Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il canto della farfalla
Il canto della farfalla
Il canto della farfalla
Ebook305 pages7 hours

Il canto della farfalla

Rating: 5 out of 5 stars

5/5

()

Read preview

About this ebook

Un saggio narrativo nato dall'esperienza autobiografica di una giornalista che descrive le fasi della relazione con un narcisista patologico e fornisce le indicazioni per uscire salvi da un rapporto distruttivo. La teoria si mescola con la narrazione in prima persona, mettendo a fuoco cosa accade durante il rapporto traumatico. La sopravvissuta alla fine della battaglia si trasforma in farfalla. Il dolore, la malattia, il trauma fisico ed emotivo (che culminano in un disturbo post traumatico complesso), infatti, sono strumenti che, se usati bene, permettono un importante salto evolutivo grazie al quale nulla sarà più come prima. Alla perdita dell'innocenza si sostituisce una consapevolezza profonda, uno sguardo diverso su sé stessi e sul mondo. Il libro racconta tutti i meccanismi patologici del rapporto con un narcisista, ma si sofferma in particolar modo sulle tecniche di guarigione attraverso l'esperienza e le conoscenze. Fisica quantistica, percorsi psicologici e olistici, scienze sacre, yoga, spiritualità, mindfulness e il riferimento alle antiche tradizioni iniziatiche aprono una finestra inedita, interdisciplinare, che definisce un cammino luminoso dove ogni pezzo del puzzle trova ragione e compimento.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 22, 2020
ISBN9791220305938
Il canto della farfalla

Related to Il canto della farfalla

Related ebooks

Self-Improvement For You

View More

Related articles

Reviews for Il canto della farfalla

Rating: 5 out of 5 stars
5/5

1 rating1 review

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

  • Rating: 5 out of 5 stars
    5/5
    Scritto con passione, molto intenso, forse troppo lungo e il messaggio si diluisce.

Book preview

Il canto della farfalla - Francesca Pacini

info@youcanprint.it

Il canto della farfalla

Dedicato ad Anna Faretta, che mi ha aiutata nel percorso terapeutico di recupero, combattendo al mio fianco. Alla mia famiglia, che mi è stata vicina nei momenti impossibili. A Elisabetta Guida, la psichiatra che ha illuminato i giorni cupi della malattia. Ad Anakin, il mio amatissimo gatto, il muso ispiratore che insieme a Leila mi ha insegnato l’amore senza condizioni. E a Marco Bracci, il veterinario che nel giorno dell’eutanasia di Anakin mi ha accompagnata e sostenuta con la delicatezza che proviene dai luoghi del cuore. E soprattutto a loro, a tutte le donne che hanno provato a lottare ma non ce l'hanno fatta, non sono sopravvissute.

Questo libro è pensato per le donne, ma ci sono anche tanti uomini sopravvissuti agli abusi che rimangono ancora una minoranza silenziosa la cui voce sarebbe preziosa. Con l’augurio che anche loro trovino il canto,

A tutte le guerriere di luce

Noi sopravvissute ai crimini dei narcisisti patologici non siamo vittime ma guerriere di luce. La guerra che abbiamo combattuto non è stata solo ftsica ma anche energetica e spirituale. Abbiamo dovuto combattere l'oscurità e ne siamo uscite vincenti: il nostro sole interiore è emerso di nuovo dal mare, e ora siamo perftno più belle, sia dentro che fuori. Abbiamo un sorriso speciale, quello di chi ce l'ha fatta. Chi è stato all'inferno sa apprezzare ogni fruscio delle foglie, ogni battito d'ala, ogni nuvola bianca sofftata dal cielo. Si è trattato di un'iniziazione in cui ci è stato chiesto di misurarci con le nostre ombre e le nostre luci per conoscerci ancora meglio e tirare fuori il vero Sé. Provo una strana gratitudine per il narcisista maligno che ha tentato di distruggermi, perché è stato a suo modo un maestro. Mi ha insegnato a dire i no che proteggono i conftni, e i sì che esprimono me. Mi ha spinta nel fondo oscuro della "notte buia dell'anima· in cui si aggirano gli spettri e brillano i tesori nascosti. Mi ha obbligata a guardare la sua ombra per conoscere meglio la mia, facendomi dapprima strisciare nel buio e poi correre verso la luce che è ritorno e origine di tutte le cose del mondo. È stato lama, cerchio, spirale. È stato il messaggero che torturandomi mi ha imposto di cambiare diventando più forte, più determinata, più adulta. Ogni donna che ha compiuto il viaggio infero che l'ha modiftcata è diventata farfalla. Tutte noi ci siamo perdute ma abbiamo ritrovato la strada di casa, le prove che abbiamo superato sono sftda, scudo e trasformazione. Le nostre cicatrici sono servite a mettere in salvo, letteralmente, la nostra anima.

