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Inganno sotto l'albero (eLit): eLit
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Ebook160 pages2 hours

Inganno sotto l'albero (eLit): eLit

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About this ebook

Piuttosto che partecipare di nuovo da sola alla festa di Natale del suo ufficio, Violet Drummond è disposta anche a restare a casa. Ma quando il carismatico Cameron McKinnon si offre di accompagnarla, lei non trova un valido motivo per rifiutare. Almeno fino a quando lui non suggerisce l'idea di fingersi il suo fidanzato.
Cam, architetto di successo, vede nell'inganno l'unica soluzione per sfuggire alle attenzioni della moglie di un cliente, ma presto le cose si complicano e quella che doveva essere una fredda recita si trasforma in una bollente attrazione. Adesso Cam desidera scartare una sola cosa, per Natale: il corpo mozzafiato di Violet.
LanguageItaliano
Release dateDec 1, 2020
ISBN9788830521568
Inganno sotto l'albero (eLit): eLit
Author

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Inganno sotto l'albero (eLit) - Melanie Milburne

    978-88-3052-156-8

    1

    Era l'invito che Violet aveva temuto per mesi. Per dieci anni consecutivi era andata alla festa natalizia dell'azienda per cui lavorava senza un accompagnatore. Dieci anni! Ogni volta si era detta che l'anno successivo sarebbe stato diverso, eppure ora era di nuovo lì a fissare l'invito rosso e argento, sommersa da un'ondata di disperazione. Era terribile notare le espressioni stupite delle colleghe quando realizzavano che era di nuovo sola, per non parlare del pensiero di trovarsi senza compagnia in una stanza piena di gente; corpi pressati l'uno all'altro che non lasciavano spazio per respirare e che per lei erano una vera tortura.

    Corpi maschili.

    Corpi più grandi, più forti e più potenti del suo, specialmente quando erano ubriachi...

    Violet cacciò via i ricordi. Ormai non pensava quasi più a quella festa. Accadeva di rado e le sembrava di aver quasi superato il trauma, sempre più raramente si accusava di aver provocato l'incidente, ma continuava a provare molta vergogna.

    Aveva quasi trent'anni ed era ora di lasciarsi l'esperienza alle spalle. Finalmente.

    Il che implicava andare alla festa di Natale e riprendere il controllo della propria vita.

    Ma c'era comunque il dilemma di decidere cosa indossare. La festa dell'azienda contabile per cui lavorava era l'evento dell'anno per chiunque lavorasse nell'ambiente finanziario. Non era un semplice evento con qualche stuzzichino e un brindisi finale, ma una serata di gala con champagne a fiumi, cibo ricercato e musica dal vivo. Ogni anno c'era un tema diverso e ci si aspettava che tutti partecipassero per dimostrare il loro impegno a fare gioco di squadra. Quell'anno il tema della festa era: Un Natale da VIP, il che voleva dire trovare un abito degno di una diva di Hollywood, ma lei non aveva un grande stile e non le interessava attirare l'attenzione. In pratica, non era fatta per le feste.

    Violet infilò l'invito tra le pagine del suo libro e sospirò. Perfino la folla pigiata nel bar di Londra durante la pausa pranzo le rinfacciava il suo stato di zitella. Gli altri erano tutti in coppia, mentre lei era seduta da sola. C'era addirittura una coppia di novantenni seduta al tavolino vicino alla finestra, e si tenevano la mano. I suoi genitori sarebbero stati così tra trent'anni, ancora quella magica intesa tra loro come il momento in cui si erano incontrati, proprio come i suoi tre fratelli e i loro matrimoni perfetti. Avevano costruito una vita insieme ai loro compagni, avevano avuto dei figli e fatto tutto quello che lei poteva solo sognare.

    Violet aveva vissuto l'innamoramento di ognuno di loro: prima l'adrenalinico Fraser, poi l'audace Rose e infine la spensierata Lily. Era stata ai loro matrimoni. Tre volte testimone. Dio, tre volte! Era stata sempre spettatrice dell'amore che nasceva e che fioriva, ma non vedeva l'ora di esserne la protagonista.

    Perché non trovava la persona perfetta? Forse aveva qualcosa che non andava bene? Ogni tanto qualcuno la invitava fuori, ma non si andava mai oltre il primo o il secondo appuntamento. La sua timidezza le impediva di brillare nelle conversazioni e non aveva idea di come si flirtasse... a dire la verità, una volta aveva provato dopo aver bevuto, ma era stato un errore che non avrebbe più ripetuto.

