Toson, il brigadiere precario
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In un deposito di vernici, vengono rinvenute diossine, pronte per uno smaltimento illegale, ma Buzio Maurizio, il titolare della ditta, riesce a scappare, dandosi alla latitanza.
Busanelli, il sostituto procuratore in appalto, affida il caso al brigadiere Pavonazzi, e gli applica sulla divisa il logo dello sponsor dell'indagine.
Pavonazzi si reca a Milano presso la Polizia Ambientale, ma qui c’è la fila di colleghi che si presentano con casi d’inquinamento, e bisogna prendere il numero salvafila per entrare.
A Centopioppi, intanto, le indagini proseguono sul campo da parte della squadra di Tosòn, composta dal brigadiere precario e dagli appuntati scelti Cataldo e Romanenko, precari pure loro. I tre si muovono a bordo di un’auto elettrica dalle batterie capricciose, che li costringe spesso a spostarsi in apecar o autobus.
Gli agenti vengono a sapere che il Buzio frequentava l’associazione Ho detto no!, un sodalizio tra ambientalisti, insieme alla moglie. I due, però, si erano separati, perché non riuscivano ad applicare alla lettera le regole del cittadino equo-solidale, e si accusavano a vicenda di essere consumisti. Per una reazione assurda, evidentemente, Buzio si era messo a compiere reati ambientali.
Il fuggitivo riesce a disperdere nell’ambiente altre diossine che deve smaltire, fino a quando...
E il morto dov'è? Niente paura. Anche in questa storia c'è il morto assassinato.
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Toson, il brigadiere precario - Lorenzo Bassi
Lorenzo Bassi
TOSÒN, IL BRIGADIERE PRECARIO
Prima Edizione Ebook 2021 © Damster Edizioni, Modena
ISBN: 9788868104733
Immagine di copertina su licenza
Adobestock.com
Damster Edizioni è un marchio editoriale
Edizioni del Loggione S.r.l.
Via Paolo Ferrari 51/c - 41121 Modena
http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it
img1.pngLorenzo Bassi
TOSÒN,
IL BRIGADIERE PRECARIO
Romanzo
Indice
Capitolo 1. Stipsi.
Capitolo 2. Uno strano ronzio.
Capitolo 3. Seminando bestemmie.
Capitolo 4. Magia della stampa.
Capitolo 5. L'associazione.
Capitolo 6. L'uno e il centouno.
Capitolo 7. Un lungo discorso.
Capitolo 8. Mì sùn de Milàn.
Capitolo 9. Nella cinquecento.
Capitolo 10. Questi italiani!
Capitolo 11. Pronto, sindaco?
Capitolo 12. Teppisti.
Capitolo 13. Una pallina nel flipper.
Capitolo 14. Sono solo un amministratore.
Capitolo 15. Zitto e zappa.
Capitolo 16. La lancia e lo sponsor.
Capitolo 17. Profilo Facebook.
Capitolo 18. Uova marce.
Capitolo 19. Quaranta fotocopie.
Capitolo 20. Basta poco.
Capitolo 21. Pamela.
Capitolo 22. Ero stanco.
Capitolo 23. Quanto costa il DNA.
Capitolo 24. Reati artigianali.
Capitolo 25. Lasagne.
L’AUTORE
CATALOGO I GIALLI DAMSTER
Dedicato a Sergio di Mantova,
Antonio di Guastalla
e a tutti gli amici
dal cuore teneramente
avvolto nella nebbia.
Capitolo 1. Stipsi.
La nuova strada a grande scorrimento fende la campagna come un bisturi: un bel taglio dritto e preciso che spara il traffico verso la meta.
Il cavalcavia dello stradone salta in un baleno la vecchia statale, dove il traffico pulsa lento come la vita della bassa pianura. Forse però questa lunga colonna, questo budello di veicoli che intasa la vecchia strada, è un po' troppo lento. Questo procedere pigro che accompagna i pioppi cipressini non si spiega: la corsia opposta del lungo rettilineo, in direzione del paese di Centopioppi, è completamente libera e permette ottimi sorpassi.
Perché, dunque, se ne stanno in fila?