E non c'è vittoria più bella. La metamorfosi compiuta durante il lungo viaggio nelle tenebre ci ha permesso di ascoltare il canto della farfalla. È il canto di ogni donna che si è liberata, aiutando a sciogliere i nodi degli avi e dei discendenti, e di tutte le anime lucenti, di ogni stirpe passata e futura, ostacolate dalla caccia di predatori e vampiri. È il canto di chi sa, e torna a casa.

La notte che precede il canto

Ti sceglierà, ti disarmerà con le sue parole e ti controllerà con la sua presenza. Ti delizierà con la sua intelligenza e i suoi progetti.

Ti farà stare bene, ma dovrai sempre pagare il conto. Ti sorriderà e ti ingannerà e ti spaventerà con i suoi occhi.

E quando avrà ftnito con te, ti abbandonerà e porterà con sé la tua innocenza e il tuo orgoglio.

Ti ritroverai più triste, ma non più saggio, e ti chiederai a !ungo cosa è accaduto e dove hai sbagliato. E se un altro come lui busserà alla tua porta, gli aprirai?

(dal libro La psicopatia, Robert D. Hare)

Sono una sopravvissuta. Sopravvissuta agli abusi narcisisti che hanno incrociato il mio cammino. L'incontro con un narcisista perverso ti cambia l'esistenza, per sempre. Ti lascia ferita, umiliata e stordita. Ti segna l'anima. Eppure quella ferita può guarire. Possiamo usarla come carburante per accendere nuove e luminose scintille, per noi stesse e per gli altri. Può diventare il faro delle notti buie che ancora verranno. Può diventare il nostro custode, un memento che impedirà nuovi incontri patologici in futuro. Può addirittura essere motivo di aiuto per chi vive ancora l'incubo di una vita al fianco di un narcisista patologico. Non è bello dare un'etichetta, mai. Tuttavia il narcisista è un uomo pericoloso per gli altri e come tale va conosciuto, e riconosciuto. Ha un modo di essere e agire che devasta chi gli vive accanto, trasformando le giornate in incubi orrendi. È un vampiro energetico che usa la luce degli altri per cibarsi. Vive nelle tenebre. E non può, non vuole uscirne. Per farlo dovrebbe conoscersi, tirare giù la maschera buona e bella e vedere il lupo dietro l'agnello. Non conosce il suo vero Sé, vive una finzione che usa per accalappiare le vittime. Non amo questa parola, vittime. A me piace chiamarle sopravvissute. Perché di fatto è così, si sopravvive alla morte. Non c'è solo la perdita dell'innocenza (non saremo mai più così idealiste, dopo l'incontro con lui), l'assassinio dei sogni, l'attentato al nucleo di ciò che siamo, la scomparsa della salute. Molte donne si sono suicidate, altre sono impazzite.

Il fiore del male è apparentemente bellissimo. Ma è un fiore velenoso. Un fiore carnivoro. Questo fiore è un assassino. Il narciso non va colto, mai. E neanche annusato. Correte via, se lo incontrate. Non diventate sue vittime, anzi sue prede. La parola vittima ci traduce come esseri fragili, ci toglie potere, capacità di azione sugli eventi. Invece siamo forti, fortissime. Dobbiamo essere oneste: la danza perversa con un narcisista chiede il coinvolgimento di due persone. Eravamo con lui, e dobbiamo chiederci quali ferite ha agganciato. Se prendiamo la responsabilità della vita nelle nostre mani, allora saremo in grado di vedere le nostre ferite più antiche, il sangue non cicatrizzato che ha attratto il vampiro. Non è stata colpa nostra. Mai. Ma siamo noi a doverci occupare della guarigione. Siamo sopravvissute. Proprio come i reduci di una guerra, abbiamo bisogno di tempo, di cure, di balsami.

