Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Maurice Nédoncelle: La persona come reciprocità d’amore
Maurice Nédoncelle: La persona come reciprocità d’amore
Maurice Nédoncelle: La persona come reciprocità d’amore
Ebook286 pages4 hours

Maurice Nédoncelle: La persona come reciprocità d’amore

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Nel recente dibattito filosofico sta emergendo l’idea che le relazioni intersoggettive possono validamente essere considerate come il tratto costitutivo dell’umanità dell’uomo, della sua natura e identità. Tra i filosofi che, nel Novecento, hanno cercato di mettere a tema l’identità relazionale e intersoggettiva degli umani Maurice Nedoncelle, significativo protagonista del pensiero filosofico del XX secolo, è certamente un autore che offre rilevanti indicazioni per una comprensione della struttura relazionale della persona umana concretata in una dimensione compiutamente interpersonale ed espressa dalla categoria della reciprocità. Lo studio presenta la portata originale e feconda della prospettiva filosofica nédoncelliana, che riafferma l’inevitabilità del riferimento alla persona, significativamente colta nella relazione intersoggettiva come reciprocità d’amore.
LanguageItaliano
Release dateFeb 8, 2021
ISBN9788838250682
Maurice Nédoncelle: La persona come reciprocità d’amore

Read more from Calogero Caltagirone

Related to Maurice Nédoncelle

Related ebooks

Education Philosophy & Theory For You

View More

Related articles

Reviews for Maurice Nédoncelle

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Maurice Nédoncelle - Calogero Caltagirone

    CALOGERO CALTAGIRONE

    Maurice Nédoncelle

    La persona come reciprocità d’amore

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Volume pubblicato con il contributo

    della Libera Università Maria SS. Assunta di Roma

    Copyright © 2020 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Universale 2612-2812

    ISBN 978-88-3825-068-2

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838250682

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    INTRODUZIONE

    I. L’ORIZZONTE FILOSOFICO, LA VITA E LO SVILUPPO DEL PENSIERO

    1. Il contesto storico-esistenziale-filosofico e la vita

    2. Lo sviluppo del pensiero attraverso la produzione filosofica

    II. LA PERSONA COME PROSPETTIVA UNIVERSALE

    1. Dalla fenomenologia all’ontologia della persona

    2. La persona soggetto di relazioni in relazione

    3. La persona come luogo di articolazioni relazionali plurali

    III. LA PERSONA COME RECIPROCITÀ INTERSOGGETTIVA

    1. L’intersoggettività costitutivo dell’essere personale

    2. La reciprocità delle coscienze

    3. La comunione delle persone

    IV. LA PERSONA COME RECIPROCITÀ D’AMORE

    1. L’essenza dell’amore

    2. L’opera dell’amore

    3. Il valore dell’amore

    4. Le espressioni dell’amore

    V. PER UN COMINCIAMENTO INTERSOGGETTIVO NELLA RECIPROCITÀ D’AMORE

    BIBLIOGRAFIA

    INDICE DEI NOMI

    UNIVERSALE STUDIUM

    Calogero Caltagirone

    Maurice Nédoncelle

    La persona come reciprocità d’amore

    A Crispino Valenziano

    INTRODUZIONE

    Nel recente dibattito filosofico sta emergendo l’idea che le relazioni intersoggettive possono validamente essere considerate come il tratto costitutivo dell’umanità dell’uomo, della sua natura e identità. Considerando che l’apertura all’altro è una caratteristica fondamentale dell’essere umano, le diverse teoriche dell’intersoggettività orientano a comprendere la relazione con altri soggetti come dimensione istitutiva e costitutiva che fa parte della definizione dell’uomo. Nel costituire una questione antropologica centrale, la relazione si presenta, pertanto, come categoria fondamentale per la definizione e connotazione del profilo dell’umano concreto, che realizza se stesso nel momento in cui è in relazione con altro/altri.

    Tra i filosofi che, nel Novecento, hanno cercato di mettere a tema l’identità relazionale e intersoggettiva degli umani [1] , radicata nella reciprocità tra i soggetti, intesa come forma originaria della relazione interpersonale, Maurice Nédoncelle, significativo, ma ignorato, protagonista del pensiero filosofico del XX secolo, che ha operato nell’ambiente storico-culturale francese dall’inizio degli anni Trenta fino alla metà degli anni Settanta, è certamente un autore che offre rilevanti indicazioni per una comprensione della struttura relazionale della persona umana concretata in una dimensione compiutamente interpersonale ed espressa dalla categoria della reciprocità.

