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Un arrivo inaspettato: Harmony Bianca
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Un arrivo inaspettato: Harmony Bianca
Ebook168 pages1 hour

Un arrivo inaspettato: Harmony Bianca

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About this ebook

Innamorarsi a Natale 2/2
La spumeggiante ostetrica Hayley Hamilton non riesce a togliersi dalla testa il dottor Patrick Buchannan, l'uomo inebriante con cui ha trascorso una notte di passione, al punto che lascia gli USA per un sobborgo di Londra nel tentativo di trovarlo. In mano ha il nome dell'ospedale in cui lui lavora e un impiego temporaneo come governante.
Quando si presenta alla porta del suo prossimo datore di lavoro, è proprio lui ad accoglierla.

Patrick è padre single di due bambini, e non può seguire il proprio cuore solo per soddisfare il desiderio, anche se neppure lui ha dimenticato quella notte di folle abbandono tra le braccia di Hayley. Ma quell'arrivo improvviso alla Vigilia di Natale sta per cambiare tutto.

Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
LanguageItaliano
Release dateJan 20, 2021
ISBN9788830523340
Un arrivo inaspettato: Harmony Bianca
Author

Sarah Morgan

Sarah Morgan is a USA Today and Sunday Times bestselling author of contemporary romance and women's fiction. She has sold more than 18 million copies of her books and her trademark humour and warmth have gained her fans across the globe. Sarah lives with her family near London, England, where the rain frequently keeps her trapped in her office. Visit her at www.sarahmorgan.com 

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    Book preview

    Un arrivo inaspettato - Sarah Morgan

    successivo.

    Prologo

    Mentre Patrick dalla sala travaglio entrava nella sala parto il cercapersone e il cellulare si svegliarono simultaneamente. L'atmosfera era carica di tensione.

    L'ostetrica di turno era pallidissima. Nonostante le parole di rassicurazione mormorate con voce dolce alla paziente terrorizzata, l'espressione era carica di stress, che si attenuò non appena lo vide.

    «Prolasso del cordone ombelicale. Il tracciato mostra una persistente decelerazione del battito e una bradicardia prolungata. L'ho fatta mettere in ginocchio e appoggiare sui gomiti. Stanno preparando la sala operatoria e ho chiamato l'anestesista per un intervento d'emergenza. Mi dispiace di averla trascinata via dalla riunione. Spero che il direttore non si sia arrabbiato.»

    «Tranquilla, nessun problema.» Si sfilò la giacca del completo, appendendola alla sedia più vicina e si arrotolò le maniche della camicia. «Ed?» si volse verso l'assistente e notò che era parecchio teso.

    «È necessario un cesareo d'urgenza» mormorò il collega. «Dopo averti chiamato, le ho infuso tramite accesso venoso una soluzione fisiologica per facilitare la funzionalità della vescica.»

    «Hai fatto un'ecografia?»

    «Sì. Il flusso del sangue attraverso il cordone è buono.»

    «Bene. Ci siamo guadagnati un po' di tempo. Hai detto che non vuole un'anestesia totale?»

    «Esatto.» Il medico gli porse la cartella clinica, ma lui scosse appena la testa e si avvicinò al letto.

    «Buongiorno, Katherine. Sono Patrick Buchannan, uno dei ginecologi dell'ospedale.»

    «So già quello che sta per dire e non voglio un cesareo» si lamentò la paziente. «Voglio avere questo bambino con un parto naturale. Ragion per cui sono venuta qui solo mezz'ora fa. Sapevo cosa sarebbe successo altrimenti. Avreste mandato tutto all'aria.» Emise un sospiro carico di stanchezza e frustrazione. «Mi sento ridicola in questa posizione. Non è per niente dignitosa.»

    «Ma serve a salvare la vita di suo figlio.» Patrick si piegò sulle ginocchia per cercare di stabilire una connessione con la partoriente. «Ha capito quello che sta succedendo?»

    «Sì. Lei vuole tagliarmi la pancia invece di lasciarmi avere il bambino in modo naturale!» Cominciò a singhiozzare, la testa sulle braccia. «La odio. Vi odio tutti! Oh, Signore, perché?»

    «È molto stanca, Katherine. Mi hanno detto che sono ore che sta soffrendo. A casa sua.»

    «Io non volevo venire affatto! Volevo solo partorire naturalmente e a casa mia.»

    Comprendendo quanto fosse spaventata, lui provò una gran compassione. «Mi dispiace ma non può avere il bambino naturalmente. Il rischio è troppo grande. Il cordone ombelicale potrebbe ostruirsi, interrompendo l'afflusso necessario di ossigeno con conseguenze drammatiche. Ecco la ragione di questa scomoda posizione. Se accadesse, il piccolo morirebbe.»

    «Non lo dica! Non lo dica!»

    «È la verità. Non le sto mentendo.»

    «Sta facendo pressione, ecco qual è la verità. Lei è un chirurgo. Preferisce intervenire piuttosto che permettere a noi donne di fare da sole.»

    «Sono l'ultima persona al mondo che interviene se esiste un'altra opzione.» Patrick fece cenno al collega di tacere e continuò con voce pacata. «Le assicuro che se pensassi che lei fosse in grado di partorire da sola, mi tirerei indietro.»

