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I signori del noir
I signori del noir
I signori del noir
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I signori del noir

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About this ebook

Uno scenario tetro, cupo, decadente. Lo sfondo perfetto per un genere, il noir, che non si ferma solo all'indagine, al climax e alla risoluzione di un caso criminoso. Alla fine di ognuno dei racconti di questa raccolta il lettore sarà portato a riflettere sulla società e ad analizzare il mondo che lo circonda con uno sguardo più disincantato. La soluzione di un crimine passa in secondo piano ed emerge un lato più profondo ed oscuro della narrazione, proprio per la tendenza a far affiorare gli aspetti “in ombra” della società contemporanea.
LanguageItaliano
Release dateFeb 17, 2021
ISBN9791220265102
I signori del noir

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    I signori del noir - AA.VV.

    AA.VV.

    I signori del noir

    I signori del noir

    AA.VV.

    © Idrovolante Edizioni

    All rights reserved

    Editor-in-chief: Daniele Dell’Orco

    1A edizione – febbraio 2021

    www.rudisedizioni.com

    rudisedizioni@gmail.com

    Non ditelo coi fiori!

    di Andrea Albertazzi

    Ah Mirella! Mirella! Gli uomini sono delle belve feroci! Franco, il tuo Franco non ti ama più. Va a finire sempre così!

    Quante storie hai già sentito, di mogli tradite dai mariti, stanchi della solita routine e adesso tocca a te! I segnali ci sono tutti! Ormai tuo marito esce quasi tutte le sere da tre mesi e non ti dice dove se ne va. Lo saprai presto! È una sorpresa!, è tutto quello che ti risponde. No! Tu non vuoi più sorprese! Non vuoi fare la figura della stupida che abbocca! È un tormento insopportabile, il tuo! Per una donna, il tradimento è una delle offese più gravi che possa ricevere dall’uomo che ama. Ne vanno di mezzo: fiducia, rispetto, speranze, sicurezza e subentrano:rabbia, umiliazione, stupida gelosia.

    Però tu, prima di agire, vuoi essere sicura del tradimento di Franco. Vuoi vedere coi tuoi occhi il meschino che va da un’altra donna e così finalmente lo segui; una sera lo segui, per scoprire la verità.

    Vai pure!, gli hai detto con un sorriso che hai tirato fuori a fatica, trattenendo la tua furia. Poi ti sei vestita e lo hai seguito. Se ne va a piedi. Quindi l’amante non abita nemmeno tanto distante da te. Lo vedi entrare in un chiosco che vende fiori. I tuoi dubbi si stanno rivelando veritieri. Franco si fa consegnare un magnifico mazzo di dodici rose rosse. Costerà parecchio. Non guarda a spese il bastardo e a te non regala nulla da anni e ti fa i conti in tasca!

    Oltretutto ha problemi con l’ufficio. Gli hanno diminuito le ore lavorative nella sua azienda in crisi. Tira la cinghia con te, ma non con l’amante!

    Ora Franco esce dal negozio e continua a camminare per una decina di minuti. Tu lo segui furtiva. Il cuore ti batte perché temi di essere scoperta. Vuoi coglierlo in flagrante. Alla fine tuo marito svolta in una strada tranquilla e suona un campanello. Qualcuno gli apre il portone e lui entra con sul bel mazzo di fiori. Tu corri e osservi. Ci sono almeno una ventina di nomi. Poi ti accorgi che il portone è rimasto socchiuso. Entri e sali le scale come un gatto finché, al terzo piano, avverti che Franco parla con qualcuno. La voce è femminile. Sali ancora col cuore in gola e vedi Franco entrare. Il piano lo sai, la porta in cui entrato pure. Volti le spalle e te ne vai. Ora potrai sapere chi il nome dell’amante di Franco!

    Si chiama Clara, Bertoncelli Clara. È probabilmente single e abita al terzo piano di una palazzina in via Mengoli 15 ad un paio di chilometri da casa tua. Poco più di due passi. Ed è lì che Franco consuma il suo tradimento! Ora sai quello che devi fare! Esci e comperi in grande supermercato una magnifica scatola di cioccolatini. A casa apri la confezione con la massima delicatezza. Scarti lentamente i cioccolatini, uno per uno, e li cospargi leggermente di arsenico, un veleno che uccide lentamente. Poi li rinchiudi con la massima cura e così fai con la confezione. Hai, in casa, carta da regali e con quella prepari il tuo presente per Clara! Naturalmente, sei una donna scaltra e hai usato i guanti di lattice per tutte queste operazioni. Nessuno potrà risalire a te. Vai all’ufficio postale e invii la scatola mortale alla tua rivale! Il gioco è fatto! Non si scherza con te!

