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Il cappotto di Antonio Pigafetta: Alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie
Il cappotto di Antonio Pigafetta: Alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie
Il cappotto di Antonio Pigafetta: Alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie
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Il cappotto di Antonio Pigafetta: Alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie

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L’obiettivo di questo lavoro è un coscienzioso tentativo, a tratti volutamente provocatorio, alla ricerca ed allo stimolo di nuove considerazioni sull'avventura del Pigafetta. Esso porta con sé l’ambizione di riuscire a destare curiosità e nuovi interessi su questa storia, grazie agli approfondimenti ed ipotesi ricavati soprattutto tramite incroci di date e fatti. La storia del Pigafetta lascia spesso perplessi su determinati avvenimenti ed in certe trascrizioni, come anche dubbiosi a fronte di talune poco chiare situazioni storicamente riportateci e che a nostro parere non risultano sostenibili. Queste, sicuramente non dovute alla credibilità degli autori e commentatori dei secoli scorsi ma bensì alla scarsa offerta della letteratura del tempo, la quale ha sviluppato si numerose documentazioni all’impresa magellanica quanto, al contrario, ben poco prodotto riguardante il Pigafetta. Il nostro racconto, nel suo insieme, e nel tentativo di scovare tra le righe un qualche indizio in più,(ridotto in metafora con il titolo di questo libro) diventa la storia di un viaggio nel viaggio, ovvero, un excursus geografico e politico a cavallo tra la fine del XV ed i primi del XVI ove si potrà evincere la personalità del giovane Vicentino, benestante e di buona famiglia, il quale si sapeva muovere fra le corti ed i regni europei col piglio ed il fare di un esperto diplomatico. Ne esce un lavoro che ritengo interessante, stimolante e di facile comprensione. Per tale motivo ed allo scopo di facilitare il lettore, le pagine di questo libro non saranno corredate di indicazioni, specificazioni e riferimenti bibliografici. Note bibliografiche saranno invece elencate nelle pagine conclusive, inoltre minimizzeremo le descrizioni testuali originali solamente allo scopo di rendere meno frammentaria e più scorrevole possibile la lettura in questa complicata storia.
LanguageItaliano
Release dateJan 30, 2021
ISBN9791220257749
Il cappotto di Antonio Pigafetta: Alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie

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    Il cappotto di Antonio Pigafetta - Giordano Galante

    Copyright

    Titolo: Il cappotto di Antonio Pigafetta (alla ricerca di nuovi indizi e possibili teorie)

    Autore: Giordano Galante

    Linguaggio: Italiano

    © cover trascrizione ed elaborazione in digitale a cura del cav. Luigi Albano

    .

    Prima edizione digitale: 2021 gennaio

    ISBN: 9791220257749

    Sono riservati in tutti i Paesi i diritti di memorizzazione elettronica, traduzione, riproduzione e di adattamento, parziale e totale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche).

    Nessuna parte del testo può essere in alcun modo riprodotta senza l'autorizzazione scritta dell'autore.

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    Ringraziamenti

    Questo libro nasce privo di influenze e sostegni esterni particolari, senza l’esigenza di importanti prefazioni e senza sponsors di ambiti commerciali, tuttavia, pur in assenza di tali soggetti o enti, una serie di ringraziamenti sinceri li voglio rivolgere a chi mi ha aiutato e sostenuto in questo lavoro.

    Tengo a sottolineare, che tutte le collaborazioni, ricerche e documentazioni sono state realizzate esclusivamente in rete ed online.

    Voglio ringraziare primo fra tutti il Cav. Luigi Albano, copista amanuense digitale, ma anche fornitore di documenti grazie ai quali ho potuto studiare ed analizzare buna parte delle particolarità per la composizione del libro. Attraverso i suoi consigli ho potuto evitare molti errori che da dilettante avrei sicuramente compiuto, la sua presenza paziente e costante nel lungo periodo di stesura e` stata non solo proficua ma determinante al compimento di questo lavoro.