    Il problema era che gli uomini ormai erano troppo impazienti, o forse lo erano sempre stati. Ma lei non voleva andare a letto con qualcuno solo perché si faceva così, o perché era troppo ubriaca per dire di no. Voleva sentirsi attratta da un uomo e sentirsi desiderata, voleva sciogliersi sotto il suo sguardo, fremere dal piacere quando lui avrebbe posato le labbra sulle sue.

    Negli ultimi tempi poche labbra si erano posate sulle sue, anzi, non si ricordava nemmeno l'ultima volta che un uomo l'aveva baciata. E i baci sulla guancia di suo padre, suo fratello e suo nonno non contavano.

    Violet faceva pena in fatto di uomini. Sarebbe diventata una zitella vecchia e rugosa con la casa piena di gatti, con una cassettiera colma di completini da neonato per i figli che sognava di avere fin da quando era bambina.

    «È occupato?»

    Violet alzò la testa verso la profonda voce da baritono che conosceva bene, un leggero brivido lungo la schiena quando il suo sguardo si scontrò con quello del miglior amico di suo fratello.

    «Cam?» domandò con voce squillante, come succedeva sempre quando si trovava di fronte Cameron McKinnon.

    Aveva diciott'anni quando suo fratello per l'estate era tornato a casa dall'università con Cam, nella residenza di famiglia a Drummond Brae, nelle Highlands.

    «Che ci fai qui? Come stai? Fraser mi ha raccontato che ora vivi in Grecia e disegni yacht per gente molto ricca. Come ti vanno le cose? Quando sei tornato?»

    Stai zitta! Era strano, ma non le mancavano mai le parole quando era con Cam, anzi, parlava troppo. Non riusciva a trattenersi, ma non sapeva spiegarsi il perché. Lui non la intimidiva e non lo trovava per niente minaccioso. Era educato, magari un po' distaccato, ma aveva fatto parte della sua vita per così tanto che ormai si era abituata alla sua presenza.

    O forse no?

    Cam scostò la sedia di fronte a lei e si sedette, le ginocchia a sfiorare quelle di Violet sotto il tavolo. Le bastò quel tocco leggero per prendere fuoco, scaldando posti che non avrebbero dovuto essere scaldati, soprattutto dal migliore amico di suo fratello. Cam era fuori dalla sua portata, lontano anni luce.

    «Avevo un appuntamento nei paraggi, ma ho finito presto, così ho pensato di passare da questo posto di cui mi avevi parlato tempo fa» le spiegò lui. «Sono tornato da qualche giorno, mio padre si sposerà di nuovo prima di Natale.»

    «Di nuovo? Quante volte l'ha fatto, tre o quattro?» domandò Violet, con gli occhi fuori dalle orbite.

    «Cinque. Ed è in arrivo un altro bambino, che porta il totale dei fratellastri a sei. Se si contano anche i figli delle varie mogli, arriviamo a un totale di undici» precisò lui, con la bocca tirata.

    Violet pensava che i suoi quattro nipoti, più quello in arrivo, fossero tanti, figurarsi undici fratellastri!

    «Come fai a ricordare tutti i compleanni?»

    «Ho impostato le date dei bonifici sul conto corrente online per facilitarmi la vita» rispose Cam con un mezzo sorriso.

    «Forse dovrei farlo anch'io.» Violet girò il cucchiaino nella tazza di caffè, tanto per tenere impegnate le mani. Quando era in compagnia di Cam, si sentiva come una goffa scolaretta di fronte a un professore universitario.

    Cam era l'esatto opposto di suo fratello maggiore, che era rimasto un mattacchione. Lui invece era più serio, con la tendenza ad aggrottare le sopracciglia piuttosto che a sorridere.

    Lo sguardo di Violet migrò fino alla sua bocca: un'altra abitudine che non era in grado di controllare quando era con lui. Le sue labbra erano scolpite in ugual modo, ma quello inferiore era leggermente più pieno, sensuale, e le faceva pensare a lunghi baci bollenti e passionali.

    Non che l'avesse mai baciato... uomini come Cameron McKinnon non baciavano ragazze come lei. Violet era troppo comune, la tipica ragazza della porta accanto. Lui frequentava donne che sembravano appena uscite da una sessione fotografica: ragazze sofisticate, che si sentivano a loro agio con chiunque.

    Gli occhi di Cam si posarono brevemente sulla sua mano sinistra priva di anelli, poi tornarono sul suo viso con un'espressione viva e interessata che le fece battere forte il cuore.

    «Come ti vanno le cose, Violet?»

