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In viaggio verso la felicità
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In viaggio verso la felicità

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About this ebook

Non tutti credono all'amore a prima vista. Come definire, allora, quella strana sensazione che prende la bocca dello stomaco quando due sguardi si incrociano e non si lasciano più?
Aideen Ryan non sa davvero come comportarsi con il suo enigmatico vicino, il milionario Patrick Fitzimons. Lui l'ha volutamente ignorata da quando si è trasferita, ma ora che lei ha bisogno di aiuto per salvare la sua attività, lui è pronto ad accompagnarla fino in capo al mondo! O, per iniziare, a Parigi. Come resistere al fascino di quell'uomo misterioso nella città del romanticismo e dell'amore? E per ricompensarlo del suo aiuto un bacio basterà?
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2021
ISBN9788830526679
In viaggio verso la felicità

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    In viaggio verso la felicità - Katrina Cudmore

    978-88-3052-667-9

    1

    «Ehi! C'è nessuno?»

    Aideen Ryan attese impaziente una risposta. Con il poco fiato che le rimaneva in corpo, chiamò ancora, poi bussò di nuovo. Aveva sfidato il vento sferzante e la pioggia per raggiungere Ashbrooke House, l'unico posto che avrebbe potuto offrirle riparo dalla tempesta che stava funestando l'intera costa atlantica dell'Irlanda.

    Ashbrooke House, vale a dire la villa del milionario Patrick Fitzsimon.

    Un uomo che, a giudicare dall'alta recinzione che proteggeva la sua tenuta, probabilmente non avrebbe gradito quell'intrusione.

    Aideen lisciò l'impermeabile e tentò di aggiustare i capelli che erano ridotti a una massa intricata. Bagnata fino al midollo e con un aspetto orribile, sperava proprio che non venisse ad aprire Patrick Fitzsimon in persona.

    Quell'uomo garbato e affascinante compariva spesso sulle copertine di numerose riviste e fissava l'obiettivo con tale intensità che, ogni volta che vedeva una sua fotografia, Aideen tratteneva il respiro e temeva, per alcuni folli secondi, che lui potesse accorgersi che lo stava rimirando con aria sognante.

    A volte, quando lui arrivava o partiva in elicottero, Aideen, intrigata, alzava lo sguardo, sebbene la sua curiosità verso uno dei dieci scapoli più ambiti del mondo non modificasse la sua decisione di tenersi alla larga dagli uomini.

    Un ramo scricchiolò in modo sinistro quando una violenta folata di vento e pioggia soffiò dal mare. Il suo povero cottage avrebbe resistito alla tempesta? E il suo atelier?

    Combattendo il panico che aumentava, strinse il battente di ottone e bussò di nuovo all'imponente portone. «Per favore, ho bisogno di aiuto. C'è nessuno?»

    La villa era immersa nel silenzio. Si sentiva solo il rumore del vento che spazzava gli enormi giardini di Ashbrooke.

    E all'improvviso rifletté che mentre correva lungo il viale e un lampo aveva illuminato la favolosa villa in stile palladiano, non aveva visto nessuna delle grandi finestre a ghigliottina illuminata.

    E se non ci fosse stato nessuno?

    Impossibile. In una casa così grande doveva vivere uno stuolo di dipendenti, oltre al padrone di casa.

    La villa, di ispirazione neoclassica, aveva una struttura centrale a tre piani, collegata a due vaste ali da due colonnati. Ed era enorme... ancora più grande di quanto sembrasse in fotografia.

    Doveva pur esserci qualcuno. Probabilmente, non riuscivano a sentirla a causa del temporale. Doveva bussare più forte.

    Proprio quando afferrò il battente, la porta si aprì e lei fu trascinata in avanti.

    Ebbe una fugace visione di una sagoma abbronzata, muscolosa, con addominali scolpiti sotto una sgualcita maglietta grigia.

    Una fugace, ma gloriosa visione di perfezione maschile.

    Poi fu come cozzare contro l'acciaio. Aideen si ritrovò contro un corpo solido e forte, e batté la fronte su pettorali poderosi.

    Per un istante nessuno si mosse, e lei fu sopraffatta da una stordente sensazione di calore, procurata dall'abbraccio sicuro di un altro essere umano, dal profumo intenso di un uomo...

    Cercando di dissimulare l'imbarazzo, Aideen abbassò lo sguardo sui piedi nudi di lui, poi sui pantaloni della tuta grigio scuri, prima di risalire su quel corpo asciutto e muscoloso. Una corta barba scura adombrava la mascella scolpita. Deglutendo, incontrò un paio di occhi azzurri come il cielo d'Irlanda in primavera. Quante volte aveva cercato inutilmente di creare quel colore nei suoi disegni?

