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Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici
Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici
Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici
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Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici

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Un inatteso intrigante, irrefrenabile, trasgressivo, irriverente, anticonformista, ironico, e geniale eroe. Il suo nome è tutto un programma: Porcu Porcu. Un personaggio imprevedibile come improbabili sono le armi di cui si serve. Qui non si parla di spade laser, bombe incendiarie o missili intergalattici. Lui e i suoi compari – i Coppa-Coppa e i Pizza-Pizza – usano banali armi biologiche che producono in quantità inimmaginabile: la cacca e le puzze. Porcu Porcu per le sue avventurose missioni si avvale anche di prestigiosi consulenti: il lunatico professor Tartarin, eccelso fisico e matematico, e il professor Ampolla, chimico di altissimo livello ma di bassissima statura. Li seguiremo sull’isola di Papua, poi in quella di Krakapolla, nel ventre della piramide egizia di Ignotik e persino nel palazzo imperiale giapponese e incontreremo astrusi e inimmaginabili personaggi. Un eroe sicuramente imbarazzante, ma mai volgare o violento. Rispettoso delle donne, della natura e dei più deboli, implacabile con bulli e smargiassi, leale e altruista con gli amici. Avventure esilaranti e surreali, a volte demenziali, che hanno per protagonista una banda tanto strampalata e pasticciona quanto coraggiosa.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 2, 2020
ISBN9788831685795
Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici

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    Le avventure di Porcu Porcu e dei suoi strampalati amici - Massimo Polimeni

    lettura!

    Il pedinamento

    Certo, era stata dura ritornare a casa. Tuttavia, una volta conclusa la Missione Salva-LaTerra, grazie al contributo del professor Ampolla, di sua moglie Ampollina, di Tartarin Taraskin Bulletin, e sotto il coordinamento di Porcu Porcu e di Patò, tutta la banda di strampalati amici (i Coppa Coppa e i Pizza Pizza) volle godersi un periodo di meritato riposo. Tornare dalla galassia dopo un’impresa talmente complicata, tutti sani e salvi, rappresentava un grande successo.

    Nella città di Porcu Porcu tutto sembrava andare per il meglio. Lui, la moglie e i figli, riempivano il giardino con il loro letame, i piccoli vi guazzavano gioiosi, grandi ventole allontanavano il puzzo micidiale di sorci morti, vomito e sudore fetido che l’allegra e gaia famigliola produceva in quantità enormi.

    I cittadini passavano davanti quella casa e qualcuno non poteva fare a meno di vomitare. Molti sputavano, altri ne approfittavano per fare una puzza. Porcu Porcu, sorridente, davanti casa, ringraziava tutti, raccoglieva il vomito con la paletta e lo portava nel suo giardino per la delizia dei suoi piccoli, poi tornava in strada a leccare gli sputi sul marciapiede. La moglie, la signora Porcu Porcu, apprezzava particolarmente le puzze sganciate, come bombe incendiarie, dal notaio Guazzetta (che la puzza fa perfetta). Il notaio passava ogni pomeriggio davanti casa loro, intorno alle diciotto. La signora Porcu Porcu si faceva trovare sulla strada. Guazzetta la salutava togliendosi il cappello e sembrava che quel gesto gli provocasse un movimento allo stomaco, tale da non potere fare a meno di emettere una sonora pernacchiona, liberando dal sedere una nuvola vaporosa, densa di puzze orientali. La signora era investita da quel terribile odore, socchiudeva gli occhi e sognava di essere in India, tra le braccia del suo Porcu Porcu con tanto di turbante in testa.

    Quando rientrava a casa, il marito annusava la pelle della moglie e le chiedeva: Cara, sei meravigliosa e molto affascinante con questo seducente profumo. Cos’è, Cacc de Chaval? Cacc de Poulet o Cacc N.5 ?

    La moglie rispondeva sempre: Cacc de Guazzett, riferendosi al notaio.

