I segreti di Olga
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Katia ha quindici anni e tutti i giorni, dopo la scuola, lei e il suo gruppo si trovano davanti il giardino di una vecchietta che non sopporta quei ragazzi maleducati. Furibonda la donna, d’accordo con il preside, impone loro una severa punizione.
Mentre tutti gli altri andranno per alcune settimane a raccogliere la spazzatura, a Katia tocca fare compagnia proprio a lei. La ragazza si dispera, incapace di credere all’umiliazione, ma a poco a poco, i silenzi della signora Olga Mautino, i suoi modi di fare gentili, le sue letture interessanti, avvicineranno le due donne.
La ragazza scoprirà un mondo che non avrebbe mai immaginato: quello della Russia degli anni Quaranta, del partito comunista e dei gulag, quello del freddo e della sofferenza causata dalla follia del regime di Stalin.
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Book preview
I segreti di Olga - Anna Lavatelli
In memoria di
Olga Adamova-Sliolzberg
INDICE
Nota dell’autrice:
L'importanza di certi silenzi
Io sono viva
I segreti di Olga Mautino
Le storie si raccontano dal principio
Poscritto:
Grazie a
E poi ancora a
Glossario
Nota dell’autrice
Se c’è una donna nel mondo reale che si chiama Olga Mautino, non è di lei che si parla in questo libro.
Ma persone segnate così crudelmente dalla Storia esistono. La loro testimonianza vale per tutti coloro che furono o sono ancora ingiustamente perseguitati.
L'importanza di certi silenzi
Tutti hanno un posto fisso con cui incontrarsi con gli amici, e anche noi ne avevamo uno. Si chiama la Madonnina e con quello che una volta era il mio gruppo ci si trovava lì tutti i giorni nel pomeriggio, dopo la scuola. L’avevamo battezzato così perché nel muro c’è una nicchia e dentro la nicchia c’è la statua di una Madonna fatta di gesso, col suo manto blu, il vestito rosa e un mazzolino di fiori finti.
Passavamo pomeriggi interi ad ammazzare la noia, alla Madonnina. C’erano giorni in cui si scherzava, e allora era divertente. Ma altre volte i maschi si picchiavano o noi femmine ci insultavamo, per una stupidaggine qualunque. Capitava anche - e a me sempre più spesso - di essere presi male per qualcosa che era andato storto a scuola o in famiglia.
Allora sedevamo per terra, con le spalle appoggiate al muro e la testa bassa. Più tristi dei bradipi allo zoo.
Da un po’ di tempo, nel nostro posto, ci veniva anche altra gente più grande. Ci veniva di notte, quando noi eravamo già andati a casa da un pezzo. Tutti i pomeriggi trovavamo un cimitero di lattine, bottiglie e mucchietti di mozziconi dappertutto.
È stato per via di quell’immondizia che Olga Mautino aveva cominciato a puntarci, e a guardarci storto, come se quella strada fosse di sua proprietà.
Ci controllava, affacciandosi di tanto in tanto sulla soglia di casa.
Così vanno le cose: di notte la gente dorme e non vede niente, e invece di giorno quelle che tutti vedevano erano le nostre facce.
Devo ammettere che non eravamo dei tipi rassicuranti: gli avambracci di Michi erano coperti di tatuaggi, Teo aveva una cresta di capelli tinti di blu, il trucco di Lucy ricordava Mortisia degli Addams e Nadine si era fatta da poco tre piercing per narice, per essere alla moda.
Io ero l’unica che poteva apparire ’normale’, ma solo perché a casa mia su queste cose non sentono ragioni. Miss Fifties, mi aveva soprannominata Teo, per ricordarmi che ero vestita completamente fuori moda.
E mi chiamava così tutte le volte che voleva farmi arrabbiare.
Un giorno, il giorno in cui tutto è cambiato per sempre, Olga Mautino è venuta fino alla rete, per dirci che se continuavamo a buttar immondizia in giro avrebbe chiamato i vigili.
E noi, invece di risponderle che non c’entravamo niente, abbiamo deciso di fargliela pagare.
