Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Attraverso i suoi occhi
Attraverso i suoi occhi
Attraverso i suoi occhi
Ebook339 pages5 hours

Attraverso i suoi occhi

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Rebecca è matricola all’università. Dopo quello che chiama “l’incidente” e di cui non parla mai, cerca di mostrarsi fredda e indifferente al mondo esterno, ma si scioglie in pensieri dolorosi nell’intimità del suo Quaderno delle Riflessioni.
Una sera, recandosi ad un concerto dei Dream Theater, si scontra con Lorenzo, cupo e introverso musicista, con il quale instaurerà fin da subito un rapporto di odio-amore: entrambi nutrono un segreto senso di colpa per qualcosa che in passato ha sconvolto la loro vita e questa consapevolezza reciproca li farà sentire legati fin da subito. A seguito di una serie di incomprensioni però, le strade dei due ragazzi sembrano destinate a dividersi.
La mente dubbiosa di Rebecca troverà le risposte a tutte le sue domande? Lorenzo imparerà qualcosa su sé stesso, guardando attraverso i suoi occhi?
Soltanto quando questo accadrà, la loro sofferenza potrà lasciare spazio a nuove emozioni che, nonostante la paura, riusciranno a farli tornare a sorridere, almeno fino alla prossima sorpresa del destino.
LanguageItaliano
Release dateOct 30, 2020
ISBN9788868229535
Attraverso i suoi occhi

Related to Attraverso i suoi occhi

Related ebooks

Performing Arts For You

View More

Related articles

Reviews for Attraverso i suoi occhi

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Attraverso i suoi occhi - Francesca Librandi

    FRANCESCA LIBRANDI

    ATTRAVERSO I SUOI OCCHI

    (THROUGH HER EYES)

    L’immagine di copertina è stata realizzata da Paola Stillitani (Miren Steel)

    Studio Creativo Knowmadink

    www.knowmadink.com

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    Stampato in Italia nel mese di ottobre 2020 per conto di Pellegrini Editore

    Via Camposano, 41 - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    A John Petrucci e Mike Portnoy,

    perché vent’anni fa mi hanno regalato

    il capolavoro

    che ha ispirato questo romanzo.

    Prefazione dell’autore

    Si potrebbe erroneamente pensare che questo romanzo sia un testo autobiografico. C’è da dire che in effetti, iniziando la sua redazione, ho preso spunto da un evento realmente accaduto, il concerto dei Dream Theater al Palalottomatica di Roma del 31 ottobre 2005, e con ciò colgo l’occasione per porgere le mie scuse a Mike Portnoy, dato che era lui e non Mike Mangini a suonare la batteria all’epoca, ma per ragioni di diacronia mi è sembrato opportuno aggiornare la formazione della band a quella attuale, avendo ipotizzato lo svolgersi degli avvenimenti in tempi più recenti. Successivamente all’incipit però, le altre vicende descritte hanno preso forma nella mia mente e corpo dalle mie parole nella più totale e libera fantasia, seguendo quel magico e meraviglioso processo che è la scrittura creativa.

    Per quanto riguarda i personaggi, in particolar modo i protagonisti, essi non sono ispirati a qualcuno in particolare, ma sono il frutto della mescolanza di sfumature caratteriali e comportamentali di chiunque, reale o immaginario, mi sia rimasto impresso nel mio percorso di crescita.

    Lorenzo, nell’idea originale, avrebbe dovuto suonare la chitarra, ma così facendo avrei spezzato il cuore al mio fidanzato, quindi ho deciso di proseguire nella crociata per la rivalutazione della figura del bassista.

    Rebecca ha un po’ di me, un po’ di Martina, un po’ di Agostina, un po’ di Natascja, un po’ di tutte le persone che in questi anni mi hanno lasciato, nonostante tutto, qualcosa di buono, e per questo le ringrazio.

    intro

    My questioning mind

    has helped me to find

    the meaning in my life again.

    La mia mente dubbiosa mi ha aiutato a trovare di nuovo il significato della mia vita.

    Quanto desiderava l’avverarsi di quelle parole.

    La fine della scuola, l’inizio di una nuova vita, le infinite possibilità di quando ancora tutto è davanti a te, come le ripeteva in automatico chiunque avesse superato la pubertà. Purtroppo per lei però, invece di cominciare, la vita che desiderava era irrimediabilmente finita, portandosi via con sé le ceneri della sua infanzia. Si guardava allo specchio e non si vedeva, quasi che il presente fosse soltanto il riflesso di qualcosa che poteva, ma non era stato.