    Porcu Porcu diventava sempre più geloso di quell’uomo. Che lanci quelle puzze solo per conquistare mia moglie? Si chiedeva. Lui non avrebbe potuto vivere senza quella sudicia, amorevole femmina. Non avrebbe potuto fare a meno di carezzarle i prosciutti e sentire il salame che si nascondeva sotto la sua rosea cotenna. La chiamava mia dolce mortadella insaccata, sin da quando erano fidanzati e vivevano nelle pozzanghere di periferia.

    A quei tempi Porcu Porcu, giovanissimo, guadagnava molto poco con il suo lavoro di schiaccia-cimici, ma loro erano comunque felici.

    Questa storia di Guazzetta cominciò a irritarlo e a insospettirlo. Perché passava ogni giorno davanti casa sua a sparare le puzze? Solo perché quella casa era un noto covo di porcherie e letame, oppure per corteggiare sua moglie?

    Decise quindi di pedinarlo. Tuttavia era troppo grosso e puzzolente per non essere notato. Pensò allora di chiedere una mano al professor Tartarin Taraskin Bulletin. C’era però un problema: il professore era troppo sciamannato, con le clavicole quasi sganciate dalla cassa toracica, lo sterno capovolto, le ossa delle braccia snodate e quelle delle gambe che a malapena lo reggevano. Allora, perché affidarsi a lui? Molto semplice, Porcu Porcu pensava che il professore fosse talmente magro da potersi nascondere anche dietro un palo della luce. Era difficilissimo notarlo quando camminava vicino a un muro o a una parete, perché sembrava una crepa e non una persona. Bisognava però metterlo in sicurezza evitando che cascasse in continuazione.

    Il professor Ampolla, illustre chimico ed esperto di Tuttologia, infatti, aveva condotto uno studio nelle pause del suo lavoro, accertando che il professor Tartarin cadeva ogni 4,2 passi e che la frequenza delle cadute, dopo i primi cento metri, aumentava sino a una ogni 3,6 passi. Insomma stava spesso per terra e per fargli percorrere dieci metri bisognava aspettare anche cinque minuti. Impossibile fargli pedinare chiunque, poiché nel giro di trenta secondi avrebbe perso di vista il suo obiettivo. Porcu Porcu chiese quindi ad Ampolla di aiutarlo.

    – Caro amico mio, – disse il professore – la aiuterei con piacere, ma qui è necessario dotare Tartarin di un meccanismo specialistico ad alta tecnologia.

    – Quale sarebbe?

    – La sedia a rotelle.

    – La sedia a rotelle? E lei me lo chiama strumento ad alta tecnologia?

    – Porcu Porcu, la sedia a rotelle è la più grande scoperta dell’umanità dopo il fuoco, la ruota, lo yo-yo, il pancake e il gioco dell’oca.

    – Poi mi spiegherà perché proprio lo yo-yo… posso capire il pancake… comunque, se lo mettiamo su una volgarissima sedie a rotelle, il professore sarà visibile.

    – Ha ragione. Lo dovremmo camuffare. Mi faccia pensare… ah ecco! Possiamo farlo sedere su una sedia a rotelle, mettergli degli occhiali scuri e dotarlo di un cartello con scritto sono cieco.

    – Bravo professore! Perfetto. E secondo lei, un cieco cammina sulla sedia a rotelle, tranquillo, evitando ostacoli e mettendosi a seguire una persona? Magari fermandosi ai semafori con il segnale rosso?

    – Ha ragione anche questa volta. Ebbene, facciamolo trainare da un cane per ciechi cui impartiremo ordini attraverso una ricetrasmittente, con auricolari che fisseremo nelle orecchie della bestiola.

    – Adesso le cose cominciano a funzionare. – disse Porcu Porcu. – Devo comprare una sedia a rotelle.

    – Non si preoccupi, ne ho una io. L’acquistai quando mi portarono a casa i mobili. I tavoli però erano troppo alti per me, e avevo bisogno di stare in piedi su una sedia per mangiare. Così ne presi una a rotelle per muovermi con facilità. In seguito dovetti rinunciarci.

    – Perché?

    – Perché schiacciavo sempre mia moglie. Lei non era abbastanza veloce a togliersi dai piedi ed io, non vedendola, ci passavo di sopra.

