Le feste della luce nelle cinque grandi religioni del mondo (ebraismo, cristianesimo, islamismo, hinduismo, buddhismo)
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Le feste della luce nelle cinque grandi religioni del mondo (ebraismo, cristianesimo, islamismo, hinduismo, buddhismo) - Giuseppe Malvone
ciascuna.
CAPITOLO I
IL SIMBOLISMO DELLA LUCE
1.1. Simbolismo della luce e sue origini
In tutte le religioni, la luce da fenomeno fisico ha assunto la funzione di archetipo simbolico, a cui viene attribuito un ampio spettro di significati metaforici specie di natura religiosa. Il simbolismo della luce segna un passaggio, una trasformazione che avviene sia a livello del macrocosmo che del microcosmo. La prima trasformazione che possiamo osservare è quella avvenuta a livello cosmologico con l’ingresso della luce, che ha segnato il passaggio da un universo non manifesto, latente, indifferenziato a un universo formato, ordinato. La sacra Bibbia ha identificato questo passaggio dalle tenebre alla luce con le parole sia la luce! È la luce fu
(Gen 1,3). Queste parole che costituiscono una sorta di Big Bang, generano un’esplosione simbolica nella quale il buio delle tenebre è squarciato e la luce esplode in una miriade di particelle luminose che generano la vita¹.
L’atto creativo di Dio espresso con l’immagine della separazione della luce dalle tenebre, simboleggia, quindi, la creazione dell’universo e l’inizio della storia dell’uomo, perché sotto il segno della luce si attua sia la cosmogonia che l’antropogonia². Cosmo e umanità camminano insieme uniti nel ritmo circadiano delle polarità giorno-notte, luce-tenebre, fino a quando: non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà
(Ap 22,5). Quando l’unione con Dio sarà totale, sia la luce cosmica che il suo simbolismo non saranno più necessari perché l’incontro con Dio, avverrà nello splendore della luce increata.
Al livello del microcosmo, l’uomo nel suo percorso spirituale evolutivo, ha assunto la luce come simbolo della realtà suprema, della trascendenza di Dio, perché la luce è esterna a noi, ci precede, ci eccede, ci supera
³. La luce però ha anche il significato dell’immanenza di Dio perché essa ci avvolge, ci riscalda, ci pervade. Il cammino dell’uomo inizia, quindi, dall’attrattiva, dal richiamo che la luce sensibile, naturale provoca nell’uomo. Ecco perché, per il cristiano, fin dalle origini, l’architettura delle chiese ha costituito un luogo privilegiato dell’esperienza della luce e del suo linguaggio simbolico: la luce che filtra e illumina, interpretata con espressione sacrale è in grado di sviluppare effetti affascinanti ed evocatori. Le luci materiali, sia quelle della natura che quelle delle opere dell’uomo, sono immagini delle luci intellegibili e soprattutto della stessa luce vera⁴.
L’esperienza della luce permette all’uomo di uscire dal mondo profano per accedere al mondo del trascendente; tale contatto implica tra l’altro, libertà e possibilità di esercitare l’immaginazione intesa come funzione propria dell’anima, attività a metà tra spirito e corpo, che permette di guardare il mondo e di vedere oltre ciò che cade sotto i nostri occhi. Essa è, quindi, intuizione creatrice che può produrre la catarsi, intesa come liberazione di sé stesso per giungere alla sorgente della luce: è il momento esperienziale dell’illuminazione, che può avvenire attraverso la percezione di qualcosa che è altro rispetto a sè stesso, oppure attraverso la conoscenza dell’essenza della luce che è l’amore⁵. Sul piano metastorico, nell’esperienza della luce ogni soggetto scopre qualcosa di personale, in base a ciò che spiritualmente e culturalmente è preparato a scoprire⁶.
Determinante in ogni esperienza religiosa è il ruolo attribuito al simbolo della luce che mette in rapporto l’uomo e il sacro attraverso una funzione di mediazione che indica che Dio vuole donare agli uomini la sua luce che si estrinseca in una realtà che, vissuta con intelligenza, comprensione, speranza e impegno riesce a diradare le tenebre in cui l’umanità vive, intimorita e spaventata dall’ignoranza delle verità relative a Dio, all’uomo, alla storia, alle origini e al futuro di ogni cosa⁷.
La funzione mediazione non si realizza solo nel simbolo ma anche nel mito e nel rito, elementi che rappresentano delle costanti che ritroviamo in tutte le religioni⁸.
Il simbolo è il linguaggio di ogni manifestazione religiosa. E. Alberich lo definisce un mezzo espressivo fondamentale nella vita umana, specialmente in rapporto alle esperienze più profonde e significative
⁹. Esso è nella natura stessa delle cose, perché ogni elemento della creazione racchiude un significato legato alla sua forma¹⁰. Solo per mezzo di simboli o gesti simbolici si riesce ad