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Il mio Cuore nelle tue Mani: Saga dei Laghi Vol.1
Il mio Cuore nelle tue Mani: Saga dei Laghi Vol.1
Il mio Cuore nelle tue Mani: Saga dei Laghi Vol.1
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Il mio Cuore nelle tue Mani: Saga dei Laghi Vol.1

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About this ebook

Quando la Principessa Gabrielle scopre che dovrà sposarsi con lo sconosciuto Re Nicholas in cerca di un'alleanza che protegga il suo Regno dagli attacchi invasivi del Re Balkar, pensa che la sua vita si sta per trasformare in un inferno. La sua amata cugina, la Principessa Claire, decide di accompagnarla a conoscere il suo futuro sposo nel Regno dei Laghi, dove si incontrerà con il Principe Erick, il cugino del Re, che non può evitare di interessarsi a lei senza sapere che qualcun altro ha messo gli occhi su Claire.

Ma entrambe le giovani non hanno affrontato questo viaggio da sole. Considerata la minaccia che pesa sul Regno di Asbath, Jordan, la guardia personale della Principessa Gabrielle, le accompagnerà con l'intenzione di proteggerla. Malgrado sia lui stesso a doversi proteggere dall'attrazione che sveglia in lui la Principessa Agatha, la sorella del Re Nicholas, e tra i due sorgeranno dei sentimenti corrisposti ma allo stesso tempo proibiti.

Storie d'amore così diverse... anche se legate dallo stesso disegno:

Gli inesorabili dettami del cuore.

Saga dei Laghi

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateDec 3, 2020
ISBN9781071577189
Il mio Cuore nelle tue Mani: Saga dei Laghi Vol.1

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    Book preview

    Il mio Cuore nelle tue Mani - Juani Hernández

    Index

    Mappa dei Regni

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Epilogo

    Mappa dei Regni

    Capitolo 1

    asbath.jpg

    C’era una volta...così si suppone che inizino le fiabe. Tuttavia per Gabrielle, o meglio, per la Principessa Gabrielle, la vita da qualche giorno aveva smesso di essere una favola per trasformarsi in un incubo. Dalla finestra della sua stanza vedeva come le nubi viaggiassero attraverso il firmamento verso un destino sconosciuto, portando con sé i suoi sogni e le sue fantasie. In lontananza, sfiorando i Monti Bathara, spuntavano nuvoloni neri che minacciavano una tempesta; il cielo avrebbe pianto con lei, accompagnandola nella sua tristezza. Perché non solo doveva sopportare la pena per la morte del padre, il Re Alexandre, ma inoltre doveva accettare che questi, al sapersi malato, avesse giocato la sua ultima carta nell’intento di mantenere in piedi il suo regno, senza prendere in considerazione che quest’ultima risorsa era la vita della sua unica figlia, il suo destino.

    Era da tempo che il vicino Regno di Adamón minacciava di iniziare una guerra per invadere le sue terre, così credette che una buona soluzione per evitarlo fosse quella di procurare un’alleanza basata su legami matrimoniali, impossibili quindi da infrangere, con il potente Re Nicholas, sovrano del Regno dei Laghi. Nonostante la sua giovinezza, il suo futuro sposo aveva la fama di buon governante e di essere un uomo generoso e carismatico a cui non mancava l’audacia. E così Alexandre decise che era mille volte preferibile lasciare il regno nelle sue mani piuttosto che farlo cadere negli artigli del Re Balkar, famoso per i suoi eccessi e per non essere precisamente un uomo giusto e dalle buone intenzioni. Inoltre, doveva pensare al futuro della sua piccola Gabrielle, con la sua allegria e la sua voglia di vivere che contagiavano chiunque la circondasse nel giro di cinque miglia, però era così ingenua e innocente alle volte. In questa maniera, pensò, aveva il futuro assicurato, lasciandola alle cure di colui che gli sembrava un buon uomo e, con questa priorità nella testa, si apprestò a presentarsi al suo cospetto sperando che accettasse la sua proposta.

    Il giovane re, oltre a possedere tutte quelle virtù con cui lo descrivevano, era superlativamente intelligente e saggio, cosicché non perse tempo nel comprendere i vantaggi di quella alleanza e accettò la proposta del Re Alexandre, riempiendolo di sollievo e felicità. Tuttavia, fu molto breve questa felicità poiché il viaggio aggravò la sua malattia, per cui, dal suo letto di morte, dovette informare la sua dolce figlia della decisione che aveva preso da solo senza nemmeno avvertirla.

    Gabrielle dovette fronteggiare allo stesso tempo la notizia della grave malattia del padre e dell’obbligo di unirsi in matrimonio il più presto possibile al Re Nicholas, un autentico sconosciuto, dovendo affrontare l’incertezza di ciò che sarebbe stata la sua vita a partire da quel momento.

    Sua madre, la Regina Eleonora, era morta già da alcuni anni a causa della sua salute cagionevole; suo padre era ancora giovane per trovare un’altra moglie che gli desse un erede, anche se mai aveva avuto la premura di farlo né di forzare Gabrielle a pensare al matrimonio. Forse per questa ragione il cuore della giovane fu sempre libero di sognare e dilettarsi nell’illusione del primo amore, o immaginare il suo primo bacio, il risveglio di questo sentimento così bello chiamato amore e che adesso le appariva vietato. Suo padre era morto da pochi giorni e con sé portò quei sogni e quelle illusioni che non entravano più nel suo cuore, lasciando il passo a quei nuvoloni che minacciavano di scaricare la sua tristezza su di essa in qualsiasi momento. Una piccola lacrima scorreva sulla sua guancia come un presagio di ciò che si avvicinava.

    -Gabrielle, hai già terminato di fare le valigie?

    La voce di sua cugina Claire alle sue spalle la sorprese, ma decise di non girarsi a guardarla e continuò a guardare fissa quel cielo coperto affinché non la vedesse piangere...un’altra volta.

    -Ci sarà una tempesta – disse Gabrielle, come risposta, senza decidere se riferirsi a quella che si avvicinava dall’ovest o a quella che si apriva nel suo cuore.

    -Spero che sia passeggera. Non mi piacerebbe partire domani sotto la pioggia – si lamentò Claire mentre si avvicinava alla finestra per verificare da sé lo scoraggiante panorama che si presentava accompagnato da quelle nubi scure.

    -Esistono tempeste eterne – rispose Gabrielle.

    -Nulla dura in eterno, Gabrielle – ribatté sua cugina posando la mano sulla sua spalla in un gesto consolatorio – Si dice che dopo la tempesta sempre arriva il sereno – aggiunse.

    Gabrielle non rispose, sapeva come sarebbe continuata la conversazione. Forse ignorandola avrebbe l’avrebbe elusa, ma Claire non le rendeva la cosa facile.

    -Devi superare la cosa, cugina. -  Sembrava più una preghiera che un invito.

    Gabrielle respirò lentamente, preparandosi ad ascoltare un’altra volta il discorso con cui Claire, con la migliore delle intenzioni, cercava di sollevarle l’umore. Non ci riusciva mai, e sicuramente questa volta non sarebbe stato diverso.

    -Pensa che sarai regina – continuò Claire, e questa affermazione sorprese Gabrielle, Dove voleva arrivare?