    Non meno importanti sono stati anche gli apporti della dott.ssa Valeria Cafà,vicepresidente Associazione culturale Amici del Pigafetta 500 e della dott.ssa Cristina Galante per il supporto in materia di storia della chiesa.

    E ancora le associazioni Amici del Pigafetta 500 di Vicenza ed Archipelago (ass. Italiani nelle Filippine), per il continuo e prolifico scambio di opinioni, concessioni fotografiche ecc, come anche intendo ringraziare gli innumerevoli amici con i quali abbiamo trascorso serate intere a discutere sul Pigafetta, in particolare uno su tutti il caro amico e missionario laico Giorgio Vencato ora trasferito nella sua missione dalle Filippine alla Thailandia.

    Ultimo, ma non meno importante, un grazie a mia moglie Lennie per avermi pazientemente sostenuto nel lavoro a questo libro, lasciandomi concentrato ai miei obiettivi e prendendosi cura della nostra bambina nelle innumerevoli serate di lavoro, infatti le ore serali e notti, erano i soli momenti disponibili durante i quali potevo dedicarmi nell’elaborazione di questo progetto.

    Avvertenze

    L’obiettivo di questo lavoro è un coscienzioso tentativo, a tratti volutamente provocatorio, alla ricerca ed allo stimolo di nuove considerazioni sull'avventura del Pigafetta. Esso porta con sè l’ambizione di riuscire a destare curiosità e nuovi interessi su questa storia, grazie agli approfondimenti ed ipotesi ricavati sopratutto tramite incroci di date e fatti.

    La storia del Pigafetta lascia spesso perplessi su determinati avvenimenti ed in certe trascrizioni, come anche dubbiosi a fronte di talune poco chiare situazioni storicamente riportateci e che a nostro parere non risultano sostenibili. Queste, sicuramente non dovute alla credibilità degli autori e commentatori dei secoli scorsi ma bensi alla scarsa offerta della letteratura del tempo, la quale ha sviluppato si numerose documentazioni all’impresa magellanica quanto, al contrario, ben poco prodotto riguardante il Pigafetta.

    Il nostro racconto, nel suo insieme, e nel tentativo di scovare tra le righe un qualche indizio in più,(ridotto in metafora con il titolo di questo libro) diventa la storia di un viaggio nel viaggio, ovvero, un excursus geografico e politico a cavallo tra la fine del XV ed i primi del XVI ove si potrà evincere la personalità del giovane Vicentino, benestante e di buona famiglia, il quale si sapeva muovere fra le corti ed i regni europei col piglio ed il fare di un esperto diplomatico.

    Ne esce un lavoro che ritengo interessante, stimolante e di facile comprensione. Per tale motivo ed allo scopo di facilitare il lettore, le pagine di questo libro non saranno corredate di indicazioni, specificazioni e riferimenti bibliografici. Note bibliografiche saranno invece elencate nelle pagine conclusive, inoltre minimizzeremo le descrizioni testuali originali solamente allo scopo di rendere meno frammentaria e più scorrevole possibile la lettura in questa complicata storia.

    Giordano Galante

    Monumento di Antonio Pigafetta

    Viale Roma, Vicenza (Italia)

    Da qualche parte qualcosa di incredibile attende di essere conosciuto

    (Carl Sagan)

    Introduzione

    Conobbi il Pigafetta quando ero poco più che quindicenne grazie ad un episodio quasi dimenticato, ma quando mi proposi di fare questa ricerca in occasione del cinquecentenario della prima circumnavigazione del globo, mi venne subito alla mente quella simpatica esperienza di iniziazione, che fu anche quella di moltissimi altri ragazzini della mia età.

