I viaggi di Ale
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I viaggi di Ale - Alessandro Marras
Introduzione
Tutto è iniziato quando ho sentito quella voglia incredibile di uscire dalla mia comfort zone. Molte volte nella vita non si ha il coraggio di osare per paura di catapultarsi in un luogo remoto che non sai esattamente a quale destino ti porterà. La mia voglia in quel momento era quella di tanti di noi. La voglia di riuscire a trasformare i propri sogni in fatti concreti. La voglia di prendere in mano la propria vita e volare come Maverick in «Top Gun» tra le avventure della propria esistenza.
Mi chiamo Alessandro Marras, sono conosciuto ormai come «Ale», quello che viaggia sempre, e ho iniziato il mio personale viaggio portando con me una valigia colma di sogni ed entusiasmo. Ma andiamo con ordine.
Vi racconto come è iniziato tutto. Sono nato a Bolzano, in questa città si sta benissimo, è un luogo perfetto per vivere. Tutto è a misura d’uomo e fin da piccoli, nelle scuole è obbligatorio lo studio del tedesco oltre che dell’inglese, e questo per un futuro viaggiatore è sicuramente un vantaggio. In estate si possono fare tante escursioni in montagna e in inverno si può sciare o visitare gli splendidi mercatini, tra le altre cose.
C’è però una cosa che non si poteva raggiungere stando qui: era questo mondo lontano, soprattutto rispetto alle abitudini e la routine di una provincia come l’Alto Adige. Dove stavo puntando il mio dito, che orizzonte guardavano i miei occhi? È il sogno di tanti, forse, quella ricerca di una identità propria per distinguersi dagli altri. Quell’appagamento dell’io più profondo che ti dava la possibilità di portarti in luoghi diversi. Il mio obiettivo era entrare nello Show Business.
Per riuscire a fare questo, era necessario fare qualcosa che non avevo mai fatto: dovevo «salpare» in qualche modo. Un po’ come fece il Titanic da Southampton quel 10 maggio 1912, che era partito con le migliori intenzioni, cercando di arrivare alla meta evitando gli iceberg e le tempeste durante il tragitto. Ma ci sono stati degli imprevisti, come è normale che sia in ogni percorso di vita, ma il bello probabilmente è anche questo.
Partii così per Roma, era iniziato il mio grande viaggio. In questa grande città, dopo aver superato il provino, iniziai a frequentare l’Accademia di spettacolo «Corrado Pani», diretta da Pino e Claudio Insegno. Era un luogo perfetto per riuscire a uscire nel modo migliore dalla mia comfort zone.
Tra le mura di questa accademia, in stile «Amici di Maria De Filippi» si studiava parecchie ore al giorno, eravamo davvero un bel gruppo di sognatori. C’era chi era più bravo a cantare, chi a ballare e chi come me era una pippa a memorizzare le poesie di Gabriele D’Annunzio. Le studiavo per rafforzare la mia memoria e prepararla per affrontare i grandi monologhi teatrali che, supponevo, la mia carriera aveva in serbo per me.
Naturalmente non è successo nulla di tutto questo. Inconsciamente avevo altri piani, e alla fine, probabilmente sono stato io a impedire che accadesse. Mi sono sempre piaciute le situazioni in cui dovevo improvvisare, amavo il doppiaggio e la conduzione. Ho studiato doppiaggio con i grandi doppiatori italiani: da Roberto Pedicini a Pino Insegno, passando per Christian Iansante. Mi buttavo in progetti radiofonici e conducevo le mie prime serate sui palchi più spartani d’Italia. Tutto andava a gonfie vele, sentivo di essere sulla strada giusta, ma a un certo punto, conclusa l’accademia e dopo aver rimediato un ruolo decisamente marginale come allenatore di Apollo Creed in un remake teatrale di Rocky Balboa, si sono spenti quei riflettori. Mi sono ritrovato da solo, in un mondo che avevo appena assaporato. Mi piaceva il gusto, ma probabilmente è in quel momento che ho imparato che tutto ha bisogno di un solido percorso per poter esistere, ed è lì che ho incontrato il primo «iceberg» del mio percorso lavorativo.
