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Scandalo in alto mare: Harmony Collezione
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Ebook166 pages2 hours

Scandalo in alto mare: Harmony Collezione

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About this ebook

Abbandonato dalla futura sposa letteralmente a un passo dall'altare, Alessandro Corretti decide di sfuggire al clamore del gossip rifugiandosi nell'unico posto dove sa che potrà trovare la tranquillità necessaria per leccarsi le ferite, il suo yacht. A bordo dello splendido panfilo, però, c'è già un passeggero: Elena, la bellissima donna che gli ha rubato il cuore qualche mese prima. La donna del suo nemico, e per questo a lui negata.
Ma in mare aperto non esistono regole, quindi Alessandro decide che avrà ciò che desidera. A qualunque costo.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2020
ISBN9788830522350
Scandalo in alto mare: Harmony Collezione

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    Scandalo in alto mare - Caitlin Crews

    Copertina. «Scandalo in alto mare» di Crews Caitlin

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Scandal in the Headlines

    Mb Sicilian Scandals

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Caitlin Crews for her contribution

    to the Sicily’s Corretti Dynasty series

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-235-0

    Frontespizio. «Scandalo in alto mare» di Crews Caitlin

    1

    «Cosa diavolo ci fai sulla mia barca?»

    Intenta fino a quell’istante alla pulizia del mobile bar situato nel salone principale del lussuoso yacht, Elena Calderon s’immobilizzò. Non aveva bisogno di sollevare lo sguardo per capire a chi appartenesse l’irata e imperiosa voce maschile.

    Alessandro Corretti.

    Il quale non avrebbe dovuto essere lì, pensò. Da oltre un anno non utilizzava personalmente il panfilo – questo almeno le avevano detto – preferendo noleggiarlo a ricchi stranieri per brevi crociere nel Mediterraneo.

    «Sto lucidando il bar» riuscì a rispondere in tono cortese, perché così una hostess di bordo doveva rivolgersi agli ospiti di uno yacht e ancor di più al proprietario in persona.

    «È uno scherzo?»

    «Niente affatto» replicò Elena, continuando a tenere gli occhi bassi. «Il capo equipaggio mi ha affidato questo compito.»

    Aveva tentato di convincersi che ciò che era accaduto durante un ballo sei mesi prima era stato solo un caso fortuito. Un evento dettato dal vino, dalla musica e dall’ambientazione romantica, piuttosto che dall’uomo.

    Non era mai riuscita a crederci fino in fondo.

    Alzò la testa. Lui era in piedi sulla soglia della porta, i brillanti raggi del sole siciliano alle sue spalle. Aveva il viso in ombra, ma la memoria le ripropose immediatamente l’immagine della perfezione dei suoi lineamenti. Un brivido le corse lungo la schiena.

    Alessandro Corretti. L’uomo che le aveva sconvolto la vita limitandosi a ballare una sola volta con lei. L’uomo che doveva evitare a tutti i costi, non importava quanto forte fosse l’attrazione che provava nei suoi confronti. L’uomo che forse era persino peggiore del suo bugiardo, violento, crudele ex fidanzato.

    Non aveva osato denunciare Niccolò Falco alle autorità per paura delle losche connessioni della sua famiglia. Quella di Alessandro però faceva sembrare ininfluenti quelle connessioni.

    I Corretti erano potenti, intoccabili. Erano al di sopra della legge.

    Tuttavia, mentre Alessandro avanzava nella grande sala, provò un tuffo al cuore assolutamente non dettato dal terrore. Il respiro le si sospese in gola. Desiderò, esattamente come aveva desiderato sei mesi prima, che lui fosse diverso, una brava, affidabile persona.

    «Se questa è una battuta, non ha avuto successo» ribadì Alessandro. «E non hai ancora risposto alla mia domanda.»

    Elena socchiuse gli occhi. Il bellissimo e sofisticato amministratore delegato della Corretti Media, la casa di produzione leader della cinematografia italiana ed europea, nonché il maggiore fra i cugini Corretti, sembrava diverso da come appariva nelle tante foto che di lui pubblicavano i giornali. Sembrava... stravolto, a partire dai folti capelli neri per finire alle scarpe. Indossava un abito scuro, la giacca stropicciata, sbottonata a rivelare la camicia bianca tesa sul torace muscoloso. Aveva un occhio nero, varie abrasioni sugli zigomi, il labbro superiore gonfio e persino escoriazioni sulle nocche delle dita.

    La bocca sensuale era stretta in una linea sottile, e gli occhi verdi praticamente mandavano fiamme.

    Dirette proprio a lei.