    «Uhm... bene.» Non si trattava di orticaria, ma il rossore che stava invadendo le sue guance era ugualmente imbarazzante. Forse anche lui stava pensando, come la sua famiglia, alla vecchia credenza che se si era testimone tre volte, allora non ci si sarebbe mai sposati?

    «Solo bene?» La sua espressione era seria, una combinazione di preoccupazione e concentrazione, come se Violet fosse l'unica persona al mondo con cui volesse parlare. Quella era una delle caratteristiche che più amava di lui, una delle tante. Non era pieno di sé e si prendeva il tempo per ascoltare. Lei si era chiesta più volte se la sua vita sarebbe stata diversa, se solo avesse potuto parlare con lui dopo quella maledetta festa durante il suo primo e unico anno di college.

    Violet produsse il solito sorriso che usava per tranquillizzare tutti sul proprio stato di salute.

    «Ti ripeto, sto bene, sono solo presa dal lavoro e dalle spese natalizie. Ho molti nipotini e quindi anche tanti regali da scegliere. Sai che Lily e Cooper aspettano un bambino? Mamma e papà stanno organizzando la solita festa di Natale a Drummond Brae. La mamma ti ha invitato? Ha detto che lo avrebbe fatto. Il dottore teme che sarà l'ultimo Natale per il nonno, così stiamo tutti facendo il possibile per essere presenti.»

    «Mio padre ha deciso di declassare il Natale con il suo matrimonio, proprio la vigilia...» borbottò Cam, con i lineamenti tesi.

    «Dove si sposano?»

    «Qui a Londra.»

    «Potresti prendere un aereo appena finisci» osservò Violet, «o hai altri impegni?» Altri impegni, come ad esempio una ragazza. Di certo vedeva qualcuna, uomini come Cam non stavano mai soli per troppo tempo. Era troppo bello, troppo ricco, troppo intelligente. Troppo tutto. Cam non si era mai vantato delle sue relazioni come era solito fare suo fratello Fraser prima di innamorarsi follemente di Zoe. Cam, al contrario, era così riservato che Violet si domandò se per caso avesse una donna segreta nascosta da qualche parte, lontana dall'attenzione mediatica che la sua posizione di noto architetto navale gli conferiva.

    «Vedremo» rispose lui. «Mia madre si aspetta una mia visita, specialmente ora che il suo terzo marito l'ha lasciata.»

    «Oh no, mi dispiace. Sta tanto male?»

    «Non direi, era sempre ubriaco.»

    La storia della famiglia di Cam somigliava a una telenovela. Lui non ne aveva mai parlato di persona, ma l'aveva fatto Fraser. I suoi genitori avevano divorziato in modo poco amichevole quando lui aveva sei anni ed entrambi si erano risposati quasi subito, formando nuove famiglie e collezionando figli propri e acquisiti. Cam era passato da una casa all'altra fino a quando aveva compiuto otto anni e a quel punto era stato mandato in collegio. Violet lo immaginò da piccolo, studioso e silenzioso osservatore, tranquillo e solitario.

    E a dire il vero lui era ancora così, quando andava a trovare la sua famiglia per i vari matrimoni, battesimi o altre occasioni speciali.

    Si teneva sempre in disparte, con un bicchiere in mano da cui non beveva mai, osservando la scena in silenzio con i suoi occhi azzurri.

    Arrivò la cameriera a prendere l'ordinazione di Cam con un sorriso che riservava solo ai clienti speciali.

    Violet provò a ignorare il piccolo guizzo di gelosia che la colpì subito allo stomaco.

    «Vuoi un altro caffè?» le domandò Cam.

    «No, grazie» rispose lei, posando una mano sulla tazza.

    «Un caffè lungo, per favore» ordinò allora alla cameriera con un sorriso breve ma gentile.

    «Crack» mormorò Violet, dopo che la ragazza si era allontanata.

    «Scusa?» domandò lui, confuso.

    «Non hai sentito come si è rotto il cuore di quella ragazza?» lo prese in giro lei.

    «Non è il mio tipo...» borbottò.

    «Descrivimi il tuo tipo ideale.»

    Perché gli aveva fatto quella domanda?

    «Ultimamente sono stato troppo impegnato per qualsiasi tipo» rispose lui, prima di guardare con disappunto un messaggio sul cellulare.

    «Qualcosa non va?»

    «No, niente.»

    Arrivò un altro messaggio, ma Cam mise il cellulare sul silenzioso e lo infilò in tasca, mentre la cameriera appoggiava il suo caffè sul tavolo.

    «Allora, come va il lavoro?»

    Violet guardò l'invito che

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