Dimmi Jimmy e dammi il cinque
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Dimmi Jimmy e dammi il cinque - Franco Antonucci
Indice
CAPITOLO 1 settembre 1912
CAPITOLO 2 1919- 1934
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4 Settembre 1941
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14 1962-1964
CAPITOLO 15 1964
CAPITOLO 16 1964
CAPITOLO 17 1964
CAPITOLO 18 1965
CAPITOLO 19 1965
CAPITOLO 20 1966
CAPITOLO 21 1966
CAPITOLO 22 1966
CAPITOLO 23 1966
CAPITOLO 24 1966
CAPITOLO 25 1966
CAPITOLO 26 1966
CAPITOLO 27 1966
CAPITOLO 28 1966
CAPITOLO 29 sabato 24 settembre1966
CAPITOLO 30 1966
CAPITOLO 31 settembre1966
CAPITOLO 32 settembre1966
CAPITOLO 33 Ottobre1966
CAPITOLO 34 Ottobre1966
CAPITOLO 35 nel 1966
CAPITOLO 36 1966
CAPITOLO 37 inizia il 1967
CAPITOLO 38 Gennaio 1967
CAPITOLO 39 Gennaio1967
CAPITOLO 40 Febbraio1967
CAPITOLO 41 Febbraio1967
CAPITOLO 42 Febbraio1967
CAPITOLO 43 Marzo 1967
CAPITOLO 44 Maggio 1967
CAPITOLO 45 Maggio 1967
CAPITOLO 46 Giugno 1967
CAPITOLO 47 16-18 Giugno 1967
CAPITOLO 48 18 Giugno 1967
CAPITOLO 49 Giugno 1967
CAPITOLO 50 Luglio 1967
CAPITOLO 51 Agosto 1967
CAPITOLO 52 Settembre 1967
CAPITOLO 53 Ottobre 1967
CAPITOLO 54 Novembre 1967
CAPITOLO 55 Dicembre 1967
CAPITOLO 56 Gennaio 1968
CAPITOLO 57 Febbraio 1968
CAPITOLO 58 Febbraio 1968
CAPITOLO 59 Febbraio 1968
CAPITOLO 60 Febbraio 1968
CAPITOLO 61 Febbraio 1968
CAPITOLO 62 Marzo 1968
CAPITOLO 63 Aprile 1968
CAPITOLO 64 Aprile 1968
CAPITOLO 65 Aprile 1968
CAPITOLO 66 Aprile 1968
CAPITOLO 67 Aprile 1968
CAPITOLO 68 maggio1968
CAPITOLO 69 maggio1968
CAPITOLO 70 maggio1968
CAPITOLO 71 maggio1968
CAPITOLO 72 maggio1968
CAPITOLO 73 giugno 1968
CAPITOLO 74 luglio 1968
CAPITOLO 75 agosto 1968
CAPITOLO 76 agosto settembre ottobre 1968
CAPITOLO 77 agosto settembre ottobre
CAPITOLO 78 settembre ottobre 1968
CAPITOLO 79 settembre ottobre, novembre e dicembre 1968
CAPITOLO 80 gennaio 1969
CAPITOLO 81 gennaio 1969
CAPITOLO 82 gennaio 1969
CAPITOLO 83 febbraio 1969
CAPITOLO 84 marzo 1969
CAPITOLO 85 marzo 1969
CAPITOLO 86 aprile 1969
CAPITOLO 87 maggio 1969
CAPITOLO 88 maggio 1969
CAPITOLO 89 estate 1969
CAPITOLO 90 estate 1969
CAPITOLO 91 estate 1969
CAPITOLO 92 15-18 agosto 1969
CAPITOLO 93 settembre 1969
CAPITOLO 94 autunno 1969
CAPITOLO 95 autunno 1969
CAPITOLO 96 novembre-dicembre 1969
CAPITOLO 97 dicembre 1969
CAPITOLO 98 capodanno 1970
CAPITOLO 99 gennaio 1970
CAPITOLO 100 Mercoledì 28 Gennaio 1970
CAPITOLO 101 febbraio 1970
CAPITOLO 102 marzo 1970
CAPITOLO 103 marzo-aprile 1970
CAPITOLO 104 maggio-giugno1970
CAPITOLO 105 luglio 1970
CAPITOLO 106 luglio 1970
CAPITOLO 107 luglio-agosto 1970
CAPITOLO 108 agosto-settembre 1970
CAPITOLO 109 settembre 1970
CAPITOLO 110 13/14 settembre 1970
CAPITOLO 111 15/16 settembre 1970
CAPITOLO 112 giovedì17 settembre 1970
CAPITOLO 113 giovedì17 settembre 1970
CAPITOLO 114 venerdì 18 settembre 1970
CAPITOLO 115 gennaio 2019
CAPITOLO 116 gennaio 2019
CAPITOLO 117 gennaio 2019
CAPITOLO 118 gennaio 2019
CAPITOLO 119 gennaio 2020
CAPITOLO 120 febbraio 2020
CAPITOLO 121 aprile 2020
CAPITOLO 122 aprile 2020
CAPITOLO 123 luglio 2020
CAPITOLO 124 luglio 2020
DIMMI JIMMY
tutto il tuo diario E
DAMMI IL CINQUE
Al tuo cinquantenario
di franco antonucci
