Tutti i colori dell'amore
By Rita Herron
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Tutti i colori dell'amore - Rita Herron
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His-and-Hers Twins
Harlequin American Romance
© 2000 Rita B. Herron
Traduzione di Maura Arduini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-528-3
Frontespizio. «Tutti i colori dell'amore» di Herron Rita1
«Quella casa è sotto una cattiva stella» sospirò Paige Watkins al telefono.
«Perché?» domandò stupita Amelia, la sua migliore amica, dall’altra parte del filo.
«Perché l’ha presa in affitto un altro padre single. Ecco perché.»
«La casa di Eric?»
Paige fece una smorfia. «Già.»
«Ed è notevole come lui?»
«Non lo so e non voglio saperlo» rispose lei alzando gli occhi al cielo.
Amelia rise. «Ho proprio qui l’indirizzo di un buon analista...»
«Non mi serve un analista!» sbuffò lei.
«Ascolta, Paige, solo perché Eric è tornato dalla moglie non significa che tu debba chiudere con gli uomini, no?»
«Certo. Ma sarebbe stupido ripetere due volte lo stesso errore. E poi non ho ancora superato il trauma per quello che è successo con il piccolo Joey.»
«Non è stata colpa tua, Paige. I bambini sono sempre imprevedibili.»
«Sì, ma se quella macchina l’avesse investito...» Rabbrividì di nuovo al ricordo. «Non voglio la responsabilità di un bambino. Specialmente se non è il mio. Solo l’idea mi spaventa.»
«Ma... come fai a sapere che il nuovo vicino ha dei figli?»
«Me l’ha detto la signora Spivy, che vive nella casa accanto.» Nessuno, più della signora Spivy, conosceva vita, morte e miracoli degli abitanti del quartiere, compresi gli ultimi arrivati. «Gli ha portato una torta come benvenuto da parte dei vicini.»
«Buona idea» approvò Amelia. «Perché non prepari la tua deliziosa mousse di cioccolato e non gliela porti anche tu, tanto per cementare l’amicizia?»
«No, grazie.»
L’altra rise. «Lo farei io, se le cose con Derrick non andassero a gonfie vele...»
«Ah, davvero?» domandò Paige, felice di cambiare argomento.
«Oh, lui è... perfetto» rispose Amelia con voce sognante. «Mi meraviglia che tu non abbia voluto tenerlo per te.»
«Derrick e io ci conosciamo dalle elementari» le assicurò l’amica. «E tra noi non è mai scoccata la famosa scintilla.»
«Meno male, perché per me invece potrebbe proprio essere l’uomo giusto.»
«Sei la solita romantica...» Paige rise e scrollò la testa. Quindi promise di richiamarla più tardi, perché doveva correre a consegnare, casa per casa, i volantini dell’imminente riunione di quartiere. Una serie di atti vandalici, infatti, aveva convinto i vicini a riunirsi per discutere delle contromisure da prendere.
Naturalmente era felice per Amelia, pensò la ragazza uscendo. Ma lei, per il momento, agli uomini non voleva proprio pensare. Meglio concentrarsi sul lavoro, come le aveva suggerito sua madre. Avrebbe preso il diploma di figurinista, avrebbe viaggiato, si sarebbe fatta conoscere e alla fine il suo marchio avrebbe sfondato in tutto il mondo.
Con questi pensieri in mente percorse a passo spedito ogni strada del quartiere, adagiato su una collina a pochi chilometri dal centro di Atlanta, e infilò un volantino in ciascuna buca delle lettere.
Aveva quasi completato il giro, quando notò due gemelle con i codini sulla sommità della testa, che portavano a spasso un cane evidentemente sovrappeso, trascinandosi dietro un piccolo carretto rosso. O forse era il cane a portare a spasso loro. Le bambine dimostravano al massimo cinque anni e indossavano la tuta, una gialla e una blu.
Ma dov’erano i genitori?
Non sono fatti tuoi, Paige. Lei, di bambini non ne aveva, grazie al cielo.
E, comunque, quello era un quartiere tranquillo, in generale, a parte gli ultimi episodi di vandalismo...
