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La vendetta dell'ussaro
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La vendetta dell'ussaro

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About this ebook

Dieci anni prima, Lillith Wentworth l'aveva lasciato a poche ore dal matrimonio per andare in sposa al ricco lord de Lisle. Ora che è rimasta vedova, Jason Beaumair, conte di Perth, decide che è giunto il momento di mettere in atto la sua vendetta. Tesa un'imboscata alal carrozza su cui viaggia Lillith, il focoso ussaro la rapisce e la conduce a casa propria, deciso a sedurla senza donarle però il suo cuore. Ma nulla l'ha preparato a ciò che quella notte di passione porterà con sé...
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2021
ISBN9788830526808
La vendetta dell'ussaro
Author

Georgina Devon

Californiana, dopo essersi laureata in Storia si è arruolata nell'Aeronautica Statunitense. Sposata con un pilota di caccia, ha abbandonato la carriera militare per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

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    La vendetta dell'ussaro - Georgina Devon

    Copertina. «La vendetta dell'ussaro» di Devon Georgina

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Rogue’s Seduction

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2002 Georgina Devon

    Traduzione di Alessandra De Angelis

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-680-8

    Frontespizio. «La vendetta dell'ussaro» di Devon Georgina

    1

    «Altolà! O la borsa o la vita!»

    Lady Lillith de Lisle riconobbe all’istante quella voce. Era Jason Beaumair, conte di Perth.

    Non aveva bisogno di affacciarsi al finestrino della carrozza per averne conferma. Bruno, con capelli corvini spruzzati d’argento sulle tempie, occhi penetranti che ancora la ossessionavano in sogno, aveva un viso da bel tenebroso, segnato da una cicatrice che gli solcava la guancia destra e che si era procurato battendosi in duello per la moglie di un altro. Lillith lo sapeva bene, perché quella donna era lei.

    Un oscuro presagio le fece correre un brivido lungo la schiena.

    Cosa ci faceva il conte di Perth lì a Hounslow Heath? Per quale assurdo motivo stava assaltando la carrozza su cui lei viaggiava? Non aveva certo bisogno di derubarla dei gioielli, essendo ricchissimo. Era assai più probabile che avesse in mente uno dei suoi piani mefistofelici.

    «Cocchiere, scendete tenendo le mani bene in vista» intimò in tono imperioso la voce baritonale del conte. «E voi gettate a terra la pistola, o il cocchiere subirà le conseguenze del vostro sciocco eroismo!»

    Lillith scostò la tendina di velluto e vide che il conte di Perth si era rivolto all’uomo della scorta, che ubbidì prontamente al suo ordine. In sella a un magnifico purosangue, il conte impugnava una pistola in ciascuna mano con cui teneva sotto tiro il cocchiere e l’altro uomo. Aveva avuto l’accortezza di coprirsi la parte inferiore del volto con un fazzoletto, se non altro per decenza. Se in società si fosse saputo di quella bravata, sarebbe scoppiato lo scandalo del secolo.

    Lady de Lisle non poteva permettersi di subire un altro assalto alla sua reputazione da parte del conte. La volta precedente, ai tempi del duello, aveva salvato il suo buon nome solo grazie alla posizione elevata del marito e alle moltissime conoscenze importanti che lui aveva a corte. Nessuno aveva osato offendere apertamente de Lisle con le sue maldicenze.

    Tuttavia, essendo rimasta vedova, ora Lillith non godeva più della protezione che le aveva offerto il suo defunto marito e sapeva che non avrebbe certo potuto affidarsi alla reputazione tutt’altro che irreprensibile di suo fratello.

    «I passeggeri scendano a terra» ordinò il sedicente bandito. «Voglio proprio vedere che pesci ho pescato. Magari sono stato fortunato...» aggiunse con il suo tipico tono sfrontato.

    Il conte di Perth era il solito mascalzone, pensò Lillith. Era insieme il suo più grande difetto e il principale motivo del fascino irresistibile che irradiava. Lillith l’aveva contrastato una volta sola in vita sua, e se n’era pentita amaramente.

    Sospirò, poi si decise a ubbidire all’ordine. Con un sorriso malizioso, aprì lo sportello e scese, stringendosi addosso la mantella per ripararsi dalla pungente brezza della sera. L’estate era quasi finita, e il vento fresco le scompigliò i capelli biondi, attentando alla perfezione dei boccoli a cui la sua cameriera aveva dedicato molto tempo e pazienza.

