Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Letale
Letale
Letale
Ebook302 pages3 hours

Letale

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Donovan “Blade” Brookes sta per essere accerchiato dai fantasmi del suo passato.
Indurito da un’infanzia di abusi e tormentato dall’omicidio della sua fidanzata, Blade combatte contro le forze oscure che minacciano di consumarlo. Quando aiuta Layla Reed, nel momento del bisogno, non immagina che lei sarà la luce in grado di guidarlo fuori dall’oscurità che lo circonda. Più tempo trascorrono insieme, meno Blade riesce a resistere al desiderio che prova per lei.
Tuttavia, nonostante i suoi sentimenti si facciano sempre più profondi, Blade respinge Layla perché non vuole trascinarla nel suo mondo. Con dei nemici che lo attaccano da tutte le parti, lo Storm MC che ha bisogno del suo aiuto per combattere un rivale e suo padre che lo fa ancora soffrire, tutto quello di cui avrebbe bisogno è proprio l’amore di una donna perbene.
Riuscirà Layla a spingerlo al limite e a costringerlo ad ammettere ciò che vuole? Oppure l’oscurità lo trascinerà in fondo per sempre?
LanguageItaliano
PublisherHope Edizioni
Release dateNov 12, 2020
ISBN9788855312486
Letale

Related to Letale

Titles in the series (6)

View More

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Letale

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Letale - Nina Levine

    Blade

    Otto Anni Prima, 25 Anni

    Il rumore costante di un rubinetto che perdeva era l’unico che sentivo nel magazzino mentre guardavo la scena davanti a me. Quello e il rombo del sangue che mi arrivava alla testa mentre la rabbia prendeva il sopravvento. «Vuoi davvero farlo, Blade?» ringhiò Leroy, inchiodandomi con il suo sguardo letale.

    Pensai a quello che aveva chiesto, anche se nelle ultime settimane non avevo fatto altro che rimuginare proprio su quella domanda. Quello era l’uomo che mi aveva preso sotto la sua ala quando ero stato soltanto un quindicenne ingenuo che spacciava in cambio di qualche spicciolo. L’uomo che mi aveva insegnato tutto quello che sapevo su come sopravvivere nella zona pericolosa che frequentavamo. Avevo mentito, rubato e ucciso per lui. Cazzo, la prima volta che avevo usato la mia lama contro qualcuno era stato per salvare la sua vita. Avevo trascorso dieci anni nella sua gang e mi ero fatto strada fino in cima. Tuttavia, avevo perso la mia umanità lungo il cammino. Non mettevo più in dubbio le stronzate che facevo per lui. L’oscurità che avevo dentro mi aveva consumato del tutto.

    Fin quando non avevo conosciuto Ashley.

    Feci un passo verso Leroy e sentii l’adrenalina scorrermi nelle vene. Sarebbe bastato un cenno del capo e i miei ragazzi si sarebbero occupati di lui, ma volevo essere io a farlo. Avevo bisogno di vendicarmi per quello che aveva provato a fare ad Ashley e che aveva già fatto a un numero indefinito di altre donne. «Sembra proprio di sì, figlio di puttana.»

    Leroy aveva i membri fedeli della sua gang a guardargli le spalle, ma io potevo contare su molti più uomini. Dopo aver scoperto come riempiva i suoi bordelli, avevamo deciso che non avremmo più sostenuto uno sporco maiale come lui. Un maiale che si rifiutava di trattare le donne con il rispetto che meritavano.

    Il suo sguardo era spiritato e aveva la postura rigida. Era pronto per quello spettacolo quanto me. «Ricordi chi ha tolto il tuo povero culo dalla strada e ti ha mostrato di che cosa eri capace, vero?» Avvicinò il volto al mio. Eravamo così vicini che quando sbraitò di nuovo riuscii a sentire il suo alito cattivo. «Tu sei mio, cazzo, Blade. Non hai il cazzo di diritto di sfidarmi.»

