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La passione dei Prince: Harmony Collezione
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Ebook160 pages2 hours

La passione dei Prince: Harmony Collezione

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About this ebook

Il Premio Oscar Nik Prince, ora apprezzato regista, ha deciso di trasformare un bestseller internazionale in un grande successo anche al cinema. Per realizzare il suo progetto, però, deve ottenere i diritti sul romanzo per poi poter scrivere la sceneggiatura... cosa che non gli è ancora riuscita. È per questo che avvicina Juliet Nixon, per tutti Jinx. Lei conosce il nome del misterioso scrittore, ma non ha nessuna intenzione di rivelarlo. E la combinazione di sex appeal e determinazione che Nik sfodera con lei, costringe Jinx a combattere una strenua battaglia per resistergli, fino a quando lui non scopre che...
LanguageItaliano
Release dateNov 10, 2020
ISBN9788830520660
La passione dei Prince: Harmony Collezione
Author

Carole Mortimer

Zu den produktivsten und bekanntesten Autoren von Romanzen zählt die Britin Carole Mortimer. Im Alter von 18 Jahren veröffentlichte sie ihren ersten Liebesroman, inzwischen gibt es über 150 Romane von der Autorin. Der Stil der Autorin ist unverkennbar, er zeichnet sich durch brillante Charaktere sowie romantisch verwobene Geschichten aus. Weltweit hat sie sich in die Herzen vieler Leserinnen geschrieben. Nach der Schule begann Carole Mortimer eine Ausbildung zur Krankenschwester, musste die Ausbildung allerdings aufgrund eines Rückenleidens nach einem Jahr abbrechen. Danach arbeitete bei einer bekannten Papierfirma in der Computerabteilung. Zu diesem Zeitpunkt schrieb sie ihren ersten Liebesroman, das Manuskript wurde abgelehnt, da es zu kurz war und die Handlung nicht den Ansprüchen des Verlags genügte. Bevor sie einen zweiten Versuch wagte, schmollte sie nach eigenen Angaben erst einmal zwei Jahre. Das zweite Manuskript wurde dann allerdings angenommen, und es war der Beginn ihrer erfolgreichen Karriere als Autorin von modernen Liebesromanen. Sie selbst sagt, dass sie jeden Augenblick des Beginns ihrer Karriere genossen hat, sie war die jüngste Autorin des Verlags Mills & Boon. Carole Mortimer macht das Schreiben viel Freude, sie möchte gern mindestens weitere zwanzig Jahre für ihre Leserinnen schreiben. Geboren wurde Carole Mortimer 1960 in Ost-England, und zwar in einem winzigen Dorf. Sie sagt, das Dorf sei so klein, dass, sollte der Fahrer beim Durchfahren einmal zwinkern, er den Ort vollkommen übersehen könnte. Ihre Eltern leben immer noch in ihrem Geburtshaus, ihre Brüder wohnen in der Nähe der Eltern. Verheiratet ist sie mit Peter, ihr Mann brachte zwei Kinder mit in die Ehe, sie leben in einem wunderschönen Teil Englands. Die beiden haben vier Söhne, zusammen sind es sechs Kinder, zwischen dem ältesten und jüngsten bestehen 22 Jahre Altersunterschied. Außerdem haben sie einen Kleintierzoo sowie einen Hund, der zur Hälfte von einem Kojoten abstammt und den die Familie aus Kanada mitbrachte.

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    Book preview

    La passione dei Prince - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Prince’s Passion

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Carole Mortimer

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-066-0

    Prologo

    «Allora, questa volta cosa ha avuto da ridire il tuo imprevedibile autore sulla mia offerta?» chiese Nik all’uomo che era seduto dall’altro lato della scrivania, il suo accento americano che risuonava di una falsa noia.

    Falsa, perché Nik era tutto fuorché annoiato visto che la posta in gioco era riuscire finalmente ad acquistare i diritti cinematografici del libro di J. I. Watson.

