Polpette: Insegnamenti definitivi dedicati a giovani Padawan
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About this ebook
Comincia così il libro metà romanzo metà ricettario di Alessandro Coppo, che grazie alla sua raffinata arte polpettaria ci svela i segreti che riescono a trasformare un bozzo di carne avanzata in un delizioso piatto gourmet.
Il tutto condito dal suo stile di scrittura sapido e divertente, in grado di far apprezzare le polpette davvero a chiunque, con ricette alla portata di tutti, in un libro piacevole e allo stesso tempo utile, oltre che appetitoso.
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Book preview
Polpette - Alessandro Coppo
Polpette
Insegnamenti definitivi dedicati a giovani Padawan
di Alessandro Coppo
Panda Edizioni
ISBN 9788893782142
© 2020 Panda Edizioni
www.pandaedizioni.it
info@pandaedizioni.it
Immagini: Wikimedia Commons
Illustrazione di copertina: Alessandro Gatto
Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell'editore. Nomi e marchi citati nel testo sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive ditte produttrici o detentrici.
I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera, nonché i nomi e i dialoghi ivi contenuti, sono unicamente frutto dell'immaginazione e della libera espressione artistica dell'Autore.
Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.
Prefazione dell'ultimo jedi della polpetta
Sarò breve come il tempo d’una frittura.
Tanto tempo è passato da allora, attimo in cui m’inerpicai sulla collina per incontrare il Saggio e affrontare i successivi, intensi giorni d’addestramento. Egli mi introdusse ai misteri della polpetta con pazienza, ragionevolezza e una punta di incazzatura cosmica.
Oggi ritengo sia mio dovere diffondere tali insegnamenti, come Platone fece per Socrate o Ciccio per Nonna Papera.
In questo libro sono raccolte le conversazioni intercorse con il mio maestro, atte a sviscerare il senso della polpetta e della vita. Quale il reale significato di polpetta
? Ci sono davvero differenze tra una palla di carne fritta e gli invitati a un matrimonio? L’animo umano non è forse l’anima della pietanza più amata al mondo? Ah.
Troverai poi lezioni pratiche e le più classiche ricette, ovvero le basi di partenza del perfetto polpettaro. Usare carni cotte o crude? Il prezzemolo ci va o no? E i vegetariani, nessuno pensa ai vegetariani? Eh.
Cercherò dunque di passarti i due più preziosi attrezzi culinari: la coscienza di ciò che fai e la conoscenza del come farlo. Ottenuti tali strumenti sarai in grado di salire oltre, verso un soppalco di sapori e profumi tutti da sperimentare.
Per la creazione di questo libro mi sono avvalso dell’aiuto d’uno scriba, cui ho raccontato quei meravigliosi giorni in compagnia del mentore e a cui ho passato le lettere ricevute nelle settimane successive, perle di saggezza avvolte nell’empirea domanda ma perché cacchio non mi spedisce direttamente le email?
. Io avevo le dita troppo unte per battere al PC.
A lui la mia gratitudine e qualche etto di polpette con tonno e acciughe, già consegnate.
Che la forza della polpetta sia con te, aspirante Padawan.
I dialoghi del Saggio:
archetipo, polpette e italiani
Il lungo viaggio a bordo d’uno scassatissimo New Beatle del 2010 con tanto di girasole alloggiato nell’apposito contenitore accanto al volante si concluse in cima alla sacra collina, dove il Saggio delle Polpette sedeva su d’una poltrona Poäng con espressione di pace a pochi metri da una casupola in legno e sassi. Una leggera brezza aromatizzata al fritto misto, di certo generata all’interno di siffatta casupola, si spandeva nell’aere inebriando le narici dello Studente.
Oh Sommo…
Saggio.
Oh, ehm, mi scusi signor Saggio…
Solo Saggio.
Vabbè. Oh Saggio delle Polpette, sono al fin giunto al tuo cospetto poiché il mio spirito patì terribile ferita.
Lo so.
Oh Saggio, tu sai?
Per forza.
Perché sei Saggio?
No, perché ho una cazzo di connessione internet ad alta velocità e ho ricevuto le tue mail, peraltro strapiene di virus.
Allora già conosci il motivo della mia visita.
Mi pare evidente, anche perché è da stamattina all’alba che mi tempesti di messaggi, foto e filmatini su WhatsApp. M’hai riempito la memoria del cellulare così non funziona più una tega. Can del porco.
Lo studente abbassò lo sguardo, conscio dei propri errori.
Eri dunque convinto d’essere un grande creatore di polpette, ragazzo?
Peccavo evidentemente di superiorità, oh Saggio.
Ecco a voi il breve riassunto di una storia triste: un giorno qualsiasi di una settimana qualunque un qualsivoglia cliente entrò nel locale dove il giovane serviva polpette, ne addentò una e commentò sibillino:
Bene, ma non benissimo
.
Tutto qua.
Il ragazzo, abituato da sempre a lodi sperticate per le sue creazioni e solo un pochino punto nell’orgoglio mantenne il suo savoir faire: dopo aver insistito per offrire il goloso snack all’ignaro avventore (il quale peraltro non motivò ulteriormente il suo parere limitandosi a ringraziare prima di uscire), appese la traversa al chiodo e se ne andò ramingo barcollando incredulo. Sgozzò quindi una gallina padovana in sacrificio a Spongebob e a tutti gli Dei di Bikini Bottom, indossò in segno di umiltà il suo fidato zaino Invicta del 1989 e partì per un lungo viaggio alla ricerca della Verità.