    La calma che provavo sempre prima di uccidere mi travolse. Il mio respiro restò regolare. «È qui che ti sbagli, Leroy. Io non sono tuo e di sicuro non ti devo niente. Non più. Quel debito è stato pagato, ma tu e io abbiamo un cazzo di problema se pensi che vada bene costringere le donne a vendere il loro corpo soltanto perché tu possa guadagnarci.»

    «Erano in debito con me per la droga che avevano comprato, cazzo!» urlò, come se fosse una giustificazione. Il suo modo di pensare era così perverso che non riusciva più a distinguere quello che era giusto da quello che era sbagliato. Diamine, nel suo mondo non esisteva niente di sbagliato. C’era soltanto quello che desiderava, ed era sempre giusto.

    «Avverranno un po’ di cambiamenti da queste parti» dissi con calma. Era la cosa giusta da fare.

    «Cazzo, stai sognando se credi di poter prendere il mio posto e gestire questa organizzazione senza le donne e mantenere i livelli di profitti che ho raggiunto.»

    «E tu sei un cazzo di illuso se credi che ti lascerò vivere, quindi credo di avere una sola alternativa: ucciderti e trovare un modo per far funzionare tutto, perché di certo non ho più intenzione di lavorare nel giro della droga e della prostituzione.»

    All’improvviso, Leroy annuì ai suoi uomini e un secondo dopo mi ritrovai con cinque pistole puntate contro. In compenso, Leroy ne aveva dodici contro di lui. Aspettai la sua prossima mossa. Dopotutto, la pazienza era il mio punto forte.

    «Ragazzo mio, se pensi di potermi uccidere senza ripercussioni, ti consiglio di ripensarci» mi minacciò con la sicurezza di un uomo che non faceva mai promesse che non poteva mantenere. Di sicuro aveva pensato a qualcosa in previsione di quello che stava succedendo, ma mi aveva sottovalutato.

    Estrassi il mio pugnale e feci un altro passo verso di lui. «Allora è un bene che tu mi abbia insegnato a guardarmi sempre le spalle, giusto?» mormorai.

    Spalancò leggermente gli occhi e notai uno strato sottile di sudore sulla sua fronte. Sapeva di avere i minuti contati. Il mio battito accelerò quando sentii il sapore della sua paura, e immaginai di affondargli il coltello nel petto.

    Merrick, il mio braccio destro, si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio: «Diamoci una mossa con questa stronzata, Blade. Non voglio rischiare di mandare tutto a puttane, non quando lo hai messo con le spalle contro il muro.»

    Come sempre, Merrick aveva ragione e, senza avvertire Leroy, affondai il pugnale nel suo stomaco. Urlò per via del dolore e indietreggiò. Estrassi il coltello, tirandolo fuori dal suo corpo soltanto per seppellirlo di nuovo nello stomaco. La mia lama si scontrò ripetutamente con la sua carne mentre mi vendicavo per i crimini che aveva commesso contro le donne della sua organizzazione. Sentii degli spari mentre i nostri ragazzi combattevano, ma tutto quello su cui riuscii a concentrarmi fu il sangue di Leroy. Avevo bisogno di sporcarmi di più le mani.

    Ero in ginocchio, circondato dal sangue, con il respiro veloce, e Leroy era per terra davanti a me, il suo corpo una tela raffigurante la morte. Io ero il pittore soddisfatto e fiero del suo lavoro. Non avrebbe più causato dolore e sofferenza.

    Lo lasciai sul pavimento e mi alzai. Merrick incrociò il mio sguardo e annuì. Eravamo a metà del nostro piano.

    Guardai le vittime. Erano troppe. Dovevamo mettere fine a quella storia prima di causare altre morti. «Basta così!» urlai. Furono tutti abbastanza intelligenti da capire che avrei preso io il posto di Leroy, così seguirono gli ordini. «Sapete tutti come la penso. Se non siete con me, questo è il momento giusto per andare via.»