    Distinguendo tra reciprocità naturale, la quale è una fiducia iniziale che caratterizza la vita preriflessiva e si contraddistingue per una corrispondenza tra le coscienze, che egli chiama reciprocità delle coscienze, e reciprocità elettiva, la quale riguarda le relazioni autonomamente e liberamente scelte, nella forma di intenzioni che, superandosi, si liberano, Nédoncelle, contestualizzando storicamente la proposta personalista, privilegia il dinamismo personologico e comunionale dell’umano come forma ontologica fondamentale. Nel proporre una filosofia cristiana che si colloca nell’alveo del personalismo novecentesco, ma che, in effetti, se ne distanzia criticamente per la mancata condivisione tanto delle opzioni politiche quanto di una forse eccessiva semplificazione sul piano antropologico ed etico, Nédoncelle, attraverso la formulazione della reciprocità delle coscienze, contribuisce a chiarire la categoria della reciprocità, intesa come chiave euristica ed esplicativa della comprensione della interpersonalità umana.

    La nozione di reciprocità, infatti, qualifica l’impegno speculativo di Maurice Nédoncelle, il quale, pur non gradendo mai le etichette, ma riuscendogli difficile respingere quella del personalismo [2] , è il filosofo personalista francese meno conosciuto, tranne che per pochissimi addetti ai lavori, dal grande pubblico italiano. In realtà, egli è uno dei pensatori più originali e stimolanti del Novecento, perché ha sviluppato una riflessione filosofica volta a specificare la dimensione metafisica della persona, nel tramite del riconoscimento della coincidenza tra essere e amore, che costituisce il nucleo fondamentale della sua ontologia personalista. Per questo motivo, egli parte dalla prospettiva della intersoggettività, chiamata da lui reciprocità delle coscienze, che ancora attende di essere esplorata, esplicitata, e, diffusamente, conosciuta. La relativa ignoranza e non conoscenza di questo autore, infatti, potrebbe essere dovuta sia al carattere più accademico che divulgativo della sua produzione editoriale, sia al fatto che, tranne qualche eccezione, almeno nel panorama italiano, non esistono studi globali sul suo pensiero, sia perché, a differenza di quanto accaduto con altri autori personalisti, Nédoncelle non ha mai cercato un impegno sociale o politico diretto con il suo lavoro, essendosi concentrato sull’attività di ricerca e sulla didattica, sulla docenza e sulla formazione. Nondimeno, il suo pensiero, si distingue in modo originale da altre proposte personaliste per la sua volontà di compiere un’esplorazione approfondita dei nodi teoretici e pratici fondamentali della filosofia della persona, partendo dalla relazione tra amore e persona. Esso intende superare la concezione psicologica e descrittiva dell’essere personale, orientandola in senso metafisico e in prospettiva intersoggettiva, all’interno della quale l’amore si mostra come la forma propria delle relazioni interpersonali e come volontà di promozione dell’umano e delle sue relazioni. Ispirando diversi intellettuali cattolici del suo tempo, la sua proposta filosofica ha avuto anche un’influenza esemplare e significativa sulla configurazione dell’antropologia cristiana contemporanea, influenzando e alimentando profondamente, anche, l’orientamento personalista dei documenti conciliari, in modo particolare di Gaudium et spes, specialmente per ciò che concerne la persona e la comunità, come è accaduto per gran parte di altri autori personalisti francesi [3] .

    La portata originale e feconda della sua prospettiva filosofica, che riafferma l’inevitabilità del riferimento alla persona, in relazione al fatto che questa è il fondamento di una comprensione della realtà in grado di cogliere i suoi molteplici significati e aspetti, ricompresa e rimodulata, in rapporto alle istanze emergenti dell’attuale effettualità storico-culturale, potrebbe, pertanto, rivelarsi particolarmente indicativa e significativa per la determinazione di un pensare filosofico radicato nella imprescindibilità e intrascendibilità della realtà personale, significativamente colta nella reciprocità intersoggettiva. Specialmente, in un contesto, come quello odierno, in cui viene accreditata manifestamente e pervasivamente la plausibilità del paradigma immunitario, basato sull’esaltazione dell’impersonale [4] , il quale provoca la riduzione delle persone a oggetti neutri da manipolare strumentalmente, il filosofare di Nédoncelle, che opera, radicalmente, l’approfondimento del valore e dignità di essere e di agire della persona umana, intesa come categoriale ricomprendente, potrebbe contribuire a dire la verità e la ricchezza antropologica, colta nella sua strutturale relazionalità, la quale, esprimendosi nelle forme della reciprocità reciprocante tra le persone, dice veritativamente l’umano in pienezza.