    -Sai bene che non mi è mai importato del lusso; che mi piacciano i bei vesiti non significa che io sia una frivola – rispose Gabrielle alzando il tono della voce e dirigendo il tuo sguardo su sua cugina per la prima volta da quando era entrata nella sua stanza. Non era possibile che pensasse questo di lei.

    -Sai che non penserei mai questo di te, che mai potrei chiamarti frivola essendo tu una persona così generosa, disinteressata e dal buon cuore – si difese Claire.

    -Allora non capisco a cosa ti riferisci – rispose abbassando nuovamente la voce e riportando i suoi occhi al cielo scuro.

    -Mi riferisco al fatto che è chiaro che la tua vita cambierà completamente. So che ti attende un futuro incerto accanto ad un uomo che non conosci, che non ami e non ti ama. E so che è la dura realtà ma non ti resta altro che aspettare e...vedere che succederà.

    Gabrielle non disse nulla, così Claire si apprestò a proseguire.

    -Tuttavia, Gabrielle, ciò di cui siamo sicure è che molto presto diventerai una regina e questo comporta una grande responsabilità. Dovrai sforzarti per portare a termine un compito arduo e dovrai realizzarlo nel miglior modo possibile per il bene del popolo. Per questo devi risollevarti e compiere con dovere e regnare al fianco del tuo sposo in modo giusto e benevolo, come è giusto che sia. – Si avvicinò al letto per sedersi - . Chissà, Gabrielle, forse le tue speranze non sono del tutto perse. Tutti coloro che conoscono il Re Nicholas lo descrivono come un uomo buono, onorevole nonostante la sua condizione e il suo regno è sempre più prospero grazie alla sua strategia governativa. Non gli si conosce alcun tipo di scandalo o mancanza per cui debba essere preso in cattiva considerazione, oltre, a quanto dicono le malelingue, che è molto attraente – concluse Claire con un sorriso malizioso.

    -Claire, per favore – la riprese Gabrielle girandosi verso di lei con il broncio sulle labbra.

    -Su, Gabrielle – la interruppe sua cugina - . Dico soltanto che devi dare tempo al tempo, l’amore all’improvviso può offrirci percorsi insospettabile da percorrere. Inoltre, tutti sanno che, in alcune occasioni, i matrimoni combinati danno piacevoli sorprese – affermò questa volta con una lieve risata.

    -Tu puoi dire tutto questo perché non ti sposerai con uno sconosciuto. Ti sposerai innamorata e con qualcuno che ti corrisponde, perché sono sicura che, quando meno te l’aspetti, il Principe Zayev chiederà la tua mano a tua padre – le rispose Gabrielle.

    -Io non sono innamorata del Principe Zayev – la corresse.

    -Però lui lo è di te, e non puoi negarmi che ti piace, vero? – la guardò con occhi inquisitori.

    -Non è di me che parliamo, ma di te – si difese lei -. Non puoi chiuderti in te stessa e dare tutto per perso così, a priori. Per Dio, Gabrielle, nemmeno lo conosci! Almeno concediti la possibilità di conoscerlo e che lui ti conosca. E metti da parte questo pregiudizio a cui ti stai aggrappando e che certamente non è proprio da te, perché la cosa più probabile è che tu ti stia sbagliando e, conoscendoti, so che lo rimpiangeresti.

    Gabrielle non le rispose, si limitò a voltarsi e a perdere nuovamente il suo sguardo nell’orizzonte. Claire sapeva che, così, dava per conclusa la conversazione, anche se sperava che almeno considerasse le sue parole.

    -Vado a parlare con Jordan. Voglio vedere se è tutto pronto per la partenza di domani – la informò Claire rompendo il mutismo che si era diffuso per la stanza, dopodiché decise di ritirarsi.

    Le sembravano strani e imbarazzati quei silenzi tra loro. Se qualcosa caratterizzava Gabriella non era di certo il fatto che fosse una giovane silenziona e tranquilla, al contrario, era un vortice di allegria che investiva tutta la tristezza al suo passaggio. Così è stato, fino ad ora, pensò a malincuore.

    Non appena uscì dalle stanze della cugina incontrò Jordan, il sempre fedele e disponibile tutore di Gabrielle. Era più grande di lei solo di alcuni anni, le sembrava di ricordare che sfiorasse la trentina, però il suo aspetto forte e robusto ispirava rispetto, perfino un certo timore. Aveva lineamenti gradevoli ma marcati, con occhi scuri come i capelli, che arrivavano quasi alle spalle con una certa trascuratezza. Tuttavia, il suo aspetto duro non corrispondeva in assoluto con la sua personalità in quanto era un uomo accattivante e di buon carattere. Si mostrava sempre affabile ed educato con tutti, però inoltre era molto iperprotettivo in ciò che riguardava Gabrielle; oltre al suo dovere nei suoi confronti, c’era il profondo affetto che provava per lei, o meglio che provavano l’uno per l’altra perché, se era comunque certo che lo status e le norme lasciavano dei limiti chiaramente stabiliti nella relazione tra la nobiltà e i custodi, il carattere disinvolto di Gabrielle superava tutto ciò e presto arrivò a considerare Jordan il fratello maggiore che non aveva mai avuto. Per conto di Jordan, fu difficile evitare di essere conquistato dalla simpatia e dall’entusiasmo di Gabrielle, alla quale voleva bena come se fosse una sorella senza mai, ovviamente, mancarle di rispetto o tradire la sua fiducia.

    -Jordan – lo chiamò mentre gli si avvicinava.

    -Ditemi, Altezza – rispose inchinandosi davanti a lei per salutarla.

    -Volevo solo sapere se è tutto pronto per poter partire domani – chiese.

    -È tutto pronto, Altezza, ad eccezione unicamente dei vostri bagagli e quelli della Principessa Gabrielle. Partiremo allo spuntar dell’alba – la informò.

    -D’accordo. Vado a finire di prepararmi. In quanto a quelli della Principessa, per favore, chiama le sue donzelle affinché vengano ad aiutarmi. Mi farò io stessa carico della cosa.

    -Con tutto il mio rispetto, Altezza, è una fortuna che in questo momento siate a fianco della principessa – le disse Jordan con gratitudine.

    -E’ il minimo che potessi fare per la mia amata cugina – gli rispose -. Spero soltanto che questo attacco di dolore e malinconia l’abbandoni presto.

    -Tutti nel castello sentiamo la mancanza del suo sorriso e della sua allegria, Altezza – le confessò lui con tristezza.

    Claire non poté che sorridere davanti a questa confessione. Gabrielle conquistava il cuore di chiunque con uno dei suoi sorrisi. Sperava che nel suo nuovo focolare tutti riuscissero ad amarla allo stesso modo. Non poteva essere altrimenti.

    -Compirò i vostri ordini immediatamente – concordò il tutore, recuperando di nuovo la compostezza.

    -Grazie, Jordan – concluse lei per dirigersi verso le sue camere, mentre ricordava la conversazione che aveva appena finito di avere con sua cugina.

    Sapeva che in un certo qual modo Gabrielle avesse ragione; lei non era nella posizione migliore per dare questo tipo di consigli in quanto era molto poco improbabile che dovesse affrontare un matrimonio con uno sconosciuto. Il Principe Zayev era il principe ereditario del Regno di Dagmar, uno dei Territori Gealach, dall’altro lato dei Picchi della Mezza Luna, che fungevano da confine con il suo regno, e anche se mai il suo impegno con lui si era reso del tutto ufficiale, il padre del giovane, il Re Lyal, e quello di Claire, il Re Richard, erano grandi amici e praticamente davano per scontata l’unione tra i due figli.

