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Le regole del desiderio: Harmony Destiny
Le regole del desiderio: Harmony Destiny
Le regole del desiderio: Harmony Destiny
Ebook163 pages2 hours

Le regole del desiderio: Harmony Destiny

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About this ebook

Regola numero 1: mai salvare una donna.
Sean Quinn, investigatore privato, dopo un lungo lavoro di ricerche e appostamenti, riesce a catturare il bigamo truffatore Eddie Perkins, alias Edward Garland Wilson. Ma il mascalzone è anche un gentiluomo, e gli chiede di recapitare un messaggio a una certa Laurel Rand.
Laurel è già in chiesa, in attesa dello sposo, quando vede arrivare un uomo, che le comunica che è appena sfuggita a una truffa. Ma anziché sentirsi sollevata, Laurel è affranta, perché per entrare in possesso dell'eredità deve sposarsi entro i ventisei anni. Come farà ora? Be'... forse Sean Quinn, dallo sguardo magnetico, paladino della giustizia, può salvarla dai guai ancora una volta.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2021
ISBN9788830523883
Le regole del desiderio: Harmony Destiny
Author

Kate Hoffmann

Dopo aver lavorato come redattrice di testi pubblicitari, ha intrapreso la difficile strada del romanzo e ha dovuto superare difficili momenti prima di approdare al successo. Ora finalmente può permettersi di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

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    Le regole del desiderio - Kate Hoffmann

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Mighty Quinns: Sean

    Harlequin Temptation

    © 2003 Peggy A. Hoffmann

    Traduzione di Concetta Vacca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-388-3

    Prologo

    Seduto sui gradini d’ingresso della casa su Kilgore Street, Sean si teneva il mento tra le mani. Brian si stava avvicinando lungo la strada, ma lui non voleva parlargli. Non voleva parlare con nessuno. Voleva soltanto che lo lasciassero in pace.

    «Sean!»

    «Va’ al diavolo.»

    «Oh, andiamo! Perché sei scappato? Lei voleva parlarti.»

    Sean avrebbe voluto prenderlo a pugni. «Lei voleva parlare con te» protestò. «Finge che sia io a piacerle per arrivare a te. Non credere che sia stupido. Mi sono accorto del modo in cui ti guarda.»

    Brian si fermò di colpo, la bocca spalancata e la fronte corrugata. Le parole del fratello lo avevano messo a tacere. Per quanto lo riguardava, non sarebbe mai riuscito a capire le misteriose motivazioni delle ragazzine di seconda media.

    Sean lo guardò scuotendo la testa. Di colpo gli era passata la voglia di prenderlo a pugni. Pur essendo gemelli, lui e Brian avevano ben poco in comune. Brian godeva di molta popolarità tra i compagni di scuola, gli insegnanti lo adoravano, gli amici pendevano dalle sue labbra. Sean, al contrario, era conosciuto soltanto per essere il fratello silenzioso, quello timido, quello stupido. Si era sempre sforzato di inserirsi nel gruppo, ma invano.

    Quando Colleen Kiley aveva incominciato a mostrare interesse per lui, si era quasi illuso di avere trovato qualcuno che lo vedesse per quello che era in realtà, e non soltanto come il fratello di Brian. Purtroppo non gli ci era voluto molto per capire qual era il vero scopo della ragazzina. Si accorgeva sempre quando lo manipolavano.

    «Non sono io a piacerle» si scusò Brian. «Mi ha detto lei che le piaci tu.»

    «Oh, falla finita! Come fai a essere tanto stupido!» Sean gli voltò le spalle per avviarsi alla porta. «Invitala al ballo e vedrai che ti dirà subito di sì. Non vuole andarci con me, vuole essere la tua dama. Mi sta usando soltanto per arrivare a te.»

    Spalancò la porta ed entrò, passando oltre il fratello minore, Liam, che stava guardando la televisione, e oltre Conor, che era appena tornato dalla scuola di polizia.

    Dylan, che frequentava l’ultimo anno di liceo, era fuori con gli amici, mentre Brendan era in cucina con il naso affondato in un libro sull’India.

    La vita era tornata alla normalità, adesso che il padre, Seamus Quinn, era partito di nuovo per una lunga battuta di pesca. Sarebbe mancato di casa almeno per un mese, ma Sean desiderava quasi che non tornasse più. Le infrequenti visite del padre non facevano che gettare scompiglio tra i ragazzi, ricordando loro che erano quasi degli emarginati, che vivevano sotto la costante minaccia di essere scoperti dalle assistenti sociali o dai creditori.