    [1] Il diffondersi e lo svilupparsi delle idee di relazione, alterità e intersoggettività trovano un momento particolarmente significativo nelle filosofie che hanno preso forma tra la fine del XIX e la prima metà del XX. Queste idee acquistano una importanza crescente orientandosi verso una prospettiva intersoggettiva, che nel secolo XIX trova i suoi prodomi, in particolare, nelle filosofie di Jacobi, Hegel, Fichte, Feuerbach, Marx e negli ideali di fraternità e di solidarietà sociopolitiche, e nel secolo XX ha i suoi sviluppi ulteriori nelle correnti del pensiero dialogico, del personalismo, della fenomenologia, dell’esistenzialismo e nelle recenti teorie del riconoscimento. Cfr. L. Candioto - G. Pezzano, Filosofia delle relazioni. Il mondo sub specie transformationis, Il Melangolo, Genova 2019; M. Donà - F. Valagussa, Alterità e negazione, Inschibboleth, Roma 2019; N. Ghigi, L’alterità tra analogia e trascendenza. Una introduzione alla fenomenologia dell’intersoggettività in Edmund Husserl e Edith Stein, Carabba, Lanciano 2017; M. Buber - E. Lévinas - G. Marcel, Il mito della relazione, a cura di F. Riva, Castelvecchi, Roma 2016; L. Caputo, Coscienza e intersoggettività nella fenomenologia di Husserl, Pensa Multimedia, Lecce 2012; V. Costa, Alterità, il Mulino, Bologna 2011; M. Bucarelli - M. D’Ambra, Fenomenologia e personalismo, Nuova Cultura, Roma 2009; F. D’Andrea - A. De Simone - A. Pirni, L’io ulteriore. Identità, alterità e dialettica del riconoscimento, Morlacchi, Perugia 2005; A. Pugliese, La dimensione dell’intersoggettività. Fenomenologia dell’estraneo in Edmund Husserl, Mimesis, Milano-Udine 2004; Ead., Unicità e relazione. Intersoggettività, genesi e io puro in Husserl, Mimesis, Milano-Udine 2009.

    [2] Cfr. M. Nédoncelle, Maurice Blondel et les équivoques du personalisme, in «Teoresi», V (1950), p. 123.

    [3] «L’orientamento personalista dei documenti conciliari si è alimentata in gran parte facendo riferimento agli autori personalisti francesi come Mouroux, Lacroix, Mounier e dello stesso Nédoncelle». Á. García Cuadrado, Maurice Nédoncelle. El filósofo y su obra, http://arvo.nt/filosofia/maurice-nedoncelle-el-filosof/gmx-niv538-con112:«Concretamente, l’orientamento personalista di Nédoncelle è servito ai Padri conciliari per approfondire la nozione di persona e la sua costitutiva apertura agli altri». Ibid., nota 1. Cfr. P. Haubtman, La comunidad humana, en Y. Congar, (ed.), La Iglesia en el mundo de hoy. Comentarios a la Gaudium et spes II, Taurus, Madrid 1970, p. 328; Ph. Delhaye, Personalismo y Transcendencia en el actuar moral y social, in J.L. Illanes (dir.), Etica y Teología ante la crisis contemporánea. I Simposio Internacional de Teología, Universidad de Navarra, Eunsa, Pamplona 1980, pp. 49-86; M. Vincent, Les orientations personnalistes de Gaudium et Spes, Université Catholique Louvain ,Louvain 1981.

    [4] Cfr. R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Einaudi, Torino 2002; Id., Terza persona. Politiche della vita e filosofia dell’impersonale, Einaudi, Torino 2007; Id., Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica, Mimesis, Milano-Udine 2009; L. Bazzicalupo, Impersonale. In dialogo con Roberto Esposito, Mimesis, Milano-Udine 2008; D. D’Alessandro, L’impolitico e l’impersonale. Letture di Roberto Esposito, Morlacchi, Perugia 2010; E. Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’età globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009.