Destinazione: l’unica persona al mondo che avrebbe potuto ripulire il suo animo dall’onta subita, appunto il Saggio delle Polpette. E ora torniamo al racconto.
Lo Studente arrossì innanzi a cotanta direttezza (licenza poetica, ndr) espressa dal Saggio.
Colgo l’occasione per ringraziarti ancora, oh Saggio, d’aver accettato d’incontrarmi. Porto un dono per dimostrarti la mia stima.
Il poggiapiedi Poäng color antracite che ti avevo chiesto?
Antracite l’avevano finito, l’ho preso beige. Va bene lo stesso?
Solenne il maestro annuì. Lo studente posizionò il montabile mobiletto di fronte al grand’uomo che lentamente alzò i fettoni nudi depositandoli con eleganza su di esso. Un sorriso di soddisfazione irradiò il suo volto.
Ora, finalmente, la mia zona riposo è completa.
Ne sono felice, oh Saggio.
Tieni, – disse, estraendo una polpetta dalla bisaccia seminascosta sotto la seduta, – assaggia e cerca di spiegarmi cos’è.
Il ragazzo allungò grato la mano e diede un primo morso. Una lacrima immediatamente gli rigò la guancia.
È... un capolavoro.
No.
È… buonissima.
No. Cioè sì, ma t’ho chiesto un’altra cosa.
È… una polpetta?
Quasi.
E allora che minchia è?
Volgare, mio giovane Padawan (apprendista Jedi ndr).
Mi scusi, oh Saggio.
La risposta corretta è: un archetipo, – sentenziò stiracchiandosi sul set ora completo Poäng, – e tu sei pronto per la prima lezione.
Pochi istanti dopo lo Studente aveva steso l’asciugamano di Rocky&Bullwinkle sulla morbida erbetta a pochi centimetri dall’umana fonte della polpettosa verità e su d’esso s’era coricato in attesa d’abbeverarsi. Lieve nota stonata, stava dalla parte dei fettoni.
Cominciamo con una brevissima nota culturale: il concetto di archetipo
.
Oh Saggio, sento il cuor riempirsi di timore nell’udir termini così eruditi.
Dai cazzarola smettila di fare la checchina e ascolta, giovane discepolo. L’archetipo è una roba che sta dentro la nostra mente, una specie di mito
o ricordo
, un concetto radicato nel nostro modo di pensare.
Tipo l’arca di Noè?
Più o meno. Hai presente quando piove così forte che sembra si siano rotti i tubi delle fognature del Paradiso? Ecco, tutti a parlare di diluvio universale
: un archetipo, l’idea di una pioggia che ha ricoperto la Terra intera. Senti, se hai capito bene altrimenti fatti una Googlata ché sennò non ne usciamo.
Credo d’aver compreso, mio Sommo.
Saggio. E non sono tuo
.
Quel che è.
Bene, la polpetta è un archetipo. Una pietanza insita così in profondità nella nostra mente da essere accettata a prescindere come qualcosa di buono anche se ciò non significa che tutte le polpette siano eccellenti. La cosa folgorante è tale tendenza umana all’accettare la polpetta a priori. Non sentirai mai nessuno esclamare a me non piacciono le polpette
giacché essa è acquolinosa per definizione, punto e basta.
Ma Saggio, tornando alla tua iniziale domanda: la polpetta è altro oltreché un archeticoso?
Difficile se non impossibile rispondere. Da come la vedo io si potrebbe definirla una rappresentazione fisico-filosofica dell’italiano medio
. Oppure una palla di carne cotta con ingredienti vari, che poi è più o meno la stessa cosa. Sforza il cervellino e pensa, adepto: per fare una polpetta si mettono insieme diversi tipi di carne come maiale, manzo, coniglio, dodo, gnu, coccodrillo e qualsiasi altro ingrediente capiti a tiro tipo formaggio, spezie o verdure per poi cucinarlo. Non è forse la stessa ricetta dell’italiano? Si prendono diversi tipi di carne come nord, centro, sud e non creder mai alle cacchiate del puro polentone
o puro terrone
, già il solo Garibaldi con i mille diede una shakerata allo stivale per cui ognuno di noi ha origini un po’ di qua e un po’ di là, poi si aggiunge qualsiasi altro ingrediente capiti a tiro come l’arte di Michelangelo, i meme su Facebook, l’architettura di facciata Veneziana, il cinepanettone per infine cucinare il tutto tra tasse, solleone estivo e Barbara D’Urso. Giocoforza l’italiota è evidentemente anche polpettiota, fritto o al sugo che sia.
Ohibò Saggio, sono sbigottito da tale semplice eppure geniale rivelazione.
Lo immagino, testina di vitello. Il mio compito sarà quello di fornirti tutte le info necessarie a gestire la polpetta, mangereccia o umana. Ti descriverò con minuzia da chirurgo del Cepu fatti, vizi e virtù dell’archetipo spiegandoti come prepararla mirando a esiti esemplari e allo stesso tempo ricordandoti quanto è difficile gestire il rapporto