    Il fedele sostenitore di Leroy, Ricky, fece un passo avanti. Aveva un proiettile nel braccio ed era furioso. «Come cazzo proponi di andare avanti, Blade? Leroy aveva ragione, non c’è modo di guadagnare tutto quel denaro senza le ragazze e la droga, e io non sono disposto ad accettare una riduzione dello stipendio.»

    Secondo me, una delle cose migliori che poteva accadere era vedere un nemico imboccare la strada che avevi previsto per lui, anche se credeva di farlo di sua spontanea volontà. Fu quello che fece Ricky Grecian in quel momento, e io non dovetti fare altro che incitarlo. «Non posso promettere che non ci sarà una riduzione dello stipendio, quindi ti suggerisco di pensare bene a quale direzione vuoi prendere, Ricky.»

    Continuò a corrugare la fronte e capii esattamente che cosa sarebbe successo. Dopo avermi guardato in cagnesco per un paio di minuti, esclamò: «Sono fuori e porterò le ragazze con me.»

    «Non credo proprio, figlio di puttana» ruggii. «Le ragazze restano con me.»

    «Hai detto che non le vuoi.»

    «No, ho detto che non le avrei più sfruttate.»

    Merrick intervenne come previsto. «Puoi prendere le droghe» consigliò. Dopo, guardandomi negli occhi, aggiunse: «Va bene per te, vero, Blade? Noi non vogliamo le droghe.»

    Mi presi un po’ di tempo per pensarci, perché doveva sembrare che stessimo per rinunciare a qualcosa di valore. Prima che potessi rispondere, Ricky cadde nel tranello. «Le droghe o le ragazze, Blade. È una tua scelta, stronzo, ma oggi andrò via con una delle due.»

    «Prendi le droghe del cazzo» sbottai. Cristo, Ricky era davvero un coglione.

    «D’accordo, è deciso» disse prima di guardarsi intorno e chiedere: «Chi è con me?»

    Quando quattro uomini andarono via con lui, mi rivolsi a Merrick. «Dieci anni di questa merda e abbiamo guadagnato soltanto morte e distruzione» mormorai.

    «Sì, ma oggi abbiamo fatto una cosa buona qui, Blade.»

    Feci un respiro profondo e annuii. «Le cose cambieranno. Me ne assicurerò, cazzo.»

    Blade

    Presente

    «Blade!» urlò Ashley con il viso contorto dal dolore mentre i suoi assalitori le premevano le sigarette sulla pelle.

    Allungò un braccio verso di me, agitando una mano mentre cercava di afferrare la mia. Eppure, nonostante provassi con tutto me stesso a stringerla, non ci riuscivo.

    Non ci riuscivo mai.

    Fallivo.

    Mi sollevai sul letto. La coperta mi era rimasta attaccata al corpo imperlato di sudore e la spostai.

    Mi voltai verso l’orologio sul comodino. Erano le tre e un quarto del mattino.

    Cazzo.

    Scesi dal letto e andai in bagno. Aprii il rubinetto e mi sciacquai il viso con l’acqua fredda. Poggiai le mani sul lavandino e guardai il mio riflesso allo specchio. Quei sogni stavano sfuggendo al mio controllo ed ero sempre esausto. La stanchezza era visibile sia sul mio corpo sia sul viso.

    I sogni mi tormentavano dalla morte di Ashley, ma nell’ultimo periodo erano diventati più intensi e avevo gli incubi quasi tutte le notti. Avevo pensato che, dopo essermi occupato di Bullet, sarebbero scomparsi, e in effetti erano rallentati per un po’. Non sapevo perché cazzo fossero tornati.

    Chiusi il rubinetto e feci una smorfia al mio riflesso. Avevo molto lavoro di cui occuparmi quel giorno, e due ore di sonno non mi avrebbero aiutato ad affrontarlo. Tuttavia, sapevo per esperienza che non sarei mai riuscito a dormire. La cosa migliore era cominciare la giornata con una doccia.

