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Sull’Orlo di una Crisi di Climaterio: Cronache di una Latente Bipolare
Sull’Orlo di una Crisi di Climaterio: Cronache di una Latente Bipolare
Sull’Orlo di una Crisi di Climaterio: Cronache di una Latente Bipolare
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Sull’Orlo di una Crisi di Climaterio: Cronache di una Latente Bipolare

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About this ebook

Cronache di una donna improvvisamente alle prese, e nei momenti meno opportuni, con vampate, sbalzi d’umore e chili di troppo. A casa, in famiglia, al lavoro: un incubo.

Provvidenziale sarà la sua richiesta d’aiuto alle “Follies”, il gruppo WhatsApp delle amiche di sempre: Elena la vegana, Ursula, rifatta e libertina e Lea, separata, perennemente alla ricerca dell’anima gemella.

Fra palestre, party, viaggi, equivoci, sparizioni improvvise e colpi di scena, il racconto divertente dei tentativi, qualche volta scalmanati, per riuscire ad arrestare l’inesorabile orologio del tempo.
L’opinione di chi ha letto il libro

«Ironico e divertente, questo romanzo parla di donne estroverse e spiritose, decise a mordere la vita. Donne che vivono i propri sentimenti senza filtri e provano, con determinazione, ad affrontare le proprie paure. È lo spaccato di un mondo femminile che si interroga, si appassiona, si mette in gioco. E si diverte. Altro che se si diverte! E fa divertire il lettore.

Una sex and the city tutta italiana, con protagoniste italiane, quattro donne capaci di muoversi per il mondo con fantasia e generosità, con ironia e una prorompente carica di “sorellanza”.»
Angela Manganaro, giornalista

L’autrice

Liliana Terranova
Nata a Piazza Armerina, in Sicilia, si diploma come infermiera professionale per assecondare il desiderio dei genitori nonostante la sua grande passione per la scrittura e il teatro. Si trasferisce a Milano a metà degli anni ‘80 affiancando alla sua professione la scrittura di racconti e poesie.

Intanto frequenta alcune scuole di teatro, fino a far parte del collettivo teatrale “La Credenza” interpretando spettacoli in teatri e nelle scuole milanesi. Prosegue gli studi interrotti scrivendosi alla facoltà di Lettere Moderne alla Statale di Milano. Gioca con le parole, con le pubblicità sui tram e nei luoghi d’attesa, frequenta corsi diventando copywriter freelance.

In piena maturità, la svolta: sarà la stessa corsia d’ospedale, da cui ha sempre provato a distaccarsi, a diventare motivo d’ispirazione per tanti personaggi, nasce il suo primo libro.
LanguageItaliano
Release dateNov 17, 2020
ISBN9791220222709
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    Sull’Orlo di una Crisi di Climaterio - Liliana Terranova

    RINGRAZIAMENTI

    Ringrazio la mia editor Angela, per essersi accorta di me, per avermi supportata nella complicata fabbrica del libro. Ringrazio in particolar modo mio marito Luigi, per aver creduto in me, per avermi sostenuta da subito e durante tutta la stesura del libro, nonostante il poco tempo a disposizione, le mille difficoltà e le mille priorità. Ringrazio i miei figli Federico e Melissa, lei mia prima ed emozionatissima lettrice, li ringrazio ancora per aver sopportato che la mia scrittura rubasse del tempo che dovevo a loro, forse quando ne avevano più bisogno. Ringrazio mia madre per i suoi grandi aiuti indiretti che hanno contribuito alla realizzazione del libro, e Le merlacchiotte Sabrina, Fiammetta e Lara per i loro insindacabili pareri. E infine, ma non per ultime, ringrazio Giulia, per la sua preziosa collaborazione, le mie amiche, le colleghe di lavoro e le donne che ho incontrato, che inconsapevolmente con i loro discorsi hanno contribuito fortemente all’ispirazione del libro.

    1 PRIMI SEGNI

    Muovo nervosamente le gambe e la punta dei piedi su e giù, sto per addormentarmi durante un corso di formazione e non devo… Sono seduta e siccome la sollecitazione ai piedi non basta più, inizio a dondolarmi lievemente con la schiena avanti e indietro, le palpebre però si chiudono… spero di non addormentarmi. Ne accelero il movimento. Ho il setto nasale deviato e, se dovessi addormentarmi, russerei in maniera abominevole con la bava alla bocca! Francamente non so se sia peggio mostrarmi in questo poco idilliaco quadretto o in preda a un attacco epilettico minor. Ad ogni modo faccio di tutto per rimanere sveglia seppure con l’occhio da triglia.

    È primavera, l’aria è tiepida, soffro ma resisto.