All'inizio non volevo scrivere, per non dare ancora energia all'uomo che mi ha quasi uccisa. Invece la scrittura, come sempre nella mia vita, è diventata necessità di trasferire sulle pagine bianche ciò che avevo sperimentato, compreso, trasformato.

È stata davvero una lotta fra il Bene e il Male. Perché il male esiste. E corrompe l'anima. Crediamo di vederlo solo nei film, di leggerlo in un romanzo, o fra le pagine di un testo religioso. Il male invece è fra noi. Vive, respira, ci cammina accanto. È la nube invisibile che odora di zolfo mentre incrocia il nostro cammino, è il soffio freddo che ci sveglia con un brivido in una calda notte d'estate. Alcune donne hanno potuto vivere tutto lo strazio, e la banalità, del male. I sopravvissuti a un abuso narcisistico parlano spesso di incontro con il demonio e, per certi versi, è proprio vero. Tuttavia nelle tradizioni antiche, riprese anche da Jung, i riti di iniziazione servivano proprio a confrontarsi con l'ombra perché la sua conoscenza permetteva di elevare la luce, favorendo un salto della coscienza. Lo stesso Jung parla di integrazione dell'ombra come di un passaggio necessario per l'individuazione del Sé. Potremmo chiamarlo anche salto quantico rifacendoci alle recenti scoperte della fisica quantistica, appunto, che avvicina sempre più la scienza ai fondamenti delle antiche tradizioni spirituali. Nel mondo delle scienze sacre, dell'astrologia, della danza, delle cosmogonie, il macrocosmo corrisponde al microcosmo, e tutto è sempre interconnesso, collegato da vibrazioni energetiche che emettono la stessa frequenza. Ciò che sta in alto, sta in basso, e ciò che sta dentro, sta fuori. Oggi, la sapienza di questo corpus antico che unisce filosofia, matematica, geometria e astronomia, teologia e politica, è stata riscoperta grazie anche a una scienza sempre più vicina ai misteri arcaici di un tempo, figli del sacro espresso attraverso la natura, maestra delle leggi sottili che governano ogni cosa del mondo.

Siamo energia. Tutto è energia. Come esseri umani abbiamo il potere di influenzare le cose, siamo creatori della realtà che ci circonda, dobbiamo smetterla di pensarci passivi. Per la fisica quantistica sia la luce sia le particelle che costituiscono gli atomi sono costituite da minuscoli pacchetti di energia, i quanti, di duplice natura: ondulatoria e corpuscolare, esattamente come le particelle subatomiche che formano la materia. Si manifestano solo con l'atto dell'osservazione, solo quando qualcuno li osserva, li testimonia, interagendo con loro. Fino a quel momento esistono come potenziale sotto forma di campi energetici, che contengono in loro tutte le possibilità. Tramite l'osservazione una particella prende vita occupando una di queste possibilità. L'universo è formato da campi e da particelle, noi siamo formati da campi e particelle, e questi campi e particelle esistono come materia quando osservati, ed esistono, virtuali, quando non visti. Dunque l'Universo è un modello di energia vibrante, nessuno dei suoi componenti possiede una realtà indipendente. E questa realtà non è qualcosa di neutrale ed esterno, questa realtà è in qualche modo creata, influenzata e modificata da noi.