    – Che storia triste…

    – Sì, una storia veramente dolorosa… soprattutto per lei.

    Cominciarono così i preparativi.

    Tartarin Taraskin Bulletin fu felice di potersi impegnare in questa nuova impresa e gli piacque moltissimo potersi mascherare da cieco. Presero dal canile comunale un cane molto intelligente e soprattutto paziente. Si chiamava Arcibaldo (cane-spavaldo-e-molto-bastardo). Arcibaldo capì subito che i suoi nuovi padroni erano molto strani, anzi li giudicò dei semi-tonti. Per lui, comunque, era importante avere un pasto al giorno e lasciare quel canile.

    Porcu Porcu diede le istruzioni al professore. Tartarin muoveva sempre la testa su e giù, facendo intendere di avere capito. In realtà Porcu Porcu ancora non sapeva che il professore faceva quel movimento quando si addormentava, per cui non aveva ascoltato neanche una parola di quanto gli era stato detto. Il cane, invece, grazie a quel tipico intuito canino di cui era dotato, se n’era accorto. Ma non se ne curò. Quei tali erano talmente strambi, pensò, che probabilmente al professore sarebbe andato tutto bene anche senza aver sentito nulla. Arcibaldo, infatti, era convinto che se quella gente fosse ancora tutta intera, nonostante alcuni facessero cacche pazzesche, altri non stessero neanche in piedi, altri ancora fossero alti quanto una pallina del calcetto, ebbene voleva significare che la fortuna era sempre dalla loro parte. Porcu Porcu, alla vigilia del pedinamento, chiamò Arcibaldo: – Mi raccomando, non dire nulla a mia moglie.

    Il cane lo guardò interdetto e pensò – Ma questo è veramente fuori di testa!

    Il giorno dell’inizio del pedinamento la situazione era questa: 1. il professor Ampolla aveva fornito a Porcu Porcu una sedia a rotelle con una ruota ammaccata che cigolava e procedeva saltellando, il sedile era bucato e fuoriusciva una pericolosa molla di acciaio; 2. Tartarin era convinto che dovesse partecipare a una festa di Halloween; 3. Il cane Arcibaldo, da parte sua, non aveva voglia di scodinzolare per due motivi: il primo era che forse avrebbe fatto meglio a restare al canile piuttosto che nelle mani di quegli svitati, il secondo che gli auricolari collegati alla trasmittente e infilati nelle orecchie, emettevano un fastidioso fischio, al punto tale che non sentiva quasi nulla. Come fare a dirglielo?

    Iniziò il pedinamento e, come ampiamente previsto, Arcibaldo non sentì niente. Siccome quando le cose devono andar male, alla fine vanno peggio di come si possono immaginare, il professor Tartarin, come sempre addormentato, si accartocciò su se stesso e rotolò per terra. Arcibaldo decise allora di sganciarsi dalla carrozzella e di seguire, quatto quatto, il notaio. Guazzetta si infilò dentro un portone e salì due rampe di scale. Arcibaldo lo seguì a poca distanza. Giunto davanti a una porta, l’uomo, con molta delicatezza, fece girare la chiave nella serratura e aprì. Il cane gli passò accanto senza fare alcun rumore ed entrò anch’esso. Sempre con passo felpato, il notaio giunse in biblioteca, spostò un grosso volume e toccò una piccola leva nascosta. La libreria scivolò lateralmente scoprendo una complessa attrezzatura elettronica: un grande monitor e una ricetrasmittente transoceanica.

    Falco chiama Base, Falco chiama Base. – ripeteva Guazzetta al microfono.

    –Qui Base. Che novità ci sono?

    –È lui il nostro uomo. È appena tornato dalla missione nello spazio e in questo momento è a casa sua. È lui il nostro futuro re.

    Arcibaldo, udita la conversazione, si rese conto della gravità dei fatti e fuggì a gran velocità verso la casa di Porcu. Lungo la strada raccolse Tartarin, riconoscendolo dall’odore e non certo dalla forma, avvolto com’era su se stesso. Lo prese per una gamba e lo trascinò via. Una volta

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