorata che abbia scelto me per introdurre questo piccolo capolavoro che ho letto con attenzione, riscoprendone piacevolmente una scrittura nuova, brillante e fluida.

    Questi racconti sono una finestra aperta sull’inconscio. Un modo diverso, il suo, di scrivere, che ti trascina inconsapevolmente nelle stanze delle possibilità di un’immaginazione ricca di particolari, riferimenti e segni che rendono Giuseppe un abile condottiero della mente.

    I personaggi narrati con le loro storie a tratti noir riescono a pervadere il lettore di curiosità crescente verso l’ignoto lasciando spesso stupiti per dei coup de theatre inaspettati.

    Hilary, Alfred,Bill, Al e Learte sono i personaggi di questo viaggio narrativo. La ricchezza culturale dello scrittore impreziosisce ogni racconto di arte, filosofia, psicologia e musica che fa da eco alle parole che si susseguono in un vortice a tratti adrenalinico e che vorresti non finisse mai.

    La trasformazione in itinere delle istanze intrapsichiche; dal normale al paranormale dal reale al fantastico dall’io al super io rendono questa opera un palcoscenico ricco di possibilità interpretative.

    Un libro che riesci a leggere senza mai deconcentrarti e che ti fa vivere, come se fossi parte viva della storia, tutte le ambientazioni, che ti fa udire la voce dei protagonisti, che ti fa percepire il calore del fuoco sulla pelle o la morbidezza del gatto arrotolato sulle gambe. Un libro che consiglieresti a tutti quelli che amano perdersi nella possibilità di qualcosa di nuovo, intenso e pieno di suspence.

    Hilary, Alfred,Bill, Al e Learte sono uomini e donne con le loro debolezze, le loro forze, le loro contraddizioni, aspirazioni, aspettative e fallimenti.

    Un dialogo continuo tra normale e patologico agli occhi più attenti che amano scavare nella storia per capire, per trovare per svelare.

    Uomini e donne intrappolati nel detto e nel non detto. Nelle miriadi possibilità di affermare se stessi in una società che ci vuole vittime o carnefici.

    Uomini e donne che potremmo essere tutti.

    Indistintamente.

    Valeria Verrastro

    ALFRED TYKE E IL MISTERO DI BODHI APARTAMENTS

    Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

    Appena sveglio, questa mattina, mi ero rassegnato a trascorrere un’altra noiosa giornata in ufficio. Sapete, una di quelle passate tra l’assuefacente miasma del toner di stampante, l’odore di bruciato di un caffè della macchinetta e gente che riporta sempre le stesse storie. Una di quelle giornate tipiche per un investigatore privato. Ma, il punto era che questa giornata non era andata neanche un po’ come avevo immaginato.

    Il primo appuntamento della mattina fu con la signora Bizzi e riguardava, come al solito, l’infedeltà coniugale del marito. Avevo chiuso il rapporto già da una settimana con abbastanza materiale visivo per confermare che il Sig. Bizzi tradiva la moglie frequentando un corso serale di clownerie di cui, evidentemente, si vergognava molto. Dalla mia, non facendo del male a nessuno ed essendo i Bizzi molto benestanti, ben tolleravo le elucubrazioni della signora, stiracchiando ancora per qualche giorno l’incarico.

    Dopo che la signora Bizzi uscì dallo studio, con la soddisfazione di chi lascia il confessionale, fu allora che la giornata prese una piega del tutto inaspettata.

    Senza che qualcuno la presentasse, perché da tempo non potevo permettermi una segretaria, fece il suo ingresso una nuova cliente. Una tipa giovane con i capelli rosso mogano e due occhi così azzurri da far impallidire i giochi di luce sulle Minnehaha Falls.

    Entrò con postura retta e grande sicurezza di sé, cosa insolita tra i miei clienti.

    Misi subito all’opera le mie capacità di profiling nel tentativo di capire quale fosse il suo problema, qualcosa, dentro di me, voleva stupirla.

    Lei è il Dott. Alfred Tyke? chiese la nuova arrivata. La sua voce interruppe il mio flusso di pensieri con l’armonia della più intonata campana tibetana.

