Ieri è già domani: Harmony Collezione
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About this ebook
Samantha e Ransom sono innamorati e pieni di speranza per il loro futuro. Insieme. Poco prima del fidanzamento, però, lei viene a sapere che suo fratello è in guai seri e l'unico modo per salvare lui, e l'onore della propria famiglia, è accettare di sposare Lino Grimaldi, un uomo molto più vecchio di lei. Così, quando Ransom le chiede di sposarlo, lei lo lascia fingendo di non averlo mai amato. Sei anni dopo, rimasta sola, Samantha si ritrova a casa di amici proprio con il suo ex fidanzato. L'amore di una volta li travolge nuovamente, ma ormai lui la crede solo un'arrampicatrice interessata ai soldi.
Amanda Browning
Tra le autrici più amate e lete dal pubblico italiano.
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Book preview
Ieri è già domani - Amanda Browning
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Lawyer’s Contract Marriage
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Amanda Browning
Traduzione di Maura Arduini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-229-9
Frontespizio. «Ieri e' gia' domani» di Browning Amanda1
Lo sapeva senza ombra di dubbio: non avrebbe mai potuto sentirsi più felice. Era l’alba e lei si era appena svegliata tra le braccia dell’uomo che amava, e quell’uomo si chiamava Ransom Shaw.
Sam Lombardi sospirò, appagata, sorrise e si rannicchiò meglio contro di lui, inspirando il profumo della sua pelle.
Con i capelli neri e un paio di maliziosi occhi grigi nel bel viso abbronzato, Ransom era l’uomo più sexy che avesse mai incontrato. Anche adesso, le bastò guardarlo per sentirsi rimescolare il sangue.
Se lo avesse svegliato ora, probabilmente avrebbero ricominciato a fare l’amore... Si trattenne. Lui aveva bisogno di dormire. Cercava di farsi strada come praticante avvocato in uno dei più prestigiosi studi legali della città e il giorno prima aveva sgobbato fino a tardi su un caso importante. Sperava di poter essere nominato presto Pubblico Ministero, e ci sarebbe riuscito perché era in grado di ottenere sempre ciò che voleva.
Sam lo aveva conosciuto sul lavoro, quando l’avevano convocata in tribunale come interprete.
Era stato un colpo di fulmine, come non le era mai accaduto prima. L’attrazione tra loro era esplosa così forte e istantanea da cancellare qualsiasi altra considerazione. Nel giro di pochi giorni erano diventati amanti, e niente le era mai sembrato più giusto. Per lei quella non era una storia, era il Grande Amore, quello per la vita. Non aveva dubbi. Ransom era l’uomo giusto. Si era profondamente innamorata, ed era certa che lui la ricambiasse con tutto il cuore.
I giorni erano diventati settimane, poi mesi, e il sentimento che li univa si era rafforzato sempre di più. Erano fatti l’uno per l’altra...
Lo sentì respirare a fondo, alzò gli occhi e incontrò quelli grigi di lui. Ransom era sveglio e la guardava.
«Ehi.» Le accarezzò la schiena.
«Ti ho svegliato?» chiese lei.
Un sorriso malizioso gli increspò le labbra. «Tu svegli sempre un certo non so che...» rispose, allusivo.
Lei rise e gli depose una scia di piccoli baci sulla spalla. «Basta così. Hai bisogno di dormire...»
Per tutta risposta, Ransom la strinse tra le braccia e l’attirò a sé. «Ho bisogno di te, più ancora che di dormire» dichiarò, e l’intensità del suo sguardo le fece battere forte il cuore. «Sono pazzo di te, Sam.»
«Chi potrebbe mai resistere a una dichiarazione del genere?» sospirò lei.
Poi Ransom si chinò a baciarla, e ogni pensiero cosciente le svanì dalla mente.
Parecchio più tardi, dopo aver indugiato pigramente nella doccia ed essersi vestiti, sedettero uno di fronte all’altro al tavolo della colazione, nell’appartamento di lui. Sam gli imburrò una fetta di toast, poi ne prese una per sé e la spalmò di marmellata.
«Sei in tribunale oggi?» domandò.
Magari avrebbero trovato il modo di pranzare insieme, cosa non sempre facile.
Ransom annuì e bevve un sorso di caffè. «C’è la requisitoria finale. Sarà una giornata lunga. E tu?»