Girò l’angolo della strada e vide le bambine ferme vicino a un palo del telefono. Una cercava di trattenere il cane che abbaiava contro un piccione, l’altra aveva preso dal carretto un foglio e tentava di inchiodarlo al palo, armata di martello. Una vendita di giornalini usati in garage, pensò lei.
Il cane abbaiò, e una folata di vento sfilò il foglio dalle mani della bambina.
«Prendilo!» gridò la sorella.
«Ve lo prendo io!» intervenne la ragazza, mentre l’istinto materno prendeva il sopravvento. «Non si corre in mezzo alla strada!»
Il cane drizzò le orecchie e abbaiò, poi incominciò a tirare. La bambina in tuta gialla tenne forte il guinzaglio e cercò di trattenerlo, l’altra provò ad aiutarla e perse l’equilibrio. Rotolarono entrambe sull’animale, in un groviglio indistinto di braccia e gambe.
Ridendo, Paige prese il foglietto e lo guardò. Le parole, un po’ incerte, erano scritte con la matita rossa...
CERCA SI MOGLE E MAMMA
pronta oggi
per bellisimo Papi e dorabili gemelle
deve amare glli animali e cucinre dolci al cioccholato
Zeke Blalock 555-1200
Studiò le gemelle con attenzione mentre si rialzavano. Avevano i capelli rossi, gli occhi verdi e il nasino coperto di lentiggini: veramente adorabili! Restituì loro il foglietto. «Credo che questo sia vostro.»
«Sì, ma puoi tenerlo» rispose quella in tuta gialla, con un sorriso speranzoso.
Sua sorella arricciò il naso. «Sai cucinare i dolci?»
Paige soffocò una risata. «Come vi chiamate?»
«Io August» rispose la prima.
«E io Summer» aggiunse l’altra. «I nomi li ha scelti la mamma.»
«Ma adesso è andata via...» Di colpo sembrarono tutte e due terribilmente tristi.
«Io mi chiamo Paige Watkins» cambiò argomento lei. Accarezzò il cane sulla testa. «Bell’animale» commentò sincera. «Non vi avevo mai visto da queste parti. Abitate qui vicino?»
Le bambine si guardarono intorno. «Sì...» rispose Summer. «Da quella parte, credo...»
«In una casa rossa.»
«Con il portico.»
«Ci siamo appena trasferiti.»
La ragazza guardò la strada. L’unica casa rossa di Maple Street era quella accanto alla sua. Quelle due adorabili piccole pesti erano le figlie del nuovo vicino.
«Tu hai un papà... voglio dire, un marito?» chiese August seria.
Lei trasalì. «No, tesoro.» Guardò il foglio. «Vostro padre l’ha visto, questo?»
Le gemelle scrollarono la testa con energia. Poi Summer si sporse verso di lei. «È una sorpresa» le bisbigliò all’orecchio.
«Capisco» mormorò Paige, quindi provò un’improvvisa ondata di collera verso quel padre che lasciava andare le sue figlie in giro da sole. E verso la madre che le aveva abbandonate. Strinse i denti. «Vi accompagno a casa» affermò con decisione.
La bambine si scambiarono un’occhiata. «Non possiamo dar retta agli estranei» la contraddì August.
«Brava.» Paige le batté una mano sulla spalla, per complimentarsi con lei per la sua saggezza. «Ma io non sono proprio un’estranea. Abito nella casa di fianco alla vostra, quindi sono la vostra nuova vicina.»
Zeke Blalock si svegliò di soprassalto, colto da un presentimento. Non aveva previsto di addormentarsi, ma era sfinito dopo il trasloco. Il silenzio della casa lo allarmò. Dove si erano cacciate le bambine?
In cortile con Henrietta. Il cortile è recintato e il quartiere è tranquillo. È appunto per questo che ci siamo trasferiti.
Però doveva constatarlo con i suoi occhi, per tranquillizzarsi. Balzò dal divano e si passò una mano sul viso. Scansò il gatto e gli scatoloni sul pavimento, raggiunse la porta sul retro e guardò fuori. Il polso salì alle stelle: il cortile era vuoto!
Tornò in casa e salì le scale chiamando a gran voce. Nessuna risposta. Era ormai in preda al panico quando sentì suonare il campanello. Chi diavolo poteva essere? Non conosceva ancora nessuno, nella zona.