Titolo | DIMMI JIMMY E DAMMI ILCINQUE
Autore | Franco Antonucci
ISBN | 978-88-31691-19-2
© 2020 - Tutti i diritti riservati all’Autore
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le foto in prima e quarta di copertina sono di Valeria Antonucci
Ad Anna,Gaia, Valeria e Viola,
le quattro donne della mia vita
THE STORY OF LIFE
la storia di una vita è più
breve di un battito di ciglia
la storia di un amore è ciao e addio
finché non ci rivedremo ( Jimi Hendrix)
Capitolo 1 settembre 1912
Un matrimonio al volante
La Ford T impegnava rombante il dosso della statale 5 in direzione nord. Bertrand Philander Ross Hendricks si chiedeva, mantenendo con la mano destra la leva del gas pigiata al massimo dei giri, se i 20 hp del motore avrebbero retto per tutte le 175 miglia del viaggio fino a Vancouver. Nonostante fosse preoccupato non mancava di rivolgere di tanto in tanto un rassicurante sorriso a Nora. Si erano conosciuti al vaudeville. Quando non esistevano ancora la radio e la televisione, l'unica forma di intrattenimento popolare era data dagli spettacoli itineranti, circhi, attrazioni d'ogni tipo e il varietà del vaudeville, una sintesi di tutti gli spettacoli. Le compagnie di vaudeville riunivano cantanti, comici, attori di monologhi e scenette e corpi di ballo. Nora Moore aveva iniziato come ballerina il suo obbligato peregrinare d' indiana nativa. Appena l'anno prima, l'undicesimo del novecento, erano approdati a Seattle, ma nel giro di un anno la piccola compagnia, prevaricata dalla concorrenza, era fallita e si era sciolta. Il personale si ritrovò licenziato e doveva arrangiarsi come poteva. Ross, il tecnico tuttofare che già da tempo, dietro le quinte aveva adocchiato Nora, prese la palla al balzo:
se mi sposi Rinette, ti porto con me a Vancouver
e come ci arriveremo a Vancouver?
con l'automobile del capo che gli ho soffiato al poker giusto ieri sera
.
Nora sapeva che Ross era già divorziato, ma a ventinove anni lei non aveva più tanta scelta e per il resto Ross, quarant'anni ben portati, era colto, buono e gentile. Uno dei pochi neri che con lei, né nera né tanto meno bianca, era stato gentile. Ed ora, con nelle orecchie ancora i canti goliardici e bene auguranti di tutta la compagnia, si erano involati sulla Ford dopo un frugale rinfresco senza nemmeno saldare il conto con Barney, l'oste del Fryshop. Ross aveva organizzato tutto per benino:
Non puoi pretendere, Barney, per il mio banchetto di nozze gli stessi 3 dollari a persona del tuo menù fisso
aveva insistito col proprietario
E perché no? Vi siete sempre trovati bene col mio pollo fritto
Già, ma stavolta ti porto a pranzo quarantadue persone e uno sconticino me lo devi fare
Ok. Ross diciamo che per stavolta possiamo arrotondare a centoventi dollari, ma niente pollo. Solo affettati.
riuscì a strappare alla fine dopo un'estenuante trattativa. Ma Ross non aveva alcuna intenzione di pagare i centoventi dollari che non aveva, perciò nel mezzo della serata, tra musiche e balli, organizzò un trenino sulle note di un'improvvisata Rag-train song e per tre volte in circolo il trenino uscì e rientrò dal retro, con gli sposini in coda sotto gli occhi vigili di Barney, ma alla quarta volta gli sposi si erano involati sulla Ford.
