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Un istitutrice ribelle: Harmony History
Un istitutrice ribelle: Harmony History
Un istitutrice ribelle: Harmony History
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Un istitutrice ribelle: Harmony History

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The Yelverton Marriages 3
Inghilterra, 1813
Per Miss Viola Yelverton è sempre più difficile celare l'attrazione che prova per il suo affascinante datore di lavoro, Sir Harry Marbeck. Ma quale alternativa può avere? Confessare i propri sentimenti è fuori discussione, e i suoi giorni da giovane ribelle innamorata della vita sono finiti da tempo, sepolti sotto gli abiti grigi che si costringe a indossare in qualità di istitutrice. Per fortuna, prendersi cura dei tre nipoti di Sir Harry è un'occupazione sufficiente a distrarla da certi pensieri, almeno quando lui non è nella stessa stanza. Ma un momento di difficoltà la costringe a stargli accanto tutta la notte, e in quelle lunghe ore di vicinanza Viola gli mostra quel lato segreto del suo essere che lui non può fare a meno di trovare attraente e desiderabile...
LanguageItaliano
Release dateFeb 19, 2021
ISBN9788830525030
Un istitutrice ribelle: Harmony History
Author

Elizabeth Beacon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Un istitutrice ribelle - Elizabeth Beacon

    successivo.

    1

    Marzo 1813

    «Come sta Emma?» domandò Sir Harry Marbeck all'insegnante che si occupava delle allieve più giovani nella scuola di Miss Thibett. Dentro di sé, pensava che era una fortuna che quel colloquio privato si svolgesse in giardino, in una giornata primaverile troppo fredda per pensare a qualcosa di inappropriato.

    Anche se forse Miss Yelverton non avrebbe incoraggiato niente di simile a prescindere dalle condizioni climatiche, a giudicare dalla cuffia severa e dall'abito scialbo. Meglio non pensare di infrangere le regole, con lei. Già così, aveva l'aria che le avessero chiesto di incontrare una tigre affamata nel giardino della direttrice, anziché un baronetto in lutto. Meglio non confermare i suoi peggiori sospetti chiedendosi come sarebbe stato togliere strato dopo strato quegli indumenti per scoprire la donna vera che c'era al di sotto.

    Solo che non era facile, dopo aver visto i sogni e le promesse, nei suoi occhi azzurri, quando i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta e a Harry era sembrato che anche lei trattenesse il respiro.

    Era uscita di fretta dagli alloggi privati di Miss Thibett, ansiosa di liberarsi al più presto di quell'interruzione alla sua giornata lavorativa, poi si era bloccata e l'aveva fissato con espressione sbalordita. C'era voluto solo un istante perché innalzasse di nuovo le proprie difese, ma lui vedeva ancora una giovane donna piena di desiderio, dietro la facciata rigida, e non riusciva a togliersela dalla mente. Quella donna credeva davvero che un abito dimesso e dei modi rigidi potessero ingannare un uomo dal sangue caldo?

    Be', si illudeva, se pensava che la sua figura sottile e i magnetici occhi azzurri diventassero invisibili solo per quello. Harry, però, doveva considerarla solo come uno dei tanti compiti che doveva affrontare per assicurare cure e sicurezza ai suoi tre pupilli. Forse avrebbe dovuto cercare un'altra istitutrice. Poteva scusarsi per il disturbo e andarsene.

    «Emma sta bene, ma è sconvolta per la perdita dei genitori» rispose Miss Yelverton con cautela, come se soppesasse ogni parola. «Si è sentita molto rassicurata dalla vostra lettera, in cui dicevate che sareste venuto appena possibile.»

    Qualcosa gli diceva che teneva davvero a Emma, quindi forse ciò che voleva la maggiore dei suoi pupilli poteva funzionare, se avesse mantenuto le distanze da quella donna, come di certo avrebbe fatto lei.