    Katherine tirò su col naso, gli occhi fissi nei suoi nel disperato bisogno di ricevere garanzie e rassicurazione. «Come faccio a sapere che non è solo perché vuole tornare a casa prima possibile?»

    Lui sorrise. «Perché la vigilia è soltanto domani. Non devo fare altre spese, il tacchino è nel frigo e i miei figli non mi vogliono a casa sino a che non hanno terminato di impacchettare di nascosto il mio regalo. Se tornassi prima, sarei nei guai.»

    Le sfuggì una specie di singulto. «Non posso essere sottoposta ad anestesia generale.»

    «Lo so. Ma non si preoccupi. Mi rendo conto di quanto sia spaventata.» Le accarezzò piano una spalla. «Le chiedo di fidarsi di me. Prometto che tutto quello che farò sarà solo per il bene suo e del piccolo.»

    «Ma se non posso...»

    «Le faremo un'anestesia spinale. Non sentirà alcun dolore.»

    «È come un'epidurale?»

    «Molto simile.» Senza lasciarle la spalla, Patrick si alzò in piedi. «Dov'è l'anestesista?»

    «Ci aspetta in sala operatoria» rispose il suo assistente.

    «Chi è di turno?»

    «Gary Clarke.»

    «Perfetto. Gary sarebbe in grado di fare la spinale anche se la signora fosse appesa al soffitto. Vado a prepararmi e ci vediamo lì.»

    «Andrà male» gemette Katherine. «Me lo sento.»

    «Non è vero.»

    Era arrivata Maggie, la caposala.

    «Patrick è il migliore. Farà nascere il suo piccolo in

    men che non si dica. Su, tesoro. Mi rendo conto che le cose non stanno andando come aveva programmato, ma a questo punto dobbiamo tutti pensare al bene del bambino».

    «Kathy» intervenne il marito. «So che hai paura, ma devi aver fiducia.»

    La donna fissò Maggie. «Ha lasciato che quel dottore facesse nascere suo figlio?»

    «Se non fosse stato per Patrick, non so cosa sarebbe successo. Avevo quella che si chiama placenta previa. Quando la placenta è posizionata in corrispondenza della cervice uterina. Mi ha fatto un cesareo ed era appena agli inizi come ginecologo. Sono passati ben sette anni e ora ha alle spalle tonnellate di pratica.»

    Katherine ridacchiò. «Gli organizzi un fan club.»

    «Troppo tardi. Se va su Internet, troverà una marea di ammiratrici che lo adorano. Vengono anche da Londra perché è uno specialista in parti prematuri.»

    «È che io odio gli aghi e le operazioni. Odio...» le si ruppe la voce e Patrick si volse di nuovo verso di lei.

    «È brutto quando le cose non vanno come si è pianificato. La capisco. Quando mia figlia è nata, è stato un incubo dall'inizio alla fine. E io sono ginecologo.»

    Non aggiunse che la moglie gli aveva addossato ogni colpa. Ex moglie, ricordò a se stesso.

    Il viso della paziente sembrava aver perso ogni colore. «Volevo avere questo bimbo a casa.»

    «È sicuramente bellissimo, ma a volte non è sicuro» le spiegò lui con dolcezza.

    «Pensavo mi avrebbe rimproverato per aver tardato a venire in ospedale.»

    Che senso aveva farle venire anche i sensi di colpa? Era già sufficientemente preoccupata e spaventata. «Sono un fervente sostenitore dei parti in casa, sempre che le circostanze siano favorevoli. Questa purtroppo non lo è.»

    Katherine lo guardò. Era esausta, confusa ed emotivamente distrutta. «Non voglio che capiti niente al mio bambino.»

    «Lo so.» Lui diede un'occhiata al monitor. «Il piccolo sta soffrendo, Katherine. Dobbiamo intervenire subito. Maggie, chiama Gary per favore. Digli che lo voglio qui entro due secondi. Voi invece trasferitela in sala operatoria. Veloci!»

    Si cambiò e cominciò a lavarsi mani e braccia.

    «La paziente è pronta» lo informò un'altra ostetrica mentre lo aiutava a indossare i guanti. «È sotto ossigeno e Gary sta facendo la spinale. Dice di sbrigarti perché si annoia.»

    Patrick sorrise, avvicinandosi al lettino. «Se hai bisogno di consigli, chiedi» disse al collega. «Katherine, se sente una qualsiasi cosa, mi avverta. Ha preparato tutto per Natale?» il tono colloquiale, anche se tutta la concentrazione era focalizzata su quanto facevano le sue mani. Sapeva che doveva fare in fretta se non intendeva perdere quel bambino.

    «Ho già comprato i regali» rispose la paziente tesissima. «Domani avrei dovuto prendere il tacchino.»

    «Può farlo qualcun altro per lei. Suo marito per esempio.» Tese la mano e l'ostetrica gli porse lo strumento necessario. «Qualsiasi suggerimento per cuocere il tacchino sarebbe ben accetto. L'anno scorso è stato un disastro e alla fine abbiamo mangiato frittatine ai lamponi. I miei figli non me lo perdoneranno mai.» Tirò fuori il piccolo neonato proprio quando in sala operatoria entrava il pediatra.