" Si fotta Barney e tutta l'America di Jim Crow il povero negro"
Nora non sapeva da dove provenisse la citazione della famosa coon song sul ritmo della quale tante volte aveva danzato, ma le piaceva l'idea che Ross sapesse perfettamente quello che diceva: che diamine, dopotutto era il marito di una regina, per sei ottavi, dei Cherokee, il vero popolo disceso dal cielo.
Vancouver si mostrò indifferente al loro colore e i due poterono vivere un'esistenza tranquilla mettendo su famiglia. Ross trovò lavoro in un club di campi da golf e Nora diede alla Luce Leon, un ragazzo geniale che suonava il piano e da solo riusciva già a scrivere e leggere la musica tanto che Ross decise di mandarlo a lezione. Il talento di Leon era tale che già sapeva suonare la nuova musica jazz con uno stile tutto suo e, oltre che per la musica, si manifestò anche nella danza. Partecipava e immancabilmente vinceva in tutte le gare di ballo.
CAPITOLO 2. 1919- 1934
Al l'ultimo nato
Successivamente nacque Patricia e quando, dopo un paio di aborti spontanei, arrivò anche l'ultimogenito James Allen, Leon provvide subito a trasmettere al fratellino la sua maestria insegnandogli i passi di danza più spettacolari e un po' di pianoforte, in cui, in verità Al non raggiunse mai l'abilità del fratello. La famiglia si sfasciò quando Leon a soli diciannove anni morì di peritonite. Ross non resse il colpo e appena due anni dopo morì nel marzo del 1934. Patricia si era sposata ed era andata a vivere a Montreal, Nora faceva le pulizie tutto il giorno e il piccolo Al rimase solo. A quindici anni la scuola non faceva per lui e preferì darsi da fare con qualche lavoro manuale. Ma era difficile trovare qualcosa di buono. Lucidava le scarpe e lavorava nelle botteghe dei barbieri. Piccolo ma ben piantato, l'unico talento sembrava averlo nelle mani e nei piedi. Alto poco più di un metro e mezzo, seppe prendere a pugni i problemi adolescenziali ed aveva in qualche modo ereditato l'abilità danzante dalla madre Nora e del fratello Leon. Un giorno mentre era da Choly il barbiere, entrò un cliente con un dépliant. Ehi guardate qua
disse dopo aver scatarrato sulla sputacchiera. A Seattle sono impazziti, per la fiera di quest'anno. Promettono 25 dollari a round per il gran torneo di Boxe
. E così Al salì su un vagone del primo treno merci e, dopo ventisei anni, percorse a ritroso lo stesso viaggio della Ford T.
Il grande torneo del Golden Gloves aveva richiamato tutti i pugili del nord America. Venticinque dollari a round facevano gola anche ai professionisti, per non parlare dei cinquecento del primo premio. Appena giunto, Al dovette sborsare cinque dollari per l'iscrizione in cambio dei quali ottenne una ricevuta e una copia del regolamento. Diceva che gl'incontri erano aperti a tutti e confermava i venticinque dollari per ogni round effettuato.
Al si presentò al Palasport, dove lo accolse Fred Patterson, un dirigente della Golden
vediamo un po' figliolo. A occhio e croce dovresti essere un peso leggero
Un peso Gallo signore, Centodiciotto libbre
Non abbiamo nessun altro di questa categoria. Mi dispiace non potrai partecipare, a meno che...
A meno che?
non accetti di combattere con Tom pantera
Ma quello è un peso medio, non è consentito
ragazzo, qui non siamo ai campionati del mondo. Questa è una semplice esibizione per la Fiera di Seattle. Se ti va bene, combatti! altrimenti puoi anche andartene se vuoi.
Al non era tipo da rinunciare all'occasione di raggranellare un po' di soldi, e d'altronde era già sotto di cinque dollari per l'iscrizione, quindi accettò l'incontro e nonostante l'evidente disparità riuscì con grande fegato e coraggio a resistere per quattro round a quell'energumeno, ma al quinto inevitabilmente finì al tappeto... tutto felice per i suoi quattro round.