    Improvvisamente sento caldo alle tempie e al collo, dietro la nuca… ho caldo! Ma, accidenti, perché non aprono quelle finestre? Sicuramente c’è stato un improvviso incremento della temperatura. O forse è solo una mia sensazione, è perché mi muovo troppo lottando disperatamente contro il calar della palpebra. Osservo gli altri colleghi, mi guardo intorno in cerca di solidarietà: niente! Hanno l’aria di essere freschi come una rosa, con l’occhio vigile e il corpo ben disposto. Ma non hanno caldo? Poi un sudore freddo prende il posto del caldo alle tempie. Cosa mi succede? Mi sembra che manchi l’aria, oddio sto male, non avrò digerito, o forse è un banale colpo d’aria. Sì, sicuramente si tratta di un malessere passeggero.

    Improvvisamente, richiamato da meandri lontani anni luce, si presenta alla memoria il barlume di un vago ricordo di quando ero in gravidanza con la comparsa dei primi segni simpatici, mi sembrano simili. Ma non sono incinta! Ho avuto il ciclo da poco. Ho 48 anni, tutt’al più… no, non può essere! Non sto andando in pensione cioè in menopausa, ma no, non avrò digerito quello che ho mandato giù al coffee break… almeno fosse servito a tenermi sveglia… Cercherò di restare light al lunch che ci sarà tra poco. Certo che la vita in inglese suona meglio che in milanese. Come dire, è tutto più elegante, più in, insomma. Vuoi mettere?

    Ma quando arriva il lunch le cavallette sono pronte all’assalto! Me compresa, adesso anch’io sono fresca come una rosa e ho una fame da lupo, lo sguardo vigilissimo in cerca di appetitose tartine. Altro che light, pancia mia fatti capanna!

    Il disturbo di quella mattinata sarebbe rimasto un episodio isolato finito nel dimenticatoio se non si fosse ripresentato più in là, una sera…

    Seduta al tavolo, attendo insieme ad altri amici la pizza, sorseggiando una gran birra alla spina fra una chiacchiera e una risata. L’estate non è ancora arrivata ma l’aria è sempre più tiepida. Improvvisamente assisto a un déjà vu, ho caldo al collo, poi alle tempie che sfioro con le dita: piccole goccioline di sudore m’imperlano la fronte! Intorno tutti parlano e ridono beati in un chiacchiericcio che a me sembra infernale.

    Ho caldo! Aiuto aprite quelle finestre! I miei pensieri urlano, guardo d’istinto il soffitto, non c’è nessun ventilatore. Vorrei agitare il mio tovagliolo per farmi un po’ di fresco, un po’ d’aria, ma nessuno intorno a me sembra avere caldo, tutti poi mi chiederebbero il motivo del mio sventagliare. Non oso. Ho caldo! I miei pensieri urlano ancora di più, per favore datemi un ventaglio, un ventilatore, un’elica, un mulino a vento, anche delle pale eoliche a reazione alternata vanno bene, ma fate qualcosa!

    Elena, la mia amica seduta di fianco, mi osserva perplessa: – Tutto bene?

    Di colpo lo sguardo dei rispettivi mariti è su di me. Il mio sguardo è invece ormai totalmente smarrito, intriso adesso di sudore freddo.

    – Tutto bene. Perché? – rispondo con finta nonchalance.

    Ed Elena: – Sei rossa paonazza!

    – Chi io? È la birra di sicuro – incalzo.

    Anche mio marito non può evitare di dire la sua: – Vacci piano! – mi consiglia Marco.

    Non ha capito un accidente, penso, e non deve capire, ha sette anni meno di me e non deve sapere che la sua dolce metà sta andando forse in prepensionamento forzato! Vado in ansia, devo fare degli accertamenti! Il mio umore è improvvisamente scivolato sotto i tacchi, non sono più di buona compagnia, devo farmi una sbronza:

    – Cameriere! – urlo sotto lo sguardo attonito di mio marito – Mi porti un’altra birra doppio malto. Grande, per favore!

    Il chiacchiericcio infernale di prima si è fatto a mano a mano sempre più ovattato, ed io, sotto lo sguardo carico di disappunto di Marco, mi ritrovo a ridere per un nonnulla. Non so neanche più il perché, ma sento il bisogno di affogare il mio malessere. Devo esorcizzare la mia angoscia. Penso, fra me, non è niente, è tutto passato! Dopo aver pagato il conto, siamo tutti pronti per il commiato, chi va via subito, chi s’attarda per un’ultima chiacchiera. Anche noi adesso dobbiamo andare, mi alzo e sento il mio equilibrio un po’ vacillante e precario ma, incaponita nel mio bisogno di star bene, ostento un passo e una sicurezza quasi perfetti e saluto gli amici, ci avviamo così in auto per il ritorno a casa.

