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Una difficile scelta
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Una difficile scelta

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About this ebook

Vincere è tutto per lui.
Rafael de Cervantes è il migliore dietro al volante, ma un grave incidente lo mette fuori gioco lasciandolo vivo per miracolo. Così, decide di mascherare il proprio dolore nell'unico modo che conosce: provando a sedurre la sua nuova fisioterapista.
Raven Blass si trova con le spalle al muro: sa di dover girare al largo dagli uomini come Rafael, ma resistergli è già abbastanza difficile senza sapere di essere addirittura la responsabile di quello che gli è accaduto. Quindi che fare: cedere alla tentazione di una notte fra le sue braccia, oppure...?
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2021
ISBN9788830526501
Una difficile scelta

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    Una difficile scelta - Maya Blake

    Copertina. «Una difficile scelta» di Blake Maya

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Ultimate Prize

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Maya Blake

    Traduzione di Carla Ferrario

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-650-1

    Frontespizio. «Una difficile scelta» di Blake Maya

    1

    «Appoggiati a me e stringiti forte.»

    Quelle parole furono accolte da una risata, la stessa a cui Raven Blass sperava di diventare immune, e che invece le fece correre un brivido lungo la schiena.

    «Fidati di me, bonita, non ho bisogno di istruzioni per tenere una donna tra le braccia.» La risposta di Rafael de Cervantes fu accompagnata da un’occhiata bollente degli occhi azzurro ghiaccio, che non mancavano mai di lasciarla sottosopra, e da una carezza.

    Ancora una volta la stava mettendo alla prova, nel tentativo di destabilizzarla come faceva da quando, cinque settimane prima, le aveva offerto quel lavoro.

    Cercò di mantenere un’espressione neutra.

    «Be’, puoi fare quello che dico oppure restare in macchina e perderti il battesimo di tuo nipote. Se non ti presentassi, tuo fratello e Sasha non la prenderebbero bene.»

    Come immaginava, il nome di Sasha trasformò l’atmosfera giocosamente sensuale in gelida distanza.

    Rafael afferrò subito il bastone con la punta di titanio.

    Raven sentì una morsa stringerle lo stomaco. La ignorò e si congratulò con se stessa.

    Che Rafael non la toccasse se non per ragioni professionali era un bene.

    «Mi hanno costretto a fare da padrino a Jack.»

    Incapace di trattenersi, lei sbuffò. «La possibilità che tu accetti di fare qualcosa che non vuoi è praticamente inesistente, a meno che...»

    Lui corrugò la fronte. «A meno che, cosa?»

    A meno che te lo abbia chiesto Sasha. «Niente. Ci riproviamo? Metti il braccio...»

    «Se non vuoi che ti chiuda la bocca con un bacio, ti consiglio di lasciar perdere e di avvicinarti. Sei troppo lontana per quello che dobbiamo fare. Se ti cadessi addosso ti schiaccerei. Sei così minuta!»

    «Non è vero!» Si avvicinò di un passo al SUV nero, cercando di evitare il profumo di Rafael che le dava alla testa. «Sono un metro e sessanta di ossa e muscoli e posso stenderti in un paio di mosse. Pensaci, prima di fare qualcosa di avventato.»

    Un sorriso mozzafiato tornò a distendergli le labbra.

    «Mi piace quando mi parli così. Che cosa intendi con avventato

    «Intendo: concentrati o non funzionerà.»

    Ridendo, Rafael slacciò la cintura di sicurezza e le posò un braccio sulle spalle. «Bene. Fai di me quello che vuoi, Raven. Sarò cera nelle tue mani.»

    Come vorrei smettere di arrossire! Non era mai stata in grado di controllare quella reazione. In un passato che cercava di dimenticare era diventato motivo di prese in giro da parte di suo padre e degli amici. Non voglio pensarci, devo concentrarmi sul lavoro.

    Si abbassò e infilò un braccio sotto la spalla di Rafael, preparandosi a sostenere il suo peso. Nonostante i danni subiti nell’incidente era sempre un metro e ottantacinque di muscoli, con il corpo perfetto di chi ha fatto intensa attività fisica. Raven dovette usare tutta la sua esperienza per sorreggerlo. Si raddrizzò e lo sentì trasalire, ma quando lo guardò, sul viso non c’era traccia di dolore.

    Nell’incidente che otto mesi prima aveva interrotto la sua partecipazione al campionato mondiale di automobilismo aveva riportato un trauma cranico, seguito da un lungo coma, oltre a fratture al bacino e a una gamba rotta. C’era quindi stata una lunga e frustrante convalescenza, resa ancora più difficile dal suo testardo rifiuto di seguire le indicazioni mediche e dalla caparbietà nel mettere alla prova la propria resistenza. E anche quella di Raven...