In questa direzione sono andati anche Heinz Von Foerster che ha combinato fisica e filosofia indicando nell'uomo il costruttore e l'ordinatore della realtà, e Gregory Bateson, che nel suo Verso un'ecologia della mente raduna gli studi che, grazie alla sua formazione che somma biologia, antropologia, psicologia, etologia, evidenziano sempre, fra l'altro, l'interazione fra l'uomo e l'ambiente ponendo l'accento sulla struttura che connette, considerata elemento fondante della realtà. James Hillman nelle sue speculazioni filosofiche e psicanalitiche trova nelle narrazioni il codice mitologico e archetipico che origina la visione dell'uomo. Oggi scienziati come Bruce Lipton, con il suo La biologia delle credenze, indicano nella fisica dei quanti il modo per cambiare la propria narrazione, lavorando sulla sovrascrizione dei programmi inconsci che determinano la risposta esterna in un ambiente che in realtà, in primis, è interno. Il Thetahealing segue la stessa, identica, strada. Le persone con cui ci leghiamo, il nostro sistema di credenze conscio e subconscio, il mondo come specchio. Nulla è casuale. Già Freud riconosceva che noi incontriamo solo persone che già esistono nel nostro subconscio. Rimane un pioniere d'eccezione, Freud, per quanto alcune teorie sembrino superate. E, nonostante gli sforzi per seminarlo, la sua figura gigantesca ritorna, ritorna sempre. Questo non vuol dire che ci meritiamo di incontrare uno psicopatico sul nostro cammino, o che siamo come lui… significa invece domandarsi perché lo abbiamo incontrato. Robert D. Hare nel suo La psicopatia dichiara che incontrare uno psicopatico può capitare a chiunque (capitò anche a lui), tuttavia il mio percorso formativo mi ha portato a integrare l'esperienza personale non solo con la psicologia, lo yoga, la Mindfulness e lo studio delle scienze sacre ma anche con le leggi universali che informano questo strano, magico mondo. E a un certo punto del mio cammino ogni cosa ha trovato una collocazione perfetta, mostrandomi il disegno e la via. Tutto combaciava, ogni incontro, ogni studio, ogni esperienza che aveva preceduto il canto della farfalla, suggerendomi solo alla fine, che è un altro inizio, il senso del viaggio fino a quel momento vissuto. Ero sempre andata nella stessa direzione migrando fra discipline e passioni che solo apparentemente erano diverse fra loro. È così che la psicologia, la psicanalisi, il Thetahealing, lo yoga, la Mindfulness, le scienze sacre, la scrittura, la letteratura, la filosofia, i saggi sulla fisica dei quanti, le fiabe e le leggende si sono prese per mano e hanno danzato in cerchio rivelandomi l'unione dietro la complessità. Avevo girato tantissimo, vagabonda affamata di conoscenza, per muovermi in una spirale tracciata sempre intorno allo stesso segno.

Quella con il narcisista è un'esperienza tremenda nella quale o si sopravvive o si muore. Siamo state vittime? No, di nuovo, no. So che la rinuncia alla parola vittima è difficile per alcune di voi. È una parola calda, accogliente, che ci offre protezione sistemando tutto il male all'esterno mentre noi, impotenti, non potevamo fare nulla. Ma questa è anche la parola che ignora la verità della non casualità dell'universo, riconosciuta, oggi, anche dagli psicologi e dagli scienziati. Pronunciate la parola a voce alta, con gli occhi chiusi. Ascoltate la sensazione interna, cosa vi dice? La narrazione della vittima rischia di porvi in una sorta di infanzia tardiva, in cui delegate agli altri il potere di decidere, di privarvi della luminosa capacità di introspezione, del potere, della forza. Accade perché nella coscienza collettiva, che ci condiziona, la vittima è debole, la vittima piange, la vittima dà solo la colpa all'esterno senza comprendere i processi interiori che hanno determinato la relazione con il carnefice, la vittima è bianca, il nero sta fuori e mai dentro di lei, la vittima è passiva, è capace solo di chiedere aiuto a chi può salvarla dai mostri malvagi. Non è vero, non è così. Ma il peso della parola vittima trascina con sé queste valenze. Hanno una qualità energetica, le parole. Possiedono una densità e una vibrazione. Per questo dobbiamo sceglierle e usarle con cura. Partecipano alla formazione della nostra realtà, e la influenzano. Molte vittime preferiscono passare la vita senza più guardarsi dentro, certe di aver trovato il colpevole di tutti i mali. Ma nessuno di noi è solo puro, innocente. Siamo fatti anche di ombre, e sono quelle che dobbiamo guardare se vogliamo avanzare. Solo conoscendo la nostra ombra saremo esseri umani integri, e consapevoli.

