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Dead City: Dead Nation 4
Dead City: Dead Nation 4
Dead City: Dead Nation 4
Ebook175 pages2 hours

Dead City: Dead Nation 4

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About this ebook

Zombie - romanzo (138 pagine) - Giunto a Utopia, il gruppo guidato da Virgil si prepara a una nuova vita. Li attende un futuro di pace, all’interno di una nuova comunità e di una società costruttiva, e soprattutto possono finalmente lasciarsi alle spalle la minaccia rappresentata dai morenti. Ma è davvero così? O Utopia nasconde dei segreti che sarebbe meglio lasciare sepolti?


Virgil e gli altri vengono accolti a Utopia e hanno modo di accorgersi che la cittadina è davvero il luogo di pace e prosperità che tutti loro sognavano. I suoi abitanti sono gentili, soprattutto Sanders, il leader della comunità.

Eppure, poco alla volta, si rendono conto che qualcosa non va, come se al suo interno Utopia nascondesse dei segreti inconfessabili. E allora Virgil e Bill indagheranno, per portare alla luce l’ennesimo orrore.

E quale ruolo giocherà Crane, a capo del suo nuovo, inaspettato popolo di fedeli?

Il quarto e ultimo capitolo di Dead Nation vedrà compiersi il destino dei suoi protagonisti, che saranno testimoni dell’epico scontro fra i morenti e i Roadrunner: la vecchia e la nuova generazione di creature dell’incubo dovranno affrontarsi, questo mentre nelle strade della cittadina regna il caos.

E altre antiche rivalità verranno portate a compimento, fino a quando il sangue non avrà smesso di scorrere. Perché non esiste pace per i vivi, così come non esiste per i morti.

La dannazione sembra l’unica risposta ai tormenti di un’esistenza segnata dalla violenza.

Nonostante qualcuno non sembri volersi arrendere.

Nonostante qualcuno non voglia abbandonarsi all’oblio.


Pietro Gandolfi si alimenta di orrori, poi li digerisce fino a espellerli ricoperti da una patina di puro disagio. Ha pubblicato l’antologia personale Dead of Night, i romanzi La ragazza di Greenville, William Killed the Radio Star, Clayton Creed, Nel nome del padre, House of Dead Dolls, Il veleno dell’anima e The Road to Her e alcune novelle fra cui Who’s Dead Girl?, Devil Inside, Ben & Howard e Avventura alla stazione di servizio; suoi racconti compaiono in varie antologie.

Con Mauro Corradini fonda la sua etichetta personale, Midian Comics, con la quale pubblica – oltre a romanzi e racconti – i fumetti The Noise, The Fiend, Warbringer e The Idol, spaziando dall’horror allo sword & sorcery e vantando la collaborazione con disegnatori del calibro di Nicola Genzianella, Luca Panciroli, Christian Ferrero, Alberto Locatelli e tanti altri.

Per lui l’orrore non ha frontiere, è sufficiente che si dimostri abbastanza viscerale e diretto da tenere alto l’interesse del suo pubblico. Senza filtri, senza censure. Perché l’orrore è tutto attorno a noi, basta avere il coraggio di non voltare la testa dall’altra part

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateFeb 9, 2021
ISBN9788825414776
Dead City: Dead Nation 4

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    Dead City - Pietro Gandolfi

    9788825414349

    1

    Prima di recarsi da Sanders, i quattro compagni preferirono fare un giro per le strade di Utopia. Ormai era tarda mattinata e i mercanti stavano smontando le bancarelle: poco male, a Virgil e a gli altri interessava capire qualcosa sull’ambiente ancora poco familiare che li circondava, non certo fare acquisti. Le case sembravano tutte in buone condizioni, in alcuni casi era evidente fossero state ristrutturate di recente. La gente pareva cordiale, anche se non dava troppa confidenza: nulla di strano, di quei tempi c’era poco da fidarsi.

    – Penso sia il momento di parlare di ciò che abbiamo visto là fuori. Intendo, meglio farlo ora, prima di incontrare il gran capo.

    L’ironia trasparita dal modo in cui aveva definito il leader era stata in parte involontaria per Virgil, ma allo stesso modo Gwen gli rivolse uno sguardo severo: la donna aveva già formulato un giudizio su Sanders ed era evidente non apprezzasse la diffidenza del viandante.