Sapete, l’incontro con il primo vero Iceberg è forse quello più impegnativo. Nella mia vita ho visto tante persone che aspiravano a qualcosa di «diverso» per loro, poche però sono riuscite nel loro intento. Aveva ragione Gianni Morandi, quando nel 1985 cantava Uno su mille ce la fa, chissà se l’avrebbero suonata anche sul Titanic quella canzone… Ma, poco importa, il concetto è chiaro: la soddisfazione nel fare qualcosa di diverso è direttamente proporzionale al rischio corso nell’affrontare quel grande progetto e naturalmente, altrettanto proporzionale, è la possibilità che tu possa riuscirci. L’ho capito proprio in quella situazione che non sarebbe stato semplice, ma allo stesso tempo ho capito che sarebbe stato tutto molto stimolante.
Tornando alla mia ultima apparizione teatrale, nella quale ho indossato i guantoni da box, quello è stato il mio primo momento di passaggio. Qui ho capito la dura legge del «se non ce la fai… significa che in un momento della vita hai deciso di mollare e abbandonare i tuoi obiettivi». Magari poi la vita riserverà comunque grandi soddisfazioni, ma una cosa non volevo assolutamente avere: rimpianti. Non augurerei mai a nessuno di avere rimpianti nella vita. Se senti che una cosa è parte di te, prova, riprova, sbaglia, continua a sbagliare, trova il momento più adatto per farlo, ma cerca di non avere rimpianti. Mi sono sempre immaginato ad 80 anni su una sedia a dondolo in un ranch nel Montana, senza rimpianti. Ecco, così voglio essere.
Conclusa l’Accademia e terminato il mio ultimo contratto teatrale, mi sono svegliato una mattina con una strana sensazione. Condividevo l’appartamento a Roma con un ragazzo cileno e sua madre. Forse il destino stava iniziando a darmi i primi segnali del mio futuro da viaggiatore.
In quel periodo mi sentivo completamente perso, senza idee, ma è stato proprio in quel momento che è arrivata una chiamata. Era mia madre. Mia madre ha da sempre avuto un’innata predisposizione da «gattara romana», solo che lei non poteva venire a dar da mangiare ai gatti del Colosseo e quindi si limitava a dar da mangiare ai gatti dolomitici in Alto Adige.
Per pura casualità, grazie alla parlantina di mia madre, incontro un ragazzo romano, Dario che per pura coincidenza, aveva studiato regia e montaggio, mentre io… beh, io avevo interpretato un grande allenatore di boxe sull’ultimo palco, ma comunque avevo imparato tante altre cose in quell’accademia. Avevo poi una voglia di migliorarmi e di creare nuova linfa per la mia vita. Ero fiducioso, avevo il presentimento che quell’incontro avrebbe cambiato la mia vita, e così infatti è stato.
Quel caffè che ho preso con Dario stava mettendo insieme il puzzle del mio futuro per i prossimi 4 anni. Volete sapere la cosa ancora più bella della storia? Lui era uno dei registi esterni del programma Rai, Alle Falde del Kilimangiaro e questo biglietto da visita mi poteva dare la possibilità di organizzare dei viaggi in luoghi tremendamente affascinanti e unici.
Fu così che partì una collaborazione lavorativa tra noi: io organizzavo i viaggi con gli enti del turismo e Dario creava le immagini per i documentari, poi si partiva. È curiosa la vita, a volte non ti rendi conto esattamente delle cose mentre stanno accadendo, esattamente come me, che in quel momento ero inconsapevole del fatto che quell’incontro avrebbe cambiato il mio status personale da «turista» a «viaggiatore». Avrei scattato una fotografia di quell’ottimo caffè macchiato, se avessi saputo che sarebbe stato così fondamentale. Ma poco importa, mi sono rifatto negli anni successivi per quanto riguarda le fotografie, sfruttando oltretutto il mondo nascente dei social, ma a questo arriveremo dopo.
Voi ve la ricordate la vostra prima volta? Solitamente viene ricordata come, splendida, piacevole, impacciata, impegnativa, indimenticabile o magari per qualcuno è rimasta anche l’unica volta. La cosa di cui sono certo è che, nel bene o nel male, sarà rimasta indelebile per tutti. La mia prima volta da viaggiatore è stata favolosa, quasi faraonica visto il luogo.