    Da quando la madre se n’era andata di casa, Conor se l’era sempre cavata piuttosto bene e aveva impedito alla famiglia di disgregarsi. Adesso che aveva completato gli studi e che portava a casa uno stipendio fisso, il futuro per fortuna appariva un tantino più luminoso. Non correvano più il rischio di restare digiuni se Seamus perdeva tutto il guadagno a poker.

    Sean si chiuse in camera sua e si gettò sul letto, coprendosi gli occhi con un braccio. Dio, a volte il fratello si comportava da vero stupido.

    E dire che con la fama di cui godeva con le ragazze, avrebbe dovuto essere in grado di comprenderle meglio.

    Tiratosi a sedere, prese la scatola di cartone che teneva sempre nascosta sotto il letto. Là dentro conservava i suoi piccoli tesori: la collezione di francobolli, la raccolta di figurine, una zampa di coniglio e la foto incorniciata della Madonna. Sapeva che i fratelli frugavano spesso tra le sue cose, ma sapeva anche che nessuno si sarebbe mai permesso di sottrargli quell’immagine sacra.

    Ed era proprio per questo che aveva scelto quella cornice per nascondere il suo tesoro più prezioso: l’unica foto ancora in circolazione della madre. Mai nessuno, né i fratelli, né il padre, aveva saputo dell’esistenza di quella foto.

    Fiona Quinn se n’era andata di casa quando Sean aveva soltanto tre anni e la rabbia e la tristezza del padre avevano ammantato la casa di un alone sinistro. Poi, dopo un paio d’anni, Seamus aveva comunicato ai figli che la moglie era morta in un incidente d’auto e aveva cancellato ogni traccia della sua presenza in casa. Tutti i fratelli avevano pianto la madre, ma con il passare del tempo avevano ripreso a vivere.

    Sean era l’unico a ricordare. Ricordava il punto - adesso vuoto - davanti alla stufa, dove la madre soleva fermarsi a riposare. Ricordava il grembiule rosso che indossava, ricordava anche il suo profumo. E quando aveva trovato quella foto incastrata in un cassetto della cucina, se n’era impadronito immediatamente e l’aveva nascosta, l’unica prova per dimostrare che un giorno lontano Fiona Quinn era davvero esistita.

    Accarezzò con dolcezza il volto della madre, come se la stesse toccando davvero. Era la donna più bella che avesse mai visto, con i capelli neri e lucidi e gli occhi ammiccanti. Il suo sorriso lo faceva sentire bene ogniqualvolta lo guardava, ed era sempre stata dolce e comprensiva. Era il suo angelo, e che fosse viva o morta, Sean avvertiva sempre la sua presenza.

    «Mamma» mormorò chiudendo gli occhi, poi immaginò che fosse la madre a chiamarlo per nome. Era riuscito a ritrovare quel suono nei recessi più profondi della memoria e lo adoperava quando aveva bisogno di calmarsi.

    Qualcuno bussò alla porta. Sean si affrettò a riporre il suo tesoro nel nascondiglio, poi tornò a distendersi sul letto. «Non voglio parlarti» gridò, sapendo che dall’altra parte c’era Brian.

    «Ma questa è anche la mia stanza» ribatté infatti il gemello dall’altro lato della porta, riprendendo a bussare con maggiore insistenza.

    Sean si alzò e andò ad aprire, poi ripiombò immusonito sul letto.

    «Io posso entrare quando voglio» lo rimproverò Brian. «Non puoi tenermi fuori dalla mia stanza.»

    «E tu non puoi costringermi a parlarti.»

    Il fratello si sedette ai piedi del letto. «In fondo, non dovresti arrabbiarti» replicò. «Sei un invincibile Quinn, proprio come tutti noi. Agli invincibili Quinn non dovrebbero piacere le ragazze. Papà dice che sono pericolose e che innamorarci può soltanto distruggerci.

    Sean rise con fare derisorio. Conosceva le storie degli invincibili Quinn, le aveva sentite raccontare sin da quando era in fasce. «Se credi a tutte le frottole che ci racconta papà, allora sei davvero stupido.»

    Quei racconti facevano parte della storia della famiglia. Riguardavano tutti gli antenati valorosi dei Quinn che avevano ucciso draghi e combattuto orchi per salvare una damigella in pericolo. Quando era piccolo, Sean era rimasto ammaliato da quelle favole, ma adesso si rendeva conto che erano soltanto menzogne elaborate dal padre per mettere in guardia i figli contro la malizia e la malignità delle donne.

    «Ti ricordi la leggenda di Ronan Quinn?» gli domandò Brian avvicinandosi.

    «Non ho voglia di ascoltarla» protestò Sean.