    Un pensiero letto da qualche parte e ricopiato a pennarello sulla copertina della Smemo era oramai il suo unico dettame: il cuore si spezza una sola volta, tutto il resto poi lo graffia e basta.

    Metà del suo cuore era andata in frantumi in un giorno di festa, ma noi ci concentreremo sull’altra metà.

    Close your eyes and begin to relax. Take a deep breath, and let it out slowly.

    (Chiudi gli occhi e inizia a rilassarti. Fai un respiro profondo, ed espira lentamente.)

    da Regression, Dream Theater

    Il primo concerto con trasferta, primo di una lunga serie, si augura.

    Ammesso che Roma non sia lontana quanto Reykjavíc, per lei che non c’è mai stata l’indomani si prospetta una giornata densa di prime volte. A solo qualche ora dalla tanto attesa notte del diavolo del 30 di ottobre, battezzata così dal cattivo capellone del ben noto film dark che è Il Corvo, più che dall’emozione per quell’insieme ormai prossimo di incipit, una giovane e ansiogena protagonista è assalita da un’unica, precisa e malcelata ossessione: imparare a memoria quanti più testi possibili del bizzarro gruppo heavy metal all’ascolto del quale era stata avviata mesi prima, quando la sua secca sorellona dagli occhi smeraldo aveva cambiato fidanzato, rimpiazzando il rachitico studente fuorisede con un biondiccio armadio a due ante, conosciuto anni addietro niente di meno che al gruppo di preparazione per la cresima e rincontrato per qualche favorevole combinazione astrale a casa di amici, il giorno di pasquetta. Il biondiccio armadio a due ante, ex chitarrista della parrocchia, era inoltre tesserato al prestigiosissimo e mai sentito prima DT Fan Club Italia.

    La nostra giovane e agitata protagonista, la cui ultima esperienza musicale degna di nota consisteva nell’aver militato tra le file dell’ultima generazione di figli del grunge, bivaccanti sulle scale del palazzo delle poste nel centro cittadino muniti di camicione di flanella, chitarra e bottiglia, non aveva mai avvertito la necessità di avvicinarsi con la giusta dedizione ai virtuosismi ipertecnici del gruppetto di ex allievi del Berklee College of Music, una scuola di musica per ricchi talenti di qualche luogo sperduto oltre oceano, e sarebbe rimasta volentieri a bivaccare, se l’estate precedente la sua sorellona non le avesse annunciato, con tanto di tono da banditore medievale, che il giorno di Halloween prossimo venturo entrambe avrebbero accompagnato l’ex chitarrista della parrocchia tesserato al prestigiosissimo DT Fan Club Italia a vedere live, perché l’inglese è più rock del latinismo, per la ventordicentesima volta il suo fantomatico gruppo preferito. Non era stata interpellata, non aveva potuto consultare la sua inesistente agenda degli impegni e rilanciare un prefissato appuntamento quadrimestrale dall’otorinolaringoiatra. Dopo anni di letto a castello in camera condivisa e settimane di accurata pianificazione, era stata tessuta ai suoi danni un’invincibile ragnatela, nella quale era finita intrappolata come una mosca.

    La secca sorellona dagli occhi smeraldo, per affrontare la nuova avventura da fanatico-radicali del metallo, aveva comprato doppio kit di sopravvivenza: due t-shirt uguali, di taglie diverse ma con logo della band bene in vista, per non rischiare di uscire fuori tema; due zainetti da battaglia, rigorosamente neri e pieni di borchie, con la zip su tutta la lunghezza e la tasca davanti; due biglietti parterre, per i comuni mortali da intendersi prato, del concerto previsto il 31 di ottobre al Palalottomatica di Roma e poi un’altra cosa. Il tutto deliberatamente camuffato da regalo di compleanno per l’ignara sorellina, la quale, proprio due giorni dopo Halloween, avrebbe compiuto diciannove anni. Consapevole, inoltre, dell’innata capacità di quest’ultima nel presentare scuse apparentemente fondate e giustificazioni inoppugnabili al fine di elidere situazioni che potevano arrecarle un sentimento a scelta tra noia, fastidio o sforzo eccessivo, la sua sorellona si era fatta consigliare dall’ex chitarrista della parrocchia a proposito del più rapido, indolore ed economico metodo per gestire il fattore spostamento. Ed è proprio dal fattore spostamento che ha inizio la nostra odissea.