La vittima ha sempre bisogno del carnefice, è il suo contrappunto, l'altro suo volto, uguale e opposto, è la componente della diade che replica e perpetua il gioco della polarità. Finché esiste lei esiste un carnefice, ma se si sottrae allora al carnefice non resta altro che estinguersi. Sfuggendo alla diade attraverso il rifiuto del ruolo togliamo forza e significato ai predatori. Sciogliere il legame duale e abbracciare la propria esistenza rifiutando di sentirsi vittima aiuta a percorrere il sentiero giusto, per quanto difficile possa sembrare all'inizio. Se non si riesce a uscire dal trauma ci si ripiega, sfiorendo, oppure si vestono gli abiti del carnefice per risarcire il danno avvenuto, perpetuandolo su altri innocenti.

Adesso, a occhi chiusi, pronunciate la parola guerriera. Ascoltate l'effetto sulla psiche e sul soma. È una qualità maschile, attiva, di fuoco. È quello il fuoco che ci serve per bruciare i veleni e trasformarci. Noi sopravvissute, noi guerriere, per diventare farfalle dobbiamo accettare la responsabilità della cura delle nostre ferite, e non solo di quelle del tempo presente. Non siamo responsabili della ferita ma della sua guarigione. Guarire è una scelta che ci chiede il recupero del nostro potere. E non possiamo permetterci atteggiamenti infantili rifugiandoci nell'odio, nella condanna, nella convinzione che il brutto si trovi solo all'esterno. Non dobbiamo evitare di vedere anche le nostre ombre, quelle che si sono alleate con il narcisista che ci ha massacrato. Il confine tra colpa e responsabilità è un varco sottile, l'acrobata lo attraversa leggero impugnando il manubrio della giustizia il cui equilibrio impedirà la caduta. La giustizia ci chiede di non accanirci solo verso l'esterno trascurando le parti di noi che si sono agganciate al dramma, è solo guardando quelle parti che saremo protette da nuove cadute, perché andando incontro a noi stesse, accogliendo l'ombra e la luce, contando le sbucciature, le fratture, le ustioni, prendendo in braccio il bambino che siamo state sfiorando con amore il suo oro negato, riconoscendo la strega e l'alchimista, la fata buona e l'orco cattivo, potremo contattare il vero Sé immune al flusso dolente del tempo. Più guardiamo fuori, meno vediamo dentro. Più coccoliamo la vittima, più cacciamo via la guerriera che tornerà nel bosco nascosto. Se la vittima smette di essere vittima impone un cambiamento anche al carnefice che gli è speculare. Da lontano, il predatore annuserà il cambiamento, lo spostamento di forze che avviene in chi si alza smettendo un nome che non è solo un nome, un indizio, una categoria, ma è energia nella forma, e quello spostamento sarà intuito, nella sua vibrazione diversa, anche a distanza. Allora in quel momento la bestia urlerà la sua fame, attaccando la luna. Per ogni vittima che si spoglia dei suoi vestiti tristi scegliendo l'armatura dorata c'è un carnefice orfano di quella parola, sostanza, energia, che gli permette di sopravvivere sentendosi potente, e superiore. La vibrazione dell'essere viene sempre modificata attraverso la scelta, anche quella del lessico. Le parole sono energia, hanno molto potere, per questo nei secoli sono state custodite con attenzione, esaltate, nascoste, rinnegate. Scegliamo con attenzione le parole che imprimono qualità alla nostra essenza invisibile.

Anni di vicinanza con chi ha avuto la mia stessa esperienza, studi, forum, gruppi di aiuto, ecc. mi hanno confermato che, se si ha il coraggio di andare a guardare, si trova la ferita sulla quale il narcisista ha lavorato. L'ha fiutata, riaperta, l'ha fatta sanguinare con la sua ferocia, l'ha usata contro di noi. Le sue prede non sono sempre dipendenti affettive, è vero, ma anche dietro donne forti e indipendenti possono nascondersi forme reattive che hanno il compito di coprire ferite.