    I piedi calzati in morbide babbucce di fine pellame affondarono nell’erba umida. Si sarebbero macchiate irreparabilmente, ma Lillith non se ne curò. Un ingente patrimonio era l’unico vantaggio che avesse acquisito sposando de Lisle.

    Fece un ironico accenno di riverenza, senza mai distogliere lo sguardo dal viso arrogante di Perth. Lui le scoccò un sorriso satanico, quasi crudele; i suoi occhi scintillavano di un bagliore ferale alla luce chiarissima della luna piena che illuminava a giorno la strada.

    Un tempo la sua espressione la spaventava, ora invece si sentiva stranamente emozionata. La prima volta che aveva avuto a che fare con il conte di Perth era infatti una giovanetta ingenua, che subiva l’influenza della famiglia. Adesso era una donna forte e volitiva, pronta per lui.

    Gli occhi di Perth ebbero un lampo di cupidigia. «Avvicinatevi» le ordinò.

    Lei ricambiò il suo sguardo senza vacillare. «No.»

    Perth spronò il cavallo dandogli un colpetto con le ginocchia sui fianchi e si fermò davanti a lei. «Venite qui» le ordinò di nuovo.

    Lillith scosse la testa. «Sto tornando a casa e non ho tempo per simili buffonate» lo provocò.

    «Non sto scherzando, signora. Dico sul serio.»

    Senza aggiungere altro, Perth sparò un colpo ai piedi del cocchiere, che era sceso da cassetta e si era avvicinato ai due cavalli che tiravano la carrozza, prendendoli per le briglie.

    Il vecchio servitore fece un salto all’indietro, spaventato, quando lo sparo gli fece schizzare la terra sugli stivali.

    Adirata, Lillith fece un passo avanti. «Ora state esagerando!»

    «Esagerare è una mia specialità. Non avete ancora visto di che cosa sono capace» la sfidò lui. «La prossima volta non mancherò il bersaglio.»

    Lillith ricambiò la sua occhiata dura con uno sguardo altrettanto determinato. «Siete un farabutto senza scrupoli.»

    Lui chinò sarcasticamente il capo in segno di omaggio. «Siete sempre stata perspicace, oltre che molto ambiziosa.»

    La freddezza del suo tono la infastidì. «Ora ne ho abbastanza» dichiarò, irritata. «Fatela finita con questa farsa e andate per la vostra strada. La vostra sceneggiata mi ha stancato.»

    «Non è uno scherzo, lady de Lisle. Sono qui per prendervi in ostaggio.»

    Lei trasalì, improvvisamente allarmata. «Non osate! Andatevene!» gli intimò, impaurita.

    Perth sogghignò, una luce diabolica negli occhi. Intimorita, Lillith arretrò di un passo. Se lui intendeva minacciarla, pensò, allora non le restava altro da fare che difendersi.

    Avvolgendosi nella cappa per celare i propri movimenti, prese rapidamente dalla borsettina che teneva legata al polso la minuscola pistola con l’impugnatura di madreperla che portava sempre con sé per ogni evenienza. Con un gesto repentino, scostò il lembo della mantella, sollevò il braccio e fece fuoco.

    Poi, furibonda per aver mancato il bersaglio, gli tirò addosso la pistola in un gesto d’impazienza, ma Perth si limitò a scostarsi di lato per non essere colpito.

    Sorridendo, fissò Lillith con aria di superiorità. «Sarà mia premura insegnarvi a sparare, milady. La vostra mira è piuttosto scarsa» commentò in tono languido.

    «Non credo che mi frequenterete abbastanza a lungo da raggiungere l’obiettivo che vi siete prefissato» ribatté lei, fremente d’ira.

    L’uomo che la scortava approfittò di quel momento di distrazione per scagliarsi contro il conte, ma il cavallo ben addestrato di Perth si impennò sulle zampe anteriori tenendo l’uomo a distanza.

    Il tentativo di reazione da parte del servitore di lady de Lisle riportò l’attenzione del conte sulla situazione. «Bando alle ciance, andiamo» dichiarò. «Richiamate il vostro lacchè, signora, o sarò costretto a sparargli.»

    Lillith arrossì per l’irritazione. «Non intervenite, Jim» disse a denti stretti, con riluttanza.

    Dopo che l’uomo si fu tirato indietro, Perth tornò a posare lo sguardo su Lillith. «Questa è l’ultima volta che vi chiedo di venire da me. Se non obbedirete, sarò costretto a portarvi via di peso, e vi garantisco che non troverete piacevole il modo in cui vi tratterò» la minacciò, nonostante il tono dolce.