Mentre ammaccato e sudato in vestaglia raggiungeva lo spogliatoio, trovò ad attenderlo sullo stipite della porta Fred che stava contando, facendola frusciare, una mazzetta di banconote. 98, 99 e cento...dimmi un po' figliolo, ce l'hai la tessera della FNB?
No. Cos'è?
La Federazione Nazionale della Boxe, la tessera necessaria per intascare questi cento bigliettoni
Stai scherzando vero? Non è che adesso mi vuoi negare il giusto compenso!
fece Al, mostrando i pugni su tutte le furie.
calma, calma, figliolo io non c'entro nulla, ma se vuoi posso aiutarti. La tessera non te la chiederò se facciamo pari e patta
.
Ok. Bello, ma rivoglio i cinque dollari dell'iscrizione
accettò Al, pienamente consapevole che cinquanta dollari erano sempre meglio che niente.
CAPITOLO 3
la danza di Al
L'altra sua passione era la danza. Quando il jitterbug arrivò all'apice della popolarità attirò a Vancouver anche la big band di Duke Ellington e per l'occasione l'amministrazione indisse una gara di ballo. Stavolta però, dato che i bianchi partivano regolarmente battuti, pensò bene di dividere le qualificazioni in due gironi separando i bianchi dai neri.
Hai visto Al? il girone dei bianchi conta già ventidue coppie in gara. Non hanno problemi a pagare le iscrizioni, quegli honkies! Nel nostro girone non si è ancora iscritto nessuno e la gara sarà domani
gli disse Buster
Se non si iscrive nessuno di noi. I cento dollari di premio andranno di sicuro a una coppia di crackers
Al, che ne dici di rischiare cinque bigliettoni per mandargliela di traverso?
Veramente Buster ci stavo proprio pensando anch'io. Tu con Dorothy, ed io con Alma non avremmo rivali, e alla fine, chi vince vince… potremo dividerci il premio. Per venticinque dollari devo spaccare e scaricare legna per più di un mese.
Ma il giorno della gara Alma e Dorothy si tirarono indietro e non si presentarono facendo squalificare Al e Buster e lasciando così la vittoria ad una coppia di honkies. Al rimase disgustato. Non aveva un lavoro, nulla. Nient'altro che se stesso e decise di continuare da solo. Si unì come ballerino ad una band di Greaseball. Ma non sapevano suonare la sua musica
Prova a staccare gli accordi con più ritmo du- du dut....du!
aveva detto più volte a Mario, il pianista. Ma quello, assentiva assentiva si, si, va bene
e poi...niente; continuava imperterrito a fare la stessa cosa di prima. Alla fine ballava senza seguire la loro musica. Si canticchiava mentalmente il motivetto e danzava. Solo così poteva funzionare, si divertiva ma non riuscì a farne una professione. Doveva fare altri lavori. Tutto quel che capitava, ma, quando andava liscia, faceva più soldi in una notte come ballerino, di quanto non potesse fare in un'intera settimana di lavoro. Il Canada, intanto, aveva dichiarato guerra alla Germania e a giorni, l'avrebbero fatto anche gli Stati Uniti.
Mamy, stai tranquilla
disse a Nora che stava stirando una pila di panni arretrati, una delle rare volte che non era in giro a fare pulizie
prima che mi arruolino me ne vado a Victoria. Ho saputo che stanno assumendo alla stazione ferroviaria
"Non se ne parla, petit Monkey, sei troppo basso per questo lavoro" gli rispose il vecchio caposquadra della stazione, un semolone di origine francese.
Mamy non ce la faccio più a vivere con questa Depressione, me ne andrò in una grande città, da qualche parte dove troverò di che star meglio
Aveva in mente New York o Chicago ma si ritrovò a Seattle.
Il ballo di Al era naturalmente jazzistico. Mentre ballava tra la gente si perdeva nella musica improvvisando passi di pura fantasia. Negli assoli iniziava coi passi tipici del jitterbug: due passi a squadra, tre saltelli a destra e tre saltelli a sinistra, poi un gran salto per tornare a ballare con se stesso compiendo piroette completamente in trance, con la sola musica a possederlo mentre riusciva a fare acrobazie che nemmeno ricordava se gliele raccontavano alla fine dello show. Doveva la sua abilità alla madre e a Leon. Nora gli aveva trasmesso i suoi passi migliori perciò poteva contare su un vasto repertorio di movimenti da aggiungere a quelli improvvisati che aveva visto nel jitterbug del fratello.
