Alessandro Magno: la guerra dei Bramani
Di Yvan Argeadi
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Info su questo ebook
Alessandro Magno aveva ormai conquistato quasi tutto il mondo conosciuto senza mai riportare sconfitta.
Grecia, Asia Minore, Egitto e Persia erano cadute sotto l'avanzata delle sarisse macedoni.
Tuttavia la brama di conquista lo spinse a esplorare territori sconosciuti dove nessun occidentale si era mai spinto prima di allora, varcando i confini dell'India e affrontando in un'epica battaglia l'esercito di Re Poro.
Impossibilitato a proseguire a Oriente a causa dell'ammutinamento dei soldati e di oracoli avversi, decise di deviare in parte la propria marcia prima di rientrare a Babilonia, dirigendosi alla conquista dei Regni del sud dove apprese una sconcertante verità.
Il racconto di una guerra dimenticata dalla storia, la parte più buia della vita del conquistatore del mondo.
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Anteprima del libro
Alessandro Magno - Yvan Argeadi
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PROLOGO
In precedenza
Riuscendo a scorgere il suo avversario, e con i suoi uomini che nonostante l'ordine contrario iniziavano la ritirata, Alessandro abbassò lo sguardo verso il terreno per qualche istante come a voler cercare di cogliere un indicazione dentro sé stesso sulla scelta da fare.
Fu in quel momento che Bucefalo, che già aveva riportato diverse ferite, gli si accostò emettendo un nitrito.
Alessandro lo accarezzò mentre i due si fissavano negli occhi. L'uomo e l'animale, da sempre legati da una natura comune.
《 Mettiti in salvo amico mio 》 gli suggerì il Re, ma lui emise un altro nitrito e scalciò con la zampa anteriore guardando nella direzione del nemico. Bucefalo aveva deciso di dare la vita al suo padrone, aveva dimostrato più coraggio di ogni soldato che Alessandro aveva trascinato oltre i confini del mondo.
《 Potrebbe essere l'ultima volta che combatteremo insieme 》 sussurrò, montandogli in groppa e scrutando il Re avversario da lontano.
《 Andiamo Bucefalo, verso la gloria eterna! 》 lo spronò gettandosi da solo tra le fila dell'esercito indiano.
《 Alessandro 》 lo chiamò Efestione, ma ormai era tardi.
Cavalcando come una furia, completamente ricoperto di sangue, il macedone falciava nemici con la spada in ogni direzione.
Lo stesso Bucefalo venne trafitto da frecce e lance, ma non accennò a rallentare la sua cavalcata verso l'immortalità del nome.
Quando Poro riuscì a scorgere l'elmo con la cresta rossa del suo avversario, spronò a sua volta l'elefante e i due Re corsero l'uno verso l'altro.
Poro scagliò una lancia contro il suo nemico la quale venne bloccata da Bucefalo che sollevandosi sulle zampe posteriori fece scudo al macedone con il proprio corpo. Alessandro lanciò la sua spada contro il Re indiano il quale rimase colpito a una spalla e cadde dal proprio elefante.
Alessandro scese così da cavallo, afferrò un arco dal suolo e lo puntò nella direzione dell'indiano, il quale fece altrettanto col suo arco personale.
I due Re scoccarono all'unisono e l'uno fu colpito dalla freccia dell'altro, cadendo entrambi sul terreno.
Alla vista del loro Re caduto, i macedoni fermarono la ritirata e attaccarono in modo disorganizzato e feroce.
Non solo colpi di spada, lancia, bastone, ma arrivarono a usare anche gli arti mozzati che trovavano sul terreno, a usare unghie e denti, a strappare la carne dal corpo dei nemici a morsi.
Non si combatteva più come uomini ma come bestie. Fu una vera perversione.
Gli indiani tentarono in tutti i modi di dare il colpo di grazia ad Alessandro ma Bucefalo lottò valorosamente scalciando via nemici e facendo scudo al suo padrone, prendendosi ogni singola ferita per lui.
Nello stesso modo l'elefante di Poro proteggeva il Re indiano dai macedoni, riportando diverse ferite, la proboscide mozzata, le membra strappate, fino a cadere al suolo esanime.
Soltanto al sopraggiungere di Efestione con i suoi uomini al seguito gli indiani ordinarono la ritirata, e anche Bucefalo poté accasciarsi dando un ultimo sguardo al suo padrone che veniva soccorso, prima di esalare l'ultimo respiro. Lo aveva portato in groppa dalla Grecia all'India, combattuto insieme a lui ogni battaglia, e per lui, colui che ancora fanciullo gli insegnò a non temere le ombre che spaventandolo lo rendevano indomabile, aveva dato la vita.
Gli indiani erano stati sconfitti, ma a quale prezzo.
Ancora tramortito e disteso sui cadaveri Alessandro vide il generale Antigono avvicinarsi a Poro per infliggergli il colpo mortale, ma sollevando una mano gli urlò di non farlo.
Dopo la battaglia Alessandro trascorse nella propria tenda due giorni interi, sottoposto alle cure del medico Filippo, due giorni durante i quali vi fu un