    Patrick Fitzsimon in persona.

    Quei bellissimi occhi azzurri la fissarono increduli. «Cosa...?»

    «Mi spiace averla svegliata, ma la mia casa è stata inondata e tutto quello che possiedo probabilmente a questo punto sta galleggiando verso l'America. Ho cercato di raggiungere Mooncoyne, ma la strada è interrotta. La mia macchina è bloccata. Non credevo ai miei occhi quando ho visto i cancelli aperti... Onestamente, non so cosa avrei fatto, se fossero stati chiusi come al solito.»

    Lui alzò una mano. «Va bene. Si calmi. Ricominciamo. Lei chi è?»

    Oh, perché straparlava quando era nervosa? E perché arrossiva così?

    «Ecco... sono Aideen Ryan, la sua vicina. Vivo nel Fuchsia Cottage... vicino alla costa.»

    Lui annuì, poi incrociò le braccia sul petto muscoloso e assunse uno sguardo ancora più torvo. «Di cosa ha bisogno, esattamente?»

    Aideen odiava chiedere aiuto, a chiunque. Figuriamoci a un uomo bello e straricco che la faceva sentire vulnerabile e ridicola. Ma, non avendo altra scelta, guardò quei freddi occhi azzurri e disse tutto di un fiato: «Ho bisogno di un posto per questa notte».

    Patrick Fitzsimon fece una smorfia e per un attimo lei temette che stesse per chiuderle la porta in faccia.

    Invece l'uomo fece un passo indietro e, anche se con evidente riluttanza, disse: «Si accomodi».

    La porta si chiuse dietro di loro con un tonfo sordo. Senza pronunciare una parola, lui la lasciò in piedi nell'atrio enorme. Aideen, con gli abiti bagnati che le aderivano al corpo, cominciò a tremare e il battito dei denti sembrò echeggiare nella stanza dal soffitto a volta da cui pendeva il più grande lampadario di cristallo che lei avesse mai visto.

    Perché non aveva un vicino normale? Perché proprio un milionario?

    In quell'istante, Patrick Fitzsimon tornò con un asciugamano a strisce bianche e gialle e glielo porse senza dire nulla. Aideen lo ringraziò e asciugò le mani e il viso.

    Per un istante i loro occhi si incontrarono e Aideen sentì un tuffo al cuore quando lo sguardo le si posò su quella bocca carnosa, per poi scivolare sulle gambe lunghe, leggermente divaricate, il corpo massiccio e virile. Trattenne il respiro. Si sentiva intimidita dall'intensità dello sguardo di Patrick, dalla sua imponenza, dalla sua presenza grave e silenziosa. Abbassò gli occhi e si avvolse l'asciugamano attorno alla testa, colta da un inspiegabile nervosismo.

    «Dov'è la sua macchina? Come ha fatto ad arrivare qui?»

    «Ho cercato di raggiungere Mooncoyne, ma il fiume è straripato a Foley's Bridge. E... anche il ponte sul suo viale è impraticabile.»

    Lui scosse la testa, confuso. «Questo non risponde alla mia domanda.»

    «Mi sono arrampicata su uno dei parapetti del ponte e l'ho attraversato carponi... la mia macchina è ancora dall'altra parte.»

    Grandioso. Non solo era stato svegliato mentre stava cercando di recuperare il sonno perso a causa del fuso orario, ma la donna che gli era piombata in casa era completamente pazza. «Sta dicendo sul serio? Ha attraversato un fiume in piena con questo tempo? Ha perso il senno?»

    Per un istante negli occhi color cacao le balenò un'espressione ferita, subito sostituita da un'espressione di fiammeggiante sfida. «Il mare stava per inondare il mio cottage. Ho chiamato i soccorsi, ma erano impegnati a Mooncoyne. E, comunque, non sarebbero riusciti ad arrivare qui. Foley's Bridge è impraticabile anche per loro. Lei è il mio unico vicino, non c'era altro posto in cui avrei potuto cercare riparo.» Fece un respiro profondo, prima di continuare con voce tremante: «Volevo passare la notte in macchina, ma francamente ero preoccupata di morire di freddo».

    D'accordo, ma era stato comunque un grosso rischio.

    Lui buttò fuori un sospiro rassegnato. Per la prima volta desiderò che il personale risiedesse nella casa. Così Maureen, la sua governante, si sarebbe presa cura di quella donna sconvolta. E lui si sarebbe potuto concedere il sonno di cui aveva disperatamente bisogno.