    Eravamo dunque verso la fine degli anni 60 e il comune di Vicenza aveva da poco (4 ottobre 1959) ricevuto in donazione dalla locale Associazione nazionale marinai d’Italia una scultura di bronzo raffigurante il nostro avventuriero, il concittadino Antonio Pigafetta (opera dello scultore vicentino Giuseppe Zanetti).

    La scultura rappresenta il Pigafetta in posizione eretta sulla prua di una nave, che con atteggiamento fiero e sicuro proietta uno sguardo intenso verso un orizzonte infinito. Porta sulle spalle una mantella, che potremmo anche definire cappotto, che simboleggia appunto nell’opera bronzea un abbigliamento di protezione utile e quantomeno necessario nel compimento di tale straordinario viaggio.

    La statua fu collocata a Vicenza, ove è ancora ubicata, in viale Roma ed esattamente sul lato sinistro del viale volgendo parzialmente le spalle alla stazione ferroviaria, con sguardo rivolto a nord-est del lato opposto, ovvero verso il Campo Marzio e Porta Castello.

    Proprio su quel lato, a qualche decina di metri, c’erano allora la bottega di un barbiere ed una vecchia farmacia e proprio lì si consumava uno scherzetto che vedeva vittime molti ragazzini che, come me, lavoravano nelle numerose attività orafe della città.

    Frequentemente infatti, venivamo mandati ad acquistare presso quella farmacia dell’acido solforico che serviva per la disossidazione nei processi di saldatura su monili d’oro e d’argento. L’incarico ci veniva cosi formulato: "Visto che sei in zona, potresti andare dal barbiere lì vicino e dirgli di darti il cappotto del Sig. Pigafetta? Se lo è dimenticato proprio ieri dopo essersi fatto i capelli e lo stesso mi chiede se gentilmente glielo andiamo a prendere".

    Il barbiere, che ovviamente era irritato dalla continua schiera di ragazzini che quasi tutti i giorni andavano a fare richiesta di quel cappotto. Appena entrati e prima ancora che timidamente formulassimo la nostra domanda, ci prendeva per un orecchio e ci girava la testa verso la vetrina invitandoci a guardare la statua del Pigafetta dall’altra parte del viale e dandoci uno scuffiotto (scappellotto) in testa ci diceva Eccolo là il Sig. Pigafetta! Sali sulla prua della nave e vatti a prendere il cappotto!.

    Dopo quella esperienza che presto dimenticai, non ebbi più occasioni di rilievo per rammentarne la persona, e nemmeno per comprendere lo spessore della sua avventura ed il valore della sua relazione, fino a circa cinquant’anni dopo, quando, trasferitomi nelle Filippine ove oggi risiedo, ritrovai la sua presenza in numerose occasioni di conversazione, nell’ambito di scambi socio culturali, come anche in semplici argomentazioni e dibattiti fra amici, in particolar modo discutendo della storia e delle relazioni tra i due paesi.

    Risultava infatti impossibile non parlare del Pigafetta ogni qual volta si parlasse di occupazione spagnola, oppure della diffusione del cristianesimo a seguito dell’impresa Magellanica che, fra le altre, portò alla scoperta stessa dell’arcipelago Filippino, il tutto motivato anche da un pizzico di orgoglio e di campanilismo dovuto alla mia provenienza Vicentina proprio come il nostro grande avventuriero.

    Nel tentativo di colmare le mie lacune sulla storia dell’antenato concittadino, mi immersi nella ricerca delle informazioni che internet mi poteva offrire, vivendo all’estero non potevo certo dotarmi di documentazioni dirette, ed incominciai comunque a fare le prime scoperte. Venni così a conoscenza che, fra le altre, una statua del Pigafetta era stata posta a Mactan (vicino a Cebu City, Filippine), il luogo della famosa battaglia ove Magellano perse la vita. L’opera fu deposta dalla associazione PIA (Philipphine Italian Association) nel marzo del 1980, alla presenza dell’allora presidente della Croce Rossa internazionale Maria Pia Fanfani, moglie di Amintore Fanfani, famoso statista D.C. più volte primo ministro della Repubblica Italiana.

