Easy Meditation: oltre 100 metodi facili per fare meditazione
By We Us
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Al termine del volume, l’appendice Viaggio nelle sette dimensioni. Dalla dimensione zero alla sesta dimensione, ed oltre ci porterà in un viaggio alla scoperta della realtà non percepibile dai nostri cinque sensi.
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Easy Meditation - We Us
poi?...
introduzione
lo scopo di questo libro
In questo libro troviamo molti metodi per fare meditazione. Perché meditazione? Per vivere meglio, per essere più felici, per vivere più a lungo, o, se la vogliamo vedere da un differente punto di vista, per soffrire meno. Dunque, poniamoci una semplicissima domanda: perché soffrire? In cosa consiste il vantaggio nel soffrire?
Che si sia già provata la meditazione o meno, troveremo qui metodi che già conoscevamo insieme ad altri che forse ci risulteranno nuovi. Tutti spiegati in modo semplice, in modo che anche il dilettante possa metterli in pratica, persino divertendosi. Possiamo decidere di usare tutti questi metodi, uno diverso per ogni giorno, oppure sceglierne uno solo, o sovrapporne più di uno ed usarli contemporaneamente. A noi la scelta.
Nel corso della nostra esistenza, anche più volte al giorno, il nostro stato d’animo oscilla innumerevoli volte tra quei due estremi che definiamo felicità e sofferenza, passando attraverso uno stato che noi percepiamo intermedio, di quiete. Ecco, lo scopo di questo libro è far sì che l’umore di tutti noi, con la pratica quotidiana, arrivi gradualmente e senza sforzo ad oscillare fra gli stati di felicità e quiete, evitando la sofferenza. Potrebbe non sembrare facile, dal momento che siamo abituati da sempre ad essere prede delle nostre oscillazioni di umore.
Avere consapevolezza di soffrire è già di per sé un buon inizio. È l’inizio del cosiddetto esercizio dell’auto osservarsi, tuttavia facendo attenzione a non cadere nella trappola di giudicarsi (perché l’atto di giudicare o giudicarsi rafforza lo stato d’animo negativo) ma semplicemente prendendo atto di quanto sta accadendo.
A volte la sofferenza (sia essa rabbia, tristezza o altro) ci chiama, e noi rispondiamo perché essa è irresistibile: è seducente. Siamo talmente abituati a soffrire che crediamo che ciò sia semplicemente parte dell’esistenza. L’esperienza del vivere deve
contenere una parte di sofferenza: ne siamo così convinti che ci sembra non solo assurdo, ma proprio impossibile che ci sia un’alternativa.
E invece l’alternativa c’è. Noi non siamo nati per soffrire: la vita non è una valle di lacrime. È indispensabile scardinare questo luogo comune. Noi tutti abbiamo il diritto di essere felici e possiamo esserlo il più possibile anche grazie alla meditazione.
L’idea di We Us nasce dalla storia senza fine delle persone che, a diversi livelli, praticano la meditazione. Alcuni sono principianti, altri sono un po’ più in là in questa pratica, nella quale non si arriva
mai: si è sempre in cammino, alla ricerca, lungo un percorso che si rivela essere unico per ogni diverso essere umano e lungo quanto è lunga l’intera esistenza.
We Us siamo noi che abbiamo scritto questo libro, We Us siamo noi che ora lo stiamo leggendo.
Questo continuo fluire (del quale le persone sono solo il tramite, uno strumento) ha allora deciso di scrivere un libro, in aggiunta ai tanti che già esistono: un manuale che illustra alcuni dei diversi metodi per intraprendere (o continuare lungo) questi percorsi.
Il libro, di per sé, dovrebbe essere visto come uno strumento di diffusione delle informazioni circolare e orizzontale e, dunque, democratico. L’informazione è sempre una risorsa, una ricchezza, e in quanto tale deve godere della diffusione più ampia possibile.
L’intenzione è che, dalla lettura di queste pagine, noi lettori potremo trarre informazioni che ci consentiranno di iniziare la pratica della meditazione (alcuni dei metodi descritti, in effetti, sono di una semplicità e facilità irresistibili) oppure di arricchire l’esperienza qualora la si pratichi già.