Ma sbarcare il lunario continuava ad essere dura. Al non trovò vita facile ma solo squallidi alloggi e molta difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Fortuna che c'era la danza. Una sera ballò con l'orchestra di Louis Armstrong e diede il meglio di sé con tutti i classici del repertorio jazzistico.
Riscosse gli applausi calorosi di un pubblico elegante toccando l'apice della sua carriera di ballerino.
Ma Quest'amore per il ballo, pur senza diventare una professione, gli cambiò lo stesso la vita.
CAPITOLO 4 Settembre 1941
Lucille Jeter
Al stava ultimando i preparativi per la grande occasione, quando Berthelle, la sua padrona di casa, bussò alla porta per presentargli una piccola ragazza di nome Lucille.
Visto che stasera vai a sentire Fats Waller, che ne diresti di portare a ballare questa ragazza?
Oh Berth, non so nemmeno se stasera mi inviteranno a ballare, sai Fats è un pianista importante dell’est molto famoso... e poi questa qui è una ragazzina... troppo piccola per far coppia con me.
Non ti preoccupare Al, è bravissima e poi ha quasi diciassette anni...vedrai che mi ringrazierai.
Al saliva spesso sul palco come ospite, ballando da solo e improvvisando sui pezzi in voga al momento. Indossava un vestito con giacca lunga e pantaloni a tubo, di taglia troppo grande. Il fisico, per i suoi assoli, non rappresentava un problema tranne quando aveva bisogno di una compagna per i numeri più acrobatici.
Questi numeri di coppia però ora con lo Swing erano molto più richiesti degli assoli e Al non era riuscito a trovare ancora la sua partner ideale. Quelle brave, erano troppo grandi e pesanti per lui. Quelle piccole e snelle, non riuscivano a sostenere il suo ritmo. Insomma l'avvento dello Swing gli aveva creato un problema. Al Hendrix ascoltò per la prima volta questa nuova musica sulle onde radio di New York. Le trasmissioni da costa a costa avevano fatto di Benny Goodman il re dello Swing e lo swing si ballava in due. In realtà, era stato il nero Fletcher Henderson a creare i primi arrangiamenti per le big band che, essendo più numerose, richiedevano ai musicisti maggiore disciplina rispetto alla spontanea anarchia dei piccoli combos dell’hot jazz. Superando l'invenzione istintiva dei fiati del dixieland, Henderson aveva arrangiato le parti del suo repertorio seguendo la struttura della chiamata e della risposta. La sua e molte altre orchestre di neri, suonarono per un buon decennio questa musica, senza che uscisse mai dai ristretti ambiti di Harlem. Quando però un bianco come Goodman ebbe l'idea di riproporli con la sua orchestra, non a caso la prima ad aggiungere musicisti neri ai bianchi, un accorto marketing delle case discografiche dell'Est e la precisione dello stile del clarinettista band-leader, ne fecero il genere dominante dell'epoca. Ma tutto ciò aveva creato ad Al il nuovo problema che gli risolse Lucille.
Era decisamente bella e di pelle così chiara, che suo padre Preston temette subito che alla prima occasione sarebbe fuggita nel mondo dei bianchi. Aveva la corporatura ideale per un piccoletto come Al. Quella notte andarono a ballare ed Al scoprì subito che era molto brava, e più tardi che aveva solo quindici anni. Ne avrebbe compiuti sedici il mese successivo. Passarono una bella serata e a questa seguirono altri appuntamenti fino a che Al dovette incontrare i suoi genitori. Lucille era l'ultima degli otto figli di Clarice e Preston Jeter. La solita famiglia di colore con poche entrate e tante bocche da sfamare ma con in più mamma Clarice affetta da disturbi mentali e papà Preston da quelli fisici.
