Il Riscatto di Claudia
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About this ebook
Tuttavia ha in dote un dono: la sua bellezza. L’unico strumento a cui aggrapparsi per uscire dalla propria miseria. La sua speranza è di sposare un uomo ricco, ma si renderà presto conto che ciò che piace è solo il suo corpo.
Dopo l’ennesima delusione, decide di mettersi in gioco, usando a sua volta gli uomini con il fine di diventare la persona più importante della città.
L’autore
Emmanuel Edson è un autore indipendente nato in Camerun, a 16 anni si è trasferito in Francia. Ha studiato filosofia a Paris8 e da circa 19 anni vive a Milano.
Ha pubblicato il suo primo romanzo in lingua italiana “Odile” (2018). Nel 2019 ha scritto “Cuore di Migrante” e “L’Ultimo Passo” per Parma 2020. Collabora con alcune riviste online e diverse associazioni.
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Il Riscatto di Claudia - Emmanuel Edson
Hugo
INTRODUZIONE
Claudia, la protagonista dell’ultima opera letteraria dello scrittore italo camerunense Emmanuel Edson, è una donna cinica, calcolatrice, un’arrampicatrice sociale disposta a tutto pur di uscire da un’esistenza che ai suoi occhi appare grigia e senza prospettive e guadagnare un ruolo di potere all’interno della società. Non voglio più essere una vittima, voglio essere io il carnefice, non più essere dominata ma dominare
sono parole sue, e per riuscirci l’orfana Claudia ci dice che vuole avere un cuore da uomo
.
Sembrerebbe l’antitesi del femminismo, eppure Edson, con l’intuizione del cuore da uomo
, sgombra subito il campo da qualsiasi dubbio. Contemporaneamente scardina lo stereotipo al quale siamo abituati della donna etnica
sottomessa, fragile, da compatire, e ce ne mostra un’altra che è il suo esatto opposto, fotografando molto bene la dinamica della parità di ruoli
, che suona come un avvertimento: giusto affrancarsi dai maschi, ma attenzione a non imitarli ricalcandone gli errori. Uno di questi errori potrebbe essere quello di rincorrere il potere a qualunque costo con il rischio di farsi male.
È altresì sbagliato individuare in Claudia, date le premesse di cui sopra, il personaggio più negativo. La protagonista, nel suo desiderio di emancipazione, passa attraverso l’esaltazione dell’aspetto fisico comune a tanti giovani, ma è nella relazione con gli altri che mette in luce la crisi di valori di un’intera società che sembra voler trovare nella rincorsa frenetica verso una vita agiata la sua collocazione più naturale.
Quella di Edson è un’opera che andrebbe riletta più volte per cogliere le sottili sfumature disseminate tra le righe di dialoghi apparentemente semplici. L’ossatura mantenuta è quella di una pièce teatrale tradizionale, quasi scarna, la cui trama scivola via veloce in un arco temporale abbastanza breve. Eppure l’autore, nella costruzione delle diverse personalità, prende tutti gli stereotipi e li rigira come un calzino, ed è come se si prendesse gioco del lettore: lo introduce a una situazione apparentemente ordinaria per poi invertire in corso d’opera il senso di marcia. Attraverso i dialoghi che man mano introducono i numerosi personaggi, non emergono mere macchiette ma veri e propri protagonisti dove ognuno a modo suo calca perfettamente il proprio ruolo.
Lo scardinamento dei ruoli attuato con estrema naturalezza e senza inutili voli pindarici ci mostra quanto sia labile il confine tra onestà e scorrettezza, dove perfino amici e parenti, di fronte alla prospettiva di far soldi, sono disposti a tradirci. Sono proprio i soldi il motore della trama che agiscono da collante tra gli attori, dal ricco industriale che sfrutta le proprie conoscenze, al politico di turno indifferentemente di destra o di sinistra, e fino alla Madrina, il cui sogno di un futuro migliore per la figlioccia nasconde il proprio interesse di rivalsa.
Anche l’amicizia, di fronte alla prospettiva di arricchirsi, diventa disvalore: chi conosce i segreti dell’altro finisce per usarli nella propria ascesa verso uno status sociale più alto. L’unica figura non corrotta, colui che non prevarica, finirà a sua volta col restare impigliato nelle maglie della prevaricazione altrui; eppure Edson non solo non lo assolve, ma pare volerci dire che oggi non è più ammissibile la troppa ingenuità, il non sapere, il farsi usare: che ognuno si prenda le proprie responsabilità.