Alberto ha preso un giorno di ferie per fare la gita con Lucia; ha lucidato l'auto sportiva e ha scelto i migliori cd. In un baleno saremo in collina
, le aveva promesso, ma ora si ritrovano in processione ai 30 chilometri orari sulla vecchia statale.
Lucia si agita nel sedile piantando le unghie nella cintura: — Uffa... Cos'aspetti a sorpassare tutti? L'altra corsia è libera!
— Ma sei matta?— risponde lui. — Non vedi che davanti c'è la macchina dei carabinieri? E se mi fermano? Devo ancora fare la revisione.
E così il camion sovraccarico, il suv senza assicurazione, il furgone dalle gomme lisce, la panda che non si sa mai procedono a strascico della volante 2, auto elettrica della benemerita con le batterie scariche in dotazione al brigadiere Tosòn e alla sua squadra di carabinieri precari.
Il carabiniere scelto Cataldo Ignazio, assunto con contratto a termine, guida rilassato pensando alla sua situazione. Cosa ne sanno loro della cultura. Questi cento, mille sturlapioppi. Ignazio ha inseguito il miraggio collettivo del lavoro in ente pubblico; d'accordo, era un contratto a termine, ma pur sempre un posto statale! Tutti, giù a Catania, l'hanno incoraggiato, specialmente gli amici che hanno studiato o vivono a Bologna. Al nord c'è vita, dicevano. Cataldo era andato a trovarli qualche volta nella città emiliana e in effetti lungo la via Emilia è tutto un fermento, uno scambio, un vortice di culture, cibi, opinioni, dove c'è spazio per tutti, e tutti possono imparare qualcosa di nuovo.
Ma qui? L'agente non ha ancora capito se ci troviamo in Emilia, in Lombardia o nel Veneto; di sicuro questo è il buco del sedere delle tre regioni! A Bologna, Milano, Padova e Venezia l'energia vitale sboccia in mille fiori e le foglie secche finiscono a Centopioppi.
Quanto gli manca la vita vera di Catania fatta di serate ai concerti, al cinema, discussioni nella sala da the. Le bacheche nei corridoi universitari piene di proposte. I tabelloni alla stazione delle corriere che riportano i nomi di paesi conosciuti a ogni italiano... Paesi sconosciuti da questi bifolchi bassopadani, convinti di essere al centro del mondo e che di conseguenza non si guardano attorno.
Il carabiniere scelto, o la carabiniera scelta Romanenko Irina, pure lei con contratto a tempo determinato, guarda fuori dal finestrino organizzando mentalmente la giornata finito il turno: tenere il figlio dell'amica Gianna, telefonare all'ex marito, mandare un vaglia ai genitori in Ucraina.
Ormai la Romanenko si è rassegnata: puoi vivere a Kiev, Toronto o a Centopioppi, ma gli uomini sono tutti uguali. Non solo nelle dinamiche amorose, ma pure nelle abitudini, nei ragionamenti. Irina era stata conquistata da quel turista italiano ben vestito, dai modi gentili, pieno d'idee per il futuro, molto diverso dagli ubriaconi spiantati del suo paese che non ti fanno un complimento, non sono disposti al sacrificio per i figli, aspettano che le pere caschino dalla pianta. La poliziotta aveva sposato quel cambiamento per accorgersi di avere cambiato solo la lingua. Le dinamiche maschili erano le stesse: di uomini inconcludenti, piagnoni, imbranati, n'era pieno anche lo Stivale, e la Romanenko aveva deciso di separarsi prima di complicarsi la vita con dei figli.
Tutti uguali gli uomini, anche se l'amica Gianna sostiene che ho solo incontrato quelli sbagliati.
Tosòn, il brigadiere Tosòn Giancarlo, assunto a tempo determinato come i suoi ragazzi, è di cattivo umore; osserva il cielo per capire da che parte stanno le nuvole, che in questo momento fluttuano indecise, inconsistenti, tra cielo e terra. In questo mattino umido di dicembre non sanno se piovere o proseguire verso l'Appennino.