    Passano un paio di giorni. È sera e Franco legge il quotidiano. Tu sai che riporta, nelle pagine locali, la notizia che una donna è morta avvelenata da polvere topicida cosparsa nei cioccolatini. Aspetti la reazione di Franco. Lo immagini sbiancare, leggendo la terribile notizia. Non è così. Tuo marito legge e sicuramente gli cade sotto gli occhi, anche quella terribile storia dell’avvelenamento, ma finge, imperturbabile, la massima indifferenza. Probabilmente aveva già letto il giornale in ufficio e si è preparato, per non destare sospetti!

    Passa una mezz’ora e lo vedi che si prepara ad uscire. Incredibile! La sua amante Clara è morta avvelenata e lui esce di nuovo tranquillamente. Il cinismo di tuo marito ti sconvolge. Non solo traditore ma pure senza cuore!

    Non gli dici nulla, ma aspetti che chiuda la porta, poi ti infili un giaccone e lo segui. Dove starà andando stasera, se la sua amante è morta?

    Franco compie lo stesso tragitto della sera precedente!. Lo vedi entrare di nuovo in quel chiosco che vende fiori. Stavolta si fa consegnare delle orchidee! Non è possibile. La sua amante è appena deceduta tragicamente e lui già compra fiori per un’altra donna! Perché non può essere che così! Ha un’altra amante! Il mondo ti crolla addosso. Ma chi hai sposato Mirella? L’uomo con cui hai vissuto tanti anni è completamente diverso da quella brava persona che credevi tu!

    Segui Franco con circospezione. Anche questa volta se ne va a piedi verso una meta. Questa volta è più facile individuare la rivale. Franco si ferma davanti ad una palazzina monofamiliare a cinquecento metri dalla vostra dimora! Quasi una vicina di casa! Suona il campanello e una giovane donna appare sulla soglia sorridendo. Tuo marito gli allunga i fiori ed entra, mentre la porta si richiude.

    È un tormento terribile! Vorresti restare ad attendere che lui esca per cavargli gli occhi. Quegli occhi traditori! Oppure vorresti penetrare in quell’alcova, per coglierli in flagrante e sistemarli entrambi a insulti e schiaffi! A fatica, però, ti trattieni; leggi il nome sul campanello, giri le spalle e torni a casa a testa bassa col cuore in tumulto.

    Il giorno seguente, prepari la nuova vendetta: un’altra scatola di cioccolatini mortali per la nuova rivale. Amen!

    La scena si ripete. Qualche sera dopo, il giornale annuncia la morte della signorina Marzia Pillon, per avvelenamento. Tu lo lasci in bellavista davanti al piatto della cena di Franco, che dopo aver mangiato tranquillamente, altrettanto tranquillamente, legge il giornale, senza mostrare alcun disagio. La notizia della fine della sua seconda amante non lo turba minimamente! Questo è un mostro totale! Stai facendo terra bruciata intorno a lui e lui che fa? Si infila il cappotto, ti saluta con un sorriso e se ne va, forse a trovare una terza amante! Ti rivesti inferocita, lo segui e di nuovo lo vedi consegnare fiori ad una donna sconosciuta. Stesso copione. Dopo esserti accertata dell’identità, le invii i famosi cioccolatini.

    Finiranno pure le amanti di questo gallo da cortile! Non avverti rimorsi per quelle morti. Non avevano il diritto di rubarti il marito! Il mondo è pieno di uomini! Perché non ne hanno cercato uno libero?

    È sera. Franco è uscito solo da mezz’ora e tu questa volta, prostrata non te la sei sentita di pedinarlo di nuovo. Avverti che infila le chiavi nella serratura. Già qui? Strano! Ha consumato troppo in fretta il nuovo tradimento!

    Franco sei già di ritorno?, Mirella tesoro, oggi è il tuo compleanno! Non me ne sono scordato. Ti ho portato un bel regalo e anche una scatola di cioccolatini.