    Aveva ancora in tasca la lettera bagnata di lacrime in cui Emma scriveva di volere che Miss Yelverton rimanesse nella sua vita. Harry sapeva che in quel momento aveva bisogno di sicurezza, e avrebbe fatto tutto quello che poteva per renderla felice. Se doveva mettere da parte i dubbi e cercare di convincere quella giovane donna che il suo futuro era a Chantry Old Hall, con lui e la sua famiglia inaspettata di tre pupilli e una zia zitella, era quello che avrebbe fatto.

    Sentì salire alle labbra un mesto sorriso al pensiero di Miss Tamara Marbeck, sorella minore del poco compianto padre. Si era presentata alla sua porta con una montagna di bagagli il giorno dopo aver avuto la triste notizia della morte del nipote Christian e di sua moglie Jane. Aveva lanciato un'occhiata torva a Harry, come se fosse tutta colpa sua, poi aveva ammesso che forse l'aveva trascurato, da giovane, ma che non avrebbe permesso che la nuova generazione dei Marbeck venisse cresciuta da uomini convinti di saperne più degli altri, quando spesso non era così.

    «Immagino che i funerali abbiano già avuto luogo» osservò Miss Yelverton, come se avesse cercato le parole giuste, durante il silenzio protratto, mentre Harry combatteva contro i propri demoni.

    Lui non poté fare altro che annuire, perché non c'erano parole per esprimere lo strazio che aveva provato alla vista delle due bare, nella stessa chiesa in cui il cugino Christian e Jane si erano sposati con tanta gioia. Ora Chris riposava per l'eternità accanto alla moglie, e Harry aveva la responsabilità di tre giovani orfani. Nessuno era meno adatto di lui, al compito, ma in qualche modo doveva cavarsela fino a quando i figli di Chris non fossero stati abbastanza grandi da prendere in mano la propria vita.

    «Sono grata che non abbiate mandato a chiamare Emma appena accaduta la disgrazia» riprese Miss Yelverton. «Non mi è mai sembrato giusto che i bambini debbano essere esposti in prima fila, dopo la perdita di un genitore, tanto meno di due.» Sembrava a disagio, come se si aspettasse che lui contribuisse alla sua parte di conversazione.

    «Ho cercato di risparmiare ai figli di mio cugino sia questo sia i pettegolezzi che ne sono seguiti» replicò lui con una smorfia, pensando alle persone che speculavano sul dolore altrui.

    «Capisco, ma perché avete chiesto di vedermi in privato, Sir Harry?»

    Non era stato facile convincere la direttrice della scuola che sarebbe stato nel miglior interesse di Emma, se Miss Yelverton l'avesse accompagnata nel suo ritorno a casa, anche se così Miss Thibett avrebbe perso una valida insegnante a metà dell'anno scolastico.

    «Ammetto di essere sorpresa che Miss Thibett abbia autorizzato questo incontro. Voi e io non ci siamo mai incontrati, prima, e non abbiamo niente in comune, se non la vostra pupilla» aggiunse Miss Yelverton, incontrando il suo sguardo senza alcuna titubanza.

    «Sapevate che il mio compianto cugino e sua moglie hanno mandato qui Emma per sottrarla al ruolo di sorella maggiore a tempo pieno, se fosse rimasta a casa?» le chiese Harry.

    Stranamente, si trovava in difficoltà a esprimersi proprio quando sarebbe dovuto essere diretto e convincente. Non aveva mai avuto problemi a trovare le parole giuste, con le donne, ma Miss Yelverton aveva il potere di farlo sentire insicuro come uno scolaretto. Certo, era molto diversa dall'immagine che si era fatto di lei, ma Harry aveva incontrato un'infinità di belle donne senza sentirsi spiazzato. Eppure, quella giovane che si fingeva più vecchia e meno attraente di quanto fosse, aveva suscitato in lui un miscuglio di desiderio e confusione.

    No, si disse. Non doveva considerarla una giovane donna, ma solo una potenziale istitutrice per Emma.

    Cercò di recuperare il fascino distaccato per cui andava famoso, ma tutto quello che gli veniva in mente sembrava fuori luogo, con quella giovane donna sensuale e innocente. Così rimase in silenzio, rischiando che se ne andasse prima che lui riuscisse a convincerla di aver bisogno del suo aiuto per ricostruire le vite spezzate di tre bambini innocenti.

