Gli esseri oscuri
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About this ebook
Horror - racconto lungo (33 pagine) - Le creature ombrose che appaiono nel ripostiglio di Fur sono buone o cattive?
Fur ha undici anni, anche se ne dimostra settanta. La sindrome di cui è affetto lo limita nelle attività fisiche e nelle relazioni sociali, ma non gli impedisce di vivere una vita tranquilla.
Quando nel suo ripostiglio appariranno tre creature oscure, tutto cambierà.
Per sempre.
Fernando Camilleri è nato e vive a Cefalù. La vista sul mare, il silenzio e la solitudine sono gli elementi indispensabili per la sua scrittura. Adora i granchi, i ragni e tutto ciò che è weird. Odia le convenzioni sociali.
Esordisce nel 2016 con il romanzo fantasy/horror Zucchero Filato Volante edito da Eretica Edizioni. Negli anni successivi scrive decine di racconti, alcuni dei quali sono presenti in diverse antologie.
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Gli esseri oscuri - Fernando Camilleri
antologie.
1
La spremuta di cappero si spostò di una spanna sul ripiano di legno, poi scivolò da un punto all’altro del tavolo come sospinta da una mano invisibile.
Fur sgranò gli occhi già prominenti di natura. Un bicchiere che si muoveva da solo non poteva essere un buon segno. Un fatto così insolito, così inquietante, avrebbe portato di certo altri guai nella sua vita.
Ma la giornata non si rivelò molto diversa dalle altre.
Fur trascorse la mattinata a scuola, tra gli sguardi schifati e i risolini beffardi dei compagni di classe, come sempre. Nel primo pomeriggio fece tutti i compiti, come al solito. Nel tardo pomeriggio ispezionò le cabine del lungomare e della villa, alla ricerca di schede telefoniche da aggiungere alla sua collezione, come sempre.
La sera pranzò.
Pranzò, proprio così, perché sua sorella aveva deciso che in casa loro si dovesse cenare a pranzo e pranzare a cena. Nessuno poteva contraddirla. Se sua sorella diceva che i broccoli si bevevano, tutti dovevano bere i broccoli. Da quando era sparita la mamma, era lei a governare la famiglia, a tiranneggiarla più che altro, e ogni volta il menu era una sorpresa di strambe pietanze inventate sul momento.
Suo padre ormai non interveniva più, masticava in silenzio qualsiasi cosa gli mettessero nel piatto. La seconda sparizione della moglie lo aveva avvilito più della prima. In falegnameria ci andava di rado, si tagliava un pezzo di dito con la sega a nastro e tornava a casa. Passava ore e ore sprofondato nella poltrona, davanti al televisore. Ma il suo sguardo non seguiva mai i programmi, era perso nel vuoto.
Quella sera, Fur mangiò spaghetti coi popcorn, che in fondo non erano più disgustosi della colazione a base di succo di capperi o dello spuntino scolastico con la salsiccia zuccherata. Si chiuse nella sua stanzetta e si immerse nella lettura di decine di fumetti, come sempre. Quando gli occhi si sovraccaricarono di immagini e parole, indossò il pigiama e si avviò verso un nuovo spegnimento dei pensieri.
A mezzanotte la casa taceva. Fur non era come sua sorella o suo padre che amavano fare una pennichella subito dopo il pranzo. No, a lui piaceva stare sveglio fino a tardi. Il dottore aveva detto che quelli con la sua rarissima sindrome avevano prospettive di vita brevi; perché avrebbe dovuto sprecare il suo poco tempo disponibile dormendo? Certo che un minimo doveva pur riposare per essere lucido l’indomani mattina in classe e mezzanotte era un orario ragionevole per mettersi a letto.
Si lavò i denti, che assomigliavano sempre di più a quelli di un roditore, e si esaminò allo specchio. L’alopecia gli aveva rubato anche l’ultimo capello sul testone sproporzionato rispetto al faccino stretto, rendendo più evidenti le vene del cranio. Si accarezzò il naso a becco d’uccello e fece scivolare i polpastrelli lungo le rughe ai lati della bocca. Non si considerava un mostro, semmai aveva un aspetto che gli altri non erano abituati a vedere. Era convinto di assomigliare a un alieno, anche se i compagni di scuola dicevano che non era vero e che faceva solo schifo; ma chi erano loro per decidere cosa fosse bello e cosa fosse brutto?
Andò per uscire dal bagno. Solo allora ebbe la conferma di non aver avuto una sensazione sbagliata quella mattina. Ecco che giungeva una nuova disgrazia nella sua vita. Ma certo, un bicchiere che si muoveva da solo sul tavolo non