    Scarti un piccolo astuccio che contiene due bellissimi orecchini d’oro. Che meraviglia Franco!, dici mentre li metti alle orecchie e ti specchi felice. Franco intanto scarta un cioccolatino e te lo infila con delicatezza fra le labbra. Tu lo assapori e sorridi cinicamente, pensando a quelli che hai avvelenato, per le tue rivali. Non sai se essere felice per i regali, sapendo quello che combina Franco.

    Consumate una cenetta come fra innamorati. Franco ti riempie di belle parole e tu osservi ogni dettaglio del suo viso, per scoprire dove si nasconda il suo inganno? Che si sia stancato di tradimenti e voglia di nuovo tornare fedele?

    Finita la cena vi sedete sul divano e Franco ti prende la mano con tenerezza. Voglio finalmente rivelarti cosa faccio la sera dopo cena, Mirella. Tu sei assorta poi lo guardi incredula, ma con grande attenzione. Vedi amore da oltre tre mesi faccio un lavoretto serale, per raggranellare un po’ di soldini. Consegno fiori per una società, via Internet, per innamorati che non vogliono rivelarsi, per diverse ragioni. Si chiama ‘Amore segreto’ e ha un successo enorme! Strani certi uomini! Ho riempito di regali un sacco di donne della città!

    Ti senti raggelare il sangue! Dunque non ti tradiva e tu hai liquidato tre povere donne innocenti!

    Franco prosegue: Pensa che oggi una certa Francesca a cui avevo consegnato dei fiori, ha avuto un ripensamento e non li ha accettati e ho dovuto passare da lei, a riprenderli, e mi ha consegnato, a tutti i costi, pure una scatola di cioccolatini, di cui non so nemmeno la provenienza e siccome non hanno un proprietario, li ho portati a te assieme agli orecchini!

    Mirella resta fulminata da quelle parole. Nooo!, Grida disperata, mentre sente lo stomaco torcersi e le manca il fiato. Le forze si esauriscono e la morte la ghermisce. Cade vomitando e dopo qualche sussulto, resta a terra. Rantola brevemente e poi rimane immobile, morta.

    Povera Mirella! Speriamo che nell’aldilà non incontri le sue rivali. La permanenza all’inferno potrebbe rivelarsi anche più calda del previsto!

    Doppio tradimento

    di Monica Ascani

    Appostata dietro la colonna, attendo da ore che mio marito esca dal lurido buco in cui si sono rintanati. Ci è voluta tutta la pazienza del mondo per non scardinare quella maledetta porta. Sudata e assetata, resto rannicchiata dietro uno dei pilastri, aspettando che lei resti finalmente sola.

    Sarà l’angoscia, ma la mente comincia a giocarmi strani scherzi. E allora li vedo ridere, sogghignare alle spalle di questa moglie che non voleva altro che essere amata. Le immagini di loro due insieme non si fermano, ma diventano se possibile ancora più nitide: lei che sghignazza, che gode e saltella radiosa sul corpo vigoroso di mio marito, che lo lecca in parti in cui non potrebbe posare nemmeno lo sguardo. La furia cieca prende il timone della coscienza e temo che mi possa far commettere qualche errore.

    Così, tento di placare le onde dell’odio e di uscire dalle spire del rabbioso tsunami che mi sta investendo. Inspiro ed espiro, ancora e ancora, cercando nell’ossigeno la forza di sopportare il magone che mi avvinghia la gola.

    Mi pare di aver pensato a tutto e se qualcosa dovesse andare storto non avrò nessun tipo di scappatoia: sono un’assassina. Lo sono da quando ho capito che sono amanti, da quando lei si è dimenticata di essere la mia più cara amica, da quando il suo sorriso vivace e sincero è stato sostituito dal ghigno ipocrita che la contraddistingue da mesi.

    All’improvviso, la porta dell’appartamento 27 b si apre e lui ne esce ridendo. Pare essere molto soddisfatto: che schifo! Azzardo e mi spingo avanti quel tanto che basta per vedere l’immonda scena che si palesa davanti a me: ridono, scherzano e ammiccano come se non ci fosse un domani e, almeno per uno dei due, è proprio così. Lei tiene la porta spalancata con un braccio e con una gamba si gratta in maniera volgare il calcagno del piede nudo. Li fisso inebetita mentre lo incalza per non fargli fare tardi, preoccupata che la sua più cara amica possa scoprire la fetida tresca. E lui? Per tutta risposta, mi paragona a un soprammobile da spolverare ogni tanto. Pare divertirsi un mondo ad elencare i miei difetti, quelle mancanze che ogni moglie può rivelare dopo ventidue anni trascorsi sotto le stesse noiose lenzuola.