    «Sì» rispose Miss Yelverton, «me lo spiegò Miss Thibett quando Emma entrò a far parte della mia classe. Mi chiedevo perché una giovinetta evidentemente amata fosse stata mandata lontano da casa» aggiunse, osservando Harry con espressione guardinga.

    Il sole uscì da una nuvola e illuminò un ricciolo dorato sfuggito alla cuffia severa. Harry avrebbe voluto toccarlo, per sentire se fosse morbido e pieno di vita come sembrava. Quella donna non si rendeva conto che nascondendo il resto del volto sotto quella cuffia candida e priva di ornamenti non faceva che mettere in risalto la pienezza della bocca, tentandolo a strapparle un bacio prima che lei realizzasse cosa aveva fatto?

    Dannazione, ecco che ora fantasticava di baciarla! Non era quello il motivo per cui si trovava lì... Perché, allora? Ah, sì, Emma, ??era l'unica cosa che contava. Era arrivato il momento di darsi da fare per esaudire il desiderio della sua pupilla.

    «Emma ha sempre preso troppo sul serio le proprie responsabilità di sorella maggiore, e il fratello e la sorella danno per scontate la sua dolcezza e la sua pazienza. Quando mio cugino e sua moglie decisero di mandarla qui, sapevo che era per il meglio... ma ora...» Harry si interruppe, lottando per trovare il modo di descrivere la catastrofe che aveva travolto la vita dei bambini e la sua. «Questa tragedia cambia tutto» concluse.

    Finalmente colse un lampo di compassione nei freddi occhi azzurri di Miss Yelverton. Erano come il limpido cielo primaverile sopra di loro: caldi e pericolosamente invitanti per un uomo che, pur non mostrandolo, aveva bisogno di conforto, dopo un colpo così crudele.

    «Emma stava cominciando a sbocciare come i suoi genitori speravano, anche se credo che le mancasse la famiglia più di quanto non volesse ammettere» continuò Miss Yelverton, come se stesse valutando le sue capacità di tutore e lo trovasse carente.

    Harry poteva solo ringraziare la pessima fama che si era divertito a costruirsi, dapprima per sfidare il padre, poi perché si era sentito alla deriva, dopo la morte del vecchio. Vino, donne e divertimenti avevano colmato il vuoto della sua vita, finché la morte di Chris e Jane non ne aveva scavato uno che niente poteva riempire.

    Non poteva dire che gli mancasse il padre, ma non c'era più nessuno da sfidare, ed era stata l'unica certezza, nella sua vita giovanile. Poteva sempre contare sul fatto che Sir Alfred Marbeck sarebbe stato disgustato dal suo unico figlio anche quando non faceva niente di sbagliato, quindi perché non farlo? Ma non era il momento di pensare a questo. Dato che lui stesso dubitava di essere l'uomo giusto per allevare tre orfani, non poteva biasimare Miss Yelverton, se lo pensava anche lei.

    «Mio cugino e sua moglie hanno messo l'interesse di Emma davanti al loro, e sentivano terribilmente la sua mancanza» spiegò, leggermente sulla difensiva, e provò una fitta di dolore nel parlare al passato di due persone care che non c'erano più. «Erano i migliori genitori che abbia mai conosciuto, nonostante la singolare decisione di affidarmi la responsabilità dei loro figli, nel caso fosse successo qualcosa.»

    «Allora sarà vostro compito dimostrare che avevano ragione, non credete?» ribatté Miss Yelverton, come se volesse che lui si dimostrasse all'altezza di due genitori esemplari come Chris e Jane.

    Quella donna doveva possedere una volontà d'acciaio, si disse Harry, e i bambini ne avevano bisogno, in quel momento critico. Lui non poteva comportarsi da genitore severo. Suo padre era stato un uomo inflessibile, e lui aveva giurato che non avrebbe seguito le sue orme quando era ancora bambino. Probabilmente il vecchio si sarebbe rivoltato nella tomba, sapendo che avevano affidato a lui i figli del cugino, quando gli aveva sempre predetto una brutta fine. «Confido nel vostro aiuto in questo difficile compito, Miss Yelverton» affermò quindi.