    «Tutto bene?» gli domandò.

    Rafael si raddrizzò e con le dita affusolate ricacciò indietro i ricci che gli cadevano sulla fronte. Con la stessa insopportabile indolenza con cui affrontava qualunque cosa, la scrutò, soffermandosi a lungo sulla bocca, prima di salire verso gli occhi.

    «Me lo chiedi come fisioterapista o come donna che continua a rifiutare le mie avance?»

    Raven si irrigidì. «Come fisioterapista, naturalmente. Non ho nessun interesse per... essere...»

    «Se diventassi la mia amante risolveremmo molti dei nostri problemi, Raven, non credi? Certamente la tensione sessuale che rischia di soffocarti sarebbe più facile da gestire se solo mi permettessi di...»

    «Te la senti di camminare?» lo interruppe, incapace di sopportare l’effetto delle sue parole.

    «Certo, querida. Grazie ai tuoi sforzi dell’ultimo mese non sono più costretto sulla sedia a rotelle e sento la forza della vita scorrermi nel sangue. Ma sentiti libera di accarezzarmi la schiena come stai facendo adesso. Da parecchio tempo non sentivo una certa parte del mio corpo prendere vita, temevo fosse morta.»

    Imprecando tra sé, le guance rosse, Raven lasciò ricadere la mano.

    Il senso del dovere le impose di non muoversi finché Rafael non fu in grado di sostenersi da solo, ma odiava l’assurda attrazione che provava per lui, così si allontanò di un paio di passi.

    Di nuovo fu raggiunta dalla sua risata sarcastica.

    «Guastafeste.»

    «Per quanto tempo hai intenzione di continuare con questa storia? Puoi trovare qualcos’altro per divertirti, a parte stuzzicare me!»

    Il sorriso sparì dalle sue labbra mentre negli occhi si accendeva una luce cinica che la fece rabbrividire. «Forse questo mi carica, guapa. Forse ho intenzione di continuare a stuzzicarti finché mi diverte.»

    Raven deglutì, considerando la possibilità di fissarlo fino a fargli abbassare lo sguardo, ma sapeva quanto lui fosse abile in quel gioco. È un vero maestro, una sfida è proprio quello che vuole.

    Richiuse la portiera e camminò con lui verso la chiesa dove stava per tenersi il battesimo del piccolo Jack. «Se cerchi di convincermi a licenziarmi con i tuoi modi intollerabili, non funzionerà» dichiarò nel tono più fermo che riuscì ad assumere. Ci vorrà molto più delle tue provocazioni per farmi allontanare.

    Rafael si strinse nelle spalle e si allineò al suo passo. «Bene. Finché resterai qui a tormentarti con il tuo senso di colpa, mi sentirò meglio.»

    Un opprimente senso di disagio le pesava sul petto. «Pensavo che non ne avremmo più parlato.»

    «Ormai dovresti sapere che per me le regole non valgono; quelle non dette, poi, ancora meno. A proposito, come va oggi il senso di colpa?»

    «Diminuisce da un minuto all’altro, grazie alla tua linguaccia insopportabile.»

    «Devo essermi infiacchito.» Fece un passo, trasalì e a Raven si fermò il cuore. Si arrestò di scatto e lui le lanciò un’occhiata, sorridendo sfrontato. «Ah, eccolo lì. Dopo tutto non ho perso il mio tocco.»

    Prima che potesse rispondergli la campana cominciò a rintoccare, facendo volar via i piccioni rintanati nel campanile della chiesetta bianca che si ergeva da secoli sulle terre dei de Cervantes.

    Raven si guardò attorno, oltre la chiesa e giù dalla collina che sovrastava chilometri di vigne di proprietà dei de Cervantes, fino al cimitero dov’erano sepolti gli antenati di Rafael.

    «Dobbiamo restare qui tutto il giorno ad ammirare il paesaggio o dobbiamo entrare per lo spettacolo?»

    Lei si mosse verso l’entrata ad arco. «Non è uno spettacolo» lo contraddisse. «È il battesimo di tuo nipote, perciò cerca di comportarti bene.»

    Un’altra risata oscura. «Altrimenti mi sculaccerai? O pregherai che venga annientato da un fulmine?»

    «Non abbocco alle tue provocazioni, Rafael.» Intuiva quanto fosse duro per lui incontrare la famiglia al completo. «Puoi provarci quanto vuoi. Io non me ne vado.»

    «Una vera martire fino all’ultimo!»

    «Solo una fisioterapista che sa come può diventare un paziente se non riesce a fare a modo suo.»

    «Che cosa ti fa credere che io non riesca a fare a modo mio?» la punzecchiò pigramente.