    Le continue conversazioni sul Pigafetta che si intensificavano sempre più con l’avvicinarsi del cinquecentenario, stimolarono la mia curiosità. Continuando a leggere pubblicazioni, ad analizzare e confrontare documenti e ricerche, mi resi conto che vi sono molte cose non si conoscono del Cavaliere Pigafetta, alcune situazioni non sono chiare e numerosi sono i quesiti che spontaneamente sorgono indagando sulla vita e le esperienze che hanno contrassegnato la storia del nostro grande avventuriero e navigatore.

    Appresi inoltre che il diario del Pigafetta non era il solo pervenuto, anche se scritto dopo il suo ritorno, ma ne esistevano altri dei quali il Da Mosto (Direttore Archivio di Stato di Venezia) fa una esemplare sinossi con considerazioni che troverete in seguito.

    Molti infatti sono i dettagli che, su di lui come di altri protagonisti dell’epoca, non ci sono dati a sapere, rimasti forse per sempre ben protetti sotto il suo cappotto.

    Certamente molte notizie sono andate perdute, ma è affascinante pensare che quel cappotto che il Pigafetta tiene saldamente sulle spalle, ancora oggi simbolicamente copra e protegga quelle informazioni che all’epoca, probabilmente, non potevano o non dovevano essere di pubblico dominio, contribuendo cosi ad alimentare una sorta di mistero attorno alla sua figura.

    Metaforicamente allora, proviamo a togliere questo misterioso cappotto, senza rischi di nuovi manrovesci e senza irritare il barbiere di turno e vediamo se riusciremo a trovare qualche cosa di nuovo.

    Ho deciso pertanto di scrivere questo libro composto dalle mie ricerche e da una raccolta di documenti con informazioni varie, descritte e ordinate in una modalità che si propone di mettere in evidenza situazioni e fatti che possano chiarire al meglio diversi aspetti della vita del Pigafetta, come pure evidenziarne altri meno conosciuti.

    Non argomenterò su valutazioni letterarie, storiche e politiche delle quali non ho competenze e comunque già abbondantemente trattate e presenti su prestigiose pubblicazioni di grandi autori, dotti e poligrafi. Infatti oltre ad uno svariato numero di moderni scrittori ed analisti molti altri si occuparono di lui come l’Amoretti, il Ciscato, il Sanuto, il conte Giovanni da Schio, autorevoli membri dell’Accademia Olimpica di Vicenza ecc. e proprio grazie a loro ho potuto approfondire le mie ricerche.

    Anche all’estero si parlò spesso del Pigafetta, la sua opera fu apprezzata, più volte ripresa e citata, come ad esempio quando Gabriel Garcia Marquez evocò il Pigafetta ed il suo diario durante il discorso alla cerimonia di ricevimento del premio Nobel del 1982, spendendo per il nostro avventuroso Cavaliere, parole di straordinaria intensità.

    La sua Relazione del primo viaggio intorno al mondo diede ispirazione a William Shakespeare per il suo romanzo La tempesta (1620). In molti sostengono che anche Jules Verne prese spunto per il suo Giro del mondo in 80 giorni (1873) proprio dalla relazione del Pigafetta, che evidenziava appunto il recupero di un giorno durante la circumnavigazione del globo.

    Cercherò quindi, senza ostentare, di evidenziare da schietto lettore, nuove supposizioni e valutazioni semplicemente analizzando e comparando i contenuti della letteratura esistente, per dare risposta ad alcune domande sulle quali sinora nessuno si è mai esposto:

    1) Perchè il Pigafetta si arruolò con Magellano?

    2) Chi gli ha assegnato il titolo di Cavaliere dell’Ordine di Rodi?

    3) Quando fu insignito del titolo e per quali meriti?

    4) Era forse un inviato speciale della Santa Sede?

    5) Quando e come morì?