Lucille nella prima infanzia dovette fare a meno di sua madre che solo quando aveva dieci anni poté riunirsi alla famiglia. Mentre Clarice era ricoverata anche Preston si ammalò e Lucille sapeva di essere un peso per i suoi genitori. Favorevolmente impressionati dalla sincerità di Al, i genitori non ostacolarono l'amore della figlia. Lucille era più matura della sua età ed era già una campionessa locale di jitterbug. La sua costituzione minuta era perfetta per il ballo. Andava spesso nei locali jazz e si divertiva molto. Aveva un gran senso dell'umorismo e amava ridere. Quella nuova musica, aveva un impatto travolgente sulle folle e Lucille ed Al ne furono presto contagiati. La coppia e i loro amici ballerini impazzirono letteralmente. Lo Swing costituiva una sorta di balsamo ai problemi delle loro difficili esistenze. Scoprirono un nuovo straordinario musicista grazie alle esibizioni radiofoniche della Benny Goodman big band. Charlie Christian, un chitarrista texano con una tecnica sopraffina che gettò le basi per conferire un ruolo di rilievo alla chitarra. La elettrificò per primo con un pick-up che collegò ad un amplificatore ricavato da una vecchia radio valvolare di 15 watt. Amplificandone il suono, consentì al suo strumento di competere con le potenti sonorità dei fiati e le permise di uscire dal ruolo secondario di mero accompagnamento in cui fino ad allora era stato relegato.
La chitarra elettrica soppiantò così definitivamente il banjo dei primi gruppi jazz. Ma il talento di Christian rimaneva un po' soffocato dai rigorosi arrangiamenti delle big band, perciò dopo le prestazioni con Goodman, Charlie prese a frequentare Harlem per ascoltare i nuovi giovani dissennati musicisti neri del Minton's club. I batteristi delle big band seguivano pedissequamente i tempi in quattro, effettuando rare variazioni con brevi fill che rientravano subito nella solita scansione per non disorientare i ballerini. Ad Harlem invece, Kenny Clark aveva rivoluzionato il modo di suonare la batteria, aprendo l'impostazione con lo spostamento della mano destra dai piatti sovrapposti dello hithat, sui quali si portava il tempo base, al piatto ride, con la stessa funzione di tenere il tempo regolare, interrotto però dai colpi sincopati del piede destro sulla cassa. Il tutto creava un'atmosfera ritmica piena di nuove suggestioni per il solista. Charlie divenne un eroe per gli appassionati di jazz che affluivano al Minton’s da tutta New York, ma rimaneva un pilastro della big band. Altri chitarristi come Freddie Green con Count Basie, Eddie Lang, Lonnie Johnston con Louis Armstrong e Floyd Smith con l'Andy Kirk band, avevano avuto un ruolo importante nell'evoluzione solistica della chitarra, ma la vera sintesi dello strumento in chiave moderna la si deve soprattutto al chitarrista texano. I musicisti bebop utilizzavano le armonie dei vecchi standard come I got rhythm, Stardust, Indiana per improvvisarci sopra come si faceva, e si fa ancora, con la struttura del blues ma, non paghi, si sfidavano a sostituirne le melodie con gli assoli più selvaggi e stravaganti. Se lo swing col suo ballo di coppia divenne il simbolo culturale di supporto al trionfo delle forze alleate in Europa, il Bebop, invece, rafforzò le radici nere del jazz. Ma Christian non poté assistere allo sviluppo di questa musica e nemmeno all'entrata in guerra degli Stati Uniti perché nel 1939 gli venne diagnosticata una grave forma di tubercolosi per la quale fu ricoverato, e dato che all'epoca non vi erano cure efficaci contro questa malattia, nel giro di tre anni morì, precisamente il 2 marzo del 1942.
CAPITOLO 5
scoppia la guerra
L'improvviso attacco sferrato dai giapponesi a Pearl Harbor fu un grosso shock per gli abitanti di Seattle che si affacciava sulle stesse acque della base militare distrutta.
Gli Stati Uniti entrarono in guerra il 6 dicembre 1941 all'indomani del disastroso attacco nel Pacifico. I giorni successivi alla dichiarazione furono pieni di incertezze, ansie e paure. Un'isteria collettiva del pericolo giallo condizionò tutta la vita cittadina. Non c'era tempo per lunghi fidanzamenti. Al s'era beccato un'ernia inguinale lavorando in fonderia ma non poté rifiutare la chiamata alle armi dello zio Sam.
Il 31 marzo 1942, non ancora ventitreenne sposò Lucille, a cui mancavano ancora sette mesi per compiere diciassette anni, ma oltre alla guerra avevano un altro motivo: Lucille era incinta.