    «Ho sentito la telefonata di stamattina, mentre cercavi una scusa per non fare da padrino a Jack. Immagino che Marco abbia rifiutato di sostituirti.» L’unica risposta furono un tic nella mascella e un’alzata di sopracciglia. «Come già detto, so riconoscere un paziente intrattabile quando ne incontro uno.»

    Rafael non replicò.

    I membri della famiglia de Cervantes e i pochi amici invitati al battesimo del primogenito di Sasha e Marco si voltarono a guardarli.

    «Peccato che non indossi un abito bianco» sibilò Rafael a bassa voce, tenendole il braccio anche mentre strizzava l’occhio a una nota modella spagnola. Ma da vicino Raven distingueva le rughe da stress che gli contornavano la bocca e le vene che pulsavano alle tempie.

    Rafael era davvero a disagio.

    «Un abito bianco?»

    «Pensa come potrebbero sbizzarrire la loro immaginazione! Ci garantirebbe una prima pagina.»

    «Anche se portassi un abito nuziale, nessuno crederebbe che stai per sposarti. Impensabile accostare te e la parola impegno

    Il solito sorriso pigro gli distese le labbra. «Per una volta hai ragione. I matrimoni mi danno i brividi e sul vocabolario questa parola dovrebbe essere affiancata alla figura di un cappio.»

    Si trovavano a pochi passi dalla prima fila di panche, dove erano seduti suo fratello Marco e la moglie, lo sguardo puntato sul figlio neonato. Quella vista gli procurò una stretta allo stomaco.

    «Non credo che loro la pensino allo stesso modo» commentò Raven.

    «Hai ragione, ma dobbiamo aspettare un po’ di tempo per capire se sia la realtà o un miraggio, non credi?»

    Lei non poté ribattere perché il prete stava per cominciare la cerimonia, condotta in spagnolo con traduzione in inglese stampata su fogli con orli dorati.

    Raven si accorse che, con il passare dei minuti, Rafael si faceva sempre più teso. Si avvicinava il momento in cui lui avrebbe dovuto prendere il figlioccio per l’unzione e il suo disagio le intenerì il cuore.

    «Stai tranquillo. I neonati sono molto più forti di quanto crediamo. Fidati, nemmeno un imbecille può lasciarsi sfuggire un bambino.»

    Il suo sguardo di ghiaccio la sorprese. «I tuoi complimenti mi commuovono, ma ti sbagli.»

    «Non c’è bisogno di nascondersi, la tua tensione è così palese da soffocare anche me.»

    «Ti ho detto che i matrimoni mi danno i brividi?» Lei annuì. «Be’, i battesimi sono ancora peggio. E poi non sono mai stato bene in chiesa. La mia abuela mi picchiava sulle mani perché non riuscivo a stare seduto immobile.»

    «Io non sono tua nonna, perciò non sarai picchiato. Inoltre ormai sei un uomo, comportati come tale e non succhiarti il dito.»

    La stupì, non lanciandosi in una delle sue facezie. Forse è il segno di quanto lo turbi la cerimonia.

    «Voglio solo che finisca in fretta, per riprendere conversazioni molto più interessanti.» Puntò lo sguardo nella scollatura dell’abito arancione di chiffon che lei indossava, e quell’invisibile carezza la fece avvampare. «Per esempio su come ti stia bene quest’abito. O come staresti senza

    Inutile sottolineare quanto quelle parole fossero fuori luogo. Rafael lo sapeva perfettamente e il luccichio nei suoi occhi ne era la dimostrazione.

    «Rafa...» La voce profonda di Marco de Cervantes li interruppe.

    Raven alzò lo sguardo e si trovò sotto il tiro di due occhi grigio acciaio che si addolcirono appena un po’ quando si posarono su Rafael.

    Come la maggior parte di coloro che avevano lavorato per la loro squadra, sapeva tutto dei fratelli de Cervantes. Belli e di successo ciascuno nel proprio campo, avevano trafitto il cuore di molte donne, sia dentro sia fuori dai circuiti di gara.

    Marco era un ex pilota capo della squadra di corridori e progettista di auto da corsa. E Rafael, ugualmente dotato come guidatore, a ventotto anni era diventato CEO della società XI Premier Management, che gestiva i piloti, da tutti i punti di vista. Insieme, i due fratelli avevano vinto più medaglie e campionati di qualunque altra squadra.

    Nell’ultimo anno però era cambiato tutto. Marco aveva venduto la squadra e sposato Sasha Fleming, anche lei pilota, che si era aggiudicata l’ultimo Gran Premio, conquistando nel frattempo il suo cuore. Rafael invece era stato vittima dell’incidente che lo aveva ridotto in fin di vita.

    Il senso di colpa che assaliva Raven ogni volta che ripensava all’incidente, e alla parte giocata in quell’avvenimento, minacciava di annientarla. Non è il momento né il posto adatto per pensarci. Del resto, quando mai

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