Lei lavorava per un’agenzia che forniva interpreti e traduttori per le più svariate occasioni. Parlava correntemente una mezza dozzina di lingue ed era in grado di capirne anche qualche altra. In pratica, era difficile che avesse il tempo di annoiarsi.
«Chiamerò l’ufficio da casa, per sapere i miei programmi. Devo anche cambiarmi e consultare la posta elettronica.»
Ransom si alzò per portare la tazza e il piatto all’acquaio, poi infilò la giacca del suo gessato blu. «Ceniamo insieme, stasera?»
Sam scrollò la testa, con un sospiro. «Mi dispiace, non posso. Ceno dai miei.» Era un impegno fisso, da quando era andata a vivere da sola, e non le era mai pesato, fino a quel momento.
«Quando conoscerò finalmente i tuoi?» volle sapere lui. Gliel’aveva già chiesto più di una volta, negli ultimi tempi, e lei non sapeva bene perché non l’avesse ancora accontentato.
«Presto» promise. Forse voleva solo tenerlo tutto per sé ancora per un po’. Se lo presentava in casa, sarebbero iniziate chissà quante domande, e illazioni.
Ransom inarcò un sopracciglio. «Ti vergogni di me, per caso?»
«Assolutamente no» si affrettò ad assicurargli lei. Il fatto è che non aveva mai portato un uomo a casa... «Preferisco non dividerti con nessuno, per il momento.» Gli avrebbero fatto il terzo grado, doveva almeno prepararlo un po’.
Lui sorrise. «Okay. Però ricordati che dovrò pur conoscerli, prima o poi.»
Sam sorrise e gli buttò le braccia al collo. «Va bene, ma per il momento siamo solo io e te.»
Lui le mise le mani attorno alla vita e l’attirò vicina. «Noi due va benissimo. Scusa se ne ho parlato, ma in certe cose sono un tipo all’antica. Lo sai, no?» La baciò sulle labbra.
Per Sam avrebbero potuto restare lì all’infinito, ma Ransom si scostò e cercò la ventiquattrore. Le sue parole rimasero sospese nell’aria e le scaldarono il cuore. Un uomo all’antica poteva avere solo un motivo per chiedere di conoscere i genitori dell’innamorata: dimostrare che aveva intenzioni serie. Sorrise tra sé. Non c’era niente che desiderasse di più che sposare Ransom Shaw e passare il resto della vita insieme a lui. Tutto sommato, non credeva di dover aspettare poi tanto, per presentarlo a casa.
«A che cosa pensi?» domandò lui, divertito. Lei ritornò alla realtà e arrossì.
«Ai tuoi baci, che sono magici!» gli rispose ridendo. Prese la borsa dal tavolo. «Hai fatto molta pratica, in passato?»
Gli brillarono gli occhi. «Ti sembrano magici solo perché baci la persona giusta.»
«E tu lo sai perché...» lo stuzzicò lei.
«Okay, okay. Lo so perché ho baciato un sacco di persone sbagliate. Contenta, adesso?»
Sam rise, e le sembrò che la sua felicità straripasse. «Di più. Sono in estasi. Me ne vado in giro con un sorriso ebete stampato sulle labbra. La gente penserà che sono pazza.»
«Di’ che sei pazza di me. Questo spiegherà tutto.»
E aveva perfettamente ragione, pensò Sam mentre si richiudeva alle spalle la porta dell’appartamento.
Il resto della giornata proseguì su binari di tediosa normalità. Ransom la lasciò sotto casa e lei salì per cambiarsi, chiamò l’ufficio per sapere quali lavori le erano stati assegnati, poi guidò fino al luogo del primo appuntamento. Da quel momento in poi non ebbe più nemmeno il tempo di respirare e le ore volarono.
Alla fine della giornata abbandonò l’idea di tornare nel suo appartamento per cambiarsi, e andò direttamente a casa dei suoi.
Capì subito che era successo qualcosa. Di solito, trovava la famiglia riunita attorno al tavolo della sala da pranzo, e tutti avevano qualcosa da dire o da raccontare. Questa volta, i suoi fratelli e le sue sorelle parlavano sottovoce, in salotto. Alzarono lo sguardo sentendola entrare e lei si sorprese che non ci fossero mogli, né mariti, né bambini.