Il viaggio agli inferi in cui si viene gettati dalle grinfie di un narcisista patologico, specie se di grado maligno, è qualcosa di orribile che squarta l'anima. È un abuso nascosto, come dice saggiamente Shannon Thomas. Fuori non si vede nulla. Non ci sono segni né fratture. Eppure c'è la disintegrazione della persona nella sua essenza. Non è facile immergersi in questo inferno, eppure è necessario per salvarsi non solo la vita, ma anche l'anima.

La violenza occulta dell'abuso narcisistico

Esiste una violenza evidente, come quella fisica, ma c'è anche una violenza più subdola, nascosta agli occhi di tutti.

Il carnefice si muove nell'ombra e quando la preda, sfinita, va in pezzi, è lei a finire in una clinica psichiatrica, ad ammalarsi di cancro, a morire. Dietro molti suicidi c'è la mano perversa di un narcisista maligno, ma non potrà mai essere dimostrato. Ecco perché dobbiamo educarci, diffondere, confrontarci. Fino a quattro anni fa si parlava pochissimo, in Italia, di questi argomenti. Mi ricordo ore passate a scaricare e leggere i testi americani sul mio kindle. Oggi se ne scrive e se ne parla di più, i terapeuti si stanno finalmente specializzando, anche se alcuni cavalcano furbescamente l'onda per garantirsi clienti, i sopravvissuti organizzano gruppi su facebook, si incontrano di persona, denunciano.