Il riscatto di Claudia
è una commedia della finzione e del dualismo dove ciascuno finge di essere qualcosa che in realtà non è. Finge giocando sulla manipolazione e sull’insostenibile ipocrisia delle buone maniere borghesi, dove tutti regalano sorrisi e belle parole mentre nel proprio intimo celano altro. Finge adattandosi al bel mondo benestante con i suoi rituali da galateo, nascondendo nel non detto
i pensieri reali.
Non è un caso che Claudia, per portare a compimento la sua metamorfosi da giovane sprovveduta a donna dal cuore da uomo
, prima si venda alla logica edonistica per poter sfruttare
le sue armi femminili, e poi si rivolga ad un impresario teatrale che la educherà a mascherare le emozioni, trasponendo i suoi insegnamenti nella vita reale da usare per ottenere consenso. Come ci insegna il sempiterno Pirandello i personaggi altro non sono che maschere, e dove se non a teatro si assiste allo smascheramento dei cliché, allo sdoppiamento tra attore e personaggio? È a teatro che la finzione si moltiplica come nel gioco degli specchi, per mostrare la lacerazione dell’uomo e la frantumazione della propria identità.
Ed è proprio a proposito della questione identitaria che Edson, a mio parere, fa un salto in avanti rispetto alla recente produzione denominata migrante/di seconda generazione
che rischia di diventare auto-celebrativa di un vissuto personale e che concentra nel racconto del razzismo il fulcro di ogni narrazione. Perché attraverso il racconto privato si rischia di sottrarsi dal costruire storie narrative universali, durature e senza tempo. Quel razzismo Edson non lo usa e nemmeno lo nega, semplicemente ce lo mostra come è nella vita quotidiana, una spruzzata qua e là, per poi condirlo con altri ingredienti, e lasciando aperta la porta a meditazioni più complesse che riflettano lo spirito della nostra epoca. In tal modo dà al significato di ‘identità’ un ruolo ben più ampio. Nella fattispecie, per attingere nuovamente agli insegnamenti dell’immensa opera pirandelliana, il rapporto problematico con l’identità di ognuno non si può scindere dal ruolo che ciascuno interpreta nella società. Esattamente come a teatro.
A cura di Agatha Orrico
(Giornalista Freelancer)
PRIMA PARTE
IL RISCATTO DI CLAUDIA
SCENA 1
Claudia e la Madrina
Madrina: figlia mia, intendi passare il resto della tua vita chiusa in camera? E’ ora che ti metti qualcosa sotto i denti. Credimi… non vale la pena uccidersi per un uomo, sei giovane. E poi, con le gambe che hai, avrai sempre la fila di uomini appresso. Ti prego piccina mia, sono tre giorni che sei chiusa lì dentro, sono preoccupata! Se tu fossi una buddista o un’eremita devota alla causa dell’aldilà capirei! Quando il sangue rimane troppo a lungo al cervello non va bene. Esci! Devi prendere un po’ d’aria, non puoi risolvere i problemi della tua esistenza chiusa in camera, fidati di questa vecchia battona.
(Claudia è rinchiusa in camera da tre giorni senza bere né mangiare, da quando ha scoperto che il suo fidanzato, per un anno e mezzo, le ha nascosto di essere sposato con due figli. L’uomo le aveva promesso di sposarla e Claudia aveva sperato di sistemarsi, lasciandosi alle spalle una vita incerta. Dopo la lunga supplica della Madrina, finalmente Claudia esce dalla stanza).
Scena muta (Si sente il rumore della serratura. Claudia apre la porta e, senza rivolgere alcuna parola alla Madrina che le si è parata davanti, si dirige verso la cucina; apre il frigorifero, prende una bottiglia d’acqua e ne svuota il contenuto in un sol sorso sotto lo sguardo stupefatto della Madrina)
Madrina: Claudia, figlia mia, ma cosa ti è successo là dentro? Sembri uscita da una palestra, tutta sudata! Hai gli occhi pieni di vita, la fronte più rotonda come se ci tenessi dentro un libro stampato. Cos’hai fatto in questi tre giorni…io ero preoccupata, ma a osservarti forse non ne valeva la pena.