    La sua pistola era persa da qualche parte tra l’erba vicino al cavallo, i suoi due servitori erano entrambi disarmati, eppure Lillith non temeva che il conte potesse farle del male. Era un uomo impulsivo e autoritario, facile all’ira, ma lei era sicura che non le avrebbe mai torto un capello.

    «No» si rifiutò di ubbidire, raddrizzando le spalle e sollevando il mento in un’espressione pervicace. «Se intendete insistere con questa follia, dovrete venire a prendermi di persona. Io non vi seguirò mai di mia spontanea volontà.»

    «Siete sempre stata testarda» mormorò lui quasi con affetto.

    Senza preavviso, spronò il cavallo in avanti e coprì la breve distanza che li separava. Lillith ruotò su se stessa nel tentativo di fuggire, ma Perth fu più svelto di lei. Infilata in fretta la pistola nella fondina, l’afferrò alla vita con il braccio destro e la sollevò, caricandola senza tanti complimenti sulla sella a faccia in giù, come un sacco di patate.

    Lillith si dimenò invano, incapace di respirare perché aveva il petto premuto contro il dorso del cavallo. Stando a testa in giù, cominciarono a ronzarle le orecchie, ma sentì ugualmente i suoi servitori che gridavano e correvano verso Perth.

    «Fermi! Non vi conviene» li ammonì il conte prima di sparare un colpo.

    Lillith si dibatté con maggior foga, pensando che se il conte aveva colpito uno dei suoi uomini, l’avrebbe pagata cara. Cercò di scivolare giù dal cavallo dimenandosi, anche a costo di finire con la faccia a terra, ma la mano forte del conte si posò con fermezza sul suo posteriore per trattenerla in quella posizione scomoda nonché sconveniente.

    Già con il sangue alla testa perché era piegata in avanti, Lillith sentì un rossore imbarazzato imporporarle il viso. Nonostante fosse vestita e Perth portasse i guanti, provò la sensazione di essere completamente nuda e di sentire sulla pelle il calore intenso della sua mano.

    Indispettita con se stessa per la propria reazione inconsulta e assolutamente fuori luogo, pensò che Perth aveva sempre avuto quell’effetto su di lei. Anche dopo aver sposato de Lisle, si emozionava alla minima occhiata da parte del conte, e questa vergogna l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. De Lisle l’aveva definita una donna gelida, ma per sua fortuna non aveva mai saputo la verità.

    Come se avesse intuito la preoccupazione di Lillith per l’incolumità dei suoi uomini, Perth la rassicurò. «State tranquilla, signora. Non ho fatto del male a nessuno. Purtroppo, non si può dire altrettanto di voi.»

    Spronato il cavallo, si avviò lungo la strada, impedendole di pensare con lucidità. Sballottata dall’andatura sostenuta della cavalcatura, Lillith si sentì prendere da una nausea fortissima e scalciò per esprimere il suo disappunto.

    «Fatemi scendere!» cercò di gridare, sentendo la voce che le usciva in un debole squittio.

    «A suo tempo non mancherò di farlo, non temete» rispose lui con sufficienza.

    Lei sentì la sfumatura divertita che serpeggiava nel suo tono e lo maledisse fra sé e sé, rendendosi conto che si stava divertendo un mondo nel metterla a disagio. Per giunta la brezza frizzante s’insinuava sotto la gonna, e iniziava a sentire freddo.

    In un ultimo tentativo di opporsi a Perth, si aggrappò alla sua caviglia con tutta la forza e tirò energicamente, facendolo piegare improvvisamente di lato.

    «Attenta, o ci farete cadere a terra entrambi, milady» l’ammonì lui. «Piombare giù da un cavallo al galoppo non è consigliabile.»

    «Lasciatemi andare o ve ne farò pentire!» lo minacciò lei con voce strozzata.

    Per tutta risposta lui le diede una pacca di avvertimento sul posteriore, che non le fece male ma la umiliò profondamente.

    «Come osate?» farfugliò, sentendosi sempre più stordita per la posizione che le faceva salire il sangue al cervello.

    «E questo non è ancora niente...» replicò lui con voce profonda, insinuante.

    Lillith avvertì una stretta allo stomaco già strapazzato dalla folle corsa. Ben presto sarebbero stati così lontani dalla carrozza che i suoi servitori non avrebbero più potuto raggiungerli. Perciò sperò che Perth si fermasse al più presto, in modo da poter cambiare posizione o da tentare addirittura, se se ne fosse presentata l’occasione, di scappare.