    Sono persa nei miei pensieri funesti quando sento il tonfo della porta: il momento è arrivato.

    Tremo mentre infilo la mano nella tasca destra e sento il martello: è duro e spietato come non ricordavo. L’ultima volta che Diego lo ha usato si è ferito e il suo DNA è presente in un paio di punti. Sono stata attenta a non cancellare quelle piccole macchie, uniche nel loro genere. Non dovrebbe servire, ma se la situazione si facesse grave, potrei sempre aggiungere ai miei peccati capitali un ricatto incartato a dovere. Non è mia intenzione far incolpare Diego: sarei un’idiota ad uccidere l’amante per poi farlo andare in galera. Però… Se lui intuisse qualcosa, se facesse semplici deduzioni logiche, se pensasse di liberarsi di me facendo qualche confidenza alla polizia, avrei il mio asso nella manica.

    Stringo forte l’arma e immagino a quanta forza dovrò usare per fracassarle il cranio.

    Scendo un gradino, poi un altro e un altro ancora. Strano: le gambe non mi tremano e l’attenzione che guida le mie azioni è risoluta e fin troppo vigile. Mi pare di essere diventata un’altra: non credevo che lo avrei fatto davvero, che la mia forza di volontà, o pazzia, fosse così prepotente da spingermi a tanto.

    Suono il campanello e sento la voce smielata rispondere mentre ancora la porta ci separa.

    Amore, che ti sei dimenticato?

    Taccio e comincio a ripetere come un mantra quella che sarà la mia battuta di apertura. Vedendo che nessuno le risponde, la voce si fa più forte mentre spalanca il suo ultimo baluardo di salvezza. Il tono si raggela appena mi vede.

    E tu… Tu che ci fai qui?

    Sorpresa…

    È stralunata: gli occhi sono sbarrati e la bocca è spalancata malamente, nemmeno fosse un portone difettoso. Vedendo che non riesce a proferire altro, insisto.

    Non mi fai nemmeno entrare?

    Si riprende e comincia a coprire il seno ancora nudo, a chiudere quella vergognosa vestaglia di pizzo nero, ma non le riesce molto bene a causa del tremore alle mani.

    Non so davvero che dire… Fammi spiegare.

    Mi volto per dare un rapido sguardo alla loro alcova: pare il peggiore dei bordelli, ma forse è il giusto scenario dove consumare il tradimento peggiore. Mi guarda sconvolta, in attesa di una parola, di un chiarimento che non avremo mai.

    Il silenzio avvolge la mia rabbia e la sua incredulità e ci rivedo insieme, sedute in qualche bar a ridere e confabulare. E invece? Tutto distrutto dalla loro voglia repressa, dal desiderio e dalla brama di avere ciò che doveva essere precluso.

    Afferro il manico dell’arnese infernale e colpisco forte. Un solo colpo: vigoroso e deciso al centro della fronte. Nel momento in cui il martello colpisce la sua fronte sento il rumore sordo di qualcosa che si rompe. Lei si zittisce e vedo aprirsi una specie di squarcio seghettato dal quale esce una sostanza biancastra mischiata al vermiglio del sangue. Sono immobile mentre piega le ginocchia: resta curva per il tempo di un respiro, come in una sorta di ultima supplica. Alzo ancora il martello per colpire una seconda volta, ma non è necessario: gli occhi cominciano a fare movimenti strani e, dopo un attimo ancora, si immobilizzano a fissare il soffitto. La sento espirare l’ultimo soffio d’aria che ha in corpo e cadere riversa a terra. Osservo la mano coperta dal guanto che stringe ancora l’arma: una piccola macchia del sangue della vittima imbratta la punta e una grossa, enorme pozzanghera cremisi sta inzuppando l’orribile tappeto che delimita la zona pranzo.

    È tutto finito.

