Il casolare senza nome
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Narrativa - racconto lungo (35 pagine) - Una famiglia solata nei boschi, nascosta agli occhi del mondo. Una comunità di individui dalla forza eccezionale, governata dal volere di una misteriosa entità…
Anno 1915, sull’Italia spirano i venti della Grande Guerra. Alfredo, fresco di laurea, accetta un incarico per effettuare rilievi geologici nelle valli dei torrenti Dolo e Dragone, nell’Appennino modenese, per apire la strada alla costruzione di una diga. Sorpreso da un temporale e disarcionato da cavallo viene soccorso da una misteriosa ragazza chiamata Fea che lo conduce alla sua fattoria. Lì Alfredo farà la conoscenza della sua famiglia che vive isolata nei boschi, nascosta agli occhi del mondo. Una comunità di individui dalla forza eccezionale, governata dal volere di una misteriosa entità…
Laureato in scienze biologiche, Massimiliano Prandini vive a Modena e lavora come consulente presso un laboratorio di analisi alimentari. Nel 2005 ha fondato insieme a quattro amici il laboratorio di scrittura collettiva Xomegap con cui ha pubblicato due antologie di racconti fantastici (Diciotto racconti di sogni e d’ombra, Il Foglio, 2006 e Mutazioni, LAB, 2008), la trilogia fantasy di Finisterra composta da Le sorgenti del Dumrak, Il risveglio degli obliati (vincitore del Premio Cittadella e finalista al Premio Italia) e L’ultimo eroe (Edizioni Domino, 2011) e romanzo di fantascienza I ribelli di Nuova Europa (Ciesse, 2017). Con Sara Bosi ha pubblicato il romanzo fantasy Il serpente di fuoco (Delos Digital, 2016, secondo classificato al Premio Cittadella) libro primo della serie Le Cronache di Murgo il Ramingo mentre insieme all’associazione i Semi Neri ha pubblicato il romanzo collettivo ad ambientazione storica La casa dei Segni (Elis Colombini Editore, 2018). Come autore singolo ha infine pubblicato l’antologia di racconti horror Bestiario Stravagante (Damster, 2010). I suoi racconti sono stati inoltre inclusi in diverse antologie e pubblicati su riviste di genere quali insolito e Fantastico e Dimensione cosmica.
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Racconti, senza fine Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBestiario Stravagante Valutazione: 2 su 5 stelle2/5I ribelli di Nuova Europa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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Anteprima del libro
Il casolare senza nome - Massimiliano Prandini
cosmica.
Questa collana
Benvenuti a Innsmouth, città immaginaria lovecraftiana descritta nella storia La maschera di Innsmouth, pubblicata nel 1936, e che – con questa nuova collana dal nome omonimo – voglio erigere a capitale della narrativa Weird
. Un genere ad ampio raggio che propone storie che dalla normalità fanno confluire improvvisamente elementi estranianti non riconducibili alla realtà che ci circonda.
Con Innsmouth il lettore passa, da un momento all'altro, da una tranquilla Comfort zone
a una Weird zone
molto fosca e talvolta terrificante, o semplicemente straniante … Innsmouth è una collana di letteratura Weird, un genere difficilmente catalogabile e che ha come capostipite il solitario di Providence, Howard Phillips Lovecraft.
Le storie che Innsmouth propone hanno in sé un elemento soprannaturale, la cui sensazione da parte del lettore viene percepita mentre si inoltra nella narrazione. Racconti intrisi di ignoto, di oscuro, le cui radici lovecraftiane si sono espanse nel tempo grazie a opere di molti altri autori come Franz Kafka, Ray Bradbury, James Ballard, Stephen King o, in chiave ancor più moderna, China Miéville.
Buona lettura.
Luigi Pachì
1.
Quel che non possiamo nominare non esiste.
Sono giunto a questa conclusione all’incirca un mese dopo la storia che mi accingo a narrarvi e tuttora a distanza di quasi mezzo secolo ne sono convinto.
Per soddisfare il crescente fabbisogno di elettricità nei primi decenni del secolo il Regno d’Italia decise di costruire una quantità di invasi di piccole e medie dimensioni sul versante emiliano dell’Appennino.
Correva l’anno 1915, la diga di Brasimone era conclusa da quattro anni e i lavori per quella di Castiglione dei Pepoli erano già inoltrati, mentre io ero fresco di laurea all’Università di Bologna. In Italia spiravano i venti impetuosi della Grande Guerra e io, sospinto dal furore della giovinezza e del diffuso sentimento nazionalista che vestiva il conflitto in corso da quarta guerra d’indipendenza, ero un convinto interventista.
Fu allora che mio padre, funzionario governativo di ortodosse posizioni liberali, innanzitutto allo scopo di distrarmi da un dibattito pubblico sempre più infuocato, mi trovò il mio primo impiego. Dovevo risalire il corso dei torrenti Dolo e Dragone allo scopo di effettuare rilievi e valutare se e dove vi fossero le condizioni per la costruzione di un altro di questi invasi artificiali.
Accettai l’incarico controvoglia come tutto quel che mi cadeva sulla testa dall’alto. Andare su quelle montagne significava uscire da una Storia nella quale mi sentivo incaricato di svolgere un ruolo da protagonista. Mi lamentai molto della vessazione subita ma senza opporvi un serio rifiuto, a testimonianza che la laurea e i miei ventitré anni di vita non mi avevano ancora reso uomo. Più tardi però, col procedere della settimana di preavviso che precedette la mia partenza, dovetti ammettere a me stesso che quella pausa era gradita.
Mi era stato affidato soltanto un primo sopralluogo e desideravo viaggiare leggero, per cui partii da Bologna a cavallo mercoledì 14 aprile, insieme a un ricambio di vestiario, pochi strumenti e carte topografiche, un binocolo e un taccuino. Pioveva da giorni per cui seguii il percorso della Via Emilia intabarrato nel mio mantello fino a incrociare il fiume Secchia alle porte di Rubiera dove passai la prima notte. L’indomani, sempre sotto una pioggia battente, seguii senza inconvenienti il corso del fiume fino a Cerredolo, dove passai la seconda notte.
Il terzo giorno ripresi il cammino accompagnato da