L'abuso è un'esperienza devastante che sembra spegnere l'anima. Le risorse personali sono prosciugate, l'Io viene deprogrammato e riprogrammato secondo la volontà del narcisista manipolatore. Il suo scopo è attivare l'autodistruzione della preda. Le finanze sono disperse, gli amici e la famiglia allontanati. Esattamente come Dr. Jekyll e Mr. Hyde, il predatore è capacissimo di offrire un'immagine perfetta agli occhi della società per trasformarsi nel demonio non appena chiusa la porta di casa. Un demonio di breve comparsa, di nuovo stemperato nel sorriso falso di modi gentili che inquinano la conoscenza, storpiano il riconoscimento del suo falso Sé nascosto fra i sorrisi e le parole romantiche. Questo abuso, centellinato progressivamente proprio per fare in modo che l'altro non se ne accorga, diventa difficilmente riconoscibile perfino per il soggetto che lo vive in prima persona. È il suo carattere, Ho sbagliato io, Colpa mia, Dovevo stare più attenta,… Quante volte ho sentito dire queste parole? Quante volte le ho pronunciate io stessa? Non capiamo che sta succedendo. Eppure, se avessimo ascoltato i primi segnali di allarme, avremmo cambiato direzione assecondando il momento in cui i nostri sensi hanno afferrato l'inganno, avvisandoci. Il corpo narra ciò che la mente non può ancora capire, incalza i paradigmi per sovvertirli, interferisce con i processi cognitivi usando cuore, pelle, organi, ossa. Ma era tutto troppo bello, non abbiamo ascoltato la vocina interiore, abbiamo ignorato quel brivido che per un istante ha trafitto le perle lucenti dei giorni primi. L'abuso è orchestrato in modo da rimanere nascosto, solo i corpi possono denunciare ciò che i processi cognitivi non sono ancora in grado di captare. Alcune donne non se ne rendono conto mai, neppure al termine della relazione che le lascia a terra esauste, sfinite, con la vita ridotta in brandelli. Dopo anni si danno ancora la colpa, perché il narcisista patologico è abilissimo nel proiettare i suoi disturbi sull'altro che finisce per assumere un'ombra di cui non è responsabile. Un'ombra tossica, che avvelena il corpo e la mente. Quando un uomo picchia la sua compagna supera il confine del tollerabile, non servono indizi, e neppure evidenze. Il gesto orribile è li, tracciato da un'azione visibile, da mani alzate su un corpo inerme, da una testa sbattuta addosso a una porta, da carni bruciate da chi alla parola preferisce la frusta. Ma quando le botte sono colpi invisibili inferti all'anima, dispensati poco a poco, come una goccia cinese, allora il loro riconoscimento richiederà più impegno nella comprensione del solco che stanno lasciando. Voi siete la preda manipolata, avete subito un offuscamento della psiche in cui vi siete trasformate nell'oggetto dei deliri perversi di chi vi vede solo come cibo per il suo male, come fonte di nutrimento energetico a cui attingere spegnendo ogni impulso, ogni creatività, ogni talento, ogni sorriso. Distruggere il sorriso che aggancia le guance e allarga lo spazio del mondo è ciò che il narcisista ama fare di più. Lo fa sentire forte, fortissimo. Odia chi è sereno, chi sa gioire, chi nei tramonti vede il passaggio fra i mondi. Non sente nulla, vive giorni annoiati dalla ripetizione, è prigioniero di un tormento che incalza, insegue, pretende. È un pifferaio magico, un mago oscuro, un incantatore di serpenti. Millanta emozioni mai provate, seduce con lo scopo di creare la dipendenza emotiva che stringerà i suoi lacci sulla compagna. Quando il principe smette cavallo e abito azzurro, gettati insieme alla maschera, rivela il suo vero volto, e dietro il sorriso si apre la porta di un inferno in cui gridano i demoni. Non c'è nulla, dietro la maschera, soltanto uno spazio nero che terrorizza la notte. Ma è troppo tardi. Non riuscite più a tirarvi indietro. Sul volto ricompare la maschera dei desideri. L'oscillazione fra Dr. Jekyll e Mr. Hyde prosegue nel tempo, confondendovi ancora di più. Doppio di uno, multiplo di tanti, come una matematica priva di coscienza, ombra senza luce, artificio del sole che occulta il cadavere, amputazione del sogno. Non vi rendete conto di avere a che fare con un manipolatore che vi sta mangiando il cervello per plasmarvi, senza più forma né contenuto, alla volontà del suo regno. Le modifiche della personalità hanno bisogno di tempo, ma come il ragno lui non ha fretta. La mosca è in trappola, e sarà divorata poco a poco. Continuate imperterrite nel vostro rapporto in cui l'asticella viene alzata sempre di più. Le parole negative, la distorsione dei fatti, i controlli ossessivi, le proiezioni, le punizioni, i silenzi improvvisi vi destabilizzano in profondità, smantellando le difese, togliendo la pelle, divorando i confini. È una violenza terribile consumata in casa, al riparo dai testimoni. La solitudine diventa norma, condizione essenziale perché lui non si arrabbi. Deve diventare l'unico punto di riferimento per impedirvi di trovare chi potrebbe svegliarvi dall'incantesimo. Siete nel regno del demone, i suoi guardiani scongiureranno la fuga obbligandovi alla schiavitù. Lui, unico Dio. Signore e padrone della vita altrui. Cacciatore scaltro che saccheggia i talenti e le buone qualità di cui si impossessa. Siete solo un oggetto utile da scartare successivamente in modo crudele, studiato a tavolino per creare in voi le ferite più dolorose in cui il passato appicca l'incendio al presente, mescolando sangue dell'infanzia e sangue nuovo di donna. Vi lascerà ma tornerà indietro quando il fuoco lento della tortura vi avrà cotto abbastanza, per giocare di nuovo con la sua arancia meccanica. Pervertire l'esistenza di un altro essere umano con lo scopo di distruggerlo e godere della sua fine è semplicemente diabolico. Il massacro silenzioso dei predatori malvagi deve essere fermato. Mi rivolgo alle donne, canto la loro farfalla, ma le dinamiche sono, purtroppo, universali, seguono tutte lo stesso copione. Spero che sempre più uomini trovino il coraggio di denunciare e scrivere come fanno le donne, superando eventuali reticenze culturali che possono provocare vergogna. È un sentimento normale, la vergogna, quando si scopre di essere stati manipolati: deve essere metabolizzata, elaborata, deposta. Forse le donne sono più inclini a mettersi in gioco, raccontandosi senza pudori, ma mi auguro che anche gli uomini riescano a parlare, creare gruppi, scrivere libri raccontando la loro esperienza. L'abuso scavalca razze, sessi

Enjoying the preview?
Page 1 of 1