    «Il mio aiuto?» ripeté lei, visibilmente sconcertata. «In che modo potrei aiutarvi?»

    «Siete nella condizione ideale per diventare l'istitutrice dei miei pupilli» le spiegò Harry, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

    «Come?» Sembrava che Miss Yelverton non potesse credere alle proprie orecchie. «Perché dovrei accettare un simile incarico?»

    Se non altro non era stato un rifiuto repentino, ma forse quello sarebbe arrivato dopo. Harry non riuscì a trattenersi dal provocarla. «Sono sicuro che Miss Thibett me l'avrebbe detto, se foste dura d'orecchio o di comprendonio.» Per un istante pensò che lei stesse per dimenticare la propria dignità di insegnante e gli dicesse esattamente ciò che pensava di lui. I suoi occhi azzurri, che fino a un momento prima gli erano sembrati pieni di calore e di compassione, lanciavano dardi.

    Meglio andarsene e lasciarla perdere, si disse. Dimenticare l'idea assurda di prendere in casa quella giovane donna stuzzicante perché insegnasse a tre pargoli innocenti, o a una giovinetta innocente e a due diavoletti, a voler essere precisi. Rabbrividì all'idea che Lucy e Bram potessero seguire le sue orme, un giorno. Se voleva rimediare alla situazione, avrebbe dovuto tirar fuori un piccolo miracolo, ora. Miss Yelverton lo stava fissando come se non riuscisse a immaginare perché non l'avessero rinchiuso da tempo in manicomio per proteggere il resto dell'umanità.

    «Vi faccio le mie scuse, ma'am. A volte dico cose fuori luogo. È un difetto che dovrete correggere anche nei più giovani dei miei pupilli, temo, prima che imparino dal mio cattivo esempio. Credo sia una bella sfida, per una brava insegnante, fare un po' di fatica, all'inizio, per poi prendere la strada giusta.»

    «Vi sembrerà strano, ma non è affatto così, per me» replicò lei in tono severo.

    Mmh... Possibile che non si rendesse conto che si stava divertendo a provocarla? Nel riflesso della finestra dello studio di Miss Thibett, alle spalle di Miss Yelverton, la vide stringere i pugni dietro la schiena e si chiese che cosa avrebbe pensato, la direttrice, di un gesto così rivelatore, se avesse distolto lo sguardo dalle sue lettere. Il mento sollevato e i denti serrati dicevano che la giovane insegnante era furiosa, anche se solo lui poteva vedere la tempesta, nei suoi occhi. Se rivelava i propri veri sentimenti così facilmente, forse non era l'istitutrice ideale, dopotutto, ma Emma voleva lei, e ciò bastava. Per il suo bene, Harry avrebbe smosso cielo e terra pur di portare Miss Yelverton a Chantry Old Hall con tutti loro.

    «Credo che dovreste ripensarci» dichiarò. «Emma vi è molto affezionata.» Fece una pausa, lasciando che l'affermazione andasse a segno. Parve funzionare, perché la vide aggrottare la fronte e poi ammorbidirsi, come se pensasse alla giovinetta che senza dubbio doveva aver già confidato la propria disperazione all'unica persona su cui poteva contare. «Io sarei un pessimo esempio per tre giovani innocenti. Immaginate come sarebbe la loro vita, se non accetterete di indirizzarli verso una migliore della mia.»

    Harry si pentì subito di quelle parole, perché la sua preoccupazione di poter traviare i figli di Chris suonava ridicola alle sue stesse orecchie. Maledizione a quella donna, che lo faceva sentire così sciocco da fargli perdere la capacità di ottenere ciò che voleva, dalle esponenti del genere femminile. E maledizione a lui, per aver trovato l'unica donna che gli dava filo da torcere nel momento sbagliato.

    «Un'istitutrice non può essere un rimedio al cattivo comportamento del suo datore di lavoro, Sir Henry» affermò in tono altezzoso, poi parve sconcertata dal cipiglio che gli si era disegnato in volto, sentendosi chiamare con il nome di battesimo che aveva sempre detestato.