    A Claire non dispiaceva l’idea, anche se non pensava di essere innamorata di lui o, per lo meno, ciò che provava non era quello che esprimevano i suoi libri quando parlavano dell’amore. Però doveva riconoscere che le piaceva, che gradiva la sua compagnia; era un uomo amabile e divertente ed era sempre rispettoso nei suoi confronti. Forse non l’amava ma pensava che avrebbe potuto essere felice insieme a lui e imparare ad amarlo col tempo.

    Senza dubbio alcuno, la sua situazione era preferibile a quella della cugina, però continuava ad essere convinta che Gabrielle stava esagerando la cosa. Lei non conosceva nemmeno il Re Nicholas, però tutta la nobiltà che conosceva parlava molto bene di lui. Tutti concordavano che fosse un re dal carattere serio e forte, con carisma e audacia, ma inoltre era un uomo colto e di buon cuore. Non erano certamente delle cattive qualità per un re, e ancora meno per un uomo. Forse il suo cuore di sovrano si era indurito per il difficile ruolo di governante; un re non poteva mostrare debolezza, però forse il suo cuore di uomo sarebbe stato più facile da conquistare per un’anima così pura come quella di Gabrielle, anche se per riuscirci doveva abbandonare quell’alone di tristezza che la avvolgeva e aprirgli il suo cuore.

    Chissà, forse ci riuscirà e questa donna così cocciuta ritornerà a sorridere, pensò mentre entrava nella sua stanza per finire di preparare le sue cose.

    Probabilmente l’avrebbe tranquillizzata sapere che, in quel preciso momento, qualcun altro si preoccupava per il futuro della giovane coppia. Aldilà dei Monti Aunin, nella torre più alta di un bellissimo e vasto castello, un giovane principe guardava con stupore e un pizzico di divertimento come un altro uomo camminava nervosamente per la stanza, più e più volte, sempre seguendo lo stesso andamento, con le mani sulla schiena e senza alzare lo sguardo dal pavimento, come se in questa danza frenetica potesse trovare il balsamo che calmasse il suo stato d’animo agitato.

    -Nicholas, consumerai le mattonelle continuando così – disse dalla sua poltrona, soffocando la risata che lottava per uscire dalla sua gola -, e non credo che tracciare un solco nel pavimento possa aiutarti.

    -Nemmeno tu mi stai aiutando molto – reclamò seccamente suo cugino, cessando il suo deambulare per guardarlo frontalmente con le sopracciglia aggrottate per l’inquietudine e che presto si trasformò in rimorso -. Mi dispiace tanto, Erick, sono un poco nervoso – si scusò mentre passava la mano sui suoi lunghi capelli biondi.

    -Un poco nervoso? – lo schernì lasciandosi scappare la risata che finalmente si liberò -. Nicholas, non ti avevo mai visto così angustiato come questa notte, nemmeno prima della peggiore delle battaglie. Che fine hanno fatto la calma e il temperamento che ti accompagnano sempre? Tu, che ti mostri sempre così pacato, con i nervi saldi... Davvero cugino, perdonami, però mai avrei pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui qualcosa ti avrebbe fatto uscire fuori di te in questo modo. Non ti riconosco – disse ridendo un’altra volta.

    -E a quanto vedo di sembro anche divertente – esclamò con una smorfia mentre incrociava le braccia.

    -Perdonami – gli chiede con tono più serio questa volta, inchinandosi leggermente avanti per mostrargli che aveva tutta la sua attenzione. Poiché, si, fino ad un certo punto era sorprendente e perfino buffo vedere Nicholas in quello stato d’ansia, però non poteva dimenticare che aveva bisogno del suo appoggio -. È che non riesco a comprendere qual è il motivo reale di tutta questa agitazione.

    Nicholas respirò profondamente nell’intento di calmare un poco il suo incontrollabile nervosismo e camminò verso la vetrata per sedersi sul davanzale; era stupido conservare le giuste maniere davanti al proprio cugino.

    -Quando il Re Alexandre venne a propormi l’alleanza tra i nostri regni – iniziò a raccontargli -, immediatamente ho visto i grandi vantaggi, difficili da ignorare per non accettarla. È un grande regno, magari non così prospero come questo e con alcuni problemi interni riguardo alla cattiva gestione delle imposte e dei poteri, però nulla che un governo duro e forte non possa risolvere. Nonostante ci abbia assicurato un nemico come il Re Balkar, possiede un esercito che, unito al nostro, ci renderà quasi invincibili in qualsiasi conflitto. In sintesi, era un accorso così vantaggioso a cui nessuno mediamente intelligente di sarebbe negato e la mia unica parte nel patto era di prendere sua figlia come sposa.

    Notando che Nicholas non continuava con il suo discorso, Erick comprese che era in quest’ultimo aspetto che risiedeva il maggior problema. Adesso che aveva cominciato a parlare, doveva arrivare fino alla fine della questione, anche se dovette carpirgli le informazioni interrogandolo.

    -Il tuo problema è il matrimonio? – gli chiese alla fine.

    -No, il mio problema è questo matrimonio – gli precisò e, vedendo la confusione sul viso di Erick proseguì -. Sai bene che non ho mai avuto interesse per le storie d’amore, né nel rincorrere donne e ancor meno per trovare moglie – gli ricordò -. Pensavo che ancora c’era abbastanza tempo per occuparmene se avessi voluto. In questi anni trascorsi a regnare mi sono sempre solo preoccupato di ricomporre questo regno che, disgraziatamente, mio padre aveva lasciato malconcio, e ho concentrato tutti i miei sforzi nell’intento di governare con severità, ma anche con benevolenza e giustizia, evitando di compiere azioni azzardate, sempre seguendo un piano stabilito, delle linee guida, una strategia. Sai che mi è sempre piaciuto controllare la situazione considerando tutte le possibilità, senza lasciar nulla al caso.

    -Non capisco dove vuoi arrivare, Nicholas – lo interruppe il cugino.

    -È questo il problema, Erick – esclamò mentre si alzava dal davanzale per tornare al suo pellegrinaggio senza meta attraverso la sua stanza, e la confusione di Erick si fece ancora più grande -. Non so dove andrò a finire con questo matrimonio, cosa mi aspetta, cosa mi riserverà il futuro. Sento come se, all’improvviso, non so come muovermi, cosa devo fare per far funzionare la cosa. Non è una battaglia con guardie e ordini da dare per vincere una guerra. Siamo solo due completi sconosciuti che, da un giorno all’altro diventeranno marito e moglie con l’unico punto in comune di governare i nostri regni.

    -Questo non puoi saperlo perché , come hai ben detto, ancora non la conosci – lo corresse Erick -. Anche se nemmeno io ho avuto il piacere di conoscerla – aggiunse-, ho sentito dire che si tratta di una giovane virtuosa, molto generosa e di buon cuore. E inoltre, ho inteso che è una donna molto bella e che la sua bellezza è eguagliata solo dalla sua allegria e dal suo fascino.