    Nessuno anteponeva il mio nome con Dott. da molto tempo, la sua sicurezza, lo sguardo fiero e quella formalità, non mi permettevano di trovare una corrispondenza tra il suo atteggiamento ed il possibile problema. In genere i miei clienti avevano a che fare con situazioni che provocavano, in loro, disagio, vergogna o addirittura paura, ma nessuno di questi aspetti traspariva dalla giovane donna che ormai mi si era seduta davanti.

    Prego si sieda, dissi, cercando goffamente di ricompormi e riprendere l’iniziativa.

    Sì sono io, mi chiami Al, trovo che le formalità danneggino il rapporto di fiducia con il cliente.

    Molto bene Al.

    Come posso aiutarla? incalzai, con la curiosità, da molto sopita, di apprendere il motivo della sua presenza nel mio ufficio.

    Signor Al avrei un incarico per lei, vede non sapevo proprio a chi rivolgermi ed è stato solo un caso che mi sia imbattuta in un elenco telefonico vecchio di venticinque anni, a casa della mia assistita. Lì ho trovato l’indicazione per la sua precedente occupazione ed un numero ormai inesistente. Ma non ci è voluto molto per ricollegarla alla sua attuale attività.

    Un elenco telefonico vecchio di venticinque anni diceva? Uno di quelli in cui figurava ancora la professione d’Indagatore paranormale, un tremendo errore di gioventù pieno solo di vergogna e delusione.

    Non credo di aver compreso il suo nome.

    Mi scusi, questa questione mi preoccupa talmente… mi chiamo Gaia, Gaia Sylvanezka ma può chiamarmi solo Gaia se posso fidarmi di lei.

    Un attimo solo, dev’essere uno scherzo pensai, lei capisce che l’elenco telefonico che ha trovato è vecchio di 25 anni?

    Sì.

    Bene! Dunque capirà anche che da altrettanto tempo non mi cimento più in ragazzate del genere! Ho già subito abbastanza vilipendio in passato ed ho impiegato molto tempo per diventare uno stimato investigatore privato con un ricco portafoglio clienti.

    Chi, quelle persone rose dall’invidia e le insicurezze emotive? Non si annoia mai ad ascoltarle?

    Certo! Cioè no! È il mio lavoro… Doveva essere per forza uno scherzo, pensavo di aver capito allora il motivo della sua sicurezza, evidentemente, quella donna non aveva alcun problema se non il desiderio di farsi due risate alle mie spalle.

    Per caso l’ha mandata Albert? Sì, doveva essere così, quella caricatura di un investigatore doveva aver roso, perché la metà dei suoi assistiti erano passati con me ed ora aveva ingaggiato una tizia da perderci la testa per attirarmi in una trappola e distruggere la mia credibilità.

    Albert? No, non conosco nessun Albert… forse il macellaio… sotto casa della mia assistita.

    Se insiste… di cosa si occupa lei? Assistenza legale? Finanziaria?

    No, sono una semplice badante e la prego, sono venuta qui mossa esclusivamente dal desiderio di tutelare me e la mia signora. Se accettasse l’incarico potrei darle un sostanzioso anticipo.

    Una badante con l’atteggiamento di un’avvocatessa in carriera, non ci potevo credere. Bene, voglio ascoltarla e badi bene non vuol dire che abbia accettato.

    "Vivo presso Bodhi Apartments con la mia assistita da venti anni ed in questo tempo si sono verificati strani episodi che hanno messo in dubbio la nostra sicurezza."

    Mi scusi se la interrompo, non mi sembra poi così avanti negli anni.

    No, è che la signora mi ha accolta che ero solo una bambina e si è presa a lungo cura di me, ha badato alla mia istruzione ed ora che è anziana, sono io a prendermi cura di lei.

    Capisco, continui pure con la descrizione. Che genere di cose strane sono capitate?

    Negli ultimi venti anni sono scomparsi tutti gl’inquilini dei piani inferiori. Ogni anno un appartamento si è svuotato e le indagini convenzionali non hanno portato ad alcuna soluzione.

    Potrebbero aver lasciato il paese… certo è strano che venti famiglie diverse nello stesso condominio abbiano avuto questa necessità.

    Signor Al, io e la mia assistita sentiamo strani rumori attraverso le pareti e strane voci, la notte. Siamo gli ultimi abitanti del palazzo e la signora non vuole lasciarlo per motivi affettivi. Lo so che posso dare un’impressione diversa, sono stata educata così ma, le assicuro, temo per la nostra incolumità ogni giorno.