    I. L’ORIZZONTE FILOSOFICO, LA VITA E LO SVILUPPO DEL PENSIERO

    1. Il contesto storico-esistenziale-filosofico e la vita

    Maurice Gustave Nédoncelle è nato il 30 ottobre 1905 a Roubaix (Francia), figlio di un professore, Maurice, e di una letterata, Laurence Desbiens. L’ambiente di studio, di cultura e il mondo della ricerca e della docenza universitaria sono le costanti della sua vita di uomo, studioso e formatore. La sua formazione intellettuale prende forma e si sviluppa, principalmente, attorno a due centri: il seminario San Sulpice e l’università La Sorbona, all’interno dei quali si rende manifesto il suo spirito ordinato, metodico, disciplinato, al tempo stesso, accogliente, umano, ecumenicamente aperto alle relazioni con gli altri. Tale spirito si alimenta, grazie al consiglio dell’ abbé Pierre Legendre, il quale lo ha iniziato agli studi filosofici, con la lettura delle opere di Lucien Laberthonnière, il cui aspetto fondamentale della sua opera risiede nella enunciazione di una considerazione personalista della realtà, in quanto sottolinea l’aspetto personalista del realismo cristiano, in cui l’Assoluto è concepito come Dio-Persona che opera con potenza nel mondo, a differenza del realismo greco che lo comprende nella dimensione impersonale concependolo come l’idea somma, come Dio-Natura [1] . Si arricchisce con lo studio di Henry Bergson, la cui autorità intellettuale e l’originalità del suo pensiero hanno esercitato un notevole influsso sul pensiero cattolico francese dei primi del Novecento, e, in particolare, su Nédoncelle, il quale, oltre a provocargli «un atteggiamento di reazione verso lo scientismo e il positivismo di fine Ottocento», determina in lui «il desiderio di un riscatto dell’uomo dalla situazione di svilimento e di riduzione ad un livello di mera oggettualità naturale» [2] . Inoltre, da Bergson, Nédoncelle acquisisce il metodo dialettico che caratterizza la sua riflessione mediante il quale può tirare fuori da ogni circostanza un movimento verso la pienezza, in grado di riconciliare dimensione materiale e spirituale, l’unità dell’azione tra persona e mondo, coscienza e realtà, secondo l’ordine dell’intero [3] .

    Dal 1922 al 1926, è stato studente del seminario di San Sulpice di Parigi, nel quale ha ricevuto una forte influenza dalla teologia di Callon, da lui definito «teologo dell’agàpe» [4] , grazie alla quale ha coltivato l’intenzione di elaborare una filosofia cristiana, incentrata sul tema dell’amore. In questi primi anni di formazione egli scopre, anche se originariamente influenzato dall’idealismo, lo sfondo metafisico, che gli offre rigore e profondità per la sua riflessione filosofica, lo caratterizza e lo specifica in rapporto agli altri personalisti, e il significato e valore del metodo riflessivo per la costruzione della sua prospettiva personalista, che lo rende particolarmente attento a prendere in considerazione la dimensione concreta e vocazionale della realtà personale. Sulla base di queste intuizioni iniziali, Nédoncelle ha ampliato i suoi studi filosofici frequentando l’università La Sorbona, dove ha incontrato, tra gli altri, Louis Lavelle, al quale ha presentato il manoscritto della sua tesi di dottorato, per essere pubblicata, e Jean Narbert, allora Direttore della Biblioteca Victor Cousin di Parigi, con il quale ha scambiato impressioni intorno al rinnovamento della filosofia in Francia.

    Nel 1928, ha conseguito la licenza in filosofia e, l’anno successivo, il diploma di studi superiori, con una tesi su La conscience psychologique d’après Hamilton, che gli ha aperto la strada per lo studio della filosofia inglese del XIX secolo, intendendo approfondire in particolare l’idealismo britannico, dedicando specificamente la sua attenzione a Francis H. Bradley, Bernard Bosanquet, John Ellis McTaggart, assieme a George Edward Moore, Alfred North Whitehead e Felix Alexander [5] . In quegli anni è entrato in contatto, anche, con Léon Brunschvicg, suo professore alla Sorbona, che ha esercitato un’influenza decisiva sulla sua prima formazione filosofica. Tale incontro lo ha messo nelle condizioni di sviluppare le proprie riflessioni, in opposizione al maestro, dettate da una particolare contestazione di fondo determinata dal rifiuto nédoncelliano dell’idealismo intransigente immanentista e intellettualista, in quanto interessato a una forma di filosofare orientata ad approfondire sempre l’aspetto personale dell’esistenza. Inoltre, la lettura di Maurice Blondel, al quale ha dedicato molti saggi, essendo affascinato dal metodo blondelliano e dal suo mettere al centro il tema della persona [6] , gli consente di acquisire oltre che una dimensione speculativa anche una dimensione pragmatica che lo ha condotto a scorgere nell’azione e nell’amore il significato pieno della realizzazione della persona, mediante l’integrazione degli ordini dell’essere, della percezione, dell’ontologia e del valore.

