Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Dante e Sant'Umiltà: Alighieri e Rosanese Negusanti: analogie e collegamenti testuali, dalla «selva oscura» al «volar senz'ali»
Dante e Sant'Umiltà: Alighieri e Rosanese Negusanti: analogie e collegamenti testuali, dalla «selva oscura» al «volar senz'ali»
Dante e Sant'Umiltà: Alighieri e Rosanese Negusanti: analogie e collegamenti testuali, dalla «selva oscura» al «volar senz'ali»
Ebook265 pages3 hours

Dante e Sant'Umiltà: Alighieri e Rosanese Negusanti: analogie e collegamenti testuali, dalla «selva oscura» al «volar senz'ali»

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

La formazione culturale di Dante e in particolare il ruolo dei mistici sulla sua opera è oggetto da anni di attenzione da parte degli studiosi: nonostante gli sforzi compiuti, la critica ha più volte sollecitato studi sull’ambiente religioso in cui il Poeta è vissuto. Per alcuni di questi ricercatori è addirittura impossibile continuare a studiare le opere di Dante senza tener presente questo particolare aspetto.
Il libro allora affronta i contatti tra Alighieri e Umiltà da Faenza, al secolo Rosanese Negusanti, monaca benedettina vallombrosana, dotata di eccezionali carismi, vissuta a Firenze dal 1281 al 1310 e autrice di quindici componimenti, da lei stessa ritenuti ispirati, che farebbero della Santa la prima "dottoressa cristiana" italiana.
LanguageItaliano
PublisherHomeless Book
Release dateDec 11, 2020
ISBN9788832761665
Dante e Sant'Umiltà: Alighieri e Rosanese Negusanti: analogie e collegamenti testuali, dalla «selva oscura» al «volar senz'ali»

Related to Dante e Sant'Umiltà

Related ebooks

Literary Criticism For You

View More

Related articles

Reviews for Dante e Sant'Umiltà

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Dante e Sant'Umiltà - Lucio Megliola

    1. PREMESSA

    In assenza di specifici documenti, accostare due persone vissute nel medioevo e dimostrare con un elevato grado di attendibilità i legami che possono esserci stati ed eventuali influenze nei singoli lavori è un compito arduo. Per questo occorre servirsi di indizi il più possibile chiari, precisi e concordanti.

    In un seminario sulla teologia dantesca, da studente, avevo già ipotizzato una conoscenza tra Dante e Rosanese Negusanti, ai più nota con il nome da religiosa Umiltà da Faenza, pertanto ho voluto approfondire l’argomento al fine di poter verificare quanto sia possibile, realisticamente, sostenere una tale tesi, anche in considerazione della conoscenza lacunosa della vita degli autori e del fatto che la critica non è riuscita ad individuare nessun esemplare dei libri letti dagli stessi.¹ Per secoli gli studiosi si sono affaticati nel tentativo di ricostruire la formazione culturale di Dante² e in particolare il ruolo dei mistici e delle mistiche nella sua opera³ e nonostante gli sforzi compiuti, la critica moderna, più volte ha sollecitato studi sull’ambiente religioso in cui Dante è vissuto.⁴ Già Étienne Gilson notava che: «la Divina Commedia, in quanto atto e opera nella vita di Dante, è certamente legata alla storia della sua vita religiosa»⁵ e aggiungerei alla vita religiosa della sua città. Questa situazione è stata evidenziata, tra gli altri, da Giuseppe Ledda, il quale ha sottolineato come nel secondo Novecento, in particolare in Italia, sono stati prevalenti gli studi sul «realismo» e sugli aspetti linguistici, stilistici oltre all’immancabile interesse per la dimensione politica, tralasciando, o comunque relegando in misura minoritaria la dimensione religiosa e la necessità di studiarla in relazione alla cultura medievale.⁶ Secondo il citato autore, gli studi biografici su Dante necessiterebbero di una contestualizzazione e non solo sul piano delle informazioni biografiche e politiche, ma anche sul piano culturale, ciò per comprendere la formazione che Dante condivideva con i suoi contemporanei.⁷ L’importanza di tali studi è stata rimarcata anche da Peter Dronke il quale ha rilevato come il mondo della latinità medievale rappresentava per Dante una continua «sfida, conscia e inconscia» e come non si sia mai accontentato di copiare, ma la sua comprensione implicava sempre una trasformazione.⁸ Per Mirko Tavoni è addirittura impossibile continuare a studiare le opere di Dante senza tener presente la fitta rete di relazioni nelle quali Dante era immerso e si muoveva durante la stesura delle sue opere.⁹

