Ciao Alberi!
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Ciao Alberi! - Francesco Carubia
Vetore
Appunto iniziale
Due piante si trovavano al centro della scena, ed io avevo per errore lasciato attivo e dimenticato in un angolo un registratore vocale. Doveva essere una sorpresa per una figlia ma è stata una sorpresa per un padre. Dopo avere riascoltato le battute della recita scolastica mi sono accorto che due voci, prima non udite, erano digitalizzate in un un lungo e bisbigliato dialogo. Solo i due alberi in vaso usati per avere un minimo di scena scespiriana per Oberon e Puck potevano aver formato quel file che è stato davvero difficile trascrivere. Quando ritornai in teatro, appena il giorno dopo, ogni oggetto di scena era stato rimosso: alberi compresi. Non mi sento di dire altro; e non parlerei di una follia considerando le idee espresse da quelle piante, che chiamo io, per capirsi tra noi umani, Alfa ed Omega. Ho nascosto molti registratori tra i rami delle piante condominiali.
Parte prima
Alfa – voglio vedere se questa corrente d'aria mi dà un altro scossone.
Omega – gli umani sono al lavoro, aprono e chiudono finestre; avranno aperto per fare asciugare il pavimento ed ultimare le pulizie. Si tratta di lavori umili e chi li esegue non aspira a grandi traguardi: niente delusioni e stress.
A – Gli umani: anche se non sopportano di camminare sul terreno e piastrellano tutto sono degli esseri sempre così primordiali: puliscono in piccolo ed avvelenano in grande. Cercano aria buona dopo averla guastata.
O – Sono ancora dei fanciulli, ignari del senso della vita e si mostrano crudeli solo per questo. La crudeltà pur se minima che ha ognuno è rivelatrice di una unione incompleta con questo pianeta. Le belve uccidono per mangiare ma sono dignitosamente inserite nel ciclo della vita. Nessun animale ha uno sguardo meno che dignitoso, nell'atto di forza come nella fuga.
A – Da piccini – gli umani - danno spettacolo con moine fantastiche, fantasiose ed amorevolissime, e così facendo riescono ad ottenere tutto quanto occorre loro. Il seme degli umani ha predisposto tutto un copione e non va dimenticata nessuna battuta. Pure le belve giocano da cuccioli, ed il loro fare inoffensivo ispira amore. La nostra semenza non recita mai.
O – Noi, dove va a finire il nostro seme, non lo vediamo proprio: quel nostro seme che ha già tutto il sapere necessario alla vita. Da noi ognuno, ogni essere vivente, ha pari dignità e vive con e per gli altri. Niente moine, solo amore puro che segue i voli di ogni brezza. E niente adolescenti che quasi uccidono i genitori con il loro temperamento scostante, nel periodo che edificano una loro personalità, spesso inutilmente complessa e mai impiegata appieno. Vorrebbero volare via pur così pesanti; ma non fanno altro che assorbire le caratteristiche intime di chi hanno intorno e dei luoghi ove vivono, e porteranno altrove il loro piccolo mondo. E basta un gioco astuto a mutarli in fango.
A -Quante necessità che si va a cercare l'uomo! Se fa la cacchina gli si arrossa il sederino ed ecco arrivare tanti contenitori di cremine … i culetti dei neonati.
O – I culetti dei neonati arrossiscono come i volti delle ragazzine adolescenti, quando iniziano a farsi strada i pensieri e gli atti che poi portano alla procreazione.
A – Arrossisce l'organo genitale maschile che si gonfia alla ricerca del piacere: quanti meccanismi biologici per collocare un semino giù in fondo al solco! E che autoscontro nell'encefalo!
O – Dura minga: il maschio da giovane si crede di avere in mano il solo pilastro che regge l'universo, poi cogli anni il suo rossore lascia il pian terreno e sale sulle guance: non è virilità ma vene intasate. In tale età il desiderio sessuale si smorza. Cade come foglia secca. Cade come cadono due pere marce dai colori smorti.
A – Noi lanciamo nel vento la nostra semenza; in verità proviamo un costante piacere con l'insinuarsi del vento tra rami e foglie; è un piacere lieve che dura secoli. Loro hanno attimi, attimi soltanto di piaceri dannunziani: piaceri beffardi, deludenti, a volte assurdamente deprimenti.
O – Per il piacere ci si tormenta, tra