Da noi scrittori a noi lettori, da We Us a We Us, dalla Coscienza complessiva che Si sta osservando a Se stessa: buona lettura.
come leggere questo libro
Questo libro è composto da una successione di brevi capitoli. Essi, pur facendo parte del medesimo discorso, sono indipendenti l’uno dall’altro e si susseguono in modo casuale, affrontando l’argomento principale ognuno da un punto di vista diverso. Il tentativo è sviscerarlo, pur sapendo bene come questo argomento sia inesauribile. Perciò, possiamo scegliere il modo in cui proseguire nella lettura: un capitolo dopo l’altro; saltando da uno ad un altro, casualmente; leggendone uno al giorno; soffermandosi su uno di essi per un tempo prolungato... non per nulla, all’interno dei capitoli troviamo, inserito nel testo e tra parentesi, l’invito a leggere i capitoli che trattano di argomenti correlati: possiamo quindi scegliere di ignorare questo invito e proseguire nella lettura già iniziata, o integrare a questa la lettura del capitolo suggerito.
In effetti, uno degli obiettivi secondari del libro consiste nel lasciare la massima libertà a chi lo legge, la libera scelta su come procedere in questa lettura. Pensiamo di esserci riusciti. In questo modo il libro non detta condizioni: si può ad esempio decidere di non finirlo e tuttavia quel frammento letto sarà a sé stante, un argomento completo trattato brevemente. Qualcosa, dunque, rimarrà nella nostra memoria e forse in un dato momento decideremo di farne uso. Oppure possiamo decidere di riprenderne la lettura in seguito nel tempo, dopo anni, rileggendone i capitoli noti o scoprendone di nuovi come se fossero parte di un altro libro. A ciascuno la scelta.
Inoltre, come forse avremo già osservato, in questo libro non troveremo note a pié di pagina o a fine capitolo. La ragione è presto detta: sebbene noi, nello scriverlo, abbiamo attinto a molteplici fonti (in pratica tutti gli scritti che abbiamo avuto il piacere e la fortuna di leggere nel corso della nostra esistenza, ai quali siamo immensamente riconoscenti perché hanno indubbiamente influenzato la maniera in cui viviamo e meditiamo oggi), abbiamo deciso di lasciare a chi sta leggendo di fare una ricerca analoga.
Probabilmente questa ricerca è già in atto: tant’è che ci si è imbattuti in questo libro. In esso vi sono argomenti già noti e altri del tutto inediti perché frutto di personali esperienze.
Se abbiamo letto altri libri sulla meditazione o altri argomenti riguardanti la crescita spirituale, avremo certamente notato come, ogni volta ci si riferisca alla Realtà o Coscienza complessiva, lo si fa dandoLe un nome che inizia con la lettera maiuscola: il più delle volte questo nome è Dio, Coscienza, Amore, Intelligenza...
Lo si fa perché, si afferma, noi siamo solo piccole parti di questo Tutto, e in quanto tali dobbiamo sentire una sorta si soggezione, di infinito rispetto o senso di inferiorità nei Suoi confronti.
Ci siamo messi a pensare a come anche noi siamo formati da parti
: per esempio, i nostri nasi sono una parte di noi. Se essi potessero parlare, dovrebbero rivolgersi a noi dandoci del Lei
e scegliendo un nome dalla lettera iniziale maiuscola? Ma noi per primi ci metteremmo a ridere, considerando l’intera situazione ridicola, e inviteremmo i nostri nasi a rilassarsi, a non sentirsi affatto inferiori a noi, e a darci del tu
.
Del resto, i nostri nasi svolgono per noi un lavoro importantissimo, indispensabile: inalano l’ossigeno che ci serve per vivere, con i loro bulbi piliferi purificano in parte l’aria prima che questa arrivi ai polmoni, annusano e distinguono i vari odori... potremmo mai vivere senza i nostri nasi? Forse sì, ma sarebbe una vita più difficile e anche meno bella, meno interessante: avremmo meno dati per decodificare la realtà circostante. Quanto a respirare, potremmo usare solo la bocca e i pori della pelle. Se è quindi vero che i nostri nasi sono solo parte di quel tutto
che noi siamo, è anche vero che questo tutto sarebbe in qualche modo meno
senza di essi.
