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Holmes - Breve racconto erotico
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Ebook71 pages56 minutes

Holmes - Breve racconto erotico

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About this ebook

Le parole di Holmes furono poco più di un sussurro, mentre accostava fulmineo la bocca al mio orecchio, andando ad accarezzare il lobo quasi impercettibilmente con il labbro inferiore. "Che cosa farebbe se mi succedesse qualcosa di irreparabile?" mormorò, le labbra sempre più pericolosamente vicine."Io non credo che riuscirei mai a perdonarmelo."Sherlock Holmes e John Watson vivono insieme nel loro appartamento al numero 221b di Baker Street. La tensione sessuale tra i due diventa irresistibile quando un giorno, mentre Watson medica una ferita che Holmes si è procurato durante una missione, decidono di abbandonarsi ad essa. La relazione che ne scaturisce è ricca di dolcezza, amore e passione, e aiuta i due uomini e superare i rispettivi traumi.Holmes racconta una storia che sopravvive al tempo e alle avversità.-
LanguageItaliano
PublisherLUST
Release dateAug 19, 2020
ISBN9788726431445

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    Holmes - Breve racconto erotico - Cristina Bruni

    Holmes - Breve racconto erotico

    Original title:

    Holmes

    Copyright © 2020, Cristina Bruni, 2020 LUST, Copenhagen.

    All rights reserved

    ISBN 9788726431445

    1st ebook edition, 2020.

    Format: Epub 2.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    Holmes - Breve racconto erotico

    L’OPERAIO DALLO ZIGOMO FERITO

    Holmes non amava farsi toccare.

    Il contatto fisico umano era per lui qualcosa di molto vicino alla migliore definizione dell’aggettivo ripugnante. Ma anche di rappresentazione perfetta delle debolezze umane. O ancora di estrema inutilità.

    Holmes non amava nemmeno le eccezioni. Ne tollerava una sola.

    E quell’eccezione ero io.

    Non solo mi era concesso di sfiorarlo, toccarlo, curarlo, ma a volte era persino lui stesso a cercare il contatto in prima persona. Uno sfiorare rapido del polso mentre mi illustrava le sue deduzioni in merito a un nuovo caso, l’indugiare sulla mia spalla passandomi accanto o un bisbiglio pronunciato a fior di labbra accostato al mio orecchio.

    Inutile dilungarsi a illustrare quali fossero le sensazioni che mi turbavano in tali momenti.

    Ogni contatto, rubato o cercato con la pelle di Holmes, anche un solo e misero centimetro di essa, mi annebbiava la mente e mi faceva fremere di desiderio.

    Era una costante lotta con la carne e con la mente. Di giorno, cercavo di impedire che il mio corpo tradisse i sentimenti che provavo per lui. Di notte, intraprendevo una battaglia con la mente, nella speranza che non soccombesse o impazzisse sotto il peso della cupidigia che mi attanagliava non solo il corpo, ma anche l’anima. La cupidigia era sconsideratamente alimentata ogni giorno anche solo da un suo sguardo, una parola o un gesto.

    A volte, tuttavia, il contatto fisico si manifestava non come desiderio, bensì come necessità. Proprio quando mi trasformavo da amico – unico amico – a medico di fiducia, pronto a suturare ferite e portare ristoro laddove ce n’era bisogno.

    Sarebbe per me cosa di poco sforzo elencare tutte le volte in cui Holmes ebbe bisogno delle mie abilità professionali. Ciononostante, ne esiste una che più di tutte mi è rimasta impressa nella mente e marchiata nel corpo e nell’anima.

    Quella in cui io portai sollievo alla carne ferita di Holmes tanto quanto lui ne portò alla mia fremente.

    Quella mattina Holmes era uscito presto di casa, esibendosi in uno dei suoi soliti travestimenti che spesso adottava nel corso delle indagini. Quando rincasò era quasi ora di pranzo. Mi trovavo sulla mia poltrona, immerso nella lettura in attesa del suo ritorno, quando sobbalzai sbigottito non appena gettai uno sguardo distratto sul suo viso.

    Buon Dio, Holmes! Che diamine le è successo?

    Mi alzai di scatto, buttando il quotidiano sulla poltrona, e mi avvicinai al mio amico. Aveva ancora addosso gli abiti da operaio che aveva messo quella mattina, sporchi e infangati, ed esibiva un considerevole taglio sullo zigomo sinistro, ancora leggermente sanguinante. Avevo appena alzato una mano a indicare la lesione che stava oltraggiando la sua pelle quando Holmes mi bloccò, stringendomi il polso. La preoccupazione che nutrivo in quell'istante quasi mi fece dimenticare il turbamento che, come al solito, si impossessava di me ogni volta che il mio corpo veniva sfiorato da quello di Holmes.

    Mio buon amico, è solo un graffio, mi rispose, calmo.

    Un graffio, sì, che non da meno necessita della mia attenzione ribattei con forza.

    Lo lasciai da solo giusto il tempo di andare a prendere una bacinella d’acqua e la mia valigetta da medico. Lo trovai seduto sulla sua poltrona. Appoggiai valigetta e bacinella a terra, facendo molta attenzione a non rovesciare l’acqua, visto lo stato d’agitazione in cui versavo in quel frangente. Mi inginocchiai a fatica davanti a lui, cercando di ignorare il dolore alla gamba, aprii la valigetta e mi arrotolai le maniche.

    Dovrebbe vedere come è conciato l’altro ridacchiò, mentre gli pulivo la ferita con una garza.

    Non c’è nulla di divertente, borbottai io tamponandogli la ferita. Un giorno o l’altro sarà un proiettile continuai, cercando di concentrarmi sul mio lavoro.

    È molto probabile ribatté Holmes, che non voleva proprio agevolarmi il lavoro rimanendo immobile.

    Magari quando non sarò lì ad aiutarla.

    Gettai le garze sporche per terra. La mia voce era carica di preoccupazione mista a risentimento, mentre iniziavo a suturare la ferita.

    Un punto dopo l’altro.

    E allora io… iniziai, lasciando tuttavia la frase incompiuta.

    A quel punto, lei cosa?

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