    Are you sanctified in your judgment of me? All that I deserve is what you were unable to see.

    (Ti senti più giusto dopo avermi giudicato? Ciò che mi merito è quello che non sei in grado di vedere.)

    da Status seeker, Dream Theater

    La caratteristica che più di ogni altra contraddistingue i fans dei Dream Theater, gruppo metal statunitense nato a Boston nel 1985, considerato l’esempio più puro, divino e, dai loro nemici giurati, un tantino freddo, del genere progressive, è di natura ascetica: loro non sono semplici fans, sono veri e propri adepti, discepoli del virtuosismo, cavalieri nominati direttamente dal dio metallo, senza nulla togliere al compianto Ronnie James[1], per diffondere tra gli infedeli il verbo e la verità. I Cavalieri dell’Ordine di Metropolis Pt.2[2] combattono la loro crociata ascoltando esclusivamente i Dream Theater: sono consentite le sole eccezioni dei progetti solisti dei componenti della band e, per i più audaci e temerari, i brani di maggiore successo dei superflui gruppi di apertura dei loro concerti. I Cavalieri dell’Ordine di Metropolis Pt.2 sono tutti musicisti, chitarristi per lo più, fanatici idolatri del tecnicismo allo stato più puro dei tendini: si recano ogni anno a rendere omaggio alla band, presenziando ad almeno un loro concerto live, e solo i più fedeli affrontano consecutivamente tutte le date italiane del tour. Sia ben chiaro però, a concerto iniziato è vietato l’accenno a qualsivoglia movimento, poiché le correnti d’aria causate da un headbanging di troppo potrebbero distorcere il suono perfetto della lucente Music Man di John Petrucci, di cui hanno studiato almeno otto volte il tutorial per strumento, rigorosamente in lingua originale. Infine, ultimo ma non meno importante, i Cavalieri dell’Ordine di Metropolis Pt.2 si recano a rendere omaggio alla band organizzati in gruppi di almeno tre seguaci, per poter commentare ogni legatura e ogni nano-micro-semi-biscroma, eseguita logicamente alla perfezione in un tempo casuale di duecentottantasette trecentoundicesimi.

    Proprio a causa del diffondersi virale di questo fanatismo, al fine di creare una grande community di fanatici, nella piccola cittadina del mezzogiorno d’Italia in cui vive la nostra giovane e ansiogena protagonista è stato organizzato un pullman privato di seguaci, che partirà la notte del diavolo a tarda ora, per giungere a Roma in prima mattina e riprendere poi la strada a casa a fine evento. Posti disponibili solo ed esclusivamente per gli onorevoli fans muniti di biglietto dorato ticketone, diretti al concerto del Palazzetto dello Sport, piazzale Pier Luigi Nervi, apertura porte ore 19:00. Un moderno viaggio della speranza su un mezzo di preghiera, con ascolto obbligatorio di tutta la discografia completa del gruppo in ordine cronologico di album, per pervenire sotto il palco con la dovuta concentrazione.

    Ebbene, le prenotazioni note su questo bizzarro mezzo di locomozione al momento sono tre, più una: secca sorellona dagli occhi smeraldo, ex chitarrista della parrocchia tesserato al prestigiosissimo DT Fan Club Italia, giovane e ansiogena protagonista ed infine estrosa amica di giovane e ansiogena protagonista, autoinvitatasi nell’ultima settimana, totalmente inconsapevole del genere musicale di quella band di cui ignora finanche il nome, ma eccitatissima all’idea di partire anche lei alla volta a Roma.

    «Allora sorellona, facciamo insieme il punto della situazione e dimmi se ho capito bene: mi porti di peso al concerto di un gruppo che suona da prima che nascessi e di cui ignoravo l’esistenza fino all’altro ieri.»

    «Sì.»

    «Viaggiando su un autobus zeppo di metallari capelloni, barbuti e fanatici, e si sa che i metallari di solito puzzano.»

    «Sì.»

    «Organizzato da qualche loggia segreta della massoneria dell’heavy metal, che non ho la più pallida idea di come ti abbia rintracciato.»

    «Sì.»