    – Giusto. Cosa abbiamo visto? – rimbalzò la domanda Bill.

    Virgil si trattenne: prima di tutto avrebbe voluto dire la sua riguardo al comportamento irresponsabile tenuto dal camionista, da Gwen e, perché no, anche da Tim. Il modo in cui erano corsi verso la città, aveva rischiato di farli uccidere tutti quanti. Se il viandante decise di non affrontare il discorso fu solo perché riteneva terminato il periodo in cui erano stati costretti a fuggire e a rischiare la vita. O almeno se lo augurava.

    – Io ho visto solo dei tizi che correvano in giro e assalivano i morenti. Forse era un corpo addestrato.

    La supposizione di Gwen faceva acqua da tutte le parti.

    – I morti sono scappati poco dopo il loro arrivo – puntualizzò Tim.

    – Giusta osservazione. Significa che li conoscono e li temono. È la stessa ragione per la quale la zona immediatamente prossima al paese è sgombra e non ci sono recinzioni di alcun tipo. – Virgil sembrava voler rivelare le conclusioni a cui era giunto solo poco alla volta.

    – Stai dicendo che i morenti sono intelligenti? – fece Bill.

    A dire la verità non si era fermato a riflettere su quel dettaglio, anche se avrebbe meritato un approfondimento. – Non ne ho idea. Quello che mi preme dirvi è che sono riuscito a vedere uno di quei velocisti in faccia, da vicino.

    I quattro, che fino a un attimo prima stavano camminando per le strade della città guardandosi attorno, si fermarono di colpo.

    – Quindi? Era un energumeno tipo i poliziotti in rosso? – chiese Gwen, dando la cosa quasi per scontata. Virgil la guardò con serietà.

    – Era un morente. O comunque un cadavere – lo anticipò Tim, stupendolo.

    Anche Bill e Gwen rimasero di stucco. Troppo felici per aver raggiunto la tanto agognata meta, apparivano persino disposti a prendersela con Virgil e Tim a causa di ciò che stavano raccontando.

    – Siete sicuri? – chiese Bill.

    – Sì, e lo sareste anche voi se aveste avuto modo di vederli bene. Siamo circondati da morenti da due anni, non ci vuole molto per riconoscerne uno – disse Virgil.

    – E come spieghi il fatto che corrano e combattano come orsi? I morenti si muovono a malapena e se non fosse per il loro numero non rappresenterebbero nemmeno un pericolo. Voglio dire, in uno scontro faccia a faccia, uno contro uno, nessun morente avrebbe la meglio su un umano.

    Le domande di Bill erano legittime, ma anche quelle a cui era più difficile rispondere.

    – Non ne ho idea – ammise Virgil – per questo voglio che Sanders ci dia delle risposte chiare. So che tutto vi sembra un sogno, ma è fondamentale focalizzare la situazione prima di mettersi a parlare di trovare una casa e un lavoro qui a Utopia.

    Gwen sbottò, pur mantenendo toni piuttosto pacati. – Ma non puoi essere felice per una volta? Dico, guardati attorno! È quello che cercavamo, ciò per cui abbiamo corso tanti rischi! Invece tu vuoi sempre cercare la strada più tortuosa: hai lottato così tanto che non riesci a capire quando è ora di riporre le armi?

    Virgil non rispose. Se si trattava di una provocazione, non la raccolse. Forse aveva ragione lei: vedeva pericoli e congiure a ogni angolo e ormai la sua felicità era stata talmente compromessa da rendergli impossibile recuperarla.

    In silenzio, riprese a camminare con gli altri. Ma la sua testa era tormentata da sentimenti contrastanti. Aveva vissuto troppe vite per arrivare fino a lì e rimettersi in gioco per l’ennesima volta. Il suo doloroso passato, segnato dalla sofferenza della ragazza che amava, dall’omicidio di cui si era macchiato in suo nome e dal conseguente suicidio per cui non avrebbe mai smesso di sentirsi in colpa, tornarono ancora una volta a bussare alla sua porta. Aveva tentato in mille modi di tenerli fuori, concentrandosi su quello che c’era da fare per rimanere vivi. Prendersi cura di Tim e gli altri era stato forse il modo migliore per scacciare i fantasmi e anche se gli era pesato molto, forse ora rimpiangeva il periodo che avevano impiegato a raggiungere la loro destinazione.