    La signorina Sylvanezka diceva il vero. Una rapida ricerca sul web confermò subito le sparizioni irrisolte ed una genuina preoccupazione aveva fatto breccia nell’altrimenti fiero volto della ragazza.

    Forse, dopo tutto, aveva bisogno di mostrarsi così sicura di sé, più per convincere sé stessa ad ingaggiarmi che per convincermi.

    Il mio incarico costa 500 Glazes al giorno più le spese, se per lei va bene verrò a fare un sopralluogo.

    Non si preoccupi signor Al, il danaro non sarà un problema. Sono contenta che abbia accettato l’incarico.

    Una serie di rapidi gesti concluse il nostro incontro, ci fu un attimo di esitazione nel momento in cui la mia mano sfiorò la sua nel passarmi il foglietto con i recapiti, ma appena terminato il temporaneo imbarazzo lei fu fuori dal mio studio. Cancellai tutti gli altri appuntamenti e metabolizzai le informazioni di quella mattina insieme ad una bottiglia di Yogurt da bere e della Vodka fredda.

    Passai buona parte del primo pomeriggio tra l’ufficio e casa mia, alla ricerca dei vari componenti del kit per le indagini paranormali. Non potevo veramente credere a quello che stavo facendo e a volte mi bloccavo, pensando che l’unico vero fantasma, in quella situazione, era il crollo professionale di cinque lustri prima, tornato a tormentarmi.

    La maggior parte delle cose le avevo sempre a disposizione, come la telecamera, la macchina fotografica, il registratore vocale a distanza; altre, per una nostalgia che non credevo di provare ancora, erano nascoste nel ripostiglio di casa. Una volta trovati anche i lettori EMF, termico e di movimento, misi insieme alcuni materiali da rilevamento della scientifica ed il tutto ben ordinato in un trolley.

    Bodhi Apartments era dall’altro lato della città e per studiare meglio il comportamento di Gaia decisi di darle appuntamento ad una fermata della metro non troppo lontana da lì.

    Arrivai con un’ora di anticipo, sicuro di vederla arrivare prima che lei se ne accorgesse. In modo da soddisfare il tarlo paranoico che la voleva una sicaria di Albert.

    Parcheggiai in posizione d’appostamento, ruotai lo sterzo verso il marciapiedi, inserii la prima e spensi il motore. Avevo la visuale perfetta delle uniche tre strade da cui sarebbe potuta arrivare e tirando un sospiro mi lasciai sprofondare nel sedile.

    Con le braccia conserte voltai pigramente la testa prima a destra e poi a sinistra senza aspettarmi di vederla nell’immediato. Avevo letto da qualche parte che anche la persona più puntuale non arriverebbe mai con più di mezz’ora d’anticipo ad un appuntamento, una statistica o qualcosa del genere. E l’informazione doveva essere su qualche rivista di scarso valore scientifico, perché di lì a poco sentii ticchettare sul vetro del lato del passeggero e si trattava proprio di Gaia.

    La figura era coperta da un’impermeabile color antracite ed un cappellino di lana in tinta, il viso parzialmente nascosto da una sciarpa. Tuttavia non avrei potuto in alcun caso equivocare il colore dei suoi occhi.

    Signor Al è lei? Mi giunse come un suono ovattato attraverso il finestrino chiuso.

    Ancora una volta mi passò per la testa che potesse essere ingaggiata, forse da qualcuno più in gamba di Albert, poi vidi una busta di cartone e vi notai impressa la sigla del fornaio situato appena più indietro. Abbassai il finestrino.

    Sì, è lei! Cosa ci fa qui così presto? La sentii esclamare con sorprendente entusiasmo.

    Nulla, mi trovavo in zona per conto di un cliente… sa, appostamenti, questo genere di cose.

    Poi un piccolo demone dello scetticismo mi spinse a chiedere la stessa cosa, "E lei?

    Ero scesa a prendere dei pasticcini per il tè che le avrei offerto, sa… questo genere di cose.

    La risposta fu spontanea, allegra e dalle intonazioni allusive. Diamine, se non ci fosse stata un’evidente differenza di oltre trenta anni avrei pensato seriamente di piacerle.

    Signor Al, è mai stato in questa zona della città prima?

    Solo di passaggio.

    È un peccato allora che sia occupato, io sarei libera e le avrei mostrato volentieri alcune peculiarità del quartiere.

