Le porte che non aprìì
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Rita Levi Montalcini
Le porte che non aprii è la storia di una vita travagliata, difficile, sempre in salita, ma anche ricca di emozioni e voglia di farcela.
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Book preview
Le porte che non aprìì - Antonio Ferro
Terza
Parte Prima
Erano le prime ore di un caldo pomeriggio di maggio del 1990, quando la nonna circondata dai figli e assecondata negli ultimi desideri espressi, spirò. Era nel suo lettone grande, a cui ci si poteva avvicinare, ma non appoggiare!! Infatti, era stata sempre lesta e pronta al rimprovero, ove mai qualcuno si fosse azzardato a farlo!!
La stanza in cui era, dava all'interno del cortile dove abitava la figlia minore con la propria famiglia.
A quell'ora il cortile era assolato, il caldo insopportabile!! Il volto dei presenti era rigato dal sudore che grondava.
A sera il flusso di gente che veniva per le condoglianze aumentò, favorito anche dall'aria che si era rinfrescata, aumentava.
Non mancavano momenti di emozioni espresse in modo caloroso, allorquando sopraggiungevano parenti ed amici da lontano, o che comunque non si vedevano da un po' tra i figli e questi ultimi.
Nei figli c'era comunque la soddisfazione che la morte della mamma era stata una morte santa!... nel suo letto, circondata dai suoi cari.
Proprio come se l'augurava ogni persona di quella generazione: morte naturale, si. Nel suo letto, proprio, assecondata in tutto e per tutto, dall'assistenza amorevole di figli e nipoti...
A sera tardi, dopo le 23,00 il cortile cominciò a svuotarsi e non molto dopo rimasero solo i familiari più stretti. Finché verso l'una, si decise che le donne sarebbero andate a casa a riposare e che gli uomini (uno per ogni famiglia dei figli) sarebbero rimasti per la veglia.
Rimasi io (Ciro), zio Ninuccio e zio Luigi (da parte della figlia che abitava lì nel cortile, rimase il figlio che poco dopo se ne salì).
Zio Luigi era il primogenito della nonna, forse il suo preferito, almeno secondo me! Loro due erano molto legati. Anzi mi colpiva e mi incuriosiva quel loro chiacchierare per ore, chiusi riservatamente in una stanza, quando il figlio veniva in licenza dalla mamma per qualche giorno (era nei carabinieri).
Ninuccio era il secondogenito, molto legato pure lui alla mamma, anche se molto preso dal suo lavoro. Era contadino e ricordo che scherzando col fratello, amava ripetere che per lui la pagnotta non era sicura, ma doveva sudarsela, anzi che spesso, sudava per conquistarsela... ma all'ultimo momento le intemperie gliela portavano via... e rimaneva a bocca asciutta! Zio Luigi era purtroppo già vedovo; da molti anni, forse da quindici o
forse più. Aveva due figli di cui una sposata con un ing. delle ferrovie che viveva al Nord ed il più piccolo, laureato, con cui conviveva.
Zio Ninuccio, di figli ne aveva tre, tutti maschi e tutti militari, di cui due all'epoca in giro per l'Italia.
Io, Ciro, figlio della figlia vedova.
Mia mamma era rimasta vedova giovanissima ventotto anni prima, con due figli, me e mia sorella più grande di due anni.
Ricordo quella notte! Non fu la mia prima notte di veglia funebre... Mi era già capitato di farla, purtroppo, a due fratelli di mio padre. Ma quella mi attraeva, mi incuriosiva e mi inquietava... Mi approcciavo con un misto di attesa, di apprendere quanto potevano dirsi due fratelli adulti, che della vita avevano usi molto diversi, seppure nati dalla stessa mamma e vissuti da ragazzi della stessa vita.....
Sentivo i due fratelli che si parlavano, colsi un'immediatezza, una franchezza che mi colpiva, mi prendeva...! Avrei forse, appreso qualcosa, che ancora non sapevo su mio padre, su di noi (me, madre e sorella)?
… Si ero sempre in attesa di sapere qualcosa di nuovo, visto che quanto riguardava la mia famiglia l'avevo appreso, solo, man mano con lo scorrere del tempo, ed avevo la sensazione che c'era dell'altro da sapere. da
parenti...
I due fratelli si parlavano francamente, quasi ignorando la mia presenza. Provai l'emozione, la gratificazione di chi, per la prima volta, viene ammesso ad una chiacchierata, tra adulti, dove si parla di cose importanti senza riserva, che possano riguardarci un domani. Anzi ad un certo punto, vista l'atmosfera che favoriva il parlar chiaro, decisero di uscire dalla stanza della veglia e di continuare in una stanza attigua...
Ci sistemammo ognuno su due sedie. Una su cui si stava seduti e l'altra che si teneva davanti per appoggiarsi. Facemmo l'alba. !!!
Quella notte fu surreale... la nonna di là nella stanza in gramaglie. Io con loro due...
Con il primo, sinceramente non avevo avuto mai, un gran rapporto. Era autoritario e diffidente nei miei confronti (e ciò già bastava), invece premuroso con mia mamma e mia sorella!! Quasi come se io fossi stato la causa dei nostri mali!!
Con zio Ninuccio, invece, c'era un rapporto decisamente affettuoso, fatto anche di eccessi di confidenza, anzi troppi, e spesso di rottura.
Ma erano i suoi modi, che spesso... mi davano fastidio, e che mi coinvolgevano troppo... Si ostinava, scherzando, a deridermi ed ad apostrofarmi in mille modi, per il semplice gusto di farmi arrabbiare!
Spesso da bambino