    Il fratello, però, non si lasciò scoraggiare. «Ronan faceva parte di una famiglia molto povera che viveva in una stamberga sul limitare del bosco. Il padre era sempre via e la madre faceva salti mortali per mandare avanti la famiglia. Quando però un giorno finirono tutte le provviste, Ronan capì che la situazione era disperata.»

    «Ti ho detto che non ho voglia di ascoltare quella storia1» urlò Sean.

    «Sì, invece. Ti farà sentire meglio.»

    «Così decise di prendere il bastone e la spada e di andare nel bosco a dare la caccia al lupo» aggiunse in quel momento una vocina esitante dalla porta. Era Liam, che attendeva pieno di speranze un cenno da parte dei fratelli. E quando Brian lo chiamò con un movimento della testa, il piccolo si precipitò sul letto per sedersi tra loro.

    Brian gli accarezzò i capelli. «Se Sean non vuole ascoltare la storia, vuol dire che la racconterò a te.»

    «A me piace un sacco» annunciò il bambino.

    Sean borbottò qualcosa tra i denti e si coprì le orecchie con le mani.

    «Il re aveva messo una taglia su ciascun lupo che viveva in Irlanda» seguitò Brian. «E la ricompensa avrebbe permesso a Ronan e alla sua famiglia di sopravvivere per molto tempo. Dare la caccia ai lupi, però, era molto pericoloso, soprattutto per un ragazzo tanto giovane e male armato.»

    «Già» commentò Liam. «I lupi hanno zanne molto aguzze. Possono addirittura uccidere un uomo.»

    «Ronan, tuttavia, non si fece scoraggiare da quella prospettiva. Aveva fame e sete, ma restò nella foresta per tutto il giorno. Verso sera vide una quaglia. Pensò di ucciderla per poterla mangiare, ma proprio quando sfoderò la spada per trafiggerla, la quaglia incominciò a parlare.»

    «Ti prego» seguitò Liam con la sua vocina tremante, «risparmiami. Se lo farai, ti regalerò in cambio una ghianda magica. Questa ghianda farà avverare un tuo desiderio e io ti darò un consiglio.»

    Brian annuì. «Ronan, che aveva il cuore tenero, capì che non avrebbe potuto ammazzare la quaglia, così prese la ghianda e si chinò ad ascoltare il consiglio dell’uccelletto.»

    «Questa foresta è piena di magia» gli fece eco Liam.

    «Così Ronan espresse il desiderio di avere una pentola piena di monete, ma non accadde nulla. Pensando di essere stato ingannato, si addentrò ancora di più nel fitto della foresta. Camminò ancora per molto tempo, finché incontrò un cinghiale. Ecco la cena, pensò ancora una volta sollevato, ma mentre si accingeva a ucciderlo, anche il cinghiale gli rivolse la parola. Gli chiese di risparmiarlo e gli disse che in cambio gli avrebbe dato un consiglio e una ghianda magica. Ronan sapeva che anche il cinghiale lo stava prendendo in giro, ma non ebbe il cuore di ammazzare la bestia.»

    «Così ebbe, in cambio della sua misericordia, un’altra ghianda magica e un altro consiglio» proseguì Liam. «Il cinghiale gli disse che non tutto è come appare, nella foresta, e aveva ragione.»

    Sean gemette. «Dobbiamo proprio andare avanti? Sappiamo tutti come finisce la storia. Ronan incontra un cervo, anche da lui riceve una ghianda magica e un terzo consiglio. Ciò che vuole e ciò che gli serve non sono necessariamente la stessa cosa. Poi, alla fine, incontra un lupo e...»

    «No!» lo interruppe Brian. «Non è così. Ronan incontrò una bella principessa vestita con uno scintillante abito bianco e una corona di smeraldi che le copriva i lunghi capelli biondi. Non aveva mai visto una donna così bella e se ne innamorò subito. La principessa, però, si accorse immediatamente che Ronan possedeva tre ghiande magiche. Essendo una maga, sapeva che con quelle tre ghiande Ronan avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava, così cercò di sottrargliele. Gli disse che sarebbe stata disposta a concedergli qualsiasi cosa lui desiderasse in cambio di quelle ghiande e, quando gli offrì un banchetto in cambio della prima, Ronan accettò subito. Davanti ai suoi occhi comparve una tavola imbandita e, a quella vista, lui lasciò cadere la spada per afferrare un cosciotto di maiale. Prima ancora che potesse morderlo, però, la principessa gli offrì un arco d’argento e una faretra piena di frecce. A quella vista, Ronan le cedette la seconda ghianda e

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