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I nostri figli
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Ebook119 pages27 minutes

I nostri figli

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L’opera di Roberto Lax è un viaggio tra le emozioni della vita che scorre, un bouquet poetico per quegli attimi che spesso ci sorprendono nella loro semplice straordinarietà, e per quelli che, difficili e dolorosi, ci costringono a fare i conti con qualcosa di amaro e a volte indimenticabile. Ogni componimento evoca un momento di vita trascorso, quello che si è impresso in una memoria che
con il passare del tempo cerca di far fronte allo scorrere della clessidra che ci avvicina all’incontro – in parte tanto
atteso – con l’Eterno, dopo il quale ci lasceremo alle spalle tutta la bellezza di quello che siamo stati.

Roberto Lax, nato a Messina il 18 maggio 1949 ed ivi residente, è laureato in Ingegneria Civile e docente in pensione di Costruzioni e Tecnologia edile presso l’I.T.I. “Verona Trento” di Messina. Ha partecipato a concorsi nazionali di poesia conseguendo numerosi riconoscimenti. Alcune sue poesie sono state inserite nel libro Arcobaleno poetico-Antologia di autori di Messina e provincia (2005) edita da “Peloro 2000” Rivista di attualità-arte-cultura (Messina), nella ricorrenza del decimo anno di attività e altre poesie sono state inserite nel libro Universo Donna-Silloge poetica (2006) a cura della rivista “Peloro 2000” e nel libro Antologia (2006) a cura di Giuseppe Stella, Edizioni Spes Milazzo. La prima edizione è stata ben accolta dai lettori, che hanno scritto tante belle recensioni, dai giornali “Tempo Stretto” e “Messina Today”, e dai critici letterari, con “Le note critiche della prof.ssa Maria Adelaide Petrillo Ciucci di Parma”.
Il libro è stato apprezzato da molti giovani, studenti, famiglie e organismi religiosi e sociali.
LanguageItaliano
Release dateDec 31, 2022
ISBN9788830630512
I nostri figli

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    I nostri figli - Roberto Lax

    piatto.jpg

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-2737-6

    I Nostri Figli

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone.

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