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Dante, Vita Nova: Versione integrale in italiano corrente
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Dante, Vita Nova: Versione integrale in italiano corrente
Ebook63 pages1 hour

Dante, Vita Nova: Versione integrale in italiano corrente

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About this ebook

Da sette secoli il libello della Vita nova (o Vita Nuova) risulta essere, con un gruppo di Rime, l’opera prima di Dante Alighieri. Reso pubblico attorno alla metà degli anni Novanta del Duecento, questo lavoro, via di mezzo tra poesia e prosa, fu, ai tempi, considerato un esperimento letterario estremamente audace. Racconta il delirio sentimentale di un adolescente per la figura stilizzata di una giovanissima donna, sua coetanea, che incontra dapprima a nove anni, poi, in base alle fascinazioni numeriche che determinano tutta la struttura dell’opera, nove anni dopo, a diciotto. La lingua originale in cui Dante scrisse il libello è il volgare « illustre » del tardo XIII secolo, oggi difficilmente comprensibile soprattutto in prima lettura. Questa rigorosa parafrasi, tanto dei brani in prosa quanto di quelli in poesia, riproduce con la più assoluta fedeltà il testo originale in un italiano corrente.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2021
ISBN9791220248051
Dante, Vita Nova: Versione integrale in italiano corrente
Author

Dante Alighieri

Dante was a major Italian poet of the Middle Ages. His Divine Comedy is widely considered the greatest work of Italian literature.

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    Dante, Vita Nova - Dante Alighieri

    Nova

    Introduzione

    Di fronte alla maestà della Divina Commedia parrebbe semplice e di tutto riposo leggere la Vita Nova . Non datur , come dicevano i latini, non datur . Anzi. La lettura di questo libello , questo diario che un Dante ventottenne compila sulla base di tanti versi che aveva accumulato negli anni precedenti, può rivelarsi impegnativa al punto da deprimere anche il lettore meglio disposto. La lingua che il giovane poeta usa è infatti quella arcaica del volgare del Duecento, una lingua che ancora deve farsi le ossa, in bilico com’è tra i dialetti toscano, provenzale, siciliano, il latino medievale e soggetta persino a quei germanismi ormai entrati nell’uso quotidiano. Il risultato è una prosa agglutinata, tautologica, spesso e volentieri spappolata, mai liquida, che rende irta la lettura, al punto che ancor oggi la dantistica ufficiale deve arretrare di fronte a diversi luoghi della narrazione, impervi e quasi criptici, il cui significato è ancora tutto da rivelare. Dopo le grandi edizioni critiche tra Otto e Novecento (D’Ancona, Barbi, Casini) quella procurata da Guglielmo Gorni, che ripristina l’antica vulgata (1996), rende la lettura ancora più difficile per via del recupero integrale dei suddetti arcaismi, ed esige quindi un apparato cospicuo di note e rimandi esegetici che, per quanto inevitabili in sede critica, in genere mettono in sudditanza e confondono il lettore medio.

    Ho cercato qua e là, soprattutto tra le edizioni scolastiche, una versione in italiano corrente, ma non l’ho trovata. Infinite, invece, le sinossi, i quadri d’insieme, gli indici di sonetti e canzoni che l’operetta contiene, qualche riassunto accademico e altri apparati. Poi, com’è ovvio, le grandi edizioni commentate, frutto di studi decennali; tuttavia opere di alta erudizione, destinate, più che ai lettori, agli specialisti.

    Personalmente non ho nulla da aggiungere, in termini di chiose esegetiche, a quanto hanno scritto i grandi commentatori, ieri e oggi. Mi sono solo limitato a tradurre, più che a parafrasare, il testo originale, senza omettere una sola riga, e interpretando là dove mi sembrava che l’oscurità del dettato originale fosse ancora oggetto di controversia per la critica militante.

    Per quanto riguarda sonetti e canzoni (la cui lettura in originale resta tuttavia insostituibile) ho proceduto, ovviamente, anche qui a parafrasare. Non essendo però possibile ripristinare la metrica dei versi, ho prodotto una versione con un minimo di scheletro ritmico, per quanto non in rima. Certi versi di questo Dante giovanile, sono, se possibile, ancora più ermetici della prosa. Di tali sonetti e canzoni si è trascritto il titolo originale in apertura, mentre i riferimenti alle sezioni stabilite da Dante in veste di esegeta di se stesso sono citati coi versi ottenuti in parafrasi.

    Per la divisione in capitoli mi sono attenuto alla lezione tradizionale e non ho aderito a quelle più logiche ma ancor poco conosciute stabilite dalle edizioni Gorni e Carrai, ai cui testi, tuttavia, mi sono in parte rifatto.

    Per chi volesse sapere, infine, a quali edizioni ho attinto per realizzare questa parafrasi, eccole di seguito.

    A cura di: Natalino Sapegno, Firenze, Vallecchi, 1931; Daniele Mattalia, Torino, Paravia, 1936; Alberto Del Monte, Milano, Rizzoli, 1960; Mario Pazzaglia, Bologna, Zanichelli, 1966; Paola Mastracola, Torino, UTET, 1983; Luca Carlo Rossi, Milano, Mondadori, 2016; Stefano Carrai, Milano, Rizzoli, 2019.

    Vita Nova

    I

    Sul confine dei ricordi della mia infanzia, irrecuperabili per loro natura, c’è un titolo: Incipit vita nova. Sotto tale titolo trovo dei versi che è ora mia intenzione trascrivere in questo libello; se non tutti, almeno quelli più significativi.

    I I

    Già nove volte, dopo la mia nascita, il Cielo del sole era ritornato nel medesimo punto della sua rotazione quando vidi per la prima volta la padrona della mia anima, che anche coloro che non sapevano che nome avesse chiamavano Beatrice. Lei era a questo mondo tanto quanto il cielo si era mosso della dodicesima parte di un grado da occidente a oriente: così che ella mi apparve all’inizio del suo nono anno mentre io ero alla fine del mio nono anno.

    Mi apparve con un vestito color rosso, temperato e modesto, cinta come si conveniva a una fanciulla. In quel momento, e lo dico sinceramente, lo spirito della vita, quello che ha dimora nella segreta camera del cuore, cominciò a tremare a tal punto che ne avvertii i palpiti ripercuotersi orribilmente nei polsi. Poi, tremando, disse queste parole: «Ecco un dio più forte di me che, venendo, mi dominerà». Lo spirito animale, che ha sede nel cervello e presiede alle operazioni degli spiriti sensitivi, mostrò a questo punto di meravigliarsi non poco, e parlando agli occhi, spiriti del viso, disse tali parole: «È apparsa la vostra beatitudine». Lo spirito naturale, che attraverso la bocca amministra il nostro nutrimento, cominciò invece a piangere, e piangendo disse: «Ahimè, d’ora innanzi sarò spesso ostacolato nelle mie funzioni». E da allora fui schiavo di Amore, al quale fui presto intimamente fuso. Amore cominciò infatti ad avere su di me

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