    «Solo perché hai paura che il tuo nuovo fidanzato della parrocchia, per mandare i bacetti a Petrucci, ti abbandoni in un angolino dello stadio in balìa di eventuali stupratori vichinghi?»

    «Sì.»

    «Ti rendi conto che preferirebbero un plettro o una bacchetta a te!?!»

    «Mmm… in effetti non ci avevo pensato.»

    «E comunque in tutto ciò, io cosa dovrei fare? Distrarli ballando il merengue? Non lo so neanche ballare, il merengue!»

    «Sei sempre così esagerata Reb, avrai una carenza di cortisolo[3]. Ci penseremo lungo il tragitto, tanto almeno sull’autobus saremo al sicuro: lo ha organizzato un amico del mio lovy. Lo organizza tutti gli anni.» Lovy, una improbabile storpiatura di love, è il vezzeggiativo con cui la secca sorellona dagli occhi smeraldo chiama l’ex chitarrista della parrocchia.

    «Ah che culo, quindi siamo arruolati al soldo di un re dei fanatici.»

    «Si è aggiunta anche la tua dolce metà, che nonostante non sappia proprio a cosa va incontro, lo fa soltanto per stare con te. Ergo non puoi lamentarti, mica starai a tenere la candela a me e a lovy! Pensa piuttosto a vestirti carina, ci saranno un sacco di ragazzi. Chissà è la volta buona che ti fidanzi e rilasci un po’ di endorfine[4]!»

    «Come no, un fidanzato tesserato anche lui al prestigiosissimo DT Fan Club Italia. Meglio diventare la concubina del re dei fanatici, almeno viaggerei gratis.»

    «Mi dispiace per te ma è già fidanzato, dovrai cercarti un altro partito per le endorfine.»

    «Peggio di un re dei fanatici c’è solo una regina dei fanatici. E hai rotto le scatole con la tua tesi sugli ormoni! Ma cosa ho fatto di male per non avere un fratello maschio al tuo posto?»

    «Quando finalmente sarai fidanzata, speriamo presto per la tua dopamina[5], mi ringrazierai.»

    Arriva un momento, nella vita di chi ci sta intorno, in cui l’amore per il proprio partner prende il sopravvento su ogni forma di razionalità, e spesso anche di dignità, spingendo chi lo prova ad improvvisare piccole agenzie matrimoniali a gestione familiare, nella cieca speranza di risollevare le sorti di singletudine della popolazione mondiale, a cominciare da amici e parenti. Era quello che, da quasi un anno, la secca sorellona dagli occhi smeraldo cercava di fare, anche in maniera poco velata ma comunque senza successo, con la sua sorellina, apparentemente spavalda ma interiormente demolita da innumerevoli dubbi sull’argomento.

    Che abbia ragione lei? Ha davvero l’aria così disperata? La nostra giovane e nubile protagonista si stira gli zigomi con le mani, interrogando nello specchio quel suo pallido riflesso che non è in grado di risponderle.

    I’ve tried to wash from memory feelings of betrayal and the incidents that plague me since I lost my sense of innocence.

    (Ho provato a lavare via dalla memoria i segni di tradimento

    e gli incidenti che mi hanno ferito sin da quando

    ho perso il mio senso d’innocenza.)

    da Light fuse and get away, Dream Theater

    Rebecca Ranieri compirà diciannove anni due giorni dopo Halloween, alla commemorazione dei defunti. Il suo aspetto pallidiccio e l’associazione col giorno del suo compleanno le hanno causato parecchie derisioni ai tempi della scuola. Rebecca, così chiamata a causa della passione di sua madre per i romanzi di Gabriel Garçia Marquez, è una tipa sveglia, con un’indole ironica spolverata di cinismo. Parla tanto con tutti senza dire molto di sé, frequenta diverse comitive ma non stringe con nessuno. Si confida solo ed esclusivamente col suo mentore Claudio, fratello minore di suo padre, stimato avvocato narcisista e donnaiolo, che odia farsi chiamare zio. Ha un’ossuta sorella maggiore di nome Cristina, laureanda magistrale presso il dipartimento di Biologia applicata alla ricerca biomedica, divorata dall’amore per Ernesto, un fulvo ragazzone alto e piazzato devoto anima, corpo e chitarra al suo gruppo preferito.