Claudia: ti voglio bene e ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me. È vero: il destino finora è sempre stato ingrato con me. I miei mi hanno abbandonato, ho passato i miei primi anni di vita sballottata da una casa all’altra, fin quando il buon Dio ti ha messo sulla mia strada. Io ti devo tanto cara Madrina…
Madrina: sei la figlia che ho implorato Iddio di avere. Alla mia età non ci speravo più ma tu sei entrata nella mia vita. Perché mi stai dicendo queste cose?
Claudia: perché è arrivato il momento di affidarmi a me stessa. Non voglio più aspettare, voglio agire. Non voglio più essere una vittima, voglio essere carnefice. Non voglio più essere dominata, voglio dominare. Non voglio più essere impotente ma potente.
Madrina: urca! Figlia mia, cosa ti è successo in queste settantadue ore? Ti sei tagliata l’ombelico da sola?
Claudia: la vita non mi lascia altra scelta. Tu stessa mi dici che sono bella, che ho delle gambe magnifiche… Ma se queste gambe non mi servono a qualcosa adesso quando mi serviranno? Quando sarò vecchia, afflosciata come un lepidottero, sciupata dall’aria respirata nel proprio ambiente?
Madrina: meglio tardi che mai… però ora cos’hai in mente?
Claudia: vivere e lasciarmi vivere!
(Claudia si allontana velocemente dalla Madrina per andare a prepararsi. Quando esce dalla stanza, tutta la casa è invasa dal suo profumo).
Madrina: di certo questo non è un profumo anti zanzara ma attira zanzare. Ah… Figlia mia per una donna esistono due verginità: fisica e spirituale. Il tuo sguardo mi indica che ti sei liberata di me, che non devo più temere per te. Penso che stia per succedere qualcosa.
Claudia: vado a trovare la mia amica Brenda (inclina leggermente il capo per ricevere un bacio dalla Madrina ed esce).
SCENA 2
(Brenda è una cara amica di Claudia che ha un negozio di parrucchiera a porta Venezia. Si sono conosciute sei anni prima nello studio di Telelombardia ad un concorso di bellezza, Brenda come parrucchiera e Claudia come modella)
Brenda e Claudia
Brenda: (appena vede entrare Claudia nel solone le corre incontro) ciao cara, mi stavo proprio domandando di te! Ho saputo la notizia: ti sei mollata con Nicolas (prende Claudia sotto braccio e salgono le scale per andare a chiudersi nell’ufficio al primo piano).
Claudia: ho imparato una volta per tutte che non posso costruire la mia esistenza senza contare su di me. Sono rinata cara!
Brenda: che farabutto però!
Claudia: è un male ma anche un bene. Ho vissuto per tre anni l’inganno dell’amore, ma finalmente ho compreso. Ora che il mio cuore si è, come dire, raggelato, lì dentro non potrà più sbocciare un fiore, nemmeno se venisse bagnato dall’acqua santa da qui all’eternità.
Brenda: ti senti bene?
Claudia: non mi sono mai sentita cosi bene da quando sono nata.
Brenda: allora mi devi raccontare cos’è successo perché ti trovo molto in forma.
Claudia: certe cose non trovano spiegazione nelle parole, ho dormito per tre giorni di seguito e quando mi sono svegliata, tutta la mia disperazione era svanita.
Brenda: tutto qui? Non sei passata dallo psicologo? Ti sei tolta le pene d’amore con il sonno?
Claudia: no, è che sono sprofondata in una profonda riflessione. Per chi nasce orfana di padre e di madre come me, è già un miracolo essere arrivata a ventisei anni. Il mio cuore è sempre stato in cerca di protezione. Ho dato il mio corpo a cani e porci nella speranza di trovare un nido di calore, ma ogni volta ho dovuto pentirmi e ricominciare un’altra volta. Dimmi: fino a quando potrei andare avanti cosi?
Brenda: così offendi la nostra amicizia, io ci sono sempre stata per te e anche la tua Madrina.
Claudia: vedi… non si tratta di quello. Tu per me sei una sorella e la mia Madrina è ormai anziana. Ora devo assicurarmi un domani con le armi che ho. C’è chi nasce nel lato giusto della società e deve solo seguire il disegno che gli è stato assegnato. Ho le mani vuote e bucate, tu sai quanto amo le belle cose… come faccio