    «Tempismo perfetto. Benvenuto, piccolino.» E con sollievo di tutti il bimbo incominciò a piangere alla grande. «Ha un bel maschietto, Katherine. Buon Natale.» Permise alla neomamma di vedere e toccare il figlio prima di porgerlo al pediatra. «Non si preoccupi. Katherine. È la prassi.»

    Lasciò il neonato alle cure del collega e tornò al suo lavoro per togliere la placenta e procedere con la sutura. Lavorava veloce e con calma, le voci basse ed eccitate della paziente e del marito come sottofondo.

    «Sei stato più rapido della luce questa volta» si complimentò Maggie. «Non starai diventando un fenomeno, eh?»

    Patrick ridacchiò. «Adoro sentirmi un po' eroe. Ma tutta questa ammirazione implica che saresti disposta a farmi una tazza di tè quando avrò finito?»

    «Non sfidare la fortuna, bel dottore. E poi non avresti nemmeno il tempo di berlo.»

    «Non hai tutti i torti.»

    «Non capisco perché ti lamenti. Hai il Natale libero.»

    Le dita di Patrick si muovevano abili. «Sarà il mio primo Natale a casa con i bambini dopo anni.»

    «Vuoi che venga a cucinarti il tacchino?» gli propose la caposala, facendogli l'occhiolino.

    «Sei sposata. Comportati bene» la prese in giro ridendo.

    Gli porse una garza sterile. «È di guardia Tom Hunter a Natale. Ma se la moglie partorisce, ti toccherà venire comunque. Non si fida di nessun altro.»

    «Ho visto Sally oggi in ambulatorio. Non credo che partorirà prima di Santo Stefano.» Assicurò la fasciatura sterile. «Quest'anno mangerò il mio tacchino in pace. Sempre che riesca a cucinarlo, ovviamente. Katherine, ho finito.» Le sorrise. «Vado a cambiarmi mentre la trasferiscono in reparto e poi salgo a vederla.»

    La paziente aveva gli occhi velati di lacrime di gioia e gratitudine. «Grazie. Grazie per aver salvato il mio bambino e per avermi tranquillizzata. Mi dispiace di essermi comportata da stupida. Lei è un dottore fantastico e sua moglie una donna fortunata.»

    Una cappa di tensione cadde all'improvviso nella sala operatoria e tutti i membri dello staff si scambiarono occhiate imbarazzate. Ma Patrick sorrise.

    «Purtroppo la mia attuale ex moglie non sarebbe affatto d'accordo con lei» disse togliendosi i guanti. «Le farebbe senza dubbio notare che medici fantastici sono spesso dei pessimi mariti. A più tardi, Katherine. Se qualcuno ha bisogno di me, sarò nel mio studio.»

    Rimase più a lungo del solito sotto la doccia sperando che l'acqua calda l'aiutasse a cacciare via i brutti pensieri.

    Era stato un pessimo marito per Carly?

    Assalito dal familiare senso di colpa, chiuse il rubinetto e imprecò a denti stretti. Aveva promesso a se stesso che non avrebbe passato un altro Natale rimuginando su Carly. Non aveva senso.

    Si rivestì in fretta e attraversò il reparto di ostetricia in gran fermento sino al suo ufficio. Aveva la scrivania subissata di pratiche. Con un sospiro prese la prima e si sedette proprio quando fece capolino Maggie, un'espressione ansiosa sul volto e una scatola di cioccolatini in mano.

    «Li manda la signora che hai aiutato a partorire ieri. Meglio che ne mangi subito uno prima che spariscano.» La caposala chiuse la porta. «Katherine è appena arrivata in reparto. Il bimbo sta bene e per inciso lo hanno chiamato Patrick Gary.»

    Pensando a come l'avrebbe presa l'amico e collega, lui sorrise. «Decisamente meglio di Gary Patrick.»

    Maggie scosse la testa. «Voi due siete così competitivi da rasentare il ridicolo. Non so come facciate a stare nella stessa squadra di salvataggio senza cedere alla tentazione di spingervi l'un l'altro giù da una scarpata.» Posò la scatola sulla scrivania sospirando in modo teatrale. «Vengo subito al punto. Stai bene? Non c'era bisogno che rispondessi alla domanda su tua moglie. La paziente è veramente dispiaciuta. Lo siamo tutti. Dispiaciuti e preoccupati per te.»

    Patrick firmò un documento e lo mise da parte. «Sto bene, Maggie.» Basta che la smettiamo di parlare della mia ex moglie.

    Fu come rivolgersi a un muro. «So che odi questo periodo dell'anno. Hai avuto notizie da parte sua?»

    «No.» Mise giù la penna, rassegnato. «Mi ha mandato un biglietto con assegno chiedendomi di comprare qualcosa per i bambini.» La collera lo invase ma la tenne sotto controllo. Si era esercitato a comportarsi civilmente per il bene dei figli. Non voleva che si sentissero come palle da tennis battute da due giocatori. «Sostiene che

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