    Era folle, ma gli mancavano davvero i giorni passati a nascondersi, a combattere, a sognare di trovare Utopia?

    Eppure la sensazione era proprio quella: raggiunto l’obiettivo, si sentiva insoddisfatto o, molto più probabilmente, impaurito.

    Perché se si fosse fermato non avrebbe più avuto modo di scappare ai suoi incubi, ben peggiori di qualsiasi orda di morenti affamati.

    L’impressione era quella di essere dei turisti: i quattro compagni passeggiarono per la città ammirandola e scoprendo poco alla volta i suoi segreti, mangiando qualcosa in una piccola piazza e arrivando quasi a perdersi fra le sue vie. Mancava solo di scattare qualche fotografia.

    Ora che avevano dato fondo alle provviste, disarmati e senza nulla che potesse essere barattato, Virgil e gli altri si sentivano piuttosto nudi e in balia agli eventi. In qualche modo era come se dipendessero già da Utopia, anche se forse non era necessariamente un fatto negativo.

    Bill ricominciò a masticare i suoi stuzzicadenti, dopo aver smesso per un certo periodo. Erano state le osservazioni di Amanda a indurlo a liberarsi di quel vizio, o almeno provarci, ma ora che non c’era più, sentiva il bisogno di quell’esercizio anti stress.

    Amanda gli mancava terribilmente. Nei suoi ultimi giorni di vita erano arrivati a stabilire un rapporto strano, sfuggente, ma che per Bill era prezioso e carico di prospettive. Ora si trovava diviso fra il desiderio di vendetta nei confronti di Axel, reo di aver reso la vita della ragazza un inferno, e la possibilità di voltare le spalle a un passato doloroso e ricominciare da zero. Era certo che non esistesse posto migliore di Utopia per farlo.

    Forse poteva rimandare ancora, prima di prendere una decisione: poteva vedere come si evolvesse la situazione, anche per capire se Gwen e gli altri fossero davvero al sicuro, e partire solo se lo riteneva possibile. Stabilì che al momento non aveva raccolto abbastanza indizi per capire cosa fosse meglio per sé e per i suoi amici, per cui avrebbe atteso.

    Forse il suo era solo un atteggiamento di comodo, una scusa perché non possedeva il coraggio di mettersi alla ricerca di Axel da solo. Scrutò dentro di sé per un attimo e trovò l’odio nei confronti dell’uomo più vivido e pulsante che mai: capì che se avesse deciso di andare a ucciderlo, nulla lo avrebbe fermato.

    Guardò Virgil e tentò di capire cosa si agitava nel suo animo. Sembrava irrequieto. Se i suoi sospetti si fossero rivelati fondati, non era da escludere che il viandante potesse ripartire con lui per inseguire il suo proposito di vendetta. Forse non era stato sempre così, ma Bill aveva idea che Virgil fosse ormai diventato un predatore… un predatore assetato di violenza, incapace di rimanersene a cuccia nel suo angolo.

    Poteva essere così, ma Bill era pronto a scommettere che anche il suo amico fosse diviso fra la necessità di sfidare di continuo il mondo e il bisogno di placare una volta per tutte il suo spirito guerriero. Nel caso specifico poteva essere la possibilità di mettere su casa con Gwen e Tim. Bill era sempre stato convinto che anche la donna provasse una certa attrazione per Virgil, ma dagli ultimi battibecchi era chiaro quanto l’idea di sentirsi al sicuro fosse per lei più importante di tutto il resto.

    In quello schema generale si chiese anche quale ruolo avrebbe potuto svolgere Axel. Era impossibile che non li avesse seguiti, magari non di persona, ma affidandosi a qualcun altro, con ogni probabilità Nick.

    Per la prima volta da un po’ di tempo si chiese dove potessero essere: li stavano ancora seguendo? O si erano persi?

    Nonostante fosse determinato nei suoi propositi di vendetta, ogni volta che pensava al leader di New Hope, un brivido gli attraversava la schiena e gli lasciava appiccicata addosso una sensazione di disagio.

    – Eccoli qui, finalmente. I nostri impavidi eroi!

    Nonostante il sarcasmo, il tono utilizzato da Sanders non risultò fastidioso. Lì invitò ad accomodarsi sulle poltrone davanti a lui.