    Harry cercò di controllare quella reazione istintiva distendendo i tratti del volto e stringendosi nelle spalle. «Il mio defunto padre era l'unico a chiamarmi così» ammise controvoglia. Di certo anche lei aveva sentito parlare degli aspri scontri tra padre e figlio, non appena Harry aveva avuto l'età per ribellarsi all'autoritarismo del vecchio parruccone.

    «Continuo a pensare di non poter rimediare agli errori che voi non dovreste provocare, prima di tutto. D'ora in poi il benessere dei vostri pupilli dovrebbe essere la vostra prima preoccupazione, Sir Harry.»

    Il tono di Miss Yelverton era ancora severo, ma se non altro non aveva usato il nome con cui era stato battezzato. «Allora fatelo per Emma. So che le volete bene, perché è sempre stata una bambina adorabile, fin da quando ha aperto gli occhi su questo vecchio mondo crudele.»

    La fissò direttamente negli occhi, sfidandola a contraddirlo. Sperava che leggesse nel suo sguardo quanto teneva a Emma e agli altri due mocciosi, anche se lo stava guardando come un coniglio braccato da una volpe. Non era abituato a mostrare i suoi veri sentimenti, tanto meno a una perfetta sconosciuta, per cui sperava che un giorno i suoi pupilli gliene sarebbero stati grati. No, si corresse. Non voleva che tra lui e i figli di Chris e Jane ci fossero lo stesso risentimento e il senso di colpa che l'avevano legato al padre. Voleva il meglio, per loro, ed era ora che usasse il suo fascino per convincere Miss Yelverton a darglielo.

    2

    Viola ricordò a se stessa che era un'insegnante e che, come tale, si supponeva fosse abituata a mantenere la calma, ma Sir Harry Marbeck la metteva alla prova peggio di un'intera classe di scolare irrequiete. Oltretutto aveva ragione, dannazione a lui. Era affezionata a Emma Marbeck, ed era stata preoccupata per il suo futuro ancor prima di conoscere il suo tutore. Senza i genitori che l'amavano teneramente, come poteva, una giovinetta dal carattere così dolce, fiorire nell'ambiente che un uomo come Sir Harry Marbeck avrebbe creato intorno ai tre pupilli indifesi? Rabbrividì al pensiero del genere di amici che avrebbe invitato in casa.

    Per non parlare delle donne dissolute... Si diceva che fosse dedito a tutti i passatempi scandalosi ai quali Viola non voleva nemmeno pensare, e che la sua ultima fiamma fosse la donna più sensuale che rallegrasse da tempo le serate del bel mondo. Naturalmente Miss Thibett non incoraggiava i pettegolezzi, ma le prodezze dei libertini come Sir Harry Marbeck raggiungevano anche i luoghi più isolati. E adesso che era venuto di persona, Viola non desiderava altro che se ne andasse, per poter tornare alla propria vita tranquilla e appagante, e dimenticare tutto, di lui.

    Così trasse un paio di respiri profondi e cercò di ricomporsi. Di persona, Sir Harry Marbeck era ancor peggio di come sussurravano furtivamente le altre insegnanti della scuola, ridacchiando dei suoi ultimi scandali. Era molto più attraente, più affascinante e più pericolosamente virile.

    Viola si era chiesta come riuscisse sempre a farla franca, senza essere estromesso dalla buona società. Ora che l'aveva incontrato, poteva dire che era il modo in cui rideva con gli occhi, insinuandosi nelle difese di una donna determinata a resistergli, fino a farle desiderare di ricambiare il sorriso come un'idiota.

    Perlomeno con lei c'era riuscito. No, si corresse, non del tutto, e non l'avrebbe mai fatto, se lei non avesse ceduto a quel suo folle piano. Sir Harry Marbeck non sarebbe riuscito a piegarla alla sua volontà prendendola a vivere sotto il suo tetto solo perché diventasse lo zimbello dei suoi amici perversi. E tutte le amanti che gli attribuivano non avrebbero riso del suo abbigliamento dimesso, in

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