A settembre Al partì sotto le armi. Destinazione Centro Addestramento Reclute come artigliere in Oklahoma.
Il 26 novembre verso le 17 Lucille fu ricoverata al King country hospital di Seattle e alle 10.15 del mattino seguente diede alla luce un bambino di 3,6Kg con tantissimi capelli neri, occhioni scuri, colorito pallido e un quarto nobiliare di sangue Cherokee nelle vene. Lucille, non potendo consultarsi con Al, lo chiamò Johnny Allen.
Nel frattempo Al era stato consegnato in CPR, Cella di Punizione di Rigore.
Signor Tenente
aveva chiesto all'ufficiale di giornata Gordon mostrandogli il telegramma della cognata Dolores Mi è appena nato il primo figlio
E allora?
Mi hanno detto che ho diritto ad una licenza per andare a casa
Non se ne parla neppure!
Ma il regolamento dice...
Silenzio recluta! Osi discutere l’ordine di un superiore?
. Senza proferire parola, Al volse bruscamente le spalle e fece ritorno in camerata. Più tardi un sergente venne a prelevarlo Recluta Hendrix James Allen?..Seguimi
Dove stiamo andando?
In cella di punizione
Ma perché?
Motivi di carattere generale
Fu tenuto rinchiuso per ben due mesi per evitare che disertasse per andare a vedere il figlio.
Nel frattempo Lucille durante la gravidanza era stata dai genitori dove pure viveva la sorella Dolores con due figli. Alla nascita di Johnny Allen dovette trasferirsi per mancanza di spazio. Si sistemò da Dorothy, un'amica di Dolores, ma il posto era piccolo e anche Dorothy aveva due figli. I soldi di Al non arrivavano per un intoppo della burocrazia militare e Lucille iniziò a girovagare tra le più squallide stanze d'affitto e camere d'albergo nei bassifondi di Seattle.
Nel Giugno del 1943 Lucille venne ricoverata per un problema cardiocircolatorio. Papà Preston morì d'infarto quello stesso mese e Clarice vendette casa per stare con la figlia e aiutarla con il neonato. Quando il denaro di Al arrivò, la piccola somma non bastò a sanare i debiti della ragazza che per tirare avanti faceva la cameriera al Farwest Cafè. Il 4 Luglio il piccolo Johnny Allen fu ricoverato per una polmonite. In lutto per la morte del padre, Lucille iniziò a darsi all'alcool. L'allegra adolescente con una gran voglia di divertirsi nelle sale da ballo si era trasformata nella signora Hendrix, moglie e madre troppo giovane per una tale responsabilità che spesso delegava a mamma Clarice.
La signora Jeter faceva le pulizie presso la famiglia Mae. Un giorno di Gennaio che nevicava era arrivata dai Mae con un neonato tra le braccia. Aveva le gambette nude e livide per il gran freddo.
Santo cielo! Chi è questo bambino?
le chiese Minnie Mae
È Johnny, il mio nipotino, figlio di Lucille. È sparita da due giorni e me l'ha lasciato in casa. Non potevo lasciarlo solo e sono stata costretta a portarlo al lavoro con me
Da’ qua, ci penso io Clarice. Ma non avresti dovuto attraversare tutta la città con il bambino avvolto in una coperta così piccola e leggera...Vieni con me Clarice, adesso lo cambiamo e sistemiamo per bene
Il pannolino bagnato si era ghiacciato e la pipì aveva arrossato la pelle. Clarice non aveva il ricambio né un biberon.
Minnie mandò subito ad acquistarli e gli passò un olio detergente in tutto il corpo cullandolo e riscaldandolo. Il piccolo piagnucolava appena e si addormentò mentre prendeva il latte.
Di' un po' Clarice: Lucille lo allatta al seno?
No, non c'è quasi mai e io gli do il latte che riesco a trovare.
Terminate le pulizie Clarice fece per riprendersi il piccolo Johnny
No. Clarice, non lo porti da nessuna parte. Lascialo qui e di' a Lucille che venga lei di persona a riprenderselo. Voglio proprio sapere perché lo abbandona in questo modo.
Questa faccenda la farà arrabbiare tanto, signora Mae
E tu lascia che si arrabbi...voglio proprio vedere come
Lucille si presentò dai Mae dopo un paio di mesi
Non ti vergogni ad abbandonare questo bambino alla tua povera vecchia madre? Penso proprio che non te lo meriti questo bel bimbo e che lo terrò con me.