    -È questo quello che più mi preoccupa – riconobbe più per sé stesso che per suo cugino, il quale fu preso di sorpresa da questa confessione. Non considerava assolutamente Nicholas un tipo superficiale, e per questo non comprendeva la sua affermazione.

    -Pensi che non ti piacerà? – osò chiedergli, e Nicholas si limitò a ritornargli una smorfia di disaccordo – Allora? – chiese con impazienza.

    -Temo di più che sia io a non piacerle – rispose a malincuore, pentendosi immediatamente di averlo detto a voce alta; forse suo cugino avrebbe preso la cosa come un’ulteriore scusa per farsi ancor più beffe di lui. Tuttavia, fu tutto il contrario.

    Forse nessuno gliel’aveva detto, ma Erick ammirava profondamente suo cugino per moltissime ragioni. Sua madre, la Regina Johanne, era morta a causa di una malattia di cui si sapeva ben poco e alla quale nessuno poté trovare rimedia, nemmeno Trystan, il padre di Erick, nonostante tutte le sue conoscenze sulle arti curative. E rendendo la sua impotenza ancora più pesante, non solo la morte della cognata ma anche, dopo poco tempo, la stessa malattia portò il fratello, il Re Theodore, padre di Nicholas, nelle braccia della Dea Xeira.

    Ancora con il recente dolore a causa della perdita dei suoi genitori, Nicholas fu coronato re all’età di vent’anni. Nonostante la sua giovinezza, Nicholas affrontò la sua carica con audacia e risolutezza, e anche se Theodore era stato un buon uomo, non si può dire lo stesso del suo dominio, sommergendo quel regno in uno stato pietoso. Nonostante ciò, il coraggio di Nicholas era degno di ammirazione, come il suo carisma e il suo carattere socievole, senza dimenticare l’ottimo stratega che era e la sua eccellente maniera di governare, con la quale aveva portato il suo popolo e il regno nuovamente al massimo splendore, ragione per la quale tutti lo acclamavano.

    E se tutto questo è ancora poco, c’è da aggiungere che era un uomo onorevole e di buoni sentimenti, e proprio in quel momento infatti ne dava prova preoccupandosi più per il benessere di una donna che nemmeno conosceva anziché al proprio. 

    -Nicholas, io non mi intendo di uomini, però penso che non sei niente male – scherzò Erick cercando di mettere una nota di umorismo alla piega seria che stava prendendo la conversazione, e per sua gioia ottenne il risultato che sperava, Nicholas scoppiò a ridere.

    -Certe volte sei proprio incorreggibile. Sto provando a parlarti delle mie inquietudini e tu la prendi come un gioco.

    -Il fatto è che è molto probabile che tu la stia prendendo troppo sul serio – precisò -. Capisco perfettamente la tua preoccupazione; comincerai una vita in comune con qualcuno che non conosci, con una donna con cui forse non hai nulla in comune, magari con un carattere totalmente incompatibile con il tuo e, forse, con la probabilità che non nasca nessun tipo di attrazione tra voi.

    -Vedi? Alla fine ti rendi conto dell’entità del mio problema? – disse con sollievo.

    -E tu ti rendi conto che non ho fatto altro che dire cose come probabilmente, magari, forse? – ribatté Erick mettendosi in piedi -. Per gli Dei del Kratvah, Nicholas! Lo hai detto tu stesso. Nemmeno la conosci! Non credi che almeno per un momento potresti smettere di preoccuparti per ciò che potrebbe succedere? Perché condannarti a notti insonni pensando a ciò che potresti fare per far funzionare il vostro matrimonio quando è possibile, nel momento in cui vi vedrete per la prima volta, che vi innamoriate irrimediabilmente l’uno dell’altra?

    -Erick... - cercò di rispondergli.

    -No, Nicholas – lo interruppe, prendendolo per il braccio, obbligandolo a fermare il suo percorso affinché gli prestasse la massima attenzione -. In fondo, anche se adesso non vuoi riconoscerlo, sai che ho ragione. Magari ho esagerato sull’ amore a prima vista, però sai perfettamente a cosa mi riferisco. Smetti di cercare di controllare la situazione come sei solito fare, perché questa volta non succederà quello che ti aspetti. Il cuore non si intende né di strategie né di pianificazioni e, anche se cerchi di controllarti, non hai nessun potere di controllo su di lei. Mi dispiace, cugino, però ho paura che ti toccherà giocare ad un gioco a cui non sei abituato.

    -Quale? – gli chiese senza capire bene di cosa stesse parlando.

    -Quello di lasciarsi andare – gli rispose dandogli una pacca affettuosa sulla spalla, e Nicholas chinò ai suoi piedi, in segno di sconfitta -. Se questa notte decidi di nuovo di passarla in bianco – gli disse mentre si dirigeva verso la porta della stanza -, non sarebbe una cattiva idea che prenda in considerazione  ciò che ti ho appena detto. Se accetti un consiglio – aggiunse con un sorriso malizioso -, dovresti cercare di riposare se vuoi avere un buon aspetto e dare una buona impressione alla tua promessa sposa quando arriverà.

    Erick uscì ridendo della sua stessa battuta, chiudendo rapidamente la porta dietro di sé, prima che lo raggiungesse il libro che il cugino gli aveva lanciato.

    Nicholas, da parte sua, non poté evitare di sorridere. Aveva grande stima di Erick nonostante i loro modi di vedere le cose non sempre coincidevano, come in quel caso. Tuttavia, non è impossibile guardare l’orizzonte con altri occhi, poiché, disgraziatamente, la sua visione era più che annebbiata... Magari quella del cugino gli avrebbe concesso un po’ di luce.

    Capitolo 2

    lagos1.jpg

    Agatha avanzava rapidamente per il corridoio verso gli appartamenti di suo fratello. Mancavano ancora alcune ore all’arrivo della sua futura cognata, tuttavia doveva essere tutto pronto quanto prima. Nonostante fosse tradizione che ci fosse una governante nel castello, da quando il fratello era salito al trono quasi dieci anni prima era lei che si occupava di tenere tutto sotto controllo. Dal principio seppe che Nicholas non avrebbe richiesto il suo aiuto per far fronte alle sue responsabilità di re, pertanto optò per aiutarlo in maniera più pratica: assumendo il controllo sul funzionamento del castello. Non si era mai sentita una semplice governante ma, al contrario, aveva la libertà e il potere per gestire tutto il castello e la servitù come lei considerava più opportuno, e non ricevette mai una lamentela o un reclamo da parte del fratello. Sapeva di poter contare sempre sul suo appoggio al momento di prendere delle decisioni e si mostrava riconoscente del fatto che lo svincolasse dalla responsabilità di occuparsi di tutte le questioni domestiche.

    Da parte sua, nemmeno lei aveva motivo per non essere contenta. Da un lato, questo compito la teneva occupata, non la attraeva per niente l’idea di una vita fatta di ozio e senza preoccupazioni. Inoltre trovava sempre del tempo libero per dedicarsi alla sua occupazione preferita, la cura dei cavalli. Era perfettamente cosciente del fatto che questa non era un hobby adatto ad una damigella infatti, secondo il parere di molti, avrebbe dovuto passare la vita ricamando, passeggiando per il giardino o cercando marito. Tuttavia, ciò che dicevano o l’opinione altrui non erano sufficienti a farla rinunciare alla sua passione. Si sentiva orgogliosa del fatto che le scuderie reali potessero contare con i migliori e i più begli esemplari grazie alla sua dedizione e alle cure giornaliere.

