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Un'altra Giulietta
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Ebook71 pages51 minutes

Un'altra Giulietta

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Eccoci tra le mani la nuova narrazione di quell'inesauribile affabulatore e poeta che è Luigi Maffezzoli, le cui parole scorrono e pulsano sulle pagine. Questa volta più che di fronte a un'indagine siamo al cospetto di un indagare, che è qualcosa di diverso e di più, letteralmente - lo spingere qualcuno dentro qualcosa -, proprio come la muta dei cani all'interno della zona di caccia. Non è la semplice indagine per scoprire l'omicida, ma è l'indagare ragioni misteriose e profonde che ne sono l'anticamera, l'(in)volontario preludio. Luigi questa volta ha scelto di raccontare la storia attraverso l'altalenarsi di due diverse voci narranti. Barbara e Leonardo, due amici, una giornalista e un ex commissario, due diverse generazioni a confronto e incontro, quasi mai in scontro, che si ritrovano a festeggiare i quarant'anni di Barbara, tornata per l'occasione nel piccolo paese da dove suo padre aveva mosso i primi passi verso la città in cerca di lavoro e fortuna. Un romanzo che contiene infiniti racconti - di poche righe -, poesie, aforismi, saggi, pensieri, divagazioni, stupori, meschinità, violenza, rammarichi, illuminazioni, silenzi.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 22, 2021
ISBN9791220315463
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    Un'altra Giulietta - Luigi Maffezzoli

    Vachino

    Ringrazio gli amici del laboratorio di scrittura della Fabbrica dell’Esperienza di Milano che ho sentito vicini mentre scrivevo e riscrivevo questo racconto. Un ringraziamento particolare e un abbraccio a Valeria La Rocca, Giuseppe Ciarallo e Dora Dorizzi per i loro preziosi e generosi consigli e suggerimenti.

    Un grazie speciale al compagno di poesia e di avventure Paolo Vachino che ha saputo vedere nel mio testo cose che io stesso non avevo compreso.Val la pena scrivere quando si hanno degli amici con i quali condividere le proprie elaborazioni ed elucubrazioni.

    L.M.

    Un sabato pomeriggio di aprile, su una panchina vicina alla riva,

    in un piccolo paese del lago di Garda

    Erano passate le sei di sera, ma il sole era ancora alto sul lago. Ce ne stavamo su una panchina ai bordi della strada che costeggiava la piccola spiaggia, io e il mio amico commissario. Nel suo lato, accanto alla panca, c’era un ulivo, dalla mia parte un oleandro.

    Sulla strada dietro di noi, chiusa al traffico, passavano bambini e genitori, allegri in quel primo ponte di primavera. Avevo deciso di festeggiare il mio quarantesimo compleanno tornando alle origini, in quel piccolo paese da dove mio padre era partito ancora bambino per trovare un po’ di fortuna nella città industriale. E avevo chiesto di accompagnarmi a Leonardo, inconsueto amico, commissario in pensione, che da qualche anno mi faceva la corte con un po’ troppa discrezione.

    Un breve week end per rilassarmi, lontana dalla redazione e dalle brutte notizie che, a quarant’anni, cominciavano a logorarmi. Ma le brutte notizie, quando non sei tu a cercarle, sono loro a trovarti, e questa è la cronaca di come rovinai la mia breve vacanza.

    Lui sì che si rilassava, stando in silenzio, come al suo solito, osservava i giochi di corteggiamento dei germani. Spiccavano il volo dall’acqua, improvvisamente, in un gioco di inseguimento, fino alla riva di ciottoli che stava sotto la strada pedonale. Stavano lì un po’ a rimirarsi tra femmine marroncine e maschi dai colori vivaci per poi ripartire in una fuga volante verso i canneti.

    «Un commissario che s’incanta a guardare le anatre, lo sanno i tuoi colleghi?»

    Scosse la testa.

    «Ormai sono in pensione, Barbara, mettitelo in testa.»

    Era tranquillo, il lago e le anatre lo avevano riportato in qualche territorio dell’infanzia. Mi prese il braccio e mi avvicinò a lui, come dovesse raccontarmi chissà quale segreto.

    «Da ragazzo mi sono letto tutti i libri di Konrad Lorenz, sono molto utili anche per capire gli uomini.»

    Mi liberai dalla stretta e il mio umore cambiò. La sua battuta, improvvisamente, aveva ridestato in me il pensiero su quanto era successo nelle ore precedenti.

    «E dei delitti di questa notte cosa ne pensi?.»

    «Preferisco non pensarci e osservare i germani.»

    Quella notte c’era stato un omicidio, anzi due. Due corpi, due giovani, erano stati trovati a pochi passi da dove ci trovavamo noi ora. Erano distesi sulla ghiaia, composti uno accanto all’altro, nella spiaggetta dove io da piccola prendevo il sole.

    «Mi sembra di essere la signora Fletcher che dove arriva porta sfiga.»

    Sorrise senza commentare. Il suo sguardo era distratto da una coppia di anatre che si erano avventurate sulla strada e si erano avvicinate a noi, come se volessero curiosare nei nostri discorsi.

    Non sopportavo i suoi silenzi e la sua distrazione. Era stato un bravo commissario e ora sembrava che dell’uccisione di due ragazzi non gli importasse nulla. Mi azzittii anch’io e tornai a pensare agli ultimi avvenimenti.

    Eravamo arrivati nel pomeriggio precedente. In stazione ci aspettava Erika, l’amica del cuore delle mie estati sul lago. Era maestra da oltre un decennio, le sue colleghe venivano da fuori e si avvicendavano di anno in anno, mentre lei non si era mai mossa dalla scuola elementare del paese e così ora era conosciuta da tutti, diventando parte delle figure istituzionali, insieme al parroco, alla farmacista e al

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