    Dovrete ammettere a questo punto che non solo la giornata non era andata affatto come pensavo, ma che stava anche prendendo un numero preoccupante di pieghe insolite.

    Risposi, In realtà credo di aver finito con l’appostamento per oggi. Vuole lasciare la busta nel cofano?

    Prendemmo la macchina e parcheggiammo in una zona da cui con facilità avremmo potuto raggiungere i diversi punti d’interesse. Dapprima mi mostrò il cimitero di Vial Candra dove, mi spiegò, era seppellita buona parte della gente morta in città negli ultimi quattrocento anni. Era un luogo affascinante e dall’architettura talmente complessa che non l’avrei creduta possibile. Successivamente m’indicò alcuni dei più bei ristoranti di piazza Mihira ma, per arrivarci, dovemmo passare per un angusto vicolo piuttosto negletto e sporco, con al centro, il per nulla invitante ingresso di un sexy shop.

    Tornando verso la macchina ci sedemmo per una mezz’ora su una panchina di piazzetta Hrda Trasa. Il posto doveva essere molto bello alla luce del sole; perché circondato da un bosco estremamente fitto le cui edere aggredivano tenacemente il cemento intorno a noi. Certo, calato il crepuscolo aveva un’aria inquietante ed in più di un momento mi sono trovato a credere di perdere di vista un albero o che i rampicanti si facessero progressivamente più vicini. Una breve sensazione di vertigine mi portò alla mente che, per cercare le apparecchiature, dovevo aver dimenticato di prendere la compressa definita stabilizzatore dell’umore dal mio psichiatra.

    Mi rincuorai dicendomi che la tensione doveva essere d’attribuire a quello e che nella piazzetta altrimenti pittoresca non c’era nulla di sbagliato.

    Nel frattempo avevamo iniziato a darci del tu.

    Stai bene Al?

    Sì Gaia, sarò solo un po’ stanco. Credo di non essermi mai preso una pausa così lunga dal lavoro, e mai in così buona compagnia.

    Mi dispiace averti tenuto fino a quest’ora Al, pensavo ci avremmo messo di meno. Sei sicuro di voler fare oggi il sopralluogo?

    Sì Gaia, se non è un disturbo per la tua signora, non ho problemi a lavorare fino a tardi.

    No figurati, ho già parlato di te alla signora Arakenela ed ha insistito perché ti trattenessi per cena.

    Non ero mai stato a cena con dei clienti. A dirla tutta, non avevo mai fatto neanche una passeggiata tanto lunga e piacevole, per quanto, attraverso luoghi che mi suscitavano sentimenti ambivalenti.

    Era proprio il giorno più insolito della mia vita.

    Recuperammo la busta di pasticcini dalla macchina e mi guidò fino al condominio. La struttura si presentava bene, ma coerentemente con il resto del quartiere, doveva aver visto giorni migliori. Era un alto edificio di sette piani e se le divisioni dall’esterno corrispondevano agl’interni, dovevano esserci quattro appartamenti per piano. Ogni livello era dipinto di un colore diverso e la struttura dava l’impressione di un ridente arcobaleno leggermente malconcio.

    È… molto colorato, asserii.

    Ti assicuro Al, venti anni fa ti avrebbe lasciato a bocca aperta! Purtroppo dopo le sparizioni non ci è venuto più nessuno e molte persone hanno lasciato anche i palazzi qui intorno.

    Tenendo il passo con Gaia, trascinai cacofonicamente il trolley fin nell’androne dell’edificio.

    Grazie per essere qui, mi disse.

    Gaia, non ci pensare, dopo tutto sono qui per un lavoro e voi pagate la parcella. Per un attimo mi sentii un’idiota insensibile e temetti di poterla, forse, ferire. Se rimase ferita dalle mie parole lo nascose dannatamente bene. Aprì la borsa e ne tirò fuori una di quelle olotessere che paiono glasse alla frutta con impresso il valore di 1500 sopra.

    Giusto, quasi dimenticavo, questo è l’anticipo per due giorni di lavoro ed eventuali spese. La signora Arakenela non mi avrebbe mai perdonata se mi fossi dimenticata. Il suo sorriso era intenso e fece sembrare romantica anche quella transazione finanziaria. Rimasi scosso abbastanza a lungo, mi

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