Mentre correva ad aprire pensò al peggio. Magari era successo qualcosa alle gemelle e la polizia era venuta a informarlo...
Aprì la porta, senza curarsi di essere scalzo e con la camicia fuori dai pantaloni. Strizzò gli occhi e vide davanti a sé una rossa mozzafiato, che sembrava terribilmente in collera.
«Lei è il signor...»
«Papà!»
«Bambine!» Zeke si sentì travolgere da un’ondata di sollievo. Si abbassò e prese le figlie tra le braccia. «Dove eravate finite? Vi avevo detto di rimanere in cortile!» Si scostò per guardarle. Stavano bene! Non era successo niente... «Mi avete fatto preoccupare!»
«Scusaci tanto, papà.»
Zeke assunse un’aria severa. «Non voglio sentire scuse. Non dovete mai uscire dal cortile senza di me. Pensavo di essere stato chiaro!»
Le bimbe chinarono la testa. «Sì, papà...» Si studiarono la punta delle scarpe. Poi Summer fece un cenno con la mano. «Ci ha portato a casa lei. Abita lì, nella casa gialla.»
L’uomo alzò lo sguardo sulla rossa. La collera sembrava scomparsa, ma nei grandi occhi verdi c’era un’ombra di preoccupazione.
August tirò la manica del padre con forza. «Si chiama Paige.»
«Lui è il nostro papà» spiegò Summer con orgoglio. «Oggi è un disastro, perché sta svuotando gli scatoloni del trasloco. E stanotte non ha dormito perché c’era un cane ammalato.»
«È un vetirinario» chiarì August.
Zeke si passò una mano tra i capelli scuri. Aveva i jeans strappati, la camicia sbottonata e la barba sfatta. Tentò di rimediare con un sorriso. Tese la mano. «Salve. Zeke Blalock...»
«Piacere» rispose la rossa. «Paige Watkins.» Indossava un paio di shorts neri su due lunghe gambe affusolate. Sembrava accaldata.
«Spero che le mie figlie non ti abbiano disturbata, Paige.»
«No, affatto» rispose lei. «Però...»
Il cane abbaiò. «Spero che Henrietta non sia venuta a scavare nel tuo giardino» proseguì Zeke.
«No, no...» Paige si chinò e prese un foglio dal carretto rosso.
«Noi andiamo via» dissero le gemelle all’unisono. Mossero qualche passo indietro sul portico. «Portiamo Henrietta in cortile.»
«Aspettate un momento...» le fermò il padre. Guardò il foglio e riconobbe immediatamente la calligrafia. Poi lesse le parole e si sentì di colpo girare la testa.
2
«Oh, Signore!» Il foglio gli frusciò tra le mani.
«Non si dice, papà!» gli ricordò August petulante.
Lui guardò Paige e vide che sorrideva divertita, con il sole tra i capelli. Provò l’assurdo e improvviso desiderio di stendere le braccia e attirarla a sé.
Summer gli tirò la manica. «Papà, Paige non ha un marito.»
«E magari sa cucinare i dolci...»
«Sii gentile, per favore.» Summer si protese verso di lui e si schermò la bocca con la mano. «E vai a pettinarti. Sembri uno spaventapasseri.»
Per la prima volta in trent’anni di vita, lui ebbe voglia di andarsi a nascondere. Poi, invece, indicò con un cenno il foglietto. «Non... ne sapevo niente»
Negli occhi verdi della ragazza brillò una luce divertita. «Lo so, ma ho pensato di fartelo vedere, prima che finissero di distribuirlo.»
«Distribuirlo?» Santo cielo, quanti ne avevano preparati? Si voltò verso le figlie, sforzandosi di controllare la propria irritazione. «Bambine, dove li avete messi?»
Summer si morse un labbro. «Nelle buche delle lettere di tutte le case della nostra via» rispose bilanciandosi prima su un piede e poi sull’altro.
«Oh, mio Dio!» Sentì lo stomaco andare sottosopra. Contò mentalmente le case...
«Non ci troverai mai una mamma, se continui così» sussurrò August corrugando la fronte.
Zeke strinse i denti. Gli sembrò che Paige lottasse per non scoppiare a ridere.
«Dobbiamo andare a riprenderli» dichiarò quindi mortificato.