    Il che era bizzarro, ragionò, poiché era stata certa che non l’avrebbe riconosciuta nemmeno nell’improbabile ipotesi di ritrovarsi faccia a faccia sullo yacht. Si era detta che per Alessandro Corretti era un’abitudine sconvolgere l’esistenza di qualsiasi donna incontrasse, per poi dimenticarla subito dopo, esattamente come aveva fatto con lei... perché quello era il suo modo di agire.

    E se la sua parte più sognatrice e ingenua aveva sperato nel contrario, si era costretta a ignorarla.

    «Non sono un’intrusa» affermò con una calma che era ben lungi dal provare. «Io lavoro qui.»

    «È impossibile.»

    «Tuttavia, sono qui» insistette Elena, indicando la gonna marrone chiaro e la T-shirt che indossava. «Completa di uniforme» aggiunse.

    Gli occhi di smeraldo di lui la squadrarono, privi di quel calore ardente che li aveva illuminati sei mesi prima.

    «Cosa sei?» s’informò avvicinandosi. «Una specie di cameriera?»

    Il cuore le balzò in gola. Elena ordinò a se stessa di non tradire il turbamento, ma era turbata, e molto, poiché subiva ancora il suo fascino nonostante avesse strenuamente tentato di convincersi di disprezzarlo.

    «Sono una hostess, fra i miei compiti ci sono anche le pulizie.»

    «Naturalmente. E immagino che solo per una pura coincidenza hai deciso di lavorare proprio sul mio yacht.»

    «Non sapevo che fossi tu il proprietario» si difese Elena. Almeno non quando aveva risposto alla ricerca di personale dopo aver deciso che servire ai tavoli in uno dei ristoranti più frequentati della costa siciliana era troppo pericoloso per una persona ricercata. Ora rimpiangeva di non aver seguito l’impulso e di non essere fuggita il più in fretta possibile quando aveva scoperto la verità. «Me lo hanno detto solo dopo una settimana dalla mia assunzione. E mi hanno detto anche che solo raramente usavi questa barca, anzi, che non la usavi mai.»

    Per essere onesta, aveva pensato che lui le dovesse almeno quello. Era giusto che le desse del denaro, seppure indirettamente. Che in qualche modo – anche se nell’inconsapevolezza – fosse coinvolto nella follia cui aveva dato avvio. L’idea le aveva dato un minimo di forza, e di forza ne aveva davvero bisogno.

    «Un rischio davvero troppo elevato in cambio di un impiego per nulla prestigioso» commentò Alessandro, un sopracciglio inarcato.

    Era vicino adesso, proprio dall’altra parte del bancone. Elena sobbalzò quando lui appoggiò le mani sulla lucida superficie di legno, sollecitata da una sottile minaccia erotica che avrebbe preferito ignorare. Non poté però fare a meno di pensare che, se si fosse trovata dallo stesso lato, adesso sarebbe stata intrappolata fra le sue braccia. «È un lavoro onesto» obiettò.

    «Vero» confermò lui. «Ma tu non sei una donna onesta.»

    Un’accusa che la colpì con la violenza di uno schiaffo in pieno viso. Non avrebbe saputo dire cosa odiava di più, pensò Elena, se il fatto che le importasse il giudizio di quell’uomo, o che lui lo capisse. Alessandro Corretti non sapeva nulla sul suo conto, il loro unico contatto era limitato all’esplosione di consapevolezza sensuale avvenuta durante un ballo organizzato per scopi benefici, sei mesi prima.

    Lui non poteva immaginare quanto fosse pentita per ciò che era successo quella notte, e di come provasse ancora una bruciante vergogna ripensando a come si era comportata. Così come era pentita per aver quasi permesso a Niccolò di realizzare il suo piano, un piano del quale era stata all’oscuro fino a quando era stato forse troppo tardi.

    Ma Alessandro e Niccolò erano simili in tutto e per tutto, rammentò a se stessa. Stessa personalità, stesso tipo di affari familiari, stessa volontà di sfruttare chiunque e qualsiasi situazione. Lo aveva appreso durante i sei mesi di fuga, quando aveva avuto abbastanza tempo per leggere innumerevoli articoli sui Corretti.

    Non aveva modo, però, di ipotizzare cosa Alessandro sapesse riguardo la fine della relazione sentimentale del suo rivale Niccolò Falco e sulla fidanzata scomparsa, e non poteva ipotizzare come avrebbe usato quelle informazioni nel caso ne fosse entrato in possesso.

    Doveva fare attenzione.

    «So già cosa pensi di me» dichiarò, la voce volutamente priva di intonazione. «Comunque le persone cambiano.»

    «Piuttosto cambiano le circostanze» la corresse Alessandro.

    Elena percepì con chiarezza l’amarezza del suo tono, un’amarezza che poi era riflessa sul suo viso martoriato. Si impose di non muoversi, di ignorare l’insano impulso che la spingeva ad avvicinarsi per stringere una mano nella sua.