    Anche se non essere certo, vista l’ampia quantità di studi e pubblicazioni che si sono moltiplicati recentemente¹⁰, occorre premettere che da ricerche effettuate e dalla bibliografia consultata nonché da colloqui intrattenuti con vari dantisti non sono presenti studi sistematici che collegano i due personaggi, se non pochi e sporadici cenni senza alcun particolare approfondimento. Umiltà da Faenza non compare in nessuna voce dell’Enciclopedia Dantesca, tantomeno con il suo nome da laica. Anche le banche dati on line¹¹ non riportano studi e/o pubblicazioni che pongano i due personaggi in relazione se non pochi articoli con vaghi riferimenti. In questo lavoro, per usare l’espressione di Francesco Santi, eserciterò «l’utile opera del fontaniere» cioè di chi ricerca e canalizza le fonti.¹²

    Una prima timida ipotesi di conoscenza, tra Dante e Santa Umiltà, da quanto mi consta, fu avanzata da Piero Zama, nel suo libro Santa Umiltà, la vita e i Sermones nella prima edizione del 1943, pubblicata dalla casa editrice Marzocco di Firenze, ponendola come interrogativo.¹³ Gli elementi posti in luce possonono essere riassunti nei seguenti:

    Umiltà arrivò a Firenze nella primavera del 1281, quando Dante aveva 17 anni, un anno prima della maggiore età e del suo primo componimento poetico;

    Dante possedeva dei beni nel popolo di Sant’Ambrogio, beni che vennero venduti nel 1283 luogo in cui le monache Faentine guidate da Umiltà dimorarono;

    altri elementi indiretti possono essere colti nell’esplicito riferimento alla notorietà di Umiltà ed in particolare:

    la fama dovuta ai suoi carismi nonché ai numerosi miracoli effettuati sia in vita che dopo la morte;

    la chiesa e il monastero che Umiltà e le sue seguaci fondarono e costruirono erano molto noti tra il popolo; ciò sarebbe dimostrato anche dal fatto che la strada che conduceva ai citati edifici venne chiamata "via del monastero delle donne di Faenza" ed è la stessa che ancora oggi si chiama più brevemente via Faenza.¹⁴

    Pur apprezzando moltissimo il lavoro dello Zama e condividendo la preziosa intuizione, devo evidenziare il mancato approfondimento del tema e l’assenza nel testo delle preziose note bibliografiche, rendendo così impossibile conoscere le fonti delle sue informazioni. È noto dagli studi di Michele Barbi, Enrico Malato e di Marco Santagata, che Dante avesse beni immobili¹⁵ nei pressi del popolo (parrocchia) di Sant’Ambrogio¹⁶ sino al 1302 cioè sino a quando Dante andò in esilio. Sappiamo tra l’altro dalle Vite trecentesche di Umiltà e dagli studi di Anna Benvenuti che Umiltà, arrivata a Firenze, visse per due anni nella casa del popolo di sant’Ambrogio¹⁷ e da lì sparse la sua fama di santità¹⁸ la quale è continuata sin dopo la sua morte.¹⁹ Più difficile sostenere la notorietà di Umiltà e delle sue monache presso il popolo dal nome della strada che conduceva al monastero: via del monastero delle donne di Faenza. Seppur vero che l’attuale via Faenza, prese il nome dalle cosiddette donne di Faenza, cioè dalle monache vallombrosane seguaci di santa Umiltà²⁰ in quanto, il monastero e la chiesa fondati dalla badessa faentina sorgeva oltre la porta, oggi inglobata nella Fortezza da Basso, anch’essa denominata: Porta a Faenza, ma tracce ufficiali della denominazione richiamata risalgono al 1566, come da evidenza della mappa topografica storica della città di Firenze.²¹ Occorre anche evidenziare che spesso a livello popolare, un luogo, una strada o una piazza assumono nomi diversi da quelli ufficiali, ciò a causa di un evento, una circostanza o una situazione o persona che hanno segnato il luogo. Nel caso specifico però, la motivazione può essere dovuta anche all’instancabile ruolo sociale che ebbero le seguaci di Umiltà nell’educazione delle giovani fiorentine, attività apprezzata dalla popolazione locale. Quindi impossibile determinare la data in cui il nome della via fu variato.²²