    – Non sono in molti ad averci trovati – continuò l’uomo, seduto dietro una lussuosa scrivania in mogano. – Anzi, da quanto ne so sono in tanti a credere che Utopia sia solo una leggenda!

    Virgil e gli altri si scambiarono vaghe espressioni: per essere rinchiuso nel suo inespugnabile castello, il leader era fin troppo informato.

    – Quindi tutti gli abitanti della città come sono arrivati qui? – chiese il viandante.

    Sanders gli sorrise, affabile. – Bene, vedo che arriviamo subito al dunque. D’altronde è a questo che serve il nostro incontro: ottenere risposte. Ottimo.

    L’uomo si sistemò più comodo sulla poltrona e prese a giocherellare con il pomello intagliato del suo bastone da passeggio: rappresentava la testa di un’aquila.

    – La maggior parte delle persone che vedete le ho raccolte personalmente per strada nei mesi successivi al risveglio dei morenti. Nella mia vita precedente ero un uomo d’affari, un imprenditore: ho preso con me due delle mie guardie del corpo e un altro paio di dipendenti e mi sono messo in viaggio a bordo di un fuoristrada. Poco alla volta ho formato quella che tutti hanno cominciato a chiamare la carovana. Offrivo a quelli che incontravo la possibilità di unirsi alla mia visione, una visione semplice e chiara…

    L’uomo lasciò la frase in sospeso di proposito, affinché qualcuno dei presenti gli ponesse la domanda direttamente. Già stanco di quel gioco, fu proprio Virgil ad accontentarlo.

    – Che consisteva in cosa?

    Visibilmente soddisfatto, Sanders proseguì. – Sognavo di fondare una città dove tutto potesse ricominciare, un nuovo punto di partenza per l’umanità. Aveva già un nome: Utopia.

    – Non è forse lo stesso proposito di tanti altri? – gli fece notare il viandante.

    – Certo, ma non con i mezzi di cui disponevo io: ho omesso di specificare in quale campo esercitassi la mia professione. Ero a capo di una grossa industria farmaceutica, impegnata su più fronti di ricerca, e i dipendenti di cui vi accennavo, altro non sono che due importanti scienziati. Puntavo su di loro per concretizzare il mio progetto e come vedete non ho fallito.

    Virgil stava inquadrando poco alla volta il suo interlocutore: di certo si trovava di fronte a una grande personalità, ma anche a un soggetto tronfio e vanitoso. Eppure, a guardare il volto estasiato dei suoi amici, sembrava proprio che Sanders avesse fatto colpo su di loro.

    – Questo c’entra in qualche modo con quei cadaveri velocisti che tengono la zona sgombra dai morenti, vero? – accennò il viandante.

    Sanders apparve sorpreso, forse non era abituato a rapportarsi con persone tanto sveglie.

    – Complimenti per l’intuizione. Già, dopo aver raggruppato la maggior parte dei futuri abitanti della città ci siamo imbattuti in questo gruppo di case, che abbiamo sistemato e fatto nostro. Durante il primo periodo, tutto era volto a favorire il lavoro dei nostri scienziati. Non vi nascondo che sono stati giorni difficili, sia per l’impegno impiegato per tenere a bada i morenti che ci circondavano, sia per il modo in cui intendevamo condurre su quelle povere creature le necessarie ricerche. Ma quando giunsero i risultati fummo ripagati di tutti i nostri sacrifici: da quando il primo dei Deadrunner ha cominciato a sorvegliare l’ingresso della città, le cose sono cambiate radicalmente. Nel giro di poco, mentre il loro numero cresceva, la necessità di sorvegliare il nostro territorio scomparve del tutto, lasciandoci liberi di concentrare gli sforzi in altre direzioni, in primis la qualità della vita per i cittadini.

    Belle parole, ma continuava a girarci attorno. A Virgil interessava conoscere la vera origine di questi cosiddetti Deadrunner e forse la sua impazienza risultò fin troppo evidente.

    – Mi sembra di capire che vi interessi entrare nei dettagli – fece Sanders. – Purtroppo non sono la persona più qualificata a offrirvi spiegazioni, ma vi basti sapere che agendo su determinati soggetti scelti fra i morenti è possibile trasformarli in perfetti guardiani. Non

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