    Quando entrò nella camera da letto, le cameriere fecero una rapida riverenza tornando subito ai loro compiti, e lei fece un giro completo della stanza per controllare che tutto fosse perfetto come aveva ordinato. Allora si diresse a una piccola porta aperta alla fine della stanza e che comunicava con la camera da letto che sarebbe stata occupata dalla Principessa Gabrielle. In principio suo fratello si era mostrato reticente davanti all’idea che occupassero la camera matrimoniale senza prima essersi sposati. Tuttavia, Agatha lo convinse che era la cosa più logica e pratica, ed egli non poté far altro che accettare, sperando che la sua promessa sposa la pensasse allo stesso modo.

    Stava per entrare nelle stanze della principessa quando vide apparire dalla porta che dava al corridoio Nicholas con un mazzo di fiori nelle mani. Era un bouquet di rose bianche con piccolissime violette ad adornandole, una bella e delicata composizione.

    -Che bei fiori! Sono per me? – chiese divertita sapendo già la risposta.

    -In realtà questi non sono per te, però penso che da queste parti ci sia qualcosa che sia più adatto al tuo fascino – rispose mentre prendeva una rosa rossa che nascondeva sotto il mantello e gliela offrì.

    -Non dirmi che tra le questioni di stato, le possibili invasioni e le revisioni delle imposte trovi anche il tempo per dedicarti al giardinaggio. Posso cercarti un lavoro in cucina se vuoi – scherzò mentre odorava il fiore che le aveva appena regalato.

    -Forse non ti piace? – le chiese sorridendo mentre posizionava il mazzo in un piccolo vaso, anche se sua sorella si avvicinò per finire di sistemarlo.

    -A noi donne piacciono queste gentilezze, questo è sicuro – affermò con sguardo complice.

    -Spero tu abbia ragione – sospirò con preoccupazione.

    -Smetti di angustiarti così tanto. Tutto andrà benissimo – lo rassicurò -. Possibilmente sarà esausta dopo il viaggio, però potrei scommettere che il dettaglio dei fiori non le passerà inosservato; al contrario, lo adorerà – concluse cercando di incoraggiare il fratello mentre lui la ringraziava con un sorriso.

    Come se non fosse sufficiente, Agatha gli baciò la guancia, dopodiché lasciò la stanza per continuare con i suoi compiti e assicurarsi che tutto fosse pronto giusto in tempo.

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    Effettivamente, per Gabrielle, il viaggio stava risultando tedioso ed estenuante. Claire aveva trascorso tutto il tragitto leggendo uno di quei libri sugli Antichi che a lei apparivano così noiosi, cosicché il silenzio regnava nella carrozza. Sicuramente, in altre circostanze, la situazione sarebbe stata fastidiosa e, più che altro, poco probabile tra loro, ma in questo momento non le importava assolutamente. A causa del suo umorismo non era una buona compagnia per nessuno e, in realtà, si rallegrava che Claire lo avesse capito.

    Guardò per l’ennesima volta fuori dal finestrino. Il color rosa e l’arancione tingevano il cielo del tramonto, che si fondeva con l’azzurro del lago che stavano fiancheggiando in quel momento. Una cosa era certa, i paesaggi di quella che sarebbe stata la sua nuova casa erano incomparabili. Dunque alzò lo sguardo. La silhouette di un grande castello ad interrompere l’orizzonte si presentò davanti a lei, e un brivido percorse la sua schiena. Il viaggio stava giungendo al termine e così dava inizio ad un altro viaggio del quale ancora non conosceva la rotta e la cui destinazione era del tutto incerta.

    Si era già fatto scuro quando attraversarono la muraglia, per cui vide solo alcune facce curiose osservare il suo arrivo attraverso le finestre delle case si affollavano ai lati della via principale. Nel giro di alcuni minuti raggiunsero un’ampia piazza e la carrozza si fermò ai piedi di una scalinata che si elevava davanti all’imponente castello al cui ingresso poté vedere tre figure fiancheggiate da rispettive guardie.

    Al centro stava un uomo alto e magro, ma di buona costituzione, con posa solenne e gagliarda, il Re Nicholas, suppose. Non poteva distinguere i suoi lineamenti, ma i suoi capelli erano biondi e lunghi fin oltre le spalle e leggermente ondulati. Alla sua sinistra c’era un altro uomo dai capelli lunghi e ramati, quasi alto quanto lui e di costituzione simile, anche se la sua attitudine non sembrava tanto formale. E, alla fine, alla sua destra vide una donna, snella, coi capelli biondi che cadevano in una cascata fino alla vita. Malgrado la distanzia, si notavano la sua eleganza e la sua attitudine distinta.

    Gabrielle prese aria e fissò il suo sguardo sugli scaloni, ricorrendoli con lentezza e nervosismo. Quando arrivarono al gradino più alto, sentì la voce di Jordan mentre effettuava le presentazioni pertinenti.

    -Buonasera, Maestà, Altezze – disse mentre si inchinava -. Permettetemi che vi presenti le loro Altezze, la Principessa Gabrielle e la Principessa Claire – annunciò indicando ciascuno di esse.

    Gabrielle, ancora con la testa bassa, prese delicatamente il suo vestito per inchinarsi  in una riverenza, come sua cugina. E ancora non era tornata totalmente in sé quando sentì una mano prendere delicatamente la sua.

    -Spero che abbiate trascorso un buon viaggio – sussurrò Nicholas prima di abbassare il viso e poggiare lievemente le sue labbra sulla mano della giovane.

    Fu un tocco leggero, ma caldo, sufficiente da tirar fuori Gabrielle dal suo torpore e obbligarla, finalmente, ad alzare lo sguardo dal pavimento, per guardare quelle labbra che baciavano dolcemente la sua mano. All’improvviso sentì come quel calore si estendeva dalle sue dita fino a tutto il corpo, riempiendo di quella piacevole e sconosciuta sensazione tutti gli angoli del suo essere, mentre il desidero di non smettere mai di sentire il tatto di quelle labbra sulla sua pelle nasceva incomprensibilmente e irrefrenabilmente nel suo cuore. E quando lui alzò il viso, gli occhi di Gabrielle si imbatterono in un meraviglioso e affascinante sguardo del color del cielo che la lasciò senza respiro... Lo stesso che perse Nicholas a vedersi trafitto dalla visione più bella che avesse mai potuto immaginare, dei begli occhi grigi che lo guardavo pieni di un desiderio sconosciuto e tentatore, restandone irrimediabilmente catturato.

    Era cosciente che stava impiegando troppo tempo nel liberare la delicata mano della giovane e di certo mostrava poco imbarazzo nel tenere lo sguardo fisso sul viso di quella bellezza la cui pelle nivea contrastava con i capelli scuri come la notte. Per difendersi avrebbe detto che era rimasto incastrato nel groviglio di quegli occhi, perdendo interesse per tutto il resto. Era rimasto solo il bisogno di perdercisi e di non uscirne fino a quando non avrebbe riconosciuto ciascuna tonalità d’argento che percorreva le sue pupille, fino a memorizzare ciascuno di quei riflessi violacei che li contornava e che li rendevano più belli, se ciò era possibile...Finalmente, a suo grande malgrado, la voce di Erick lo trasse dalle sue fantasticherie riportandolo alla realtà.