    Rebecca, per gli amici Reb, si è diplomata a pieni voti al liceo classico, andando a scuola un giorno sì e l’altro no, ed è matricola al corso di Ingegneria edile-architettura in un moderno Ateneo della costa tirrenica, anche se snobba volentieri le lezioni per un caffè espresso molto zuccherato al bar della mensa. Palesemente negata per lo sport, ha resistito al Conservatorio un paio d’anni, abbandonando la nave per conclamata indisciplina, ma continua a cantare cover di successi rock col suo gruppo di fricchettoni ex compagni di scuola. Dorme con il suo cane, un barboncino rosso battezzato col nome di Mina, non tanto per la cantante quanto per i suffissi degli ormoni femminili. Ama le opere drammatiche, l’artigianato hippy, i romanzi di Jane Austen e il Festival di Sanremo. I suoi genitori, un impiegato dell’ufficio anagrafe e una professoressa di italiano e latino del liceo scientifico, non si sono mai spiegati come sia stato possibile il concepimento di due figlie tanto diverse: una rossiccia dagli occhi di un verde brillante, venti chili bagnata, e quattro anni dopo una brunetta dagli gli occhi neri come due olive carolee, con quel seno smisurato.

    Durante gli ultimi anni di scuola superiore, nel pieno della sua fase hippy alimentata di colori accesi, boicottaggio delle grandi multinazionali e pratiche meditative al buio del piccolo studio del suo appartamento in centro, la nostra giovane e impegnata protagonista, con la lunga chioma tinta all’henné, le camicie di lino e le collane di legno, era entrata a far parte del Consiglio d’Istituto, al fine ribaltare le sorti di oppressione degli studenti liceali. Poi qualcosa le aveva scurito l’abito e il volto, accorciandole i capelli e sopprimendole ogni interesse sociale. Non era un segreto, ma nessuno aveva più osato farne il minimo accenno, lei prima di tutti.

    Oltre ogni previsione però, Rebecca aveva sfoderato la più grande forza interiore concepibile nei meandri segreti di una minorenne sognatrice, anche se chi le voleva bene aveva iniziato a trattarla come una malata terminale, riempiendola delle piccole e frequenti attenzioni che solo un’anima segnata è in grado di riconoscere e detestare.

    Ora sta meglio, ha iniziato ad accettare che la ferita non si rimarginerà, anche se qualcosa in lei è irrimediabilmente cambiato: non sorride più tanto spesso, la primavera hippy ha lasciato il posto ad un autunno dai colori cupi e malinconici.

    Quaderno delle Riflessioni di *Reb* 30 ottobre

    Ormai su questo quaderno scrivo solo domande. Pagine e pagine di domande esistenziali. Troverò mai delle risposte? Ecco, un’altra domanda. Chissà se esiste un’età per le risposte, se questo identificare l’adolescenza come la fase della ribellione, delle proteste generazionali ma soprattutto dei dubbi, prescinda una successiva fase di soluzioni, spiegazioni e chiarimenti delle questioni che lascia in sospeso. Chissà se si svilupperà mai una bocca della verità interiore, una cabala psicologica, da interrogare per poi berne gli assiomi centellinati giorno dopo giorno. Vivo nel terrore che questo non accada, che sarò costretta a convivere con il mio asfissiante sentimento di impotenza e di finta rassegnazione a qualcosa che non capisco e non capirò mai. Molte volte la sera, mentre lavo i denti prima di andare a dormire, provo a fare come la strega Grimilde e interrogo il mio riflesso: Specchio, servo delle mie brame, spiegami tu come funziona il reame. Forse anche lui funziona semplicemente così come lo vedono i miei occhi, forse la vita è un continuo rincorrere risposte che mai avrai, almeno fino a quando non ti fermerai.

    And now I find what’ s left behind has served to make me whole full of doubt, deception, and delusion, seeking purpose to all earthly days.

    (E adesso scopro che ciò che è rimasto indietro è servito a riempirmi di dubbi, insidie e delusioni, cercando un fine per tutti i miei giorni terreni.)

    da Afterlife, Dream Theater

    «Hai preso tutto l’occorrente per il viaggio, Reb?»

    «Ho spuntato ogni voce del foglio excel che mi hai stampato, sorellona.» Quando c’è da pianificare, Cristina diventa incredibilmente esasperante.

    «Perfetto! Non preoccuparti per il pranzo, niente colazione a sacco: compreremo da mangiare in giro per Roma, tanto abbiamo un sacco di tempo.»

