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E se non ci fosse un day after
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E se non ci fosse un day after
Ebook32 pages23 minutes

E se non ci fosse un day after

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About this ebook

Nell’Antico Testamento l’uomo si diletta a immaginare il mondo ridotto a un luogo inabitabile. Un luogo senza regole, dove la civiltà è un avanzo del passato e il futuro una lotta per la sopravvivenza perpetrata con ogni mezzo. Nel tempo, l’Apocalisse ha trovato altri fattori scatenanti oltre l’ira divina. La visione apocalittica di Benedetta Moroni si incentra sul conflitto tra natura e uomo e pone al centro del suo atipico romanzo breve l’importanza della conservazione dell’ambiente.
In una struttura polifonica, che riecheggia quella della narrazione a episodi, dà voce a una umanità potenzialmente già sconfitta in partenza da se stessa: sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, utilizzo della tecnologia non sempre per fini etici e sociali, malattie di origine sconosciuta.
Estinzioni di massa e colossali ecatombi del passato hanno più volte segnato un nuovo inizio per altre forme di vita. Ma ci sarà sempre un day after?
Disastro, nemesi, estinzione: parole chiavi che assumono significati talvolta distopici.
LanguageItaliano
Release dateOct 31, 2020
ISBN9788832927597
E se non ci fosse un day after

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    E se non ci fosse un day after - Benedetta Moroni

    Epilogo

    1

    L’Amazzonia brucia

    Da un punto di vista umano-centrico siamo convinti di essere il massimo risultato dell’evoluzione, o meglio il massimo raggiunto finora. Se fosse così mi viene da augurarmi che non ci siano ulteriori evoluzioni, abbiamo già fatto troppi danni.

    L’Amazzonia brucia, gli indigeni, gli animali che la abitano, il nostro ossigeno stanno bruciando con lei.

    Non è un racconto di fantascienza ma la campana a morto per l’essere umano. Non credo che la Terra ci darà un’altra possibilità, non ce lo meritiamo.

    L’essere umano ha ancora dieci anni di vita, forse venti, magari anche trenta… poi mi aspetto un peggioramento a livello sociale.

    Parliamo di crescita continua tendendo all’infinito in un mondo finito, finito come spazi, come risorse, come acqua.

    Il rinnovamento è lento e noi siamo peggio delle cavallette di Egitto.

    Da metà del ’700 circa siamo riusciti a distruggere e fagocitare la Terra. Convinti di poter ridurre fame e malattie, per qualche decennio ci siamo veramente illusi di poterlo fare.

    Per farlo però abbiamo sterminato noi stessi, abbiamo rinchiuso in un angolo, a languire, le società basate sulla spiritualità, abbiamo creduto che la tecnologia avrebbe reso l’uomo migliore… stolti che siamo.

    Il nostro mondo soffoca e la Terra è stufa di noi.

    Quanto tempo abbiamo? Meno di quanto crediamo; non credo in una possibilità di riscatto, non più.

    L’Amazzonia brucia, l’Australia brucia e io mi sento impotente, parte di un meccanismo di consumo e produzione rifiuti, trascinata da una tecnologia che è fatta per drogare il pensiero e non per elevare la persona, in un mondo governato da pazzi che in molti casi abbiamo scelto noi!

    E comunque la mettiamo siamo tutti responsabili, perché anche se non abbiamo dato fuoco all’Amazzonia o all’Australia abbiamo contribuito alla crescita di questo pensiero, abbiamo adottato comportamenti distruttivi per noi e per la Terra. Per quanto ci sentiamo assolti, siamo tutti coinvolti.

    Inconsapevoli ci nutriamo di cibi fuori stagione: quando

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