    «Le persone invece non cambiano mai» aggiunse lui.

    Suo malgrado doveva ammettere che aveva ragione perché, se lei fosse cambiata, se avesse imparato qualcosa in quei sei mesi passati nascondendosi, allora non avrebbe più provato tanta travolgente attrazione per quell’uomo. Anzi, sarebbe fuggita a gambe levate in direzione opposta, arrivando persino a gettarsi in mare e a nuotare fino a raggiungere il porto turistico di Palermo da cui erano salpati ormai da più di un’ora. «Se non mi vuoi qui...» Volutamente Elena lasciò la frase in sospeso.

    «Non ti voglio» dichiarò lui senza alcuna esitazione.

    Non doveva perdere il controllo, decise Elena, non quando Alessandro avrebbe potuto rovinare tutto grazie a una semplice telefonata.

    Gli sarebbe bastato infatti quel piccolo gesto per indurre Niccolò a lasciare la villa nei pressi di Napoli dove lei era stata sul punto di trasferirsi. Senza dubbio Alessandro avrebbe goduto nel restituirla al suo inferno, e perché no? I Corretti erano acerrimi nemici dei Falco ormai da generazioni, e lui avrebbe attuato una vendetta personale, soprattutto perché la riteneva il tipo di donna che aspirava a essere una pedina in quei giochi in cui uomini del suo stampo sguazzavano.

    Pensa!, ordinò a se stessa. Concentrati sulla tua situazione e non sul suo fascino... «Allora, naturalmente, andrò via» ragionò. Considerato il modo in cui la giudicava, doveva reputarla così scaltra da risultare indifferente alle intimidazioni, il che significava che doveva comportarsi in modo da confermare quell’ipotesi. «Ma siamo in mare aperto» aggiunse con un gelido sorriso.

    Gli occhi verdi di Alessandro scintillarono. «Allora mi auguro che tu sappia nuotare.»

    «No, non ho mai imparato» mentì Elena. Chinò la testa da un lato e aggiunse una sfumatura maliziosa al suo sorriso. «Ti stai offrendo di darmi qualche lezione?»

    «Suppongo di potere fare a meno di un battello di salvataggio» borbottò lui. «Approderai presto da qualche parte, il Mediterraneo è un piccolo mare... Relativamente parlando, ovvio.»

    Ancora non capiva perché continuava a pensare che quell’uomo fosse bellissimo, una sorta di divinità greca. Per lei era attraente e seducente anche mentre minacciava di mandarla alla deriva su una scialuppa. Ma doveva ignorare i messaggi che il suo corpo traditore le inviava. Conosceva Alessandro Corretti, sapeva cosa era in grado di fare.

    Tuttavia non aveva paura di lui come ne aveva avuta di Niccolò, pur essendo certa che poteva essere altrettanto pericoloso, se non addirittura di più. «Tu non mi getterai fuori bordo» dichiarò e poi all’improvviso avvertì un nuovo tipo di consapevolezza, la stessa che aveva sentito quando aveva ballato fra le sue braccia e lui l’aveva stretta con forza al petto. Rammentò che le era bastato guardarlo per essere certa di sapere tutto di lui, e l’espressione dipinta sul suo viso le disse che al momento condividevano lo stesso ricordo.

    «Ovviamente no» confermò Alessandro, negli occhi una fiamma calda ancora più minacciosa della precedente freddezza. «Ci penserà un membro dell’equipaggio.»

    «Come alternativa» ribadì lei, mantenendo ben fermo il sorriso sulle labbra, «potresti prendere in considerazione la possibilità di farmi sbarcare nel porto più vicino.»

    Alessandro scoppiò in una risata fragorosa e priva di allegria, poi si passò una mano sul viso escoriato. «Forse non sono stato abbastanza chiaro» disse poi, sottolineando le sue parole con uno sguardo di fuoco. «La donna di Niccolò Falco non è la benvenuta sul mio yacht. Non sul mio yacht, non sulla mia isola, non dove sono io. Dunque nuoti o accetti l’offerta della scialuppa, a te la scelta.»

    «Capisco» commentò Elena con voluta noncuranza. Se lui aveva previsto una crisi di panico in replica alle sue parole, sarebbe stato deluso, decise, perché si limitò a scrollare le spalle. «Devi avere la tua piccola vendetta. Io ti ho rifiutato, dunque come ritorsione mi abbandonerai in mare aperto. So che così ragionano gli uomini del tuo stampo.»

    «Gli uomini del mio stampo» ripeté Alessandro con tono stanco, quasi come se gli sfuggisse il motivo di quella descrizione.

    «Sei un Corretti» elaborò lei. «Sappiamo entrambi cosa significa.»

    «Meschini atti di vendetta e

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