    Le sue speranze furono esaudite di lì a poco, quando Perth tirò le redini e si arrestò di colpo, facendola sbattere dolorosamente contro la sella. Poi, prima che potesse scendere da sola, balzò a terra, la prese per la vita e la tirò giù dal cavallo.

    Lillith si trovò ad aderire al corpo del conte, con la schiena contro il suo petto; le braccia di Perth le serravano le costole proprio sotto il seno.

    Trattenne il fiato, sentendosi inebriata dalla sua vicinanza come da una coppa di champagne, che beveva di rado proprio per quel motivo. La fragranza esotica di muschio e cannella che emanava dal conte funzionò sui suoi sensi come un potente afrodisiaco, rievocando il ricordo di estasi passate.

    Mortificata per la propria debolezza cercò rifugio nella collera e si divincolò furiosamente tentando di liberarsi dalla sua stretta; ma lui, invece di lasciarla andare, approfittò del suo scatto per farla girare su se stessa, continuando a tenerla tra le braccia.

    Lillith si ritrovò a faccia a faccia con Perth, il seno premuto contro il suo petto, ogni curva del suo corpo che aderiva a quello di lui come in un gioco a incastro. Sollevò il viso, e scoprì che lui si era abbassato il fazzoletto sul collo e che le loro labbra erano vicinissime.

    Con un brivido, Lillith distolse lo sguardo.

    «Vi prego, lasciatemi andare» sussurrò, sentendosi confusa e vulnerabile. «Immediatamente» aggiunse, imperiosa, subito dopo, notando che lui non accennava a obbedire alla sua richiesta.

    Perth rise, ma la sua risata era più come il rombo sommesso di un tuono lontano, cupo, senza nessuna allegria.

    «Siete fuggita da me per dieci anni, ma ora non mi scapperete più, almeno fino a quando non sarò soddisfatto.»

    Il fresco di quella serata di fine estate divenne gelo, che serpeggiò lungo le membra di Lillith. «Quel che è stato è stato. A che pro rivangare il passato? Non ha senso tentare di vendicarvi di me ora» replicò lei. «Lasciatemi andare» insistette, con minor vigore.

    In fondo al cuore, però, sperava che lui non fosse tornato a farsi vivo solo per vendetta. Un tempo il conte di Perth l’aveva amata tanto da sfidare la famiglia di Lillith e, segretamente, lei desiderava che lui l’amasse ancora con la stessa intensità.

    «Siete sempre stata intelligente e perspicace, oltre che bella» commentò lui.

    «Allora volete davvero vendicarvi di me?» mormorò Lillith, delusa.

    «Sì.»

    La speranza si affievolì nel cuore di Lillith fino a spegnersi. De Lisle era morto poco più di un anno prima, e da allora lei aveva assurdamente sperato che Perth potesse volerla ancora.

    Evidentemente era così; però non l’amava. Inscenando il suo rapimento, infatti, dimostrava solo che intendeva rovinare la sua reputazione.

    Non le restava altro da fare che fuggire, pensò. In un impulso repentino, gli pestò con forza un piede. Non gli fece male, perché calzava delle scarpine morbide, ma il suo gesto lo colse di sorpresa. Perth allentò la presa e lei ruotò su se stessa, poi si liberò dalle sue braccia e si lanciò lungo la strada, verso la direzione da cui erano venuti.

    Lui l’afferrò per la mantella e cercò di bloccarla tirandola verso di sé, ma Lillith lasciò scivolare dalle spalle l’indumento e continuò a correre.

    Pochi secondi dopo lui la raggiunse, la ghermì e la strinse a sé.

    Perth la fissò; la luce argentea della luna luminosissima faceva risplendere i suoi capelli chiari. Lillith non poteva vedere l’espressione sul suo viso in ombra, ma il suo corpo teso rivelava le emozioni del conte più di mille parole. Comprendendo che stava per baciarla e che quell’attimo d’intimità gli avrebbe rivelato tutta la sua debolezza, gli premette le mani sul petto per respingerlo, ma inutilmente.

    «No...» protestò.

    Un attimo dopo lui posò le labbra sulle sue.

    La bocca di Perth era calda e sicura, la sua lingua la provocava, i suoi denti la stuzzicavano e i brividi giocarono a rincorrersi lungo la schiena di Lillith. Era certa che si sarebbe accasciata a terra se lui non l’avesse più sorretta.

    Infine Perth si staccò e Lillith fece un respiro profondo, abbandonandosi contro di lui. La

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