    Sto per afferrare la borsa e uscire, quando suonano alla porta: sono fottuta. Ho pensato a tutto, tranne che qualcuno potesse sorprendermi sul fatto. La testa comincia tutta una serie di ragionamenti che vengono interrotti dalla seconda bussata. Devo ragionare… Ripasso mentalmente ogni alternativa e, proprio mentre sto per nascondermi nella camera da letto, sento la chiave infilarsi nella toppa. Chi può avere le chiavi di questo appartamento? Sono spacciata: un istante ancora e mi vedrà. Raccolgo tutta la forza che mi resta in corpo e corro a nascondermi dietro l’enorme divano a fianco dell’ingresso. Mi abbasso il più possibile mentre vedo la porta aprirsi lenta, ma inesorabile.

    Ci sei?

    La voce di mio marito mi colpisce feroce. Sono annichilita dal precipitare degli eventi e immagino a cosa potrebbe accadere se mi trovasse. Tremo dalla rabbia e dalla paura e un conato di vomito mi sale dalle viscere. Mi copro la bocca con la mano per evitare di farmi scoprire e solo la disperazione mi impedisce di rimettere. La testa di Diego si affaccia quel tanto da permettere a me di vedere la sua capigliatura e a lui di vedere il corpo inerme che giace supino. Sembra pietrificarsi alla vista del cadavere e sussultare, come incapace di mettere a fuoco l’immagine. Mi pare di sentire le rotelline del suo cervello fare le capriole nel tentativo di dare un senso a quello che vede. Poi, lesto come non lo avevo mai visto, comincia a muoversi determinato. Corre in camera da letto e lo sento armeggiare con tutta una serie di cassetti e sportelli. Ancora ben nascosta nel mio giaciglio di fortuna, lo vedo sgattaiolare esperto tra le varie stanze e pulire con un panno ogni sua traccia. Afferra le maniglie, strofina ripiani, monda bicchieri e forchette e afferra quegli oggetti che potrebbero far risalire a lui. Lo scruto attenta mentre è concentrato come non l’ho mai visto. Sta per uscire quando all’improvviso si arresta. Dalla mia postazione non vedo il suo viso, ma scorgo nitidamente le scarpe. Le fisso in attesa che si precipitino fuori, ma pare pietrificato. Improvvisamente, le punte delle scarpe nere puntano verso il mio nascondiglio. Resta immobile davanti al divano e pare aver intuito che qualcuno sia proprio lì dietro. Temo il peggio, che possa aggredirmi, che decida di fare l’eroe e mi preparo a uscire allo scoperto. Lui, però, non si muove e resta fermo di fronte al divano. Io, più spaventata di lui, mi trattengo dal respirare, quasi di esistere. Abbasso lentamente la testa nel tentativo di nascondere ancora meglio la mia figura che si è ridotta a un ammasso di stracci e pensieri. Pare che stia meditando sul da farsi, ma non ho idea di cosa lo stia trattenendo. Deciderà di affrontare l’aggressore? Di immolarsi in memoria di quell’amore clandestino? La risposta mi arriva in pochi istanti: da quel codardo che è, si gira e guadagna l’uscita correndo.

    Aspetto un intero minuto prima di alzarmi mentre l’adrenalina comincia a fare il suo dovere e vengo scossa da brividi improvvisi e feroci. Una lacrima imprevista mi bagna la guancia rossa dallo spavento.

    Finalmente, lascio la mia tana polverosa. Mi guardo attorno e gli occhi spossati cadono su un dettaglio imprevisto. Comincio a tremare, mi porto la mano alla gola e trattengo a stento un urlo: la mia borsa è lì in bella vista sul divano.

    Un morto nel vicolo

    di Pasquale Aversano

    Dunque... quello è il cadavere?

    No, quello disteso a terra è il medico.

    Il medico?

    Sì, è svenuto appena ha visto il cadavere. Mi hanno informato che è laureato da poco e... sembra non sopportare la vista del sangue.

    Ed è un medico... Dov’è il cadavere?

    Lo abbiamo coperto per evitare altre persone svenute... mi segua.

    L’investigatore Giulio Mandolinone sospira e segue l’agente di polizia lungo uno dei vicoletti che affacciano su via Roma, una delle vie più famose e popolate di Napoli.

    Lungo il breve tratto, Giulio ha l’occasione di adocchiare le mura dei palazzi che lo circondano, notando alcune persone che stendono i panni, altre che parlano al cellulare e alcuni che si limitano semplicemente a osservare i passanti.