    -Permettete che mi presenti – rivolgendosi a Claire facendo lui stesso la sua presentazione, dato che Nicholas non sembrava averne l’intenzione visto com’era distratto -. Sono il Principe Erick, cugino di sua maestà – li informò mentre si inchinava baciando la sua mano.

    -Si – affermò Nicholas recuperando la compostezza -, e questa è mia sorella, la Principessa Agatha -, aggiunse mentre lasciava andare con reticenza la mano di Gabrielle.

    Quindi la sorella fece una reverenza alla cui le due giovani risposero allo stesso modo.

    -Immagino siate esauste dopo un viaggio così lungo – suppose -. Perché non entriamo così vi mostriamo i vostri appartamenti? – propose dirigendosi già verso l’interno del castello per poi fermarsi nell’anticamera -. Per favore, accompagnatele nelle loro stanze – invitò suo fratello e il cugino -. Io mostrerò al ragazzo dove si trovano le stanze dei domestici mentre vado in cucina. Ordinerò che vi preparino un buon bagno e qualche rinfresco che potrete consumare nella vostra camera. È molto tardi, lasceremo le formalità per domani – disse con uno sguardo comprensivo nei confronti delle principesse -. Spero che trascorriate una piacevole notte – e si congedò cortesemente e, subito, si diresse verso la cucina -. Ragazzo, accompagnami – ordinò a Jordan con tono secco e senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

    Gli occhi sorpresi di Jordan cercarono quelli di Gabrielle. Lei annuì lievemente, per cui il domestico si limitò ad inchinarsi e augurarle buonanotte a tutti per poi, velocemente, seguire i passi della Principessa Agatha che già era arrivata quasi alla fine del corridoio.

    Dopodiché, i quattro si congedarono per dirigersi rispettivamente alle proprio camere, che si trovavano in direzioni opposte. Claire notò, giusto appena prima di voltarsi verso il corridoio che la portava ai suoi appartamenti, come Nicholas richiedesse la mano della cugina per prenderla dolcemente, invitandola a camminare al suo fianco. Un sorriso sfiorò le sue labbra davanti quest’immagine. Iniziava a sospettare che il timore di Gabrielle fosse più che infondato, soprattutto se teneva in considerazione la scena idilliaca tra i due a cui aveva appena assistito alcuni minuti prima. Non aveva mai visto uno sguardo così intenso fra due semplici sconosciuti. Magari, dopotutto, non sarebbe stato così difficile che Gabrielle trovasse la felicità. La sola idea le fece emettere una lieve risata.

    -Potrei sapere cosa vi compiace tanto? – chiese Erick con curiosità.

    -Oh, nulla di ché – mentì Claire.

    -Sembra essere che mio cugino sia un vero cavaliere – le confidò sorridendo, facendole comprendere che, in realtà, anche lui aveva notato quel piccolo dettaglio -. Permettere? – chiese divertito mentre sollevava la sua mano e imitava il gesto di Nicholas di poco prima.

    -Certamente, Altezza – rise Claire mentre posava la sua mano sopra quella di Erick.

    -Inoltre, ho il leggero sospetto che tutte le nostre preoccupazioni si trasformeranno in nulla – le assicurò e Claire si sorprese davanti a tale affermazione -. Non è d’accordo, Altezza? – chiese serio davanti al suo stupore.

    -Sì, no. Non fraintendetemi – titubò lei -. È che stavo pensando proprio la stessa cosa – gli chiarì.

    -Personalmente credo che è solo questione di dare tempo al tempo – affermò Erick sorridendo.

    -E io, Altezza, sono completamente d’accordo con voi un’altra volta – aggiunse con sollievo, mentre rideva timidamente occultando la sua bocca con il libro che portava nell’altra mano. Non si era accorta fino a quel momento che aveva dimenticato completamente di lasciarlo nel bagaglio a mano prima di scendere dalla carrozza. Ma Erick arrivò a scorgere il volume e restò di sasso nel vedere di cosa si trattava.

    -Sua Altezza sta leggendo Zhrustha? – esclamò con un misto di stupore e ammirazione nella voce.

    -Si – rispose mostrandole orgogliosa il libro che era un omaggio del padre –. Perché vi sorprende tanto? – chiese di fronte alla sua espressione scettica.

    -Perdonate la mia sorpresa – disse mentre le chiedeva con un gesto che gli permettesse di esaminarlo, cosa che lei fece -. È che non credo che Zhrustha sia proprio una lettura leggera per una donna giovane come voi – concluse rendendole il libro.

    -Forse poiché sono una donna non dovrei essere interessata ai Saggi Antichi? – chiese senza sapere con certezza se dovesse considerarla un’offesa.

    -Non desidero offendervi in alcun modo, Altezza – si chiarì lui rapidamente mentre ricominciavano a camminare -. Però devo ammettere che le donne che conosco sono più interessate a collezionare vestiti e gioielli che alla letteratura.

    -Magari dovreste conoscere un altro tipo di donne – scherzò lei, in segno che aveva accettato le sue scuse.

    -Possibilmente avete ragione – ammise lui con un sorriso.

    Certamente non aveva mai conosciuto una donna come lei. Non solo era intelligente, ma che bella. I lineamenti fini del suo viso erano contornati da brillanti e lunghi capelli castani, però i suoi occhi scuri e vivaci li superavano. Pensava che lei non ne fosse cosciente, ma aveva la sensazione che, se lui avesse voluto, avrebbe potuto leggere nel suo intimo solo con uno dei suoi profondi sguardi. Erick si sforzò di smettere di osservarla con tanta insistenza e tentò di riprendere la conversazione con il fine di fermare quei pensieri.

    -Forse vi farebbe piacere sapere che, casualmente, una copia identica alla vostra poggia sul mio comodino – le disse indicando il libro che Claire teneva stretto in grembo, e la sua espressione non lo fece dubitare del fatto che la cosa la sorprendesse piacevoltmente -. E, se vi piace una lettura un po’ più divertente, di recente ho terminato di leggere I quattro Regni. Se gradite il romanzo epico, potrei prestarvelo – le propose il giovane.

    -Ve ne sarei enormemente grata -. Sorrise Claire davanti a tale offerta -. Questo libro non lo conoscevo. Sarebbe interessante leggere qualcosa di nuovo per variare. I pochi libri che ho portato con me potrei quasi recitarli a memoria.

    Erick rallentò il passo, pensieroso.

    -Ho pensato ad un’idea migliore – disse alla fine -. Mi piacerebbe mostrarvi qualcosa, Altezza. Mi fareste l’onore di accompagnarmi domani? – chiese Erick.

    -Posso sapere dove? – chiese con una certa diffidenza.

    -Preferirei non dirvelo – rispose Erick—. Vorrei che fosse una sorpresa.

    -Non mi piacciono le sorprese. Temo di essere troppo impaziente – ammise Claire con sorriso timido.

    -Vi assicuro che varrà la pena mantenere la suspense fino a domani – si sforzò per non ridere, sorpreso dalla sua confessione.

    -Va bene – accettò la giovane -. Però meglio per voi che ne valga davvero la pena – lo minacciò anche se chiaramente scherzava.

    -Vi prometto che sarà così -. Sorrise lui, anche se non poté evitare che gli scappasse una risata.