    Altri studi che hanno affiancato i due autori si possono trovare nei quaderni della Sezione Studi e Ricerche del Centro Dantesco dei frati minori conventuali di Ravenna e precisamente:

    il primo, negli atti del convegno internazionale di studi del 9 novembre 2013 a firma di Nicolò Maldina, con un intervento dal titolo Tra predicazione e liturgia. Modelli e fortuna del «Pater Noster» di Purgatorio XI, 1-21. Umiltà viene citata come modello tipo dell’esposizione dell’Ave Maria in ambito fiorentino del XIII-XIV secolo, «condotta isolando i versetti della preghiera e inframezzandoli di amplificazioni esegetiche e liturgiche in prosa», quindi citazione non direttamente connessa con l’opera dantesca²³ e di conseguenza poco utile al presente lavoro;

    il secondo, negli Atti del convegno internazionale di studi del 26 novembre 2015 a firma di Anna Pegoretti, con un intervento dal titolo «Civitas diaboli» Forme e figure della religiosità laica nella Firenze di Dante. Obiettivo dell’intervento è la contestualizzazione dell’opera di Dante nella Firenze duecentesca e sui suoi laici più importanti, in particolare l’ordine dei Servi di Maria e per la religiosità femminile la figura di Umiliana de’ Cerchi. Umiltà da Faenza viene citata per l’insediamento a Firenze presso il torrente Mugnone²⁴ ove fondò, nel 1281, il convento di regola benedettina-vallombrosana dedicato a San Giovanni Evangelista e dove morì nel 1310. Poi l’autrice riprende alcuni passi dell’agiografia e in particolare lo spostamento a Firenze anziché a Venezia, i legami importanti tessuti in città, i carismi straordinari. Continuando viene evidenziato come la vita di Umiliana dei Cerchi, a differenza delle Vite di Umiltà, offra ai dantisti notevoli spunti di riflessione.²⁵ Infine, l’autrice nota la sostanziale assenza di penitenti, tra cui santa Umiltà, descritta come «veneranda presenza nella Firenze del poeta» negli studi su Dante.²⁶ In merito occorre osservare che Umiltà si stabilì nel monastero fondato in prossimità del Torrente Mugnone nel 1282 e non 1281, come annotato dalla Pegoretti. Il 1281 è l’anno effettivo della presenza di Umiltà a Firenze, ma in un primo momento si insediò, come già descritto, nella casa del popolo di sant’Ambrogio, a ridosso della terza cerchia di mura, verso il torrente Affrico. Inoltre, come vedremo, anche le Vite di Umiltà da Faenza, benché scritte dopo l’esilio di Dante²⁷, hanno molto da dire ai dantisti.

    Anche il poderoso lavoro pubblicato dalla Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, Umiltà da Faenza - Sermones, non riporta alcuna convergenza tra l’opera della badessa faentina e Dante, se non sporadiche citazioni. Tra queste Claudio Leonardi nel suo saggio Umiltà da Faenza dottore mistico evidenzia la stessa epoca in cui sono vissuti i due autori. Nel saggio di Maurizio Tagliaferri I «Sermones» nella vita e nella storia della Chiesa Faentina dei secoli XIII- XIV, Dante viene citato in nota relativamente al noto episodio della Commedia di Frate Alberigo. Infine, nel saggio di Anna Benvenuti Firenze e Santa Umiltà Dante viene citato come il più illustre dei guelfi bianchi esiliato.²⁸

    Sempre Claudio Leonardi, nella sua relazione del 13 novembre 2006, effettuata in occasione della presentazione del citato volume, ha richiamato i due autori solo in considerazione della medesima posizione sulla necessità di amare Dio. Sia Umiltà che Dante sottolineano che per amare Dio non occorre essere religiosi. A conferma della sua tesi, Leonardi poneva a confronto il Convivio XVIII, 9: «Dio non volse di religioso di noi se non lo core» con il Sermone VIII, 41 di Umiltà: «sono veramente beati» in Dio «anche coloro che non vivono sotto una regola, né sono separati dal mondo».²⁹