Ma non è questo che mette di malumore il brigadiere: sono tre giorni che Tosòn non va in bagno e il suo stomaco è ancora ingombro dalla schiacciatina alla pancette della colazione. A cosa sta pensando? Qualsiasi pensiero produca una testa in quelle condizioni è senz'altro un ragionamento pieno di tossine. L'acido delle interiora graffia l'esofago e solletica le narici. Gli occhi sono pesanti periscopi. Ogni stimolo esterno ha un segno negativo. No. Non è il carattere di Tosòn a renderlo tanto scorbutico, ma è una sua parte che, in questo momento, svolge tutta la sua fatica.
Lui, il suo intestino, è al massimo dello sforzo per produrre succhi insieme allo stomaco, e fare assorbire le sostanze utili. La cosa non è facile, dopo tre giorni d'intasamento, con i corridoi pieni e la roba da spostare.
Ehi, brigadiere! Comunica l'intestino. Datti una regolata nei prossimi pasti. Ho saputo che il cervello sta già pensando alle lasagne di stasera... E dove le mettiamo?
La radio della volante, sempre in agguato nella pancia della pantera, dopo un gracchiare di anteprima, annuncia nuove disposizioni tassative. Nell'ultimo mese ha trasmesso solo due ordini: il primo un rientro urgente alla centrale perché Busanelli compiva gli anni e aveva portato da mangiare; il secondo, aiutare i vigili (pardòn, polizia municipale) a sbrogliare il traffico sullo stradone a causa di un incidente. Tosòn ascolta intensamente. Cataldo alla guida alza il volume. La Romanenko seduta dietro si sporge in avanti. Ogni loro pensiero viene annullato.
La voce metallica li eccita:
A TUTTE LE AUTO! ALLERTA DALLA CENTRALE! Ma prima, un breve stacco pubblicitario.
Dopo l'ennesimo taglio del ministero, le forze dell'ordine si sono viste costrette a inserire degli spot pubblicitari nella radio di servizio.
Vuoi bere un aperitivo a Palermo e cenare a Torino?
Nuova Sbragòn turbo diesel. Con un motore da Ferrari montato su di una minicar, potrete schiantarvi ai 200 km/h contro un camion grazie ai 21 airbag.
Finito lo spot, finalmente i poliziotti vengono informati:
Auto uno e auto due, portatevi in via dell'Industria sette bis. Sono segnalati movimenti sospetti.
Un fremito breve e uno sguardo vicendevole, poi un urlo all'unisono: — AZIONE!
Azione? I tre si tornano a guardare, ma con espressione rassegnata. Al brigadiere s'afflosciano i baffi.
— Quante tacche di carica abbiamo?
— Una sola — risponde Cataldo. — Se continuiamo ai trenta orari, le batterie dovrebbero farcela. Brigadiere, era così importante fare gli ecologisti? Non potevamo farci dare una pantera scattante come tutti gli altri?
— NO.
La Romanenko, innervosita dalla risposta secca: — Non bastava farsi dare un'auto a metano?
— NO!
Cataldo incupito: — Ma così arriveremo quando Pavonazzi avrà già arrestato tutti, e i ragazzi ci prenderanno in giro.
Tosòn lo fissa dubbioso: — Avranno arrestato tutti a chi? Al massimo troveremo un laboratorio di maglieria con lavoratori clandestini, e dovremo stilare qualche foglio di via.
Dopo la precisazione, Tosòn resta muto e osserva dal finestrino un gatto steso sornione su di un cassonetto. Irina non resiste oltre:
— Sei sempre così simpatico quando non vai al gabinetto per tre giorni, caro il mio Brigadiere?
Tosòn vorrebbe voltarsi e confessare alla donna di avere bruciore allo stomaco, sonnolenza, altri sintomi che nelle pubblicità passano con la pastiglia magica, ma la presenza d'Ignazio l'inibisce. Verso quel ragazzo vorrebbe trasmettere un senso di sicurezza, da uomo di roccia, e poco convinto dice: — Non ci vuole fretta, figlioli: le intuizioni hanno il passo felpato. Noi conduciamo indagini, mica facciamo le maratone.
Ma di cosa ti vergogni? Gli urla l'intestino crasso. Non sei l'unico stitico di questa terra. Anche loro hanno problemi da qualche parte del corpo.
Mi fa una rabbia quando è imbarazzato dalle questioni intestinali... Come vorrei esprimere i miei umori alla luce del sole! A dire il vero posso farlo, ma è meglio evitare.