    Sul viso di James Stephens apparve un’espressione di disagio. L’editore, un uomo sulla cinquantina che da circa vent’anni aveva preso il posto del padre nella direzione della Stephens Publishing, evidentemente conosceva bene il carattere spesso bizzoso di alcuni scrittori, ma altrettanto evidentemente l’atteggiamento incomprensibile di J. I. Watson lasciava perplesso lui almeno quanto Nik.

    Cosa c’era di tanto complicato nel vendere i diritti di un romanzo che aveva riscosso un enorme successo di pubblico e di critica poco meno di sei mesi prima? Non era il sogno di ogni scrittore vedere una delle proprie creazioni trasformata in un film? Un film oltretutto prodotto e diretto dal regista vincitore di cinque Premi Oscar Nikolas Prince? Invece, delle quattro lettere che aveva inviato allo scrittore, ricordò Nik, due erano state completamente ignorate, la terza aveva provocato un gentile ma fermo rifiuto, e alla quarta non aveva ancora ricevuto risposta. Ma, a giudicare dal comportamento evasivo di James Stephens, non doveva aver sortito un risultato diverso, dedusse.

    Un’ulteriore delusione che si aggiungeva alla frustrazione di aver dovuto trascorrere due mesi cercando inutilmente di incontrare J. I. Watson. A un certo punto, si era spinto fino a corteggiare il capo redattore della casa editrice, la donna che manteneva contatti diretti con lo scrittore, nella speranza di riuscire a oltrepassare Stephens per avviare una trattativa diretta con Watson. Dopo diverse cene, Jane Morrow si era sbilanciata fino al punto di confidargli che il vero cognome dell’autore era Nixon, ma aveva anche precisato che l’informazione non lo avrebbe aiutato perché la corrispondenza gli veniva inviata in una casella postale.

    «Ha rifiutato di nuovo la mia offerta» ipotizzò Nik.

    «Sì» confermò James, ovviamente sollevato per non essere stato costretto a pronunciare quelle parole.

    «Ma cos’ha che non va questo tizio?» borbottò Nik alzandosi. Alto e imponente, i capelli lunghi fino alla base del collo, gli occhi grigi che scintillavano, mosse qualche passo nell’ufficio. «Vuole più soldi? È questo il problema?» domandò. «Acconsentirò a ogni sua richiesta, nei limiti del buon senso, ovviamente.»

    James sospirò. «Forse dovrei mostrarti l’ultima lettera che ci ha spedito» affermò. Prese un foglio da un cassetto e lo appoggiò sulla scrivania.

    Nik si chinò per leggere il succinto messaggio. Nemmeno se me lo chiedesse Nik Prince in persona!

    Succinto, ma inequivocabile. Un rifiuto senza possibilità di appello.

    Ma per quanto fastidiose, non furono quelle poche parole ad attrarre l’attenzione di Nik. Stampato al margine della lettera c’era il numero della casella postale che Jane aveva menzionato. Una casella postale di Londra, un particolare forse che Stephens aveva omesso di notare.

    Raddrizzò la schiena e distolse lo sguardo in una manovra evasiva. L’editore era un uomo d’onore, se si fosse reso conto di aver violato seppur inavvertitamente la privacy dell’autore lo avrebbe contattato immediatamente per avvertirlo. «Tu gli hai parlato a quattr’occhi?» chiese.

    James scosse la testa. «No, non l’ho mai incontrato di persona.»

    «Mai?» ripeté Nik, il tono della voce incredulo. Tutta quella faccenda stava iniziando ad assomigliare a una farsa. Effettivamente James non gli aveva proposto un colloquio con l’autore, ma lui era stato ben lungi dall’immaginare che anche l’editore non ne avesse mai ottenuto uno.

    «Non lo conosco» riprese James. «Non l’ho mai visto e non ho nemmeno mai parlato con lui al telefono. In effetti manteniamo solo contatti epistolari.»

    «Non riesco a crederci» borbottò Nik, tornando a prendere posto sulla sua sedia. «Sinora avevo dