Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Unreal
Unreal
Unreal
Ebook384 pages5 hours

Unreal

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Julie e Kim lo sapevano bene. Ma andarono comunque!

Quando un viaggio innocente prende una brutta piega, due giovani donne finiscono a lottare per le proprie vite.

Per celebrare la laurea, Julie Edwards e la sua migliore amica, Kim, partono per un viaggio in macchina attraverso il paese. Ma una semplice sosta diventa la fine della strada, quando le due giovani donne restano intrappolate in qualcosa che non avevano previsto… nei loro sogni più selvaggi.

Cosa dicono i lettori su Unreal (Irreale):

Non mi aspettavo la svolta degli eventi così vicino all’inizio della storia. Il colpevole è stato una sorpresa. La fine soddisfacente. – S. Burkhardt

Mi è piaciuto molto leggerlo. Ho apprezzato i personaggi. La storia si è svolta rapidamente. Lo consiglierei di sicuro. Difficile posarlo. – Recensione Amazon

Ritmo veloce… è necessario avvisare coloro che hanno subito abusi sessuali che questo libro potrebbe essere difficile da leggere per loro. Ben scritto, però. – Christina Powers

Io ho letto il primo e il secondo e adesso sto leggendo l’ultimo della serie. Difficile smettere! Non vedo l’ora di scoprire come va a finire!!! – Roberta F. Goslicki

Inquietante, intenso e credibile. Non riuscivo a smettere di leggerlo. I personaggi sono descritti bene e li ho sentiti molto realistici durante la lettura. Mettete in conto di leggerlo tutto in una volta sola. – Lori Hughes

Questo libro è indicato solo per un pubblico adulto. Tratta argomenti come gli abusi ed è consigliato per lettori di almeno 18 anni.

Non aspettate! Scaricatelo e leggetelo subito!!

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJan 27, 2021
ISBN9781071585986
Unreal

Related to Unreal

Related ebooks

Thrillers For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Unreal

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Unreal - Riley Moreno

    1

    Julie Edwards si svegliò finalmente sorridente dopo tutte quelle settimane trascorse a ripassare per gli esami finali. Sopravvissuta grazie a caffè e pizza fredda, ora provava una sensazione di gioia e familiarità nel trovarsi nella stanza in cui era quasi diventata adulta. Era tutto come lo aveva lasciato; le tende color lavanda, la cassettiera disseminata di scatole a fiori e troppe spazzole. Le fotografie di amicizie, alcune mantenute altre perse, infilate nello specchio. Kim era quella che spiccava di più nelle fotografie. Si erano incontrate a scuola guida, si erano trasferite al college ed erano rimaste insieme anche durante le delusioni d’amore più brutte. Queste ultime erano tutte prerogativa di Kim; Julie era timida per natura. Kim era la sua migliore amica però, l’unica su cui poteva fare affidamento.

    E sarebbe arrivata a momenti e poi finalmente sarebbe arrivato l’indomani.

    Julie si stiracchiò e infilò i piedi nelle pantofole. Al piano di sotto, in cucina, poteva già sentire sua madre che faceva cantare pentole e padelle. Avrebbe dato una grande festa di commiato per la sua bambina. Doveva essere tutto perfetto.

    Scese silenziosamente i gradini e infilò la testa nello studio. Greg non si vedeva da nessuna parte. Non aveva dubbi sul fatto che sua madre lo avesse mandato a fare delle commissioni. Una festa come quella richiedeva patatine, bibite e una scorta infinita di ghiaccio. Appena cinque anni dopo un appuntamento al buio e una relazione turbolenta, sua madre aveva ottenuto una ben meritata seconda possibilità con un capitano di industria. Un uomo che badava alle necessità delle sue ragazze, come le chiamava affettuosamente Greg quando si riferiva a Julie e a sua madre. Greg aveva guadagnato una famiglia in un colpo solo, ma non erano tutte rose e fiori. La mamma di Julie lo sapeva bene.

    Come previsto, sua madre stava facendo dodici cose in una volta sola. L’acqua per l’insalata di pasta stava bollendo, le verdure erano sparse sul bancone della cucina in diversi stadi di preparazione e l’impasto alla vaniglia era pronto per essere versato in una tortiera. Julie si appoggiò alla porta d’ingresso con le braccia incrociate e fece uno sforzo per sorridere.

    Mamma?

    Sharon Heller trasalì nell’udire la voce di sua figlia.

    Tesoro! Ti sei svegliata presto. Dormito bene?

    Qualunque domanda uscisse dalla bocca di Sharon era permeata dalla paura dell’ignoto. Julie l’aveva avvertita su di sé il primo giorno di asilo, la sera del ballo e quando aveva finalmente lasciato il nido per andare al college. Il giorno dopo, quella paura avrebbe raggiunto proporzioni epiche per l’ansia. All’orizzonte c’era una bravata che sua madre non approvava particolarmente.

    Era meglio distrarla per il momento.

    Bene, mamma. Ti serve una mano?

    Sharon fece vagare lo sguardo per la cucina. A occhio nudo, la scena appariva caotica ma Sharon sapeva esattamente a quale piatto si abbinava ogni ingrediente.

    "Ho tutto sotto controllo", disse Sharon.

    Julie aveva previsto quella risposta prima ancora di porre la domanda.

    Okay. Ti faccio compagnia?

    Sharon fece un sorriso rigido alla prospettiva di una chiacchierata fra ragazze. Julie si accomodò dietro al bancone della cucina mentre sua madre le versava una tazza di caffè.

    La laureata lo prende nero? chiese Sharon.

    Ancora con latte e tre cucchiaini di zucchero, rispose Julie arrossendo. Talvolta, specialmente con sua madre, non si sentiva adulta. Il pezzo di carta che le avevano messo fra le mani di recente avrebbe dovuto rappresentare una svolta, ma Julie appariva e si sentiva ancora giovane ogni volta che si guardava allo specchio. Il fatto che Sharon le avesse appena messo davanti un caffè dolcissimo e una ciotola di cereali Fruit Loops colorati non aiutava.

    Allora, chi viene oggi? chiese Julie.

    I soliti, Beth e Dave, Max e Amy.

    Erano gli amici di Greg. Julie li conosceva superficialmente, da occasionali weekend che aveva trascorso in visita a casa. Come Greg, erano uomini importanti con mogli stupende e Julie sapeva che sua madre si sentiva sempre in qualche modo fuori posto con loro. Per Julie, la sensazione era più che reciproca.

    Meno male che c’era Kim.

    Sembra divertente, disse Julie.

    Sharon spezzò i noodles e mescolò il contenuto della pentola.

    Assolutamente. A tutti piacciono le feste. Sai, Beth ci ha invitato negli Hampton il prossimo weekend.

    Julie sorseggiò il caffè masticando cereali.

    Ah sì?

    "Beh, quella sì che sarà una festa! Beth ha affidato tutto al catering e un uccellino mi ha detto che ci sarà anche il suo bellissimo nipote."

    Julie non aveva idea di chi fosse il nipote di Beth e nemmeno che fosse bellissimo, ma conosceva sua madre abbastanza bene da sapere dove voleva andare a parare.

    Mamma...

    Sharon infilò la torta nel forno e leccò un residuo di impasto che le era rimasto sulle dita.

    Perché no, tesoro? Stando a quello che dice Beth, è un giovanotto molto simpatico.

    Sharon era difficilmente una donna di altri tempi. Julie non doveva per forza sistemarsi per essere felice, ma farlo presto e vicino a casa sembrava un’alternativa più sicura di quello che aveva in mente di fare.

    Kim e io partiamo domani, mamma.

    Sharon si allungò sul bancone e prese Julie per il polso. Quindi ci sarebbe stata una replica della loro diatriba familiare. L’aveva sentita fino alla nausea da quando Kim e Julie avevano escogitato il loro piccolo piano.

    Julie, ne sei sicura?

    Ne abbiamo già parlato...

    "Lo so, lo so. Ma è solo che... voglio dire... Greg ha detto che sarebbe disposto a pagarvi una crociera. Non sarebbe... ecco, più... sicuro?"

    "Certo, mamma. Perché le navi non affondano e le persone non cadono mai fuori bordo."

    Sharon tirò su col naso e tornò alla pentola fumante. Questo e altro ancora sarebbe potuto accadere sul mare, ma a Sharon naturalmente piaceva l’idea di sua figlia in un luogo con itinerari in abbondanza fra cui scegliere. Due giovani donne che si mettevano in viaggio senza una vera destinazione in mente, solo con il desiderio di vedere il paese e dove non c’era altra scelta se non essere adulte? Questo faceva preoccupare Sharon. Julie si domandava se non ci fosse una punta di gelosia in quella preoccupazione.

    Mamma, andiamo. Non fare così.

    "Non sto facendo niente."

    Sharon continuò a dare le spalle alla figlia, ma Julie riusciva a vedere dietro la sua maglietta grigio sbiadito rughe di ogni tipo, rughe di ansia e di dispiacere. Farla preoccupare così tanto non era mai stato fra i suoi programmi. Julie finì il caffè e si allontanò dal bancone.

    Mamma, andrà tutto bene.

    Davvero?

    Sì. Più che bene. Kim e io vogliamo solo vivere un’avventura. È eccitante. Probabilmente vedremo e faremo cose che non possiamo nemmeno immaginare.

    Quando Sharon si allontanò dai fornelli, Julie si rese conto di aver detto la cosa sbagliata.

    "Io posso", disse Sharon.

    "Mamma, guardi troppe puntate di Dateline..."

    "Tu sai cosa potrebbe succedere? Voi ragazze potreste restare in panne, bloccate da qualche parte..."

    "Abbiamo in nostri iPhone."

    Perfetto, se la batteria muore.

    Abbiamo i caricabatterie per la macchina, mamma. Nuovissimi.

    Sharon riprese a tagliare le verdure. Calava la lama con colpetti rapidi e rabbiosi.

    È Kim.

    Non era mai stata la prima scelta come migliore amica secondo Sharon. Kim rappresentava tutto ciò che Sharon classificava come selvaggio e sconsiderato. Julie aveva discusso contro questo pregiudizio per innumerevoli anni, ma il ricordo delle ragazze che entravano in casa incespicando ubriache quando avrebbero dovuto essere al sicuro la sera della laurea era una fra le tante cose che Sharon non riusciva a lasciarsi alle spalle.

    Non è solo Kim, anche io ho voglia di andare. Sono eccitata, mamma. Sarà divertente.

    "Pensavo che fossi davvero contenta di essere a casa."

    E lo sono. Mamma, non sarà per tutta l’estate. Kim ha già un lavoro che l’aspetta, ha l’orientamento...

    "E forse anche tu dovresti concentrarti su queste cose."

    Sharon aveva messo il dito nella piaga. Persino Kim, solitamente la nemica numero uno, poteva essere presa come un qualche tipo di esempio da seguire se serviva a bloccare il piano di Julie sul nascere.

    Penserò a qualcosa quando torno. Te l’ho detto.

    Sharon lasciò cadere il coltello.

    Io...io immagino di sì. Andrà meglio quando tutto questo sarà finito, ragazzina.

    A Julie mancò la convinzione per ribattere l’ultima affermazione mentre sua madre le dava un bacio sulla testa e lanciava un’occhiata all’orologio.

    Dovrei...dovrei farmi una doccia. Kim sarà qui a momenti.

    Sharon tornò alle sue verdure mentre Julie arrancava su per le scale.

    L’acqua, al massimo del calore sopportabile, le scorreva lungo il corpo. Julie sollevò le mani sopra la testa e si appoggiò alla parete della doccia. Si strofinò il bagnoschiuma al profumo di mango sulla pelle con un sospiro. Sua madre non era del tutto fuori strada. Questa era un’idea di Kim. Pensava che sarebbe stato divertente andare dove la strada le avrebbe portate. Se Julie fosse stata onesta con la sua amica o con sua madre, avrebbe ammesso che c’era qualcosa di spaventoso nel lasciare il mondo ordinato della casa e della scuola e di tutto ciò che conosceva. Ma era anche un’esperienza troppo inebriante per rinunciarvi. Kim sapeva che lei avrebbe acconsentito, seppure riluttante. Julie avrebbe tenuto nascosta quella verità a sua madre a qualunque costo.

    Si asciugò i capelli castano chiaro con una spugna e li raccolse in una crocchia disordinata. Mentre tornava nella sua stanza, suonò il campanello. Julie corse giù dalle scale per anticipare Sharon.

    Troppo tardi.

    Kim, allora sei diventata mattiniera anche tu ora?

    Kim parve molto confusa fino a quando vide Julie ai piedi delle scale.

    Le cose cambiano, Signora Heller. Ehi, Jules. Come va?

    Julie non era mai stata così felice di vedere qualcuno. Rispose alla sua amica con un borbottio e un cenno e si avviò su per le scale.

    Kim, colazione? chiese Sharon.

    Pessima idea. L’invito a bere un caffè era solo un trucco per lanciarsi in un terzo grado e, anche se Julie sapeva che Kim avrebbe potuto tenere testa a chiunque, persino a sua madre, voleva risparmiare all’amica l’interrogatorio.

    Sta bene così, mamma.

    "Forse dovresti lasciare che sia la tua amica a rispondere."

    Julie lanciò a Kim un’occhiata disperata.

    Non entrare in contatto visivo. È una trappola. Continua a muoverti.

    Kim conosceva Julie e sua madre da abbastanza tempo da cogliere il suggerimento.

    Sto bene così, Signora H.

    Julie esalò il respiro che aveva trattenuto ed entrambe salirono di sopra.

    Qual è il problema, Jules? chiese Kim una volta che si furono chiuse dietro la porta.

    Lo sai. Non vuole che lo facciamo, è completamente fuori di testa...

    La solita vecchia Sharon, eh?

    Julie si lasciò cadere di peso sul letto.

    Centrato.

    Kim si lasciò cadere accanto a lei.

    Cristo. Immagino che Greg non se la stia facendo.

    Julie si allungò per prendere un cuscino e diede una pacca scherzosa sulla gamba di Kim.

    Che schifo! Non voglio nemmeno pensarci.

    Perché no? Greg non è male. Anzi, è proprio un bel tipo.

    Kim!

    "Non che io sia interessata."

    Che lo fosse o meno non era quello il punto.

    Non voglio parlare della vita sessuale di mia madre.

    Sbottò Julie e si avviò verso la cabina armadio per cambiarsi. Anche con Kim era riservata.

    Okay. Allora parliamo della tua.

    Julie infilò le gambe in un paio di jeans e si fece scivolare una camicetta a fiori sul fisico snello.

    Non c’è niente di cui parlare, Kimmy.

    Lo so. Ma forse durante il nostro viaggio qualcosa cambierà.

    Julie non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Tra una visita ai parchi nazionali e una ai monumenti storici, Kim sperava di incappare in un’avventura estiva lungo la strada. Julie non era contraria a questa possibilità, ma il solo pensiero la terrorizzava. Forse aveva aspettato troppo per togliersi il pensiero della prima volta e forse l’idea che si era fatta era ben più terrificante della realtà. Il consiglio di Kim era semplicemente di rilassarsi con qualche drink e di non farsi prendere così tanto dal pensiero di come ci si potrebbe sentire visto che le esperienze di Kim erano state solo stupefacenti.

    O almeno così diceva lei.

    Vedremo, Kimmy.

    Si allacciò al collo il medaglione che le aveva dato suo padre quando aveva dieci anni e lo toccò con una punta di nostalgia. Aprendo il cuore a metà, vide la fotografia di suo padre che la abbracciava stretta. Non molto tempo dopo che aveva scartato il regalo, lui fu stroncato da un ubriaco a bordo di una Chevy. Un’altra scusa con cui Sharon la tratteneva.

    Jules? Stai bene?

    Julie chiuse il cuore e tornò a voltarsi verso la sua amica con un sorriso.

    Sto bene.

    Quando gli amici di Greg iniziarono ad arrivare, Julie tenne gli occhi incollati alla finestra e attese che l’uomo in questione facesse la sua ricomparsa. A Julie piaceva Greg. Non avrebbe mai preso il posto di suo padre e non faceva nulla per reclamarne il titolo. Ma almeno sua madre sembrava rilassarsi quando lui era nei paraggi. Con lei così nervosa all’idea del viaggio, aveva bisogno che Greg fosse presente, soprattutto per quello.

    La sua auto finalmente si infilò nel vialetto e Julie fece un respiro profondo e Kim per mano. Scesero le scale verso la festa e furono accolte da un gruppo di benauguranti sorridenti che riconobbe appena. Le labbra degli estranei, colorite del primo di quelli che probabilmente sarebbero diventati molti cocktail prima della fine di quella giornata, le si fecero incontro. Le loro congratulazioni erano accompagnate da biglietti d’auguri che probabilmente contenevano assegni a celebrazione del conseguimento della sua laurea. Non vi fu alcun regalo per Kim e i partecipanti alla festa si scusarono per quello che li colpì come un fatale passo falso. Kim non vi fece caso e si preparò uno Screwdriver. Era Julie quella che aveva veramente bisogno di un drink. Il volto teso di sua madre si costrinse in un sorriso quando la conversazione si spostò sui programmi di viaggio delle ragazze, ma lei doveva rimanere lucida.

    Kim chiacchierò del più e del meno con gli ospiti e Julie abbandonò la festa per uscire sul patio. Toccò di nuovo il medaglione e pensò a suo padre. Durante la veglia per la sua morte tutti continuavano a dirle che il tempo avrebbe sanato le sue ferite che però erano ancora fresche nel suo cuore. Dopo tutti questi anni, c’erano verità e finzione intrecciate insieme. Julie riusciva a concentrarsi su un giorno alla volta, a resistere alla pressione del carico di lavoro del suo corso e persino divertirsi con Kim e gli altri loro amici una volta completati e consegnati i progetti. Tuttavia, il ricordo dell’uomo, la realtà di quanto aveva perso e le moltissime cose che non avrebbero mai potuto condividere, le straziavano sempre e costantemente l’anima. L’ultimo punto poi aveva il potere di farla sprofondare in un’indicibile tristezza. In quei momenti, l’unica cosa che Julie riusciva a fare era aggrapparsi alla convinzione che la morte di suo padre era la cosa peggiore che le era accaduta e che le sarebbe potuta capitare in futuro. Era come se tutte le persone sulla faccia della terra avessero una storia terribilmente triste e lei, anche se non era così ingenua da credere che il resto della strada che avrebbe percorso nella sua vita sarebbe stata disseminata di petali di rose, cercava di trarre conforto dal fatto che si era già lasciata alle spalle la tragedia più terribile. Non serviva a reprimere completamente il dolore della perdita, ma era già qualcosa.

    Julie voltò la testa al rumore della porta scorrevole e vide Greg, sorridente, con due bicchieri in mano.

    Eccoti qui! si illuminò. Devo tenerti d’occhio, Julie.

    Le offrì un drink. Lei annusò il bicchiere e scosse la testa all’odore del gin mischiato con la tonica.

    Non ne vuoi? domandò lui.

    Non oggi.

    Sicura?

    Sicurissima, ma grazie.

    Greg si scolò il primo bicchiere in un solo sorso e poi iniziò a sorseggiare il drink che lei gli aveva restituito. Era bello, come un conduttore rifatto di un gioco televisivo. Andava bene per sua madre. Quando aveva fatto la sua prima apparizione, Kim aveva avvertito Julie di stare in guardia con il suo nuovo paparino. I genitori di Kim avevano divorziato quando aveva sette anni e sua madre aveva cambiato pretendenti al trono come la maggior parte delle persone cambiava i canali TV. Più di uno di quei palloni gonfiati aveva guardato Kim in modo lascivo mentre cresceva e si sviluppava e il peggiore fra tutti aveva persino cercato di toccarla durante un brunch di Pasqua. A quel punto, Kim era forte abbastanza da respingerlo con un rapido calcio negli stinchi e persino sua madre non era assorbita abbastanza da se stessa da tenerselo intorno al servizio del suo fragile ego.

    A dispetto della storia nauseabonda e ammonitrice di Kim, Greg si era sempre comportato da gentiluomo in sua presenza e Julie riteneva che lei e sua madre fossero state fortunate ad aver trovato una persona perbene.

    Allora, voi due avete veramente intenzione di farlo? chiese.

    Julie gemette e alzò gli occhi al cielo. Era venuto un’altra volta in missione per conto di sua madre, che sperava riuscisse a dissuaderla dal fare il viaggio.

    Partiamo domani, disse tenendo lo sguardo ben piantato sui propri piedi.

    Sei eccitata? chiese lui.

    Lei annuì lentamente.

    E un po’ spaventata! Le diede una gomitata giocosa nelle costole e Julie si allontanò un po’.

    E tu?

    E io cosa?

    Julie emise un lungo sospiro.

    Andiamo, Greg. Dove sono le tue argomentazioni?

    Quali argomentazioni?

    Finalmente alzò gli occhi su di lui con lo sguardo di chi la sa lunga e fece un’imitazione di Sharon, frutto di una vita.

    "È davvero tanto pericoloso in quel grande mondo cattivo, Julie. Resterai bloccata o ti perderai e non troverai mai più la strada di casa."

    Greg si fece scappare una lunga risata.

    "Julie, queste non sono le mie argomentazioni."

    "Però lei vorrebbe comunque che mi dicessi così."

    La verità?

    Lei annuì e attese.

    "Julie, ho detto a tua madre quello che sto per dire a te. Tu sei una ragazza intelligente con un cellulare e un GPS a tua disposizione. Non siamo negli anni ’60. La gente va in vacanza ogni stramaledetto giorno."

    Quello fu un sollievo. Julie non poteva sopportare un’altra predica e Greg aveva ragione. Di fatto era un viaggio in macchina un po’ più lungo della solita gita della domenica pomeriggio con delle fermate per godersi il panorama lungo la strada. Non sarebbe successo niente di brutto.

    Grazie, Greg.

    Non dirlo nemmeno, piccola. Quando sarà tutto finito, credo che sarà stata la cosa migliore per tutti.

    Non aveva dubbi sul fatto che lui non desiderasse altro che avere un po’ di tempo da passare da solo con sua madre e ricacciò il pensiero di sua madre che faceva cose che lei non aveva ancora sperimentato nell’angolo più buio della sua mente.

    Greg le diede un buffetto sulla guancia e le sorrise.

    Torniamo alla festa, ora? domandò.

    Lei gli diede un piccolo abbraccio e lo riaccompagnò in casa.

    Il pomeriggio trascorse lentamente con lodi per la cucina di Sharon e chiacchiere sui programmi estivi dei presenti. La coppia che Julie aveva quasi sicuramente identificato come Dave e Beth, parlò di una crociera verso la fine dell’estate e Julie vide sua madre sollevare un sopracciglio quando dissero le date. Per allora, la sua bambina sarebbe stata a casa al sicuro a tentare di pensare al futuro. Sharon non riusciva a comprendere che quello era un luogo veramente terrificante in cui stare. Per certi versi, il viaggio in macchina avrebbe cancellato la necessità di prendere decisioni pesanti e Julie aveva accolto con sollievo quella tregua.

    "Ma questa cosa che state per fare voi ragazze iniziò Beth, Che forte!"

    Julie desiderò veramente che riprendessero a discutere del condimento dell’insalata di pasta di sua madre.

    Sarà una figata, disse Kim che a quel punto era già abbastanza sbronza da lasciar cadere ogni filtro. Sharon tirò su col naso e andò in cucina mentre le altre signore ridacchiavano. I loro mariti sembravano divertiti dal candore audace di Kim. Julie lanciò un’occhiata a Greg. Non riuscì a scovare neppure un’ombra di emozione sul suo volto. Le parve che stesse semplicemente studiando Kim e valutando una qualche possibilità. Era una cosa insolita. Greg non era il tipo da una botta e via e, anche se lo fosse stato, sarebbe stato un idiota a comportarsi così con la sua migliore amica e sotto il suo stesso tetto. Tuttavia, Julie avvertì una leggera sensazione di disagio. Non c’erano dubbi. Il fatto di andarsene la mattina dopo era la cosa migliore.

    Scusami.

    Julie seguì sua madre la guardò iniziare a caricare la lavastoviglie. Probabilmente sentiva Julie che tamburellava con le dita sul bancone, ma non diede alcun segno di voler guardare nella sua direzione.

    Mamma.

    Julie circondò con le braccia le spalle di sua madre. Riusciva a sentire i piccoli singhiozzi che la scuotevano e si annidavano nella gola di Sharon.

    Perché ti preoccupi così tanto?

    Io... è solo che non voglio rimanere da sola.

    "Da sola? Ma hai Greg, giusto?"

    Sai cosa voglio dire, Julie.

    Per quanto sua madre fosse sempre frustrante, Julie lo capiva. Una persona che perde l’amore della sua vita e non può non temere per la sua unica figlia. Julie fece voltare sua madre verso di sé.

    Mamma? Mamma, guardami.

    Sharon fece lentamente come le era stato detto. Sembrava troppo spesso sull’orlo delle lacrime.

    "Sono poche settimane, mamma. Sarò di ritorno prima che tu te ne accorga. Di ritorno qui. Non ho intenzione di trasferirmi subito."

    Sharon si lasciò andare a una risata leggera.

    "Ringrazio il cielo per questo! Perché sì, non potrei davvero sopportare di non avere nessuno."

    Oh, mamma.

    Julie la attirò a sé in un forte abbraccio. Qualunque cosa fosse successa, sarebbe sempre stata sua madre e non importava quanto Julie talvolta desiderasse contrastarla, sarebbe sempre rimasta la sua bambina.

    Andrà tutto bene. Lasciami solo un po’ di spazio per respirare, okay?

    Sharon annuì e indugiò fra le braccia di sua figlia ancora per un po’.

    La festa finalmente giunse al termine. Greg ritornò nella sua regolare modalità patrigno e chiese a Kim se era sicura di poter guidare.

    Assolutamente, Signor Heller.

    Greg le agitò scherzosamente un dito davanti alla faccia.

    E farai meglio a non bere quando sarai dietro al volante domani.

    Sharon parve sul punto di iniziare una nuova ondata di riserve quando Kim le diede una carezza rassicurante sulla guancia.

    Si rilassi, Signora Heller. Julie è in buone mani.

    Julie accompagnò Kim alla sua auto. Era una serata fresca e le dava sollievo sentire l’aria sulla faccia.

    Bella festa, Jules.

    È stato ridicolo. Li conosco appena.

    Sì, ma ora hai un sacco di contanti in mano, giusto?

    Julie prese un appunto mentale di fermarsi in banca prima di partire. Da lunedì i regali degli sconosciuti avrebbero atteso che lei li ritirasse e tutto quello che ne sarebbe venuto.

    Penso di sì.

    "Tua madre ha davvero bisogno di darsi una calmata."

    Lo so. Voglio dire... lo so.

    Avevano già avuto questa conversazione più e più volte nel corso della loro amicizia. Era ora di iniziare a parlare di qualcos’altro, qualcosa di diverso.

    Allora, quando torni? Diciamo verso le sette?

    Le sette? Andiamo, Jules.

    Credevo avessi detto che volevi partire presto.

    "Le otto non è presto?"

    Certo che lo era, ma visto il tipo di tregua che aveva con sua madre, Julie preferiva uscire di casa il prima possibile.

    Sì, certo.

    Kim indugiò sulla portiera della propria auto con un sorriso.

    Vai a dormire. Prendi qualcosa se devi.

    "È questo il tuo programma?"

    Cos’è quello sguardo?

    Dopo tutto quello che hai bevuto? Se fossi io, non riuscirei mai ad alzarmi per le otto.

    Kim gemette e diede uno strattone all’orecchio di Julie.

    "Che leggerezza. Dobbiamo fare qualcosa anche per questo."

    Kim era sempre piena di idee per aiutare Julie a migliorarsi. Nel mondo di Kim, ciò significava più avventure di qualunque tipo. L’aveva sempre tenuta a bada con la scusa degli esami di metà anno e di quelli finali. Ma ora...?

    Forse voleva diventare un po’ pazza.

    Assicurati solo di riportarmi a casa tutta intera, altrimenti mia madre vorrà la tua testa.

    "Non ci prova sempre?"

    Sempre.

    Si salutarono con un abbraccio e Kim si allontanò velocemente con un rapido colpo di clacson e un cenno con la mano dal finestrino. Lei non avrebbe preso niente, ma il pensiero di sgattaiolare a farsi un drink veloce prima di andare a letto non era una brutta idea. Avrebbe dormito più profondamente e si sarebbe svegliata con la promessa del nuovo giorno.

    2

    Con l’aiuto di un minuscolo goccio di vodka, il mattino arrivò presto. Julie si girò sul fianco e guardò l’orologio. Erano appena le 6.45. Aveva tutto il tempo per farsi una doccia e per ricontrollare di aver preso tutto. Qualunque speranza avesse avuto di riuscire ad andarsene con il più rapido degli addii si disintegrò quando udì sua madre di nuovo al lavoro in cucina. Conoscendo Sharon, voleva che facesse una buona colazione, l’ultimo pasto, secondo sua mente fatalista. Julie sospirò al pensiero e si ciondolò sotto l’acqua calda fino a quando non venne il momento di uscire e affrontare la solita musica; si lavò i denti e si vestì velocemente, poi si issò le borse sulle spalle. Contando la borsetta, il suo bagaglio era costituito solo da tre pezzi, ma era proprio quello il bello di fare un viaggio verso luoghi nei quali la gente l’avrebbe vista solo una volta. I completi potevano essere indossati, lavati e indossati di nuovo. Sapeva che Kim aveva un altro piano in mente, ma a Julie piaceva viaggiare leggera. Non aveva bisogno di altre cose che le pesassero addosso.

    Scese i gradini verso il profumo di bacon, uova e pancake. Immaginava che sua madre volesse farle mettere ancora un po’ di carne addosso prima che le strade aperte gliela togliessero. Julie posò i bagagli vicino alla porta principale e seguì il profumo della colazione con una rapida occhiata all’orologio.

    7.35. Perfetto.

    ’giorno, mormorò Julie. Sharon Heller aveva appena finito di preparare un piatto sul bancone della colazione e si stava pulendo le mani sul grembiule quando vide Julie nei suoi abiti da viaggio. Julie registrò la facciata coraggiosa che era stampata addosso a beneficio suo e di sua figlia. L’orologio del microonde segnava le 7.37. Ingoiò alcuni bocconi, bevve alcuni sorsi di caffè e contò i secondi che la separavano dall’arrivo dell’auto di Kim.

    Quindi è quasi ora disse Sharon sedendosi accanto a sua figlia.

    Julie annuì sbocconcellando un pezzo di bacon. Sharon torceva uno strofinaccio fra le mani, tremanti per l’approssimarsi dell’ora tanto temuta. Restarono sedute in silenzio mentre Julie faceva gocciolare lo sciroppo d’acero sui pancake. In quel momento era troppo nervosa e troppo eccitata per riuscire a mangiare, ma fece finta di godersi il pasto a beneficio di sua madre.

    Quando aveva otto anni, molto tempo prima che suo padre venisse strappato dalla loro famiglia, Sharon aveva già tentato di bloccare la strada a sua figlia. Julie si ricordava di essere andata su tutte le furie quando sua madre le aveva proibito di restare a dormire a casa di Bethany Irwin, appena arrivata nella sua classe. A quell’età, Julie non era riuscita a dare un senso alle obbiezioni di sua madre.

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1