Egitto.
Il luogo che riesce a racchiudere storia, bellezza e fascino ineguagliabili. Non so se siete mai stati in questo paese nordafricano, ma voglio raccontarvi di un Egitto molto speciale. È proprio da Il Cairo che parte la nostra prima avventura nel mondo e in questo libro, come un viaggio di vita intervallato dalle evoluzioni del mio percorso che mi hanno portato proprio a scrivere questo libro, vi racconterò di luoghi incredibili, cercando di imparare a cogliere quella possibilità unica che ogni avventura può regalare.
Egitto
Da Luxor ad Abu Simbel navigando sul fiume Nilo
Inebriato dall’euforia di quella notte di attesa prima di volare verso il Nordafrica, la mia mente viaggia prima di salire su quell’aereo, immaginando gli scenari che sarebbero potuti accadere e le bellezze che mi aspettavano oltre il Mediterraneo.
Inizia sempre con un viaggio mentale il viaggio fisico.
Per molte persone iniziare il proprio viaggio significa arrivare sul luogo, oppure mettere piede sulla spiaggia il primo giorno oppure addirittura disfare la valigia una volta arrivati. Sapete, è un peccato. Il viaggio inizia molto prima, inizia probabilmente la notte prima, quando sai che stai per catapultarti verso nuovi orizzonti e ti stai preparando per poter accogliere nuove nozioni, respirare nuovi profumi, guardare nuove forme e colori.
Quanto amo volare! Non è sempre stato così però. Come per molte persone, il fatto di volare mi dava sempre dei fastidi. Ci sono dei momenti del volo che con il tempo poi impari a conoscere, anche in base al modello di aereo con cui voli. Impari a conoscere l’istante in cui i flap vengono ritirati dal pilota poco dopo il decollo, proprio quando si sente quella strana sensazione nel corpo che ti stringe lo stomaco perché pensi a una picchiata imminente. Sai riconoscere i suoni di cabina, quelli con cui steward e hostess comunicano per iniziare le loro procedure in volo. Dopo diversi voli, riconosci anche i modelli di aereo dal rumore delle ventole nei motori. Certo, se sei ancora inesperto puoi sempre guardare davanti a te nella tasca all’altezza delle ginocchia, puoi ripassare le misure di sicurezza che comunque non è mai una cattiva idea, e in alto troverai il nome del gioiello dei cieli su cui stai volando.
Sapete qual è uno dei miei momenti preferiti in volo? Il momento del catering. Quando cominci a sentire quel profumo di cibo e iniziano poco dopo a portare quello che io definisco uno dei pasti più lussuosi di cui puoi godere in vita. Lussuoso non tanto perché mangerai il cibo più buono della tua esistenza, ma avete mai considerato il lusso di poter mangiare un piatto caldo, spesso anche ben fatto, a 10.000 metri di altezza, guardando fuori dal finestrino con i propri occhi, scoprendo paesaggi spettacolari che scorrono a 900 km/h? È qualcosa di veramente esclusivo.
La prossima volta che fate un viaggio, non perdetevi uno dei momenti migliori del viaggio: il viaggio stesso per raggiungere la meta.
Sotto di me ormai si vede la costa africana e si riconosce il delta del fiume Nilo. Ci siamo quasi, Il Cairo, la capitale d’Egitto, è molto vicina e infatti l’aereo sta iniziando la sua discesa verso la terra dei faraoni. Se voli dall’Italia verso Il Cairo, dovresti sempre metterti seduto nelle file a destra dell’aeroplano. L’immagine che sta per arrivare è una di quelle che ricordo con grande emozione.
In lontananza, tra la megalopoli sotto di noi e l’inizio del grande deserto del Sahara, si nota la grande Piramide di Cheope. Ma ci pensate che è l’unica delle sette meraviglie del mondo antico sopravvissuta fino a oggi? Pensare che il mio viaggio mi porterà lì è qualcosa di veramente incredibile. Vicino alla grande Piramide di Cheope si notano anche le sue due sorelle, la Piramide di Chefren e la Piramide di Micerino. È entusiasmante immaginare