    Nel 1930 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale, un evento particolarmente significativo non solo per la sua esistenza personale di credente, ma anche per la sua qualità di studioso e per l’impianto generale del suo filosofare. Successivamente ha studiato all’università di Lille, dove nel 1935 ha conseguito il dottorato in Lettere, con una tesi su La pensée religieuse di Friedrich von Hügel [7] , nei confronti del quale egli aveva una simpatia particolare, ottenendo, tra l’altro, la menzione très honorable e ricevendo il Premio Victor Delbos dell’Accademia di scienze morali e politiche.

    La pubblicazione del Manifesto al servizio del personalismo di Emmanuel Mounier, pur trovandolo disposto a sintonizzarsi con le preoccupazioni intellettuali contenute in esso, non ha particolarmente entusiasmato Nédoncelle, il quale non ha mai aderito al movimento Esprit perché non riteneva di identificarsi con le sue posizioni sociali, rimarcando in seguito la sua differenza e specificità speculativa.

    Tra il 1930 e il 1945 Nédoncelle è stato professore di filosofia presso il Collége Albert-de-Mun a Nogent-sur-Marne (Seine) e tra il 1943 e il 1945 nella Facoltà di Lettere di Lille, maturando e conservando profonde amicizie e trovando profonde consonanze tra la sua filosofia della relazione intersoggettiva e le ricerche interdisciplinari che si svolgevano in tale Facoltà.

    Nel 1943 ha presentato alla Sorbona la tesi di dottorato intitolata La reciprocité des conciences [8] , realizzata sotto la direzione di René Le Senne, la quale, rappresentando un’opera innovatrice per l’epoca, costituisce il manifesto della filosofia di Nédoncelle. In quest’opera viene esplicitato l’interesse per la relazione concreta, che assume, nel personalismo dell’autore, la dimensione stessa dell’amore, la quale si determina nella messa a tema delle realtà della intersoggettività e della reciprocità interpersonale. Durante questo periodo Nédoncelle studia la filosofia dei valori di Max Scheler, al quale ha dedicato uno dei suoi primi articoli [9] , in cui, attratto dalla metafisica scheleriana, presenta L’essenza e le forme della simpatia [10] . Rappresentando per lui una grande rivelazione, quest’opera lo ha guidato alla comprensione della prospettiva personalistica del filosofo tedesco, sviluppata all’interno dell’orizzonte della fenomenologia della vita affettiva e della teoria dei valori, e lo ha, anche, condotto a utilizzare la fenomenologia come situazione metodologica per il suo personalismo, maturando la convinzione che non si può conoscere un’altra persona per il tramite di un ragionamento per analogia, ma in virtù di una sua apertura che raggiunge il grado più elevato della reciprocità delle coscienze. Inoltre, nello stesso periodo, approfondisce lo spiritualismo inglese del diciannovesimo secolo [11] , dedicandosi specialmente allo studio di John Henry Newman, che, influendo sulla formazione delle sue idee filosofiche, costituisce per lui una fonte di ispirazione costante, sebbene dichiari che abbia acquisito una specifica consapevolezza di tale influenza solo tardivamente [12] . Inoltre, ha conseguito, anche, nel 1946, il dottorato in teologia all’Università di Strasburgo con una tesi sulla filosofia religiosa di Newman [13] , del quale nel 1939 aveva commentato l’ Apologia pro vita sua, tradotta in francese da Delimoges Michelin, ottenendo il premio Longloix dell’Accademia di Francia e divenendo uno dei maggiori conoscitori e interpreti dell’opera del cardinale inglese e degli spiritualisti inglesi del XIX secolo.