    Qualunque sia la risposta che vorremmo dare a tali domande, non troverà alcuna specifica prova di riferimento nella letteratura esistente. Inoltre, anche se le risposte o ipotetiche soluzioni a tali quesiti andranno in un senso o ad esso contrapposto, qualsiasi convincimento rimarrà semplicemente teorico e starà al lettore decidere ciò che preferisce.

    Cercare o sostenere delle ipotesi e delle risposte, pertanto, non è da considerarsi una rivisitazione o riscrittura della storia, bensì una ricerca sulla quale si potrebbero sviluppare nuove idee ed approdare, con cognizione di causa, a nuove opinioni sulle vicende e sulla vita dell' avventuriero navigatore.

    La maggior parte delle considerazoni vengono grazie a due grandi lavori, sui quali ho svolto buona parte delle mie ricerche con relativi incroci.

    Il primo è la "Ricerca sulla relazione della prima circumnavigazione del globo", realizzato da Andrea Da Mosto (nel 1895) su auspicio del Ministero della Pubblica Istruzione, ed edito dalla Regia Commissione Colombiana, il secondo è Elogio di Antonio Pigafetta (datato 1867) del prof. Bernardo Morsolin, numismatico e storico, professore dell’allora Regio Liceo di Vicenza (attuale Liceo Pigafetta).

    Sono due documenti di straordinaria importanza, ricchissimi di informazioni assolutamente attendibili e professionali, realizzati da eminenti personalità della cultura accademica.

    Il lettore inoltre, potrà apprezzare la Relazione del primo viaggio intorno al mondo, integrata in questo libro, scritta in una versione originale composta da un misto di veneto/italiano antico ed un po’ di spagnolo. Utilizzeremo alcuni passaggi alla ricerca di significati ed informazioni che possono portare ad una visione più completa dell’avventura del Pigafetta.

    Tenteremo quindi di individuare qualche segnale spia, oppure anche dei semplici indizi, esplorando cosa ci scrisse a proposito proprio il Da Mosto, nella menzionata raccolta di documenti e studi edita dalla Regia Commissione Colombiana in preparazione del quarto centenario della prima circumnavigazione, testo che, come nessun altro, ci arricchisce di informazioni precise, offrendo preziosi stimoli, congetture o conferme di quanto stiamo cercando.

    Cercheremo, infine e come menzionato sopra, un contributo nel lavoro del Prof. Bernardo Morsolin, che nel suo straordinario Elogio di Antonio Pigafetta(1867)(allegato nella parte finale di questo libro) racconta del desiderio e degli auspici per un nuovo orgoglio italiano stimolato appunto dalle imprese del Pigafetta, orgoglio forse oggi un po’ sbiadito e sul quale il Morsolin auspica un risveglio dell’amor di Patria dopo un lungo letargo, per la fierezza della comunità

    Statua di Antonio Pigafetta

    Filippine, Mactan

    Simulazione della battaglia di Mactan

    Chiostro del liceo Antonio Pigafetta

    Vicenza (Italia)

    Il Rinascimento ed il Cinquecento

    Allo scopo di focalizzare la personalità del Pigafetta ed individuare le motivazioni che hanno probabilmente alimentato i suoi sogni, inserisco un breve e sintetico capitolo sul Rinascimento e le sue origini, cercando di evidenziarne alcuni aspetti significativi associati a situazioni che, a mio avviso, contribuirono alla formazione personale e culturale del nostro protagonista.

    Ancora una volta preciso che non intendo disquisire sul tema del rinascimento dal punto di vista storico, ma semplicemente sottolinearne i significati più rilevanti allo scopo di far emergere ed offrire al lettore alcuni spunti per poter meglio comprendere le scelte del Pigafetta.

    Il Rinascimento, è il periodo della civiltà europea immediatamente successivo al Medioevo, caratterizzato da un aumento di interesse per la cultura e i valori classici. Un tempo contrassegnato, soprattutto in Italia, da un’eccezionale fioritura artistica e letteraria, nonché da un più libero sviluppo del pensiero, frutto di una nuova consapevolezza dei mezzi dell’uomo e della sua potenza.