    Qualche momento dopo, quando l’acqua calda mi colpì le spalle, abbassai la testa fin quando non sfiorai il petto con il mento. Chiusi gli occhi e mi godetti la sensazione del calore dell’acqua che si infiltrava nei muscoli. Gli anni successivi alla morte di Ashley non erano stati gentili con me. Il dolore, il rimpianto e la sete di vendetta avevano preso il controllo della mia mente e del corpo, rendendomi stanco. La maggior parte dei giorni riuscivo a sconfiggere lo sfinimento, ma quei sogni del cazzo mi distruggevano.

    Quindici minuti dopo aver fatto la doccia ed essermi vestito, andai in cucina. Preparai il caffè e accesi il computer per controllare le e-mail. Il dolore causato dalla perdita di Ashley non era mai lontano e lo sentivo con la stessa intensità di tre anni prima, ma il lavoro mi concedeva una pausa. Era il massimo cui potevo aspirare, perché sapevo che non avrei mai accettato l’idea di non averla nella mia vita.

    Quattro ore dopo, parcheggiai la mia Jaguar non lontano dall’entrata della caffetteria della madre di Harlow e scesi dall’auto, sentendo il calore del sole di settembre sulla pelle. A fine settembre, a Brisbane, avrebbe dovuto esserci un tempo primaverile, ma sembrava che fossimo diretti verso l’estate, proprio come l’anno precedente. Sentii l’umidità incollarsi al corpo e presi un’altra volta in considerazione l’idea di trasferirmi in una città con un clima più fresco. Non lo avrei mai fatto, però. Ero nato a Brisbane e sarei morto lì. Quella città mi scorreva nelle vene.

    «Mi devi la colazione e anche un caffè.»

    Sollevai lo sguardo e vidi Madison in piedi sul marciapiede, con un sorriso sulle labbra. Non avevo mai visto mia sorella tanto felice. Sposare J era stata una buona scelta. Inclinai la testa. «Perché dovrei, tesoro?»

    Il suo sorriso si trasformò in un ghigno che le illuminò il volto. Mi fece piacere vederla in quel modo. Non c’erano molte persone di cui mi importasse quanto lei, e la sua felicità sfiorò il mio cuore di ghiaccio, sorprendendomi. «Be’, ieri dovevi prendere un caffè con me ma mi hai dato buca. Il minimo che tu possa fare per chiedermi scusa è offrirmi la colazione.»

    Mi avvicinai e le misi un braccio attorno alle spalle, attirandola a me. La guardai negli occhi e mormorai: «Allora, e lo chiedo soltanto per il futuro, se ti darò buca dovrò accettare qualsiasi cosa deciderai di fare?»

    Mi mise un braccio attorno alla vita e andammo verso la caffetteria. «Sì! Finalmente un uomo che lo capisce» esclamò con tono trionfante.

    Entrammo nella caffetteria e, proprio in quel momento, Harlow sollevò lo sguardo. «Che cosa ha capito?» chiese.

    Madison mi lasciò andare e abbracciò Harlow. «Che sarò io ad avere il controllo se mi darà buca.»

    «Oh tesoro, penso che tu abbia tuo fratello al guinzaglio. Blade potrà avere il controllo di tutto quello che lo riguarda nella sua vita, ma non quando si tratta di te. Farebbe qualsiasi cosa per te.»

    Indicai Harlow con il pollice. «Credo che abbia scoperto qualcosa.»

    Madison mi rivolse uno sguardo che fece apparire utile quasi tutta la merda che avevo sopportato nella mia vita. Averla come sorella mi aveva cambiato come nessun altro era riuscito a fare, nemmeno Ashley. Madison mi faceva desiderare di essere un uomo migliore. Ero sepolto sotto un milione di strati di oscurità, e li avevo abbracciati quasi per tutta la vita ma, da quando era entrata a farne parte anche lei, cercavo con tutto me stesso di trovare una via d’uscita da quelle acque torbide.

