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Hypokrisis
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Ebook61 pages50 minutes

Hypokrisis

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«…I ricordi sono e restano ombre perpetue, a volte invisibili… ma basta un niente, un piccolo spiraglio di luce, dalla tenue fiaccola della memoria, per fargli riprendere subito forma e perché ti si riappiccichino addosso…» In questa storia lo sa benissimo Patrick Morgan, che dopo anni a fuggire da se stesso si ritrova a guardare in faccia un inquietante passato. Hypokrisis: racconto thriller dalle sottili sfumature horror.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 23, 2020
ISBN9791220308564
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    Book preview

    Hypokrisis - Eros Chiappin

    BERTHIAUME

    A volte succede, anche senza rendercene conto, che la vita ci presenti delle situazioni che poi cambieranno per sempre il nostro modo di vedere le cose. Avvenimenti inaspettati, nuove conoscenze, o il semplice esser testimoni di banali dinamiche esterne a noi, ma che a livello inconscio invece provocano un brusco e potente risveglio di nuove energie, magari appena sbocciate oppure assopite da tempo. Angeli o Demoni, a seconda dei casi, finalmente liberi di urlare a gran voce il loro dissenso per la nostra continua indifferenza. La maggior parte delle volte, all’inizio, è impossibile gestire in modo sereno quello che ci succede. Comunque sia, una volta finita la tempesta, capiremo che è proprio quella confusione che fa scaturire in noi una nuova maturità, o quello che i più spirituali amano chiamare salto evolutivo; la nascita di nuove parti di noi, positive o negative che siano.

    Ed è quello che è successo a Patrick Morgan, una fredda notte di gennaio, mentre percorreva il breve tragitto di ritorno che lo separava dalla locanda Blue Sunday di Drydd, diretto a casa. A quell’ora le strade erano completamente deserte e l’unica preoccupazione di Patrick era riuscire ad arrivare a casa senza esser fermato da qualche pattuglia. Quella sera aveva alzato un po' troppo il gomito e aveva dovuto metter in atto tutta una serie di trucchetti dal suo bagaglio di esperienza per cercar di restare sveglio.

    Mentre attraversava il buio tratto di strada che costeggiava la boscaglia a nord del paese, non aveva creduto ai suoi occhi quando gli si era parata davanti la sagoma di una persona in mezzo alla carreggiata. Aveva frenato bruscamente, andando a fermare il suo pick-up a pochi centimetri da quello che identificò poi come un ragazzo.

    Ecco, questo è il momento zero. L’avvenimento inaspettato.

    Lo spavento, seguito dalla stizza che aveva provato per quell’imprevisto, ebbero l’effetto di farlo tornare di colpo lucido. Era sceso dalla macchina e, dopo aver formulato alcune domande al ragazzo inebetito davanti a lui e non aver ricevuto nessuna risposta, si era convinto a caricarlo sul sedile del passeggero per portarlo il più velocemente possibile alla clinica ospedaliera del paese.

    Una volta consegnato il ragazzo alle unità sanitarie era ritornato sui suoi passi, dirigendosi verso casa. Ma ormai il dado era stato tratto. La paura, lo spavento… vecchie voci erano riaffiorate in lui.

    Caos.

    Patrick Morgan iniziò quella notte il suo percorso evolutivo.

    Ospedale di Drydd

    Ore 2.31

    «Allora, Tim Dixon, mi vuole dire per cortesia cosa diavolo è successo a Joubert’s Farm?» chiese il detective al ragazzo seduto di fronte a lui.

    «Ve lo ripeto per l’ultima volta… Io non so niente… n-non so perché l-lui mi abbia risparmiato… io…»

    «Chi è lui, Tim?»

    «Io… beh… forse mi sbaglio… Non lo so…» Il ragazzo non smetteva di tremare e continuava a guardarsi intorno, spaesato.

    «Su cosa ti sbagli, Tim? Siamo qui per aiutarti…»

    «Hypo…kri…sis…»

    Il detective Paul Castellanos a quella parola scattò in piedi stizzito, facendo cadere all’indietro la sedia e sparpagliando a terra le foto dei rilievi di quella notte. Il viso paonazzo traboccava di rabbia: «Nomina ancora quel fantoccio del cazzo e rimpiangerai di non esserci stato anche tu su quelle foto!!!». Poi si chinò, prese una foto a casaccio da terra e la sbatté sul tavolino. Si avvicinò a Tim Dixon afferrandolo da dietro la testa e lo obbligò a guardare una delle tante testimonianze dell’orrore di quella notte.

    Tim fu costretto a riguardare quel macello che poche ore prima aveva visto e vissuto di persona. Nella foto intravedeva la figura di una persona completamente sfigurata ma da lui riconoscibile; era l’amica Camille, almeno a giudicare dalle poche ciocche di capelli biondi ancora rimasti attaccati alla testa. Fu immediatamente sopraffatto da conati di vomito.

    «Dimmelo cazzo!!! Dimmi cos'è successo in quel fienile di mmmerdaaa!!!» gli sbraitò addosso Castellanos, stringendolo sempre di più per i capelli.

    Il dottor Simon Miller, che fino a quel momento era rimasto a seguire l’interrogatorio appoggiato ad una parete in disparte, fece un passo avanti e consigliò cautamente a Castellanos un minimo di prudenza: «È troppo instabile Paul, rischiamo di sovraccaricare il sistema. Facciamo passare qualche ora. Ne abbiamo bisogno anche noi.»

    Castellanos in un primo momento sembrò non sentirlo, poi alzò lo sguardo

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