«Dove sono tutti quanti?» domandò. Le sue sorelle scoppiarono a piangere, e i fratelli presero un’aria triste. «Che cosa è successo?» Sam lasciò cadere le sue cose sulla sedia più vicina.
«Ti aspettavamo» disse Tom, il maggiore, evidentemente eletto a ruolo di portavoce. «Papà e mamma sono in cucina. Ti spiegheranno tutto.»
Sam corrugò la fronte. «Perché non me lo spiegate voi? E dov’è Tony?» Tony, il secondogenito, mancava all’appello.
«Vai da papà e mamma, Sam. È giusto che tu lo sappia da loro» insistette Tom.
Lei, con il cuore stretto dall’angoscia, si diresse in cucina. I suoi genitori erano seduti al tavolo. La madre tormentava tra le mani un fazzoletto, e si capiva che aveva pianto. Il padre aveva il viso terreo. Entrambi alzarono lo sguardo sentendola entrare, e siccome nessuno dei due si alzò per abbracciarla, Sam capì che la situazione era davvero grave.
«Che cosa è successo?» domandò, mentre un cupo presentimento si faceva strada nel suo cuore.
Sua madre soffocò un singhiozzo. Suo padre deglutì, e le indicò una sedia.
«Siediti, Sam. Abbiamo un problema... un problema molto serio.» Gli si spezzò la voce.
Sam si sedette, mettendo una mano sulla sua.
«Che genere di problema, papà? Tony ne ha fatta un’altra delle sue?» Tony era la pecora nera della famiglia, specializzato nel combinare guai. Nel corso degli anni aveva dato più grattacapi ai suoi genitori di tutti gli altri fratelli messi insieme.
Sua madre soffocò un gemito, e suo padre prese fiato prima di rispondere. «Tuo fratello Tony è stato sorpreso a rubare.»
Sam si sentì fermare il cuore. «A rubare? Che cosa?» Purtroppo, ne aveva già una mezza idea. A Tony piaceva giocare d’azzardo, e non aveva fortuna.
Sembrò che suo padre le leggesse nel pensiero. «Soldi» rispose. «Una somma molto ingente.»
«Non possiamo restituirla?» propose subito lei. Non sarebbe stata la prima volta...
«Questa volta la cifra è troppo alta. Anche se vendessi la casa e la ditta, non arriverei a coprirne neanche la metà» spiegò suo padre con la voce carica di disperazione. «Tony andrà in prigione, io sarò rovinato e lo scandalo farà morire tua madre di crepacuore.»
«Non si può fare proprio niente?» chiese Sam. Non lo aveva mai visto così sconvolto. «Chi è che ha derubato?» domandò.
Sua madre lanciò un’occhiata spaventata al marito. «No, per favore. Non dirglielo.»
Sam passò lo sguardo dall’uno all’altra.
«Perché no?» insistette lei.
«Perché so che cosa vorrai fare, e io non intendo permetterlo!» esclamò sua madre con rabbia. «Perché dovresti essere tu a pagare per qualcosa che ha fatto Tony?»
Sam si sentì gelare il sangue.
«A chi ha preso il denaro, papà?» chiese di nuovo. «Devi dirmelo. Lo sai che non mi arrendo, e che alla fine dovrai farlo per forza, il nome.»
I suoi genitori si scambiarono un’occhiata carica di angoscia. Poi, sua madre annuì e suo padre aprì la bocca con un sospiro.
«Ai Grimaldi» disse.
Sam trattenne il fiato, perché il nome diceva tutto. I Grimaldi erano spaventosamente ricchi, con le mani in pasta in molti settori. Avevano aiutato suo padre a mettersi in proprio, tanti anni prima, e poi, per riguardo a lui, avevano assunto Tony nella loro agenzia di import export nel settore dei vini. Ed ecco come lui li ricambiava! Rubando denaro per coprire i debiti di gioco. Questa volta era troppo, pensò Sam con rabbia. Com’era possibile che suo fratello avesse fatto una cosa del genere alla sua famiglia?
Balzò in piedi. «Dov’è adesso? Dove si nasconde?» esclamò, furiosa. «Se mi capita sotto le mani...»
Suo padre le prese la mano. «Calmati, Sam. Tony adesso è a casa Grimaldi.»
«L’hanno preso?