    Eccolo qui, annuncia l’agente, indicando un telo bianco disteso al suolo.

    Scopra il cadavere.

    Subito. Emh... non è che mi sviene anche lei, vero?

    Proceda.

    Bene, l’agente annuisce e tira via il telo, scoprendo il corpo di un uomo di mezza età il cui ventre è totalmente squarciato.

    Giulio esita qualche minuto prima di chinarsi verso il cadavere, studiandone l’abbigliamento per poi soffermarsi sull’ampia ferita.

    Boom!

    Evidentemente l’investigatore non regge al disgustoso spettacolo e si ritrova a cadere al suolo, svenuto.

    Dopo circa venti minuti, Giulio si risveglia di colpo.

    Che diav... chi mi ha colpito?, chiede Mandolinone, ancora confuso e spaesato, massaggiandosi la nuca.

    Uh? ...è sveglio? Comunque, è colpa del suo stomaco…

    Capisco, l’investigatore si ricompone e si rimette faticosamente in piedi. La testa gli duole ma non si lamenta, continuando a indagare. Chi sono i sospettati?

    C’è solo una persona, un certo Massimo Cicatrente.

    Umh... ha precedenti?

    Sì, spaccio di droga, piccole rapine e tentato omicidio.

    Abbiamo un potenziale colpevole. Come mai è sospettato?

    L’agente esita per qualche minuto prima di rispondere. Massimo è l’unico con precedenti che abita nella zona.

    Che cosa? Lo sospetta solo per questo? Chi c’era sul posto quando è arrivato?

    Mmmmh, nessuno - afferma l’uomo, massaggiandosi il mento - Anzi no, c’era il medico…

    Il medico non è stato chiamato da lei?

    Non che io sappia - l’agente scrolla le spalle, sospirando - Da quando sono arrivato non ha detto una parola e non si è mosso di un centimetro.

    Sicuro che fosse svenuto?, chiede l’investigatore, alzando lo sguardo, pensieroso.

    Uh? Sta ipotizzando che il medico potrebbe essere l’omicida?

    Torniamo indietro... se non lo troviamo dove stava prima, sì.

    L’agente non se lo fa ripetere due volte, annuendo e iniziando a correre insieme all’investigatore fin nei pressi di un’auto marrone.

    Lì vicino, disteso a terra, c’è il corpo del giovane medico.

    Umh, è ancora qui - constata Giulio, accigliandosi - E sempre nella stessa posizione... potrebbe essere?, l’uomo sgrana gli occhi e si avvicina al corpo del medico, tastandogli il polso.

    Problemi?, l’agente si avvicina a Mandolinone, incrociando le braccia al petto.

    Direi di sì, è morto.

    Che cosa?

    Il medico non è svenuto... ma è morto, annuncia l’investigatore, alzandosi e fissando insistentemente l’agente.

    Massimo Cicatrente, non può essere che lui. Procedo all’arresto!

    Agente... da quando è in servizio?

    Da pochi mesi, perché?

    Quella è la sua auto?, chiede Giulio, indicando la vettura marrone vicino al cadavere del medico.

    Sì…

    Come mai è venuto qui in borghese? Avrà ricevuto una chiamata, no?

    Chiamata? Emh, sì... certo.

    Da chi?

    Da un anonimo, annuncia l’agente, serio.

    Un anonimo? Forse il medico... peccato che è stato colpito brutalmente alla nuca. Credo sia morto per questo.

    Ma che... possiamo procedere all’arresto di Cicatrente?

    Non le basta aver eliminato già uno di quella famiglia?

    Come?

    Sono della zona e inoltre lavoro da molto più tempo di lei. Il signor Luigi Cicatrente, il fratello di Massimo e attuale cadavere, era stato accusato in passato di gestire un giro di droga molto vasto ma non siamo mai riusciti a incastrarlo.

    Che? Non la capisco…, l’agente indietreggia di qualche passo. Alcune gocce di sudore iniziano a rigargli la fronte.

    Lei ha ucciso quell’uomo e il medico che, evidentemente, stava per incastrarla. Ha colpito anche me... prima. Ma per sua sfortuna, sono ancora vivo. Non so Massimo chi ha provato a uccidere ma questo non la giustifica dal commettere un omicidio per vendetta. Ora, se vuole seguirmi, dovrebbe fare i conti con la giustizia.

    "Quel bastardo

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