Allo stesso modo diciamo che noi siamo, seppur infinitamente piccoli in relazione alla Coscienza complessiva, una parte tuttavia significativa: per stessa ammissione dei maestri spirituali, la Coscienza si è scomposta in innumerevoli piccoli noi
per fare l’esperienza di Se stessa, per conoscerSi. E sempre questi maestri ci dicono che Essa ci ama infinitamente: allo stesso modo, oseremmo dire, di come noi amiamo e ci prendiamo cura dei nostri nasi. Dopotutto, in questa immensa operazione di scomposizione, ogni piccola parte sta svolgendo un lavoro importantissimo, l’osservazione dell’esperienza, proprio per la Coscienza.
Può mai l’Amore chiedere che ci si rivolga ad Esso con subalternità? Osiamo pensare di no. Amare significa, innanzitutto, riconoscere una pari dignità all’oggetto del nostro amore, indipendentemente dalle sue caratteristiche e dalla importanza che riveste per noi e nella Realtà complessiva.
E dunque, da questo momento, ci riferiremo, tutte le volte che sarà necessario, alla Coscienza (e all’Amore, all’Intelligenza, al Divino, ecc.) come coscienza
(e amore
, intelligenza
, divino
, ecc.), usando la lettera iniziale minuscola.
Come sappiamo, esistono due scuole di pensiero che riguardano il come
e quando
meditare. Una consiglia di trovare uno spazio e un luogo appositi, interrompere ogni altra attività e dedicarsi, concentrandosi completamente, alla meditazione. L’altra consiglia invece di allenarsi per riuscire ad inserire, all’interno del nostro flusso quotidiano, la meditazione, senza interrompere le altre attività: una sorta di lavoro da svolgere in parallelo a ciò che stiamo già facendo. Ovviamente sono buone e valide entrambe, qualora funzioni-
no bene. È vero che la prima in teoria consentirebbe una maggiore concentrazione (generalmente si consiglia di meditare in posizione seduta o distesa su un letto, al buio, in silenzio), in modo da raggiungere, come risultato, una meditazione di migliore qualità. La seconda, invece, propone un lavoro che appare diluito
, spalmato
in un lasso di tempo maggiore. Un tipo di meditazione che si inserisce, sovrappone, senza disturbare, nell’ininterrotto fluire della consueta esistenza, e che, con la pratica, può raggiungere lo stesso livello di concentrazione dell’altra.
Non esiste un metodo che sia migliore dell’altro. Si possono anche praticare entrambi.
Una delle pratiche più efficaci per meditare, ma che suona inusuale se si è agli inizi di queste pratiche, è quella di riuscire a silenziare
la mente.
In effetti, a pensarci bene, tutti i diversi metodi per meditare si prefiggono lo stesso risultato: portare la mente a fare silenzio, risvegliando noi stessi al momento presente. Si cerca di farlo, ad esempio, sostituendo le parole e i pensieri che fanno vagare la mente nel passato e nel futuro con altre parole e altri pensieri, capaci di tenerla ancorata nell’attimo presente. Un po’ più radicale è l’atto di svuotare la mente del tutto. Difficile perché noi tutti siamo abituati, quasi da sempre, a pensare: e per pensare
si intende l’abitudine nociva
perché apportatrice di sofferenza — di riandare al passato o preoccuparsi per il futuro. Ma quando ci si riesce, il risultato è notevole. Possiamo provare anche mentre svolgiamo le nostre normali attività: il benessere che ne consegue è immediato.
Tra l’altro, in questo modo, abbiamo il piacere di conoscere, ascoltandola nel suo silenzio, una qualità diversa della nostra mente. È un aspetto piacevolissimo: non ne sospettavamo l’esistenza, e quando cominciamo a conoscerlo, a goderne, la sensazione di sorpresa ed euforia che ne consegue ci ripaga del lavoro svolto.
Se intendiamo fare meditazione e siamo alle prime armi, ci accadrà con estrema facilità e grande frequenza (persino ogni pochi secondi nel corso della meditazione) di distrarci e tornare a pensare al passato e al futuro. Niente panico: senza soffrirne, senza giudicarsi incapaci, torniamo con la massima semplicità a meditare. Riprendiamo la nostra mente lì dove se ne era andata e la riportiamo, senza giudicare ma con affetto e gentilezza, al presente. Ci capiterà spesso e continuerà ad accadere anche quando avremo una certa pratica e saremo ad un punto più avanzato del nostro percorso.
avvertenza
Prima di iniziare, ancora poche righe su un argomento importante.
Questo libro non contiene pareri medici e non intende affiancarsi o sostituirsi alla figura