    Mi guardò mentre la osservavo e dopo sospirò prima di dire: «Okay, fratellone, è arrivato il momento di tirare fuori il portafoglio. Oggi voglio pancake e caffè, e non lesinare sul gelato e la panna montata.»

    Estrassi il portafoglio e chiesi: «Panna e gelato?»

    «Certo.» Si strinse nelle spalle. «Perché no?»

    «Una ragazza ha bisogno di risollevarsi il morale quando suo fratello le dà buca» disse Harlow mentre mi faceva l’occhiolino.

    Scossi la testa e mormorai: «Una volta. Ti ho dato buca una sola volta.»

    Madison continuò a prendermi in giro. «Sia messo agli atti che non lo farai più. Giusto?»

    Non ero abituato a quel tipo di conversazione. Scherzare non era facile per me, ma Madison me lo aveva insegnato, così decisi di stare al gioco. «Giusto. Soprattutto perché stai ordinando gelato e panna alle otto del mattino.»

    Madison e Harlow scoppiarono a ridere e io rimasi lì a scuotere la testa per via della loro pagliacciata. Feci un cenno del capo a Harlow. «I caffè sono due.» Lei aveva imparato a capire i miei stati d’animo e a leggermi come un libro aperto. Avevo smesso di scherzare. Annuì e disse: «Certo.»

    Andai a sedermi e Madison mi seguì. Proprio quando ci sedemmo, Scott entrò nella caffetteria e non smise di guardare Harlow. Non si accorse nella nostra presenza, ma noi lo osservammo mentre loro discutevano di qualcosa. Sembrava una questione seria e mi chiesi di che cosa si trattasse, soprattutto perché erano andati a vivere insieme da poco.

    Mi voltai verso Madison e chiesi: «Ci sono problemi in paradiso?»

    «Da quel che ne so va tutto bene, ma sembra una conversazione piuttosto intensa, non è vero?»

    «Già.»

    «Forse Harlow ha finalmente capito che Scott non è l’uomo perfetto che pensava. Quando convivi con qualcuno, può succedere.»

    Corrugai la fronte. «Tu e J state bene?» Non avrei mai smesso di preoccuparmi per lei, e se le avesse fatto del male avrebbe dovuto vedersela con me.

    «Sì, ma sai che cosa significa passare ogni giorno della tua vita con qualcuno. A volte è difficile. Ci sono giorni in cui potrei ucciderlo, e sono certa che anche lui pensi lo stesso di me.»

    Ci riflettei, ricordando il periodo in cui avevo vissuto con Ashley. Era l’unica donna con cui avevo convissuto. «Ashley odiava la mia cucina» dissi prima di riflettere e Madison ne approfittò subito.

    Spalancò gli occhi per la sorpresa. Non parlavo mai di lei. «Perché?» chiese dolcemente.

    Feci un respiro profondo. Era l’ultima cosa di cui mi andava di parlare quella mattina. «Diceva che facevo troppo casino e che avrebbe preferito che lavassi quello che sporcavo mentre cucinavo.»

    Mi ascoltò senza dire niente e mi ricordò una delle ragioni per cui le volevo bene… sapeva quando era il momento di lasciar perdere. Spostando di nuovo l’attenzione verso Scott, chiese: «Hai parlato con lui di recente?»

    «No.»

    «Lo farai?» La sua domanda fu breve, ma nei suoi occhi vidi tutte le parole che non pronunciò. Era preoccupata per lui.

    Esitai prima di annuire lentamente. Volevo tranquillizzarla. «Sì, parlerò con lui, tesoro.»

    Il suo petto si sollevò quando sospirò, e sembrò rilassarsi un po’. «Grazie.»

    «J non mi parla molto di quello che succede e Scott non c’è mai. Odio quello che Griff ha fatto al club… a Scott e ai ragazzi. Odio anche non sapere quello che stanno passando.»