    «I Ringo in borsa li metto lo stesso.» Non si parte mai senza Ringo, pazza!

    «Non farà freddissimo, però munisciti di sciarpa, altrimenti finisce che ti ammali. Anche se quello che becchi tu solitamente è di natura intestinale.»

    «Metterò la sciarpa e porterò l’Imodium.»

    «Basterà anche un bacillus clausii da due miliardi. Ma i jeans così larghi non faranno troppo trap

    «Non ho alternative. Sei ore di viaggio coi pantaloni aderenti non se ne parla.»

    «Non ti preoccupare, ti stanno comunque benissimo. E ora dimmi: non ti senti inebriata dall’emozione di andare in una città che non hai mai visto? Della serotonina[6] in più è proprio quello che ti serve!»

    «Arriveremo all’alba. Dopo due espressi, una brioche al cioccolato e una capatina al Colosseo ne riparleremo.»

    Mezzanotte passata. La nostra giovane e irrequieta protagonista cammina scortata da sorella più coniuge della parrocchia. Segue in coda una glitterata figurina saltellante dall’eccitazione. L’appuntamento è nella piazza principale della movida cittadina, scandita dalle fluorescenti insegne dei locali modaioli che illuminano le facce sorridenti di chi, bicchiere alla mano, ha atteso con ansia la pausa del fine settimana. Un’orda nera di moderni barbari, capelloni e borchiati, è già radunata in falange oplitica: tra le fila non si intravede una ragazza nemmeno per sbaglio, e a fronte di ciò la stravagante formazione, alla vista dei tre esemplari femminili che avanzano nella loro direzione, si gira in sincrono stile Brian e Garrison per accompagnarne il tragitto con sguardi famelici da iena in quaresima. Nel frattempo si fa strada anche un ragazzo sbarbato, con un codino fuori moda alla Roberto Baggio periodo Juventus e senza l’ombra di un tatuaggio, incredibilmente vestito di blu in quella folla corvina, che si ferma a parlare con lovy e fidanzata. Rebecca però non lo nota, troppo impegnata a mandare al diavolo l’ennesimo pretendente non corrisposto.

    PIAGA

    Se non potrai mai amarmi

    Salirò sulla torre Eiffel

    E mi butterò di sotto

    REB

    Con i soldi del biglietto per Parigi

    Pagati una prostituta e lasciami in pace

    PIAGA

    Ma come potrei andare con un’altra donna

    Se penso solo a te?

    REB

    Prova dopo 3 vodka lemon

    «Ancora quello della festa del diploma?» le domanda la glitterata ed estrosa amica da dietro la nuvola di fumo al lampone della sua sigaretta elettronica.

    «Perché riesco ad accalappiare solo casi umani? Perché?!?» Butta il cellulare dentro lo zaino. «Ha ragione Cristina, deve esserci qualcosa di strano nel mio odore, il testosterone[7] in eccesso o qualcosa di simile, altrimenti non me lo so spiegare.»

    «Non pensiamoci più! Saliamo su questa carrozza magica e iniziamo una bella radiografia di tutti i passeggeri! Chissà se scoveremo il tuo Romeo...»

    «Pure tu con questa storia? Mi fate sentire una disperata. E bel Romeo potrei scovare in una setta di invasati! Comunque, saliamo alla svelta, o rischiamo di trovarci sedute dietro quello con le treccine e il tatuaggio con cos’è? Padre Pio?!? Che sicuramente russerà per tutto il viaggio.»

    «Te l’ho detto, Giulietta, che avresti trovato il tuo Romeo!»

    «Perfetto. Pe me possiamo subito passare al finale tragico.»

    L’orda di barbari si accalca per salire sul mezzo in affitto: sfilano magliette dei Dream Theater, felpe dei Dream Theater, sciarpe dei Dream Theater, qualcuno ha anche imbarcato la custodia di una chitarra, tappezzata di adesivi dei Dream Theater, forse nella cieca speranza di riuscire a farla autografare, considerando il cd evidentemente limitativo. In quel paradiso del metallo spicca il ragazzo con la felpa blu e il codino alla Baggio, di statura poco più minuta del metro e novanta di altezza media dei presenti, che va a sedersi in prima fila dietro l’autista, vicino all’unica altra ragazza presente oltre a Rebecca, sorellona e amica.