    Innumerevoli furono i cambiamenti della vita sociale in quel periodo. Tra gli altri, il Rinascimento vide la scoperta e l’esplorazione di nuovi continenti, la sostituzione del sistema astronomico tolemaico con il copernicano, il declino del sistema feudale, lo sviluppo dei commerci e l’invenzione o l’applicazione di importanti innovazioni divenute poi potenti come la carta, la stampa, la bussola del marinaio e la polvere da sparo.

    Per gli studiosi e i pensatori dell’epoca, tuttavia, fu principalmente un periodo di rinascita dell’apprendimento e della saggezza classica, dopo un lungo periodo di declino e di stagnazione culturale, una rinascita a cui essi sentivano di partecipare anche se non ancora consapevoli di ciò che stava accadendo.

    Il termine Medioevo fu coniato dagli studiosi nel XV secolo per designare l’intervallo tra la caduta del mondo classico della Grecia e di Roma e la sua riscoperta all’inizio del loro stesso secolo. In effetti, l’idea di un lungo periodo di oscurità culturale era stata espressa da Petrarca anche precedentemente. Gli eventi alla fine del Medioevo, in particolare a partire dal XII secolo, avviarono una serie di trasformazioni sociali, politiche ed intellettuali che culminarono, appunto, nel Rinascimento.

    Questi mutamenti includevano il fallimento della Chiesa cattolica romana e del Sacro Romano Impero nel fornire un quadro stabile e unificante per l’organizzazione della vita spirituale e materiale, l’aumento dell’importanza delle città-stato e delle monarchie nazionali (vedi la frammentazione della penisola italica), lo sviluppo delle lingue nazionali e lo sfaldamento delle vecchie strutture feudali.

    Mentre lo spirito del Rinascimento alla fine assunse molte forme, possiamo dire che esso fu preceduto dal movimento intellettuale chiamato Umanesimo. L’umanesimo fu ispirato da letterati laici piuttosto che dagli eruditi chierici che avevano dominato la vita intellettuale medievale e avevano sviluppato la filosofia scolastica. L’umanesimo iniziò e si realizzò dapprima in Italia. I suoi predecessori erano uomini come Dante e Petrarca, e i suoi principali protagonisti includevano Gianozzo Manetti, Leonardo Bruni, Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola, Lorenzo Valla e Coluccio Salutati.

    La caduta di Costantinopoli nel 1453 (ad opera del sultano ottomano Mehmeth II) fornì all’umanesimo un grande impulso, poiché molti studiosi orientali fuggirono in Italia, portando con sé libri e manoscritti importanti, assieme ad una tradizione di cultura greca.

    L’umanesimo aveva diverse caratteristiche significative. In primo luogo, ha preso come soggetto la natura umana in tutte le sue varie manifestazioni e risultanti. In secondo luogo, ha sottolineato l’unità e la compatibilità della verità che si trova in tutte le scuole e i sistemi filosofici e teologici (sincretismo). Terzo, ma non ultimo, ha sottolineato la dignità dell’uomo.

    Il nuovo spirito umanista e il Rinascimento che esso generò, si diffusero dall’Italia verso nord e quindi in tutte le parti d’Europa, grazie anche all’invenzione della stampa che permise, grazie all’alfabetizzazione e alla disponibilità di testi classici, che questo nuovo spirito crescesse in modo esponenziale. Il maggior esponente tra gli umanisti del nord fu certamente Desiderio Erasmo (Erasmo da Rotterdam), il cui Elogio della follia (1509) incarnava l’essenza morale dell’umanesimo nella sua insistenza sulla bontà sincera in opposizione alla pietà formalistica.

    In Italia, già a partire dalla fine del sec. XIV alla seconda metà del

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