    Mi spostai sulla sedia per avvicinarmi a lei e guardarla negli occhi. «Quando un amico ti tradisce in quel modo, non puoi riprenderti. Almeno non subito, e so che alle donne piace parlare di quelle stronzate fino alla nausea, ma gli uomini non vogliono ripensare al tradimento, tesoro. Dubito che riuscirai a far parlare J molto presto. Anche se ci riuscissi, non penso che ti darebbe i dettagli che stai cercando, quindi ti consiglio di lasciar perdere e stargli accanto» dissi quello che avevo da dire e mi appoggiai allo schienale, sperando che accettasse le mie parole.

    «Perché non hai una ragazza?» chiese, confondendomi con il cambio di argomento repentino.

    «Ne avevo una.» Le mie spalle si irrigidirono quando le risposi.

    «Sì, ma perché adesso non frequenti nessuno? Mi dai tutti questi consigli sugli uomini e le donne e sembra che tu sappia di che cosa stai parlando, quindi qualsiasi ragazza sarebbe fortunata a uscire con te.» Il suo tono si addolcì. «Ashley non c’è più da molto tempo, Blade. Non pensi che sia arrivato il momento di andare avanti?»

    «Stiamo parlando di uscire o scopare? Perché non ho problemi con una delle due e non sono interessato all’altra» risposi brusco. Non riuscii a controllarmi, anche se avrei voluto.

    «Mi preoccupo per te» disse con tono allarmato.

    «Non farlo. So prendermi cura di me stesso, l’ho fatto per tutta la mia cazzo di vita.»

    «Lo so, ma adesso ci sono io nella tua vita e, dato che sono tua sorella, è mio compito preoccuparmi per te e assicurarmi che tu stia bene. Credo che dovresti ripensare alla faccenda degli appuntamenti.»

    Mantenere la calma quando mi trovavo con Madison era qualcosa su cui lavoravo sodo. Non mi preoccupavo di farlo con nessuno, eccetto che con mia madre. Tuttavia, quel giorno mi stava facendo perdere la pazienza e avevo paura di essere sul punto di esplodere. Con tono brusco e deciso, dissi: «Madison, non accadrà.»

    Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la zittii con un’occhiataccia. Dopo un momento, disse: «Okay, per adesso lascerò stare, ma prima o poi torneremo sull’argomento. Qualcuno deve darti una spinta e so che non c’è nessun altro disposto a farlo, quindi tocca a me.»

    In quel momento, Harlow arrivò con i caffè e i pancake. La guardai e dissi: «Grazie.»

    Sorrise. «Non c’è di che.»

    La guardai tornare da Scott, che la stava aspettando. Si voltò verso di noi e annuì prima di tornare a concentrarsi su Harlow.

    Madison attirò di nuovo la mia attenzione. «Hai sentito quello che ho detto?»

    «Sì, e sono certo che lo farai ma, tesoro, devi sapere che Ashley era tutto per me e non ho mai incontrato una donna che si sia anche soltanto avvicinata al suo livello.»

    «Ma come farai a capirlo se sei così chiuso in te stesso?»

    «Lo capirò. Fidati, quando incontrerò una donna come Ashley, lo capirò, cazzo.»

    Pensò a quello che avevo detto prima di rispondere: «Doveva essere davvero speciale.»

    I ricordi mi inondarono la mente e mi spezzarono il cuore. Cazzo, riuscivano ancora a farlo e temevo che ne sarebbero stati capaci per sempre. «Lo era.» Mi ci volle qualche momento per continuare. «Era la donna più dolce e gentile che avessi mai conosciuto e aveva un cuore d’oro. Accettava me e quello che facevo, ma mi spronava a diventare una persona migliore. Mi ha tirato fuori da quella merda e messo su un nuovo cammino. Se non fosse stato per lei, sarei ancora nella merda fino al collo.»

    Madison mi strinse la mano. «Io penso che tu sia fantastico, Blade. A volte sei troppo duro con te stesso.»

    Cazzo, se soltanto sapesse…

    Allontanai la mano

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1