    -Potrei sapere cosa vi diverte tanto? – chiese Claire divertita nel recitare le stesse parole che Erick disse solo qualche momento prima.

    -È che pochissima gente riesce a sorprendermi e voi, nel giro di pochi minuti, lo avete fatto non una, bensì più volte – le spiegò, sorridente, mentre notava che un lieve rossore colorava le guance della giovane -. Vi ho offeso?

    E il rossore delle sue guance si fede ancora più evidente.

    -No, no – si apprestò a chiarirsi -. Stavo pensando che invece io mi sorprendo con facilità.

    -Dite davvero? – le chiese come se non credesse realmente.

    -Senza allontanarci molto, mi ha sorpreso molto il carattere risoluto e deciso della Principessa Agatha – gli confessò.

    -Mi delude sentire che questo sia l’unica cosa che vi abbia sorpreso – finse di essere ferito, nonostante le sue parole nascondessero buona parte di verità.

    Claire non rispose, però cercò di occultare il suo rossore abbassando il viso, offrendo ad Erick la risposta che, senza saperne il motivo, aspettava.

    -Agatha aiuta Nicholas a dirigere il castello – le spiegò -. Penso sappiate che sono gemmelli.

    -No, per la verità – negò lei.

    -In realtà, Agatha è più grande di Nicholas di cinque minuti – iniziò a spiegarle -. Certe volte, quando sono in disaccordo per qualcosa, lo minaccia dicendogli che reclamerebbe il trono che le spetta di diritto per essere nata per prima, però poi cambia opinione all’istante. Per prima cosa perché non farebbe mai una cosa del genere al fratello e, secondo, perché è cosciente del fatto che mai potrebbe assumere questo ruolo con la stessa capacità di lui. Inoltre, sono così tante le volte in cui glielo dice che Nicholas non la prende più sul serio; solitamente scoppiano a ridere e... fine della discussione – le disse mentre sorrideva all’evocare uno di quei momenti dei quali risulta essere testimone.

    -Tutti dicono che è un re magnifico – riconobbe lei.

    -E un uomo ancora migliore, ve lo garantisco – affermò Erick -. Per questo, Altezza, vi consiglio che non vi preoccupiate per vostra cugina; è in ottime mani – concluse mentre si fermava -. Questa è la vostra camera. Porteranno le vostre cose immediatamente – la informò mentre le apriva con cavalleria la porta -. I miei appartamenti sono proprio qui accanto, per cui mi metto a vostra disposizione per tutto ciò che desideriate – sussurrò con tono intenzionale, fissando i suoi occhi su quel rossore che rispuntava con rinnovato barlume, cosicché si inchinò rapidamente per nascondere il sorriso sulle sue labbra e per evitare che si intrattenessero più del dovuto quando baciò la sua mano -. Spero che riposiate – concluse adesso -, e non dimenticate il nostro appuntamento di domani.

    -No, non la dimenticherò. Buona notte – titubò visibilmente imbarazzata, apprestandosi ad entrare e chiudere la porta.

    -Claire dovette appoggiarsi a questa per un momento, mentre si riprendeva da quel formicolio che provocò nel suo intimo lo sguardo intenso di Erick. Scosse la testa, doveva essere perché non intratteneva una conversazione così interessante da tanto tempo. Il Principe Erick era un uomo molto piacevole... e affascinante. Non poté evitarlo. Un’altra volta il calore accese le sue guance al ricordo del suo sorriso e dei suoi occhi, degli occhi così verdi che brillavano come gli smeraldi...

    All’improvviso sobbalzò quando bussarono alla porta. Erano le cameriere che venivano per prepararle il bagno; proprio quello di cui aveva bisogno per liberare la sua mente e rilassarsi dopo il viaggio. Sperava che Gabrielle si sentisse bene; nonostante tutto, non poteva smettere di preoccuparsi. La prima cosa che avrebbe non appena si sarebbe svegliata sarebbe stata andare a parlare con lei; doveva scoprire cosa pensava del suo promesso sposo e se le piaceva, proprio come pensava lei. Però questo sarebbe accaduto il giorno dopo, non voleva pensare più a niente. In quel momento avrebbe goduto di quel bagno e poi avrebbe riposato.

    Tuttavia, fu inevitabile per un paio d’occhi verdi si insinuassero nella sua mente un’altra volta...

    Mentre camminava per il corridoio, Gabrielle si chiedeva a cosa fosse dovuto quel sentimento di calma dominava completamente. Magari era dovuto alla stanchezza per il viaggio, alla prospettiva di offrire al suo corpo intorpidito un bagno rilassante o, forse, al sentire nuovamente il caldo contatto di quella mano che sosteneva con delicatezza la sua. Non si erano detti nemmeno una parola durante tutto il tragitto fino alla sua camera ma, in quel momento, per lei le parole non erano necessarie. Si sentiva bene, tranquilla, come non lo era da tanto tempo... E continuarono in silenzio fino a quando non si fermarono di fronte ad una porta.

    -Questi sono i vostri appartamenti, mia signora – mostrò Nicholas aprendole la porta, e un piccolo palpito colpì il cuore di Gabrielle nel sentire le parole con cui Nicholas le si rivolse... mia signora. Quell’atteggiamento denotava rispetto e, senza dubbio, appartenenza, e la certezza che nel giro di pochi giorni avrebbe unito la sua vita a quella di quell’uomo per sempre si ricordò davanti ai suoi occhi.

    Nonostante il suo momentaneo turbamento, si lasciò guidare da lui. All’improvviso, entrando nella camera, un’ondata di profumo di rose con punte di viole ubriacò i suoi sensi. Diresse il suo sguardo al bouquet che si trovava sul comò e si avvicinò, prendendo una delle rose e portandosela alle narici, con gli occhi chiusi per percepire meglio il suo profumo. Dopo un istante li aprì e voltò lo sguardo verso Nicholas, e il giovane poté vedere come, lentamente, le labbra di lei iniziassero a curvarsi in un ampio sorriso che illuminò il suo viso mentre i riflessi violacei dei suoi occhi diventavano più brillanti e splendenti.

    -Sono i miei fiori preferiti – gli disse, e Nicholas si rese conto che ancora non aveva sentito la voce della sua promessa sposa fino a quel momento. Era delicata, dolce ed era musica per le sue orecchie.

    -Sono stato fortunato nella mia scelta allora – affermò lui pienamente soddisfatto.

    -È stata una vostra idea? – chiese sorpresa, oltre che compiaciuta.

    -Si, mia signora.

    -Vi ringrazio enormemente – Gabrielle allungò la mano offrendogli la rosa che aveva tenuto sulle sue labbra fino a quell’istante e che egli presa senza dubitare.

    -Mi rende felice che vi piaccia – dichiarò sollevato.

    Vide allora che Gabrielle percorreva con lo sguardo quella che a partire da quel momento sarebbe stata la sua camera e che i suoi occhi si poggiavano sulla porta situata nel fondo della stanza.

    -Dove conduce quella porta? – chiese con curiosità.