    Da ultimo, anche nel testo di Gabriele Dini Umiltà e Margherita, monache romagnole a Firenze nel Duecento e Trecento, Dante viene citato solo come cittadino fiorentino nel periodo in cui vi giunge Umiltà con le sue discepole.³⁰

    Dopo la doverosa premessa, per affrontare la questione, occorre procedere con ordine, evidenziando che il presente lavoro non ha alcuna pretesa di esaustività e come in geometria per determinare una retta occorrono due punti, per avvalorare la tesi mi baserò essenzialmente su dati storici e testuali, infatti, un punto da solo non è sufficiente a supportare un’indagine la quale necessita di un chiaro orientamento.

    Innanzitutto, riporterò un breve profilo biografico di Umiltà da Faenza, almeno negli aspetti più significativi, rimandando a testi in bibliografia per un eventuale approfondimento, e confronterò gli elementi raccolti con quelli della vita di Dante. Da ultimo analizzerò i contatti testuali tra l’opera di Umiltà e quella del Sommo Poeta. Per la ricerca mi sono attenuto strettamente ai testi facendo parlare il più possibile gli autori e citando in nota il luogo esatto ove trovare i relativi passi, ciò a costo di eccedere nei riferimenti. Il metodo seguito è quello consigliato da Peter Dronke, ovvero di partire da Dante stesso «cercando di accertare quali immagini avrebbe potuto storicamente conoscere e come le ha trasformate».³¹


    1 Cfr.

    M. Santagata

    , L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante, Il Mulino, Bologna, 2018, p. 97;

    A. Simonetti

    , "Le fonti dei Sermones", in Umiltà da Faenza. Sermones, SISMEL, Firenze 2005, p. 339.

    2 M.

    Colombo,

    Dai mistici a Dante: il linguaggio dell’ineffabilità, La Nuova Editrice, Firenze, 1987, p. 11

    3 M.

    Colombo,

    op. cit. pp.14, 17, 29 e 45; E.

    Jallonghi,

    Il misticismo bonaventuriano nella Divina Commedia, Leonardo da Vinci, Città di Castello (PG), 1935, pp. VII-VIII.

    4 A.

    Casadei,

    Dante oltre la Commedia, Il Mulino, Bologna, 2013, pp. 211-212; P.

    Dronke,

    Dante e le tradizioni latine medievali, Il Mulino, Bologna, 1990, pp. 7 e 8; É.

    Gilson

    , Dante e la filosofia, Jaca Book, Milano, 1985, p. 9; A.

    Mellone,

    La dottrina di Dante Alighieri sulla prima creazione, Convento Santa Maria degli Angeli, Nocera Superiore (SA), 1959, p. 14; in merito vgs. anche l’intervista di

    Paolo Di Stefano

    a

    Zygmunt Baranski

    del 20.08.2019 cfr. «Dante, una stella globale (e pop). Lo speciale sul Dantedì» in https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dante-zygmunt-baranski-intervista-63912c32-c362-11e9-a7af-46fd3e83594f.shtml (ultimo accesso 06/04/2020);

    F. Manzoni

    ,

    «

    Dante e il nascente ceto borghese. Una voce contro il degrado morale

    »,

    in Corriere della Sera, 31 dicembre 2015, p. 47;

    A. Pegoretti,

    «Civitas diaboli» Forme e figure della religiosità laica nella Firenze di Dante, in Dante poeta cristiano e la cultura religiosa medievale in ricordo di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Atti del convegno internazionale di studi Ravenna, 28 novembre 2015, Longo editore, Ravenna 2018, p 65.

    5 É.

    Gilson,

    op.cit, p.

    68.

    6

    G. Ledda

    , Leggere la Commedia, Il Mulino, Bologna 2016, p. 164.

    7

    Ibidem

    , p. 166; dello stesso parere anche Marco Santagata Cfr.

    M. Santagata

    , L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante, op. cit., p. 12.

    8 P.

    Dronke,

    op. cit., pp. 13 e 14.

    9

    M. Tavoni

    , Qualche idea su Dante, Il Mulino, Bologna, 2015, p. 18.

    10 Parliamo di più di duemila interventi l’anno. Cfr.

    P. Di Stefano

    , op. cit.