Va bene
rispose laconica Lucille. Per lei era un problema in meno.
CAPITOLO 6
un'infanzia di abbandoni
Il piccolo Johnny dunque venne continuamente sballottato tra Minnie, nonna Clarice e Lucille. Ma la ragazza-madre era una bevitrice accanita per cui le due donne le affidavano il bambino solo quando era sobria. Non volle neppure recitare la parte della brava moglie ed amorevole madre in attesa del marito dalla guerra. Frequentava cattive compagnie e, come cantano migliaia di blues, prese a vagabondare per la città, facile preda delle attenzioni del mascalzone profittatore che fa carriera sfruttando le donne. Fece coppia fissa con un giovane di colore, un certo sedicente John Williams, un poco di buono arrivato a Seattle in cerca di avventure. Dolores e Clarice non riuscirono più ad avere contatti con Lucille e il bambino. Si erano trasferiti da questo John in una zona di case popolari. Quando riuscirono a rintracciarli videro che vivevano in un tugurio dov'era tutto per aria. Cercarono di convincere Lucille a tornare, ma lei volle rimanere con John.
Ma pochi giorni dopo dovettero andare a prendere il bambino perché Lucille era in ospedale riempita di botte dal suo John. Johnny non subì violenze fisiche, ma i continui spostamenti in alloggi freddi e umidi minarono seriamente la sua salute.
Con la faccia pallida e gli occhioni spalancati il piccolo Johnny avrebbe fatto impazzire chiunque. Fu portato a Vancouver da Nora, la nonna squaw e successivamente dalla signora Walls e poi da un'altra di nome White e poi dalle zie Dolores e Nancy, l'altra sorella di Lucille. Clarice provò a tenerlo in casa con sé pensando di potercela fare ma poi lo dovette affidare ad un'amica in California, la signora Champ. Per due mesi Johnny, che aveva ormai due anni, dovette seguire la signora Champ nei suoi spostamenti fino ad approdare in Texas. Nello stesso periodo Al Hendrix stava ritornando a casa. Di stanza alle isole Fiji, Al era informato dalle lettere di Dolores e aveva mandato del denaro per Lucille e Johnny Ma siccome anche la signora Champ gli aveva scritto, Al capì che Lucille non si stava occupando di Johnny. Avrebbe divorziato se per farlo non avesse dovuto sborsare 25 dollari per l'avvocato. Quindi decise di fare l'ultimo tentativo.
"Cosa ci vuole per dimostrare una paternità? chiese al momento del congedo al suo amico sergente in fureria.
Un certificato di nascita. Vai all'anagrafe del comune di residenza e te lo fai rilasciare". Così fece, e passando per Seattle si diresse a Berkeley.
È permesso? La signora Champ?
si presentò Al, ancora in uniforme, nella speranza che con tale abbigliamento risultasse più autorevole.
Si sono io… desidera?
Vede, sono Al Hendrix, il padre di Johnny... sono venuto a riprendere il mio piccolo.
Signor Hendrix, non è che vogliamo negarvi il suo diritto ma il bimbo ce l'ha affidato Clarice e i patti erano che dovevamo restituirlo a lei
Mia cara signora, io sono il padre
Capisco. Ma chi mi dà la certezza che lei lo sia veramente? E poi mia figlia Celestine gli è così affezionata che mi sembra un vero peccato separarli....
Signora io la ringrazio per tutto quello che ha fatto per Johnny ma ho con me proprio la sua lettera che mi ha scritto e se non basta, questo è il certificato di nascita che attesta la mia paternità
.
A malincuore La Champ dovette arrendersi ad Al che non avrebbe mai rinunciato al bimbo a causa del quale era finito per due mesi in cella di rigore. Così alla fine Johnny Allen salì con il padre sul treno che lo avrebbe riportato a casa. Sul treno il bimbetto tutto eccitato dalla novità iniziò a correre avanti e indietro per il vagone e assaggiò presto i metodi educativi di Al Hendrix. All'ennesimo richiamo inascoltato lo prese per la collottola e lo sbatacchiò sul sedile per bloccarlo. Johnny per tutta risposta gli gridò lo dirò a Celestine
Fallo pure
. Il piccolo brontolò qualcosa a bassa voce ma rimase