    -I miei appartamenti sono al fianco di quelli vostri – iniziò col dirle -. E quella è la porta che comunica la vostra camera con la mia – le spiegò e il viso della giovane diede segno di confusione -. In principio nemmeno io ero d’accordo – s’apprestò a scusarsi -, ma Agatha mi ha convinto che era assurdo alloggiarvi in un’altra stanza e sistemare tutte le vostre cose lì quando nel giro di poco tempo questi diventeranno i vostri appartamenti – le spiegò -. Credetti che fosse la soluzione più pratica, ma se la cosa vi disturba posso ordinare subito che trasferiscano le vostre valigie in un’altra camera – disse preoccupato. Magari si era fatto trascinare dal pragmatismo di Agatha, dimenticando il possibile disaccordo della sua promessa sposa di fronte a questa situazione.

    -No – lo interruppe lei -. Non vi preoccupate. È una buona idea, vostra sorella ha ragione.

    -Si, ma il vostro benessere viene prima di tutti – insistette -. Non voglio che vi sentiate a disagio.

    -Vi ringrazio per la vostra preoccupazione, però non è necessaria – gli assicurò con calma.

    -Va bene – accettò, concludendo la conversazione -. Immagino che le cameriere non tarderanno a venire a preparare il vostro bagno, perciò mi ritiro. Tuttavia, vorrei farvi una richiesta prima – aggiunse, distogliendo lo sguardo da lei, un po’ insicuro per ciò che stava per chiederle.

    -Ditemi – lo invitò a continuare.

    -Mi farebbe molto piacere se domani mi accompagnaste a fare una passeggiata. Mi piacerebbe essere io stesso a mostrarvi la vostra nuova casa – ammise mentre cercava di dominare il nervosismo della sua voce temendo che lei rifiutasse la sua compagnia. Tuttavia, Gabrielle sorrise timidamente di fronte alla sua proposta.

    -Sarei felicissima di accompagnarvi – accettò.

    -Magnifico – disse Nicholas mentre un sorrido si disegnava sulle sue labbra -. Adesso mi ritiro. Buon riposo – e si congedò con una lieve riverenza per dirigersi verso la porta.

    -Mio signore – esclamò Gabrielle. Sembrava che il subconscio aveva deciso che doveva dedicargli la stessa cortesia che lui aveva usato con lei. La sorprese piacevolmente che non le risultasse in assoluto di cattivo gusto né sulla sua bocca né al suo udito.

    -Ditemi, mia signora – rispose fermandosi a metà della camera e voltandosi per guardarla frontalmente.

    -Non credo sia necessario che dobbiate uscire nel corridoio per andare nella vostra camera – disse mentre indicava la porta che era stata oggetto della loro conversazione un momento prima.

    -Se non vi da fastidio – dubitò.

    -Prego – assentì lei con la testa, esortandolo.

    Nicholas assentì a sua volta e si diresse alla fine della stanca, non senza fermarsi prima davanti alla sua promessa sposa e prendere la sua mano per la terza volta quella sera e baciarla nuovamente.

    -Dormite bene, mia signora – sussurrò.

    Lei non poté far altro che annuire mentre sentiva un lieve calore sulle sue guance. Quando si riprese, Nicholas era già sparito dietro quella piccola porta.

    Capitolo 3

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    Era quasi l’alba, i tenui raggi del sole si riflettevano debolmente sulla superficie del lago e il silenzio era interrotto solo dal movimento del suo corpo nell’acqua. Quando il giorno prima si avvicinavano al castello e Jordan vide quel magnifico lago, decise che, quando gli sarebbe stato possibile, ci avrebbe fatto una visita. Suppose che la Principessa Gabriella impiegasse un po’ più di tempo nel svegliarsi dopo l’estenuante viaggio, per cui non avrebbe avuto bisogno di lui fino a qualche ora più tardi. Inoltre, credeva fosse ancora troppo presto per presentarsi davanti al re e poter definire le sue funzioni nel castello, pertanto era il momento più giusto per rilassare le sue membra dopo il breve riposo avuto la notte passata nella sua stanza nel dormitorio dei domestici.

    Era cosciente che una delle ragioni  della sua insonnia fosse sapere come stesse Gabrielle. Non aveva quasi proferito parola durante tutto il tragitto, però la serietà sul suo volto non dava spazio a dubbi sul fatto che ancora non avesse accettato il cambio di rotta della sua vita. Inoltre, essendo arrivati al castello quando già era sera, l’avevano condotta direttamente nella sua camera, portandola via dalla sua vista e dalla sua protezione, vedendosi lui stesso trascinato nella sua stanza da quella principessa così altezzosa e petulante.

    Non poteva equivocarsi, anche se Gabrielle non lo aveva mai trattato in questo modo, lui era coerente con il suo ruolo. Il fatto che lei si comportasse con lui con affetto e fiducia, non gli faceva dimenticare quale fosse il suo posto; cosicché il fatto che qualcuno potesse trattarlo con disdegno non lo aveva mai colpito minimamente, fino alla notte prima. Non capì se fosse la sua maniera arrogante di chiamarlo ragazzino, come se fosse ancora un sbarbatello, la presunzione della sua voce nel sentirsi potente, o la vanità che emanava il suo sguardo al sapersi bella e inarrivabile da chiunque la circondasse per centinaia di chilometri.

    Ancora ricordava quando si era fermata davanti la porta, alzando il mento e con le mani sui fianchi a comprimere la sua vita fine, e come, senza nemmeno guardarlo, la sentì dire questa è la tua stanza, ragazzo e, immediatamente, girò sui tacchi e se ne andò ancheggiando ipnotizzandolo per un secondo. Era bella, più che bella, era una dea, una delle più pericolose. Il suo sguardo color del ghiaccio ardeva di orgoglio e arroganza formando la più infrangibile delle barriere, mentre il suo corpo voluttuoso incitava a lasciarsi andare e commettere il più grave dei peccati, come una tentazione da cui era meglio allontanarsi il prima possibile.

    Tuttavia, è risaputo che i nostri propositi non dipendono solo dalle nostre azioni, quindi Jordan non poteva immaginare che l’oggetto della sua insonnia fosse così vicino. Certamente non era premeditato; lei faceva quello stesso percorso ogni mattina durante la sua passeggiata a cavallo. E ogni giorno legava le redini della sua giumenta a quel vecchio faggio sul quale adesso vi era appoggiata una camicia, oltre a colui che sedeva al bordo del lago che quella mattina non era così disabitato come era solito essere.

    Semplicemente aveva pensato di proseguire quando si rese conto che quell’uomo che stava nuotando era il domestico della Principessa Gabrielle. Senza nemmeno scendere dalla giumenta, si nascose dietro l’albero per osservarlo.

    Non era la prima volta che vedeva il torso nudo di un uomo. Infatti molte volte, andando nelle stalle, aveva sorpreso qualche ragazzo senza camicia cercando di combattere il caldo estivo, coprendosi non appena si accorgevano della sua presenza. Per gli stallieri era sempre una situazione scomoda e imbarazzante, per lei invece risultava sempre divertente e interessante. Non sapeva se tale pudore era dovuto alla sua nobiltà, alla sua bellezza o a entrambe le ragioni, però doveva riconoscere che esserne la causa la riempiva, come potrebbe dirsi, di orgoglio femminile.

    Agatha vide che quell’uomo smise di nuotare proprio  in quel momento, dandole le spalle e sommergendosi fino alla vita. Alzò le braccia per passare le mani sui capelli per strizzare l’acqua, e con quel movimento tutta la muscolatura della sua ben definita schiena, delle sue modellate braccia e delle sue larghe spalle fu messo in bella mostra.

    Senza

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