    «Guarda Reby! C’è uno col pigiama, seduto proprio davanti!»

    «Flavia ma perché continui a chiamarmi Reby con la ipsilon? Non puoi chiamarmi Reb e basta?»

    «Va bene Reby, come vuoi.»

    «Lascia stare, va’. Quello è un metallaro previdente, la notte è lunga, magari ha anche il plaid e il cuscino per il collo, che gli invidierò dopo la prima ora di viaggio.»

    «Oddio sta passando a fare che? L’appello!?!»

    «Ahah non ci credo! Il re dei fanatici che fa l’appello in pigiama, avevi ragione a dire che questa trasferta sarà uno spasso…»

    Sorellona dagli occhi smeraldo e consorte della parrocchia sono seduti altezza bagno, poco più avanti della seconda porta del mezzo, mentre la giovane e nevrotica protagonista e la sua estrosa amica hanno trovato posto a tre file dalla coda. È stato un errore credere che i moderni barbari neri avrebbero rispettato la numerazione dei posti indicata nella prenotazione, e la troppa fiducia, nonché l’ennesima svapata fruttata, ha relegato le due amiche lontano dalle sole facce conosciute.

    «Piacere, sono Lorenzo Margiotta, l’organizzatore dell’autobus. Mi date i vostri nomi?»

    «Zanardi Flavia.»

    «Zanardi Flavia ok, e tu?»

    «Ranieri Rebecca.»

    «Ranieri Rebecca. C’è già una Ranieri davanti.»

    Complimenti per l’acume, caro il mio metallaro in pigiama. «E ce n’è un’altra qui dietro, che pare sia io e che pare sia sua sorella. Sai com’è tra sorelle… stesso cognome… cose così.» La magia della parentela.

    «Fammi controllare. In lista risulta una sola Ranieri: Cristina. Non è che ti sei confusa?»

    «Non è che sei cretino? Se controllo nella lista dei cretini trovo sicuro un Magliotta o come cavolo ti chiami!» Quanta dolcezza.

    Dardi di fuoco stile X-men. Gli occhi nocciola del ragazzo col codino alla Baggio rispondono ai lampi di odio degli occhi scuri di quella stramba ragazzina con indosso una sciarpa giallognola a ghirigori viola, in netto contrasto con tutto quel nero imperante, e prima che scoppi una pioggia di improperi e insulti reciproci, l’intervento di un deus ex machina salva la situazione.

    «Ehi Lore, lei è mia cognata, ti ricordi di avermi dato tre biglietti? Uno era per lei, forse l’hai segnata con un altro nome.» Ernesto, l’ex chitarrista della parrocchia, abbraccia il re dei fanatici mentre guarda supplichevole Rebecca, facendole segno con la mano libera, come d’uso per calmare le bestie ammaestrate.

    «Ah è la sorella della tua ragazza? Aspetta, fammi guardare… sì, infatti: Ernesto Leone + 1.»

    «Non è che ti sei confuso?» replica ironica la nostra giovane e infuriata protagonista.

    «Reby eddai smettiamola! L’importante è che abbiamo risolto.» Flavia spintona contenta l’amica.

    «Questa continua a chiamarmi Reby! Fermatevi, voglio scendere!»

    Gli sguardi continuano ad infiammarsi fino a quando l’appello prosegue per le poche file rimaste in coda al pullman. Giratosi per percorrere a ritroso lo stretto corridoio del mezzo, quando sembra che il polverone si sia finalmente abbassato, Lorenzo coglie una voce femminile sovrastare le altre:

    «Se manca un nome all’appello sei tu eh! Controlla se hai scritto me stesso sul foglio!»

    Risate generali, un intero serpentone di seguaci del dio del virtuosismo che deride il re dei fanatici. Lui non risponde. Accusa il colpo, sogghigna ironicamente e incassa in silenzio la sconfitta. Sa chi è stato a parlare e si limita a girarsi con fare truce verso il posto di lei, ma rimane interdetto nell’incrociare ancora quel cupo sguardo di sfida, puntato dritto nei suoi occhi. Si fissano per un lungo istante, dopodiché Lorenzo cede per primo, torna finalmente a sedersi di fianco a quella che sembra essere la sua fidanzata, e mentre gli pneumatici corrono veloci sull’autostrada, ha l’incredibile reazione di un sorriso.

    «Chi è quella

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1