    11 http://perunaenciclopediadantescadigitale.eu (ultimo accesso 24.04.2020); http://dantesca.ntc.it/ (ultimo accesso 24/04/2020); https://dante.dartmouth.edu (Ultimo accesso 24/04/2020); http://www.treccani.it/enciclopedia/santa-umilta (ultimo accesso 24.04.2020); http://www.bibliotecaitaliana.it/ (ultimo accesso 24/04/2020); http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO// (ultimo accesso 24/04/2020); http://www.rivisteonline.org/rol/ (ultimo accesso 24/04/2020).

    12 F.

    Santi

    , Dante e la mistica, in

    G. Ledda

    (ed), Le teologie di Dante. Atti del convegno internazionale di studi Ravenna, 9 novembre 2013

    ,

    Longo, Ravenna, 2015, p. 96.

    13 Per la redazione di questa ricerca mi sono servito della seconda edizione pubblicata dai Fratelli Lega Editori, Faenza nel 1974, ricorrendo il nono centenario della morte di San Giovanni Gualberto, fondatore dell’ordine Vallombrosano cui appartenne Umiltà da Faenza. La seconda edizione accoglie, diversamente dalla prima, in appendice la trilogia Ultime rose alla Malta del poeta Giovanni Chiapparini. L’interrogativo posto si trova a pagina 67.

    14

    P. Zama

    (ed), Santa Umiltà - La vita e i Sermones, Fratelli Lega Editori, Faenza, 1974, pp.78 e 79.

    15 Marco Santagata elenca i seguenti beni: casa di famiglia in San Martino; podere con edificio principale, annessi e alcuni appezzamenti di terreno circostante, situato a San Miniato di Pagnolle, a poca distanza da Firenze; podere nella parrocchia di San Marco in Camerata, nella valle del Mugnone; casolare con orto con piccola porzione di terreno nel «popolo», (parrocchia) di Sant’Ambrogio a ridosso della terza cerchia di mura, verso il torrente Affrico. Cfr.

    M. Santagata

    , Il romanzo della sua vita, Mondadori, Milano, 2012, p. 23.

    16

    M. Barbi

    , La condizione economica di Dante e della sua famiglia, in Problemi di critica dantesca, prima serie 1893/1918, Sansoni, Firenze,

    1975,

    pp.

    157-188; M. Barbi

    , L’ufficio di Dante per i lavori di via S.Proclo, in Problemi di critica dantesca, seconda serie 1920/1937, Sansoni, Firenze, 1975

    ,

    p.

    399; E.

    M

    alato

    , Dante, Salerno Editrice, Roma, 2015, p. 47;

    M. Santagata

    , Il romanzo della sua vita, Mondadori, Milano, 2012, p. 23.

    17

    A. Simonetti

    (ed), Le vite di Umiltà da Faenza, Agiografia trecentesca dal latino al volgare, SISMEL, Firenze, 1997, B. cap. 39, p. 14, A. cap. XXXIX, p. 51;

    A. Benvenuti

    , Firenze e Santa Umiltà, in Umiltà da Faenza. Sermones, SISMEL, Firenze, 2005, pp. 500-501.

    18

    A. Simonetti

    (ed), Le vite di Umiltà da Faenza, op cit., B. cap. 39, 14, A. cap. XXXIX, p. 51.

    19

    Ibidem

    , B. capp. 43- 77, pp. 15-23, A. capp. XLVI - LXI, pp.54-61.

    20 E non perché fosse una direttrice per la città romagnola; infatti, la precedente denominazione era Borgo di Campo Corbolini

    21 Cfr. Stradario storico amministrativo del Comune di Firenze: http://stradariostorico.comune.fi.it/# (ultimo accesso 20/04/2020) (Benedetto Varchi (m. 1565), Storia fiorentina, a cura di Gaetano Milanesi, Firenze, Le Monnier, 1857- 58, volumi 3. [Spoglio delle pagine di topografia fiorentina nel libro IX]; cfr. anche il sito del Repertorio delle architetture civili di Firenze, Scheda via Faenza: http://www.palazzospinelli.org/architetture/scheda.asp?offset=660&ID=2299 (ultimo accesso 20/04/2020).

    P. Bargellini – E. Guarnieri

    (ed), Le strade di Firenze, Bonechi, Firenze, 1977, pp. 336-338

    ;

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1