Così ragionavo a quei tempi, i tempi in cui la detestavo con tutto il cuore.
Ed ero stata proprio io a ribattezzarla con il soprannome di Crudelia De Mon. Io, quella che non voleva essere chiamata Miss Fifties.
Che stupida.
***
Qualche giorno dopo eravamo lì alla Madonnina e dal giardino di Olga Mautino un bell’albero di ciliegie allungava i suoi rami fin oltre la rete metallica, dove noi eravamo a chiacchierare.
Michi ne assaggia una e dice: – Buona.
Teo alza il braccio e spezza un ramo carico di frutti.
Avevo appena cominciato a mangiarne anch’io che spunta lei, con la faccia torva.
– Chi vi ha dato il permesso? Questa è roba mia.
– Anche quella che sporge dalla rete? – ribatte Teo.
– Sono io la proprietaria dell’albero.
– Se lo tenga, allora! - risponde Nadine, lanciando il ramo di ciliegie dentro il giardino. Il ramo le è arrivato in testa e tutti abbiamo riso. Anch’io, sì, perché non ero meglio degli altri.
Olga Mautino resta immobile: – Via di qua.
– La strada è di tutti – risponde Lucy, sprezzante. – Si faccia i fatti suoi.
A me tremavano un po’ le gambe, non mi piaceva proprio come si stavano mettendo le cose.
– Non vi basta riempire di porcherie il vicolo. – ha proseguito la vecchia – Adesso rubate pure. E volete ancora avere ragione. Siete dei bei prepotenti, ma con me avete sbagliato persona. Io non accetto queste cose. E men che meno da dei ragazzi maleducati come voi. Mettetevelo bene in testa.
È venuta fin contro la rete, non aveva paura di sfidarci. Ha puntato il dito proprio contro Lucy e ha proseguito: – Non fare la furba, che tanto ti conosco. Sei la figlia di Claudio, il panettiere. Vi conosco tutti quanti, cosa credete. Anche tu, Katia, che giri la faccia dall’altra parte. E spero sia perché ti vergogni.
Ma io ho alzato le spalle, senza farle caso.
* * *
Così è cominciata la guerra aperta tra noi e Olga Mautino. In un modo stupido, come succede per tutte le cose stupide che facciamo. Come succede magari anche per le guerre vere, chi lo sa. Da un giorno all’altro quella vecchia testarda era diventata la nostra nemica numero uno.
Dopo le ciliegie, siamo andati avanti con altre stragi, perché adesso era un punto d’onore farla incavolare. Tutti i fiori che sporgevano dalle rete, rose, peonie, margherite, erano condannati a morte. Li strappavamo via con le mani e li buttavamo in giro. Lei ogni tanto non c’era, ma il giorno dopo non trovavamo niente per terra, segno che se ne era accorta ed era venuta a pulire. Altre volte invece c’era. Veniva lì e ci minacciava, ripetendo le sue solite litanie, con quella faccia satanica da Crudelia De Mon.
Poi la scuola è finita e stranamente siamo stati tutti promossi all’esame di terza media. E via in vacanza, chi al mare, chi in montagna. Cioè, io no, perché a casa mia è un periodo di magra. Ma da sola non ho combinato niente. Nemmeno ci passavo, da via Busani. Senza i miei amici quel posto non significava niente per me.
A settembre tutto è ricominciato di nuovo.
* * *
Quando mi sono ritrovata con tutto il gruppo alla Madonnina, c’erano delle novità. Sulla recinzione che delimitava il suo giardino Olga Mautino aveva appeso dei cartelli, con scritto: Proprietà privata e Non toccare le piante.
Teo ha sparato subito una parolaccia. Michi invece si è appoggiato sulla rete, a braccia aperte. Si lasciava andare giù a peso morto, con la testa all’indietro. La rete ondeggiava, cigolando sinistramente. Lui rideva:
– Questo non c’è scritto e si può fare.
Teo l’ha imitato subito, poi tutti gli altri. Io compresa.
Quel mattino avevo litigato con mia madre, perché non aveva comprato lo zaino che piaceva a me, ma uno da bambine di prima media. Mi avrebbero presa in