Perché vuoi evitare? Chiede il fegato. Almeno usalo come minaccia, tu che puoi farlo. Io svolgo un sacco di lavoro e non riesco a comunicargli niente, anche se posso arrossargli per bene gli occhi.
L'intestino coglie l'idea al volo e si rivolge al cervello: Guarda che se non sei più aperto coi tuoi colleghi io produco un peto sonoro!
Così Tosòn si vede costretto alla sincerità:
— Scusate ragazzi. In effetti ho l'intestino intasato e non mi va di parlare molto.
Irina invece insiste: — D'accordo, ma non ci hai ancora spiegato perché non abbiamo una volante come gli altri. Se il tuo intestino non se ne ha a male, dacci una spiegazione.
Dopo un sospiro Giancarlo cede: — Dovete sapere che, seguendo misteriosi accordi tra lo stato e la comunità europea, da Bruxelles sono arrivate alcune auto elettriche al ministero dell'interno per una polizia sostenibile, ma nessuno le vuole, e così noi precari, se vogliamo un'auto di servizio, ci dobbiamo adattare.
Arrivati a un vecchio incrocio non ancora sverginato dall'ennesima rotonda, sguscia la strada che accede alla zona industriale. Una diversa urbanizzazione accompagna il viaggio. Non più pioppi, fossi e canali ai lati, ma vi sono un marciapiede mangiato dall'erba e una fila di lampioni rimbambiti. Mentre l'auto svolta la colonna di veicoli sospira e dà sfogo ai pedali. Nel cuore del quartiere artigianale si diramano due strade. Un cartello storto dice via delle Fabbriche. Un altro, sul quale cresce l'edera, via dell'Artigianato. Un giovane padre dai tratti cinesi spinge una carriola carica di rifiuti verso i cassonetti mezzi rotti, aiutato da un bimbo di tre anni. Una buca in mezzo alla strada promette di proliferare alla prima neve. Lungo i marciapiedi diversi ciuffi d'erba ne ribadiscono l'inutilizzo. Copertoni abbandonati e pozzanghere aiutano a deprimere. La modernità ha provato a imporre le regole dei grandi distretti industriali a questa cellula di piccoli artigiani rimanendo travolta dalla loro ottusità. Il cielo è coperto e promette pioggia: le nuvole piatte e grigie annullano ogni variante cromatica allo sguardo.
Eppure il corpo del brigadiere sente che tra queste industriose stradine non vi è solo degrado. Pulsa come un'energia buona, la forza della vita che respira sotto l'asfalto. Le viscere si emozionano e si preparano a espellere tutto il pesante contenuto.
Scusami Tosòn. So che non è il momento, ma tu lo sai bene: quando scappa, scappa.
Capitolo 2. Uno strano ronzio.
Tosòn vorrebbe inginocchiarsi davanti al proprio intestino: Ti prego... Non adesso. Ho aspettato tre giorni i tuoi comodi, e adesso puoi aspettare un po' tu
.
Qui sbagli, caro Tosòn. Non hai aspettato I MIEI COMODI. Sono tre giorni che mi affatico a sfornare reazioni chimiche e comprimo materia di scarto senza risultato.
Scusatemi, viscere. E qui Giancarlo passa al voi. Aspettate almeno la fine dell'intervento e prometto che mangerò meglio. Un controllo veloce e torniamo alla centrale dove potrete intasare la tazza. Guardate: siamo arrivati.
La volante due raggiunge ronzando il capannone anonimo in prefabbricato. La volante uno staziona solitaria nel parcheggio delimitato da cordoli, aiuole, lampioni, strisce, stallo per disabili e segnaletica.
Dal cielo cadono le prime gocce sul parabrezza, ma Cataldo si guarda bene dall'azionare il tergicristallo, per non scaricare troppo le batterie. L'autista sospira e si rattrista ulteriormente:
— Ecco, lo sapevo. Gli altri sono già arrivati da chissà quanto, e a quest'ora avranno bell’e arrestato tutti... E si mette pure a piovere.
Tosòn scende con movimento misurato per non provocare cataclismi interni. Dietro alla fabbrica serpeggia un fossato abbellito da rovi, acacie, salici e sambuchi. Uno spazio di campagna compresso ma che resiste alla speculazione. Il poliziotto si