    – Carina la serata – esordisce mio marito in auto.

    – Sì, dovremo farne più spesso! – rispondo.

    Ma appena l’auto è in moto, io avverto una sensazione di nausea… la situazione peggiora nei cambi di marcia e nelle curve. Ad un certo punto ho chiaro un solo pensiero: sto per vomitare! Non ho voglia di dirlo a Marco, non posso sentire la sua inevitabile ramanzina, non adesso. Se resisto fino a casa, in bagno potrò dar libero sfogo a tutto quanto ha deciso di sloggiare dal mio corpo.

    – Caro, mi scappa la pipì.

    – Non potevi pensarci al ristorante, prima di uscire?

    – Non mi scappava – concludo secca.

    Devo resistere, ma è dura, ogni frenata, cambio, svolta è una sollecitazione sempre maggiore:

    – Corri per favore, non ce la faccio più! – esalo finalmente con un filo di voce.

    E lui: – Se vuoi ci fermiamo subito in qualche bar.

    Vista la mia sofferenza, deve sembrargli vera l’urgenza della pipì, penso:

    – No, portami subito a casa, fai presto! – ribatto.

    Sfortunatamente becchiamo tutti i semafori rossi, sto per allagare l’auto. Penso che a volte il tempo rimanga come sospeso davanti al semaforo, non scorre! Per una strana incomprensibile, misteriosa ragione il tempo o si ferma o vola, come se dall’alto qualcuno manovrasse dei fili invisibili e decidesse se farci muovere più in fretta o fermarci.

    Scatta il verde: – Corri, corri! – lo esorto.

    E finalmente lui corre, non c’è traffico a quell’ora, si può fare! Finalmente per una volta mi dà retta. E sbaglia. Con la coda dell’occhio intravedo da lontano dei lampeggianti blu, non ci faccio particolarmente caso, ogni tanto capita di vedere lampeggiare in città da qualche parte lavastrade, ambulanze o… polizia… Polizia? Capperi, è proprio la polizia che ci affianca e ci dice di accostare.

    – Nooo!

    È il mio urlo che deflagra nell’abitacolo facendo tremare i finestrini.

    Mio marito: – È tutta colpa tua!

    – Patente e libretto.

    Chiede il poliziotto con fare risoluto al finestrino di Marco. Ma non si accontenta, non so bene perché, ci chiede di scendere. Io sto morendo! Appena apro la portiera ho un urto di vomito, corro all’impazzata per vomitare più in là, uno dei poliziotti mi insegue intimandomi di fermarmi. Con terrore e sgomento mi fermo, mi volto verso di lui e… gli vomito sui piedi!

    L’urlo di Marco: – Bestia!

    – Lo vuole un fazzoletto per pulirsi le scarpe? – chiedo al poliziotto.

    Ma, con grande stupore, caccio fuori dalla borsa il tovagliolo del ristorante! Prova del palloncino: vedo aprire il portabagagli della loro auto, Marco è lì, immobile, di sale, gli fuma solo il cervello. Lo invitano dapprima a trattenere l’aria, poi a soffiare in una specie di boccaglio attaccato ad una macchinetta bianca. Lui soffia e mi lancia delle occhiatacce che non riesco a decodificare, era meglio la ramanzina! Mi vedo già passare la notte in questura! Sto malissimo, mi gira la testa, prima quel caldo strano al ristorante, poi il sudore freddo, e adesso la polizia, mi sembra di vivere un incubo! Vorrei che tutto quanto finisse, voglio andare a casa, voglio infilarmi a letto e dimenticare, ma il tempo pare si sia fermato… Sento dire a uno dei poliziotti che il valore di etanolo è al limite, che devono ripeterlo fra cinque minuti, cinque minuti interminabili. Ho fatto il pieno, se soffio io gli faccio esplodere l’auto! È meglio che ci lascino andare. Uno dei due poliziotti, quello più alto, chiede a mio marito perché corresse in quel modo, e lui gli risponde:

    – Diglielo tu, cara, perché correvo in quel modo!

    Rispondo rivolgendomi al poliziotto come una bambina:

    – Non mi scappava la pipì come ho fatto credere a lui, ma il vomito che è finito sui suoi piedi.

    – Meno male – ribatte Marco – Se ci fermano la prossima volta cosa fai, gli pisci sui piedi?

    Scoppiano a ridere! Fortunatamente la seconda prova del palloncino è superata, ci lasciano andare.

    2 GRAVIDANZA ISTERICA

    Mi alzo al mattino con un gran mal di testa e la nausea. Ho vomitato tutta notte, mi sento uno straccio! Oggi non andrò al lavoro e non mangerò. Marco mi guarda con aria di sufficienza, è ancora

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