    Pensava di essere al sicuro lì. L'enorme tenuta di Ashbrooke era cinta da un muro di pietra alto sei metri, costruito, come la casa, nel Diciottesimo secolo. Il muro impenetrabile e i cancelli automatici tenevano il mondo fuori.

    Ma, a quanto pareva, quel giorno avevano fallito.

    Avrebbe fatto un bel discorsetto al manager della villa, la mattina dopo. Ma in quel momento aveva una sconosciuta che grondava acqua sul suo prezioso pavimento di pietra calcarea.

    E tra meno di quattro ore avrebbe dovuto affrontare una teleconferenza con un suo cliente a Hong Kong, seguita da numerose altre, per concludere un affare su cui lavorava da mesi. Un'acquisizione resa difficile da complicazioni legali e tecniche, problemi che il suo team avrebbe dovuto risolvere già da settimane. L'arrivo della vicina di casa a quell'ora della notte era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

    La guardò di nuovo. Lei gli rivolse un sorriso incerto e fugace e lui si rese improvvisamente conto che sotto quella massa di capelli scompigliati c'era una donna bellissima.

    Labbra carnose, pelle vellutata, sopracciglia folte e gli occhi più espressivi che avesse mai visto, incorniciati da lunghe ciglia scure. Non la perfezione e la bellezza mozzafiato delle supermodelle con cui usciva in passato, ma qualcosa di più speciale. Lei era... vera.

    All'improvviso si rese conto che tremava e che era molto pallida.

    «Deve togliersi quei vestiti bagnati di dosso e fare una lunga doccia calda.»

    Un lieve rossore le apparve sulle gote. «Non ho abiti asciutti con me. Ho avuto solo il tempo di prendere il computer e alcuni documenti.»

    Oh, grandioso. Be', lui non aveva abiti femminili in casa. Non aveva mai portato nessuna delle sue partner ad Ashbrooke. Quello era il suo santuario. E lo era diventato ancora di più negli ultimi anni, da quando i suoi affari richiedevano la massima concentrazione.

    Dentro di sé sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa per confortarla, ma non era bravo con le parole. Il rapporto con sua sorella Orla ne era una dimostrazione. Lui aveva un talento naturale per fare soldi. Non era mai stato bravo nelle relazioni.

    Il pensiero di come avesse deluso non solo Orla, ma anche suo padre e sua madre gli lasciava sempre un sapore amaro in bocca. Si riscosse e incontrò gli occhi della vicina, due pozze scure e guardinghe. Avrebbe ospitato quella donna, ma nulla di più.

    «Mi dia il soprabito. La accompagnerò in una delle stanze degli ospiti e le troverò qualcosa da mettere.»

    Le tremavano le mani mentre si toglieva l'impermeabile a fiori rosa e rossi. Sotto portava una maglietta di cotone, una minigonna di jeans, calze scure e scarpe da ginnastica. Non proprio l'abbigliamento ideale per affrontare una tempesta.

    Gli abiti bagnati le aderivano alla pelle e lui non riuscì a distogliere subito lo guardo dalle sinuose curve del suo corpo, dai seni tondi, la vita stretta e le gambe lunghe e snelle.

    Lei doveva essersi accorta del suo esame, perché scrollò le spalle. «Non ho avuto tempo per cambiarmi.»

    Doveva aver confuso il suo sguardo di apprezzamento per uno di biasimo. Bene. Di certo, lui non voleva che si facesse strane idee.

    Diede un'occhiata all'orologio. Le avrebbe mostrato la stanza e poi sarebbe tornato a dormire. Doveva essere in piena forma il giorno dopo, per sciogliere i nodi che i suoi collaboratori non erano ancora stati capaci di districare.

    Lei lo seguì su per l'imponente scalinata di pietra. Nonostante non vedesse l'ora di togliersi di dosso quegli abiti bagnati – o almeno le scarpe da ginnastica, che facevano cic ciac a ogni passo – non poté fare a meno di fermarsi ad ammirare la lussuosa decorazione rococò che abbelliva il soffitto e le pareti della scalinata. Era tentata di allungare una mano e toccare quelle maschere delicate, quelle conchiglie, quei volti angelici, che sembravano accompagnare i suoi passi con sorrisi d'intesa.

    Era uno dei luoghi più sensazionali che lei avesse mai visto... Santo cielo, se l'ingresso era così lussuoso, come poteva essere il

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