    La ricerca filosofica e teologica, l’insegnamento universitario e l’attività di conferenziere costituiscono le occupazioni principali della vita accademica di Nédoncelle. Infatti, dal 1945, anno in cui è stato nominato maître de conférences e nel quale ha cominciato la sua collaborazione ai «Cahier de la Nouvelle Journée», fino al 1975, è stato professore di Teologia cattolica nella Facoltà di Scienze umane dell’Università di Strasburgo, nella quale, oltre a riportare all’esistenza, nel 1945, la «Revue des sciences religieuses», la cui pubblicazione era stata interrotta durante gli anni della guerra, assumendone l’incarico di dirigerne la redazione per circa dieci anni, è stato, anche, decano dal 1956 al 1965, organizzando nel 1959, il Troisième cycle d’étude, e fondando, nel 1962, il Centre de pédagogie religieuse, che ha attirato un gran numero di studenti provenienti, specialmente, dall’estero. Inoltre, si è occupato dell’opera del Séminaire International, affidato, nel 1969, ai Padri dell’Oratorio. Anche il Centro di Studi Filosofici di Gallarate, in Italia, lo ha avuto come collaboratore assiduo e animatore permanente, specialmente durante la celebrazione dei Convegni annuali.

    Negli ultimi anni della sua vita, durante i quali egli si è concentrato esclusivamente sui suoi impegni di docente e di ricercatore, ha ricevuto diversi riconoscimenti tra i quali il Dottorato Honoris Causae dell’Università di Lovanio, per la sua attività filosofica e teologica; le nomine a Prelato di Sua Santità, ad Ufficiale dell’Ordine Nazionale della Legione d’Onore; a Membro collaboratore dell’Accademia di scienze morali e politiche, a Membro corrispondente dell’Istituto di Francia e a presidente dell’associazione dei professori di filosofia delle università cattoliche di Francia e della Societé strasbourgeoise de philosophie.

    È morto, dopo alcuni mesi di malattia, a Strasburgo il 27 novembre 1976, all’età di 71 anni, lasciando un grande esempio di semplicità e di amicizia, attenzione e delicatezza nei confronti dei problemi delle persone, tanto da far considerare la sua produzione editoriale una consegna esteriore del panorama interiore del suo spirito trasparente, sincero e comunicativo [14] .


    [1] Cfr. L. Laberthonnière, Le réalisme chrétien et l’idéalism grec, Alcan, Paris 1901. A giudizio di Nédoncelle, «il Padre Laberthonnière teneva i suoi occhi sugli oggetti e sulle esigenze della fede. Egli ripeteva senza sosta una frase di San Giustino [...]: c’è una filosofia propria al cristianesimo ed è la sola che un cristiano possa accettare. Il personalismo del Padre Laberthonnière era inseparabile dalla grazia per la quale Dio ci dona a noi stessi. [...]. Con l’opposizione tra realismo cristiano e idealismo greco, Laberthonnière voleva sostituire la realtà di Dio e delle creature all’assoluto impersonale delle idee». M. Nédoncelle, La philosophie, in Aa.Vv., Cinquante ans de pensée catholique française, Arthème Fayard, Paris 1955, p. 87.

    [2] M. Amadini, Ontologia della reciprocità e riflessione pedagogica. Saggio sulla filosofia dell’amore di Maurice Nédoncelle, Vita e Pensiero, Milano 2001, p. 10.

    [3] Cfr. M. Nédoncelle, Quelque aspects de la causalité chez Bergson, in Bergson et nous. Actes du congrès des sociétes de philosophie de langue française, A. Colin, Paris 1959, pp. 255-260, Cfr. anche, M. Nédoncelle, Quelque aspects de la causalité chez Bergson, in Id., Explorations personnalistes, Aubier Montaigne, Paris 1970, pp. 243-249.

    [4] M. Nédoncelle, Nota autobiografica sulle influenze ricevute, in C. Valenziano, Introduzione alla filosofia dell’amore di Maurice Nédoncelle. Excerpta ex dissertatione ad lauream in facultate philosophica Pontificiae Universitatis Gregorianae, aa. 1960-61, Università Gregoriana, Roma 1965, p. 80.

    [5] Cfr. M. Nédoncelle, La philosophie religieuse en Grande-Bretagne de 1850 à nos jours, Bloud & Gay, Paris 1934.

    [6] Cfr. M. Nédoncelle, La philosophie religieuse de Maurice Blondel, in «Sens chrétien», 1 (1939), pp. 103-108; Id., Maurice Blondel et les équivoques du personalisme, in «Teoresi», 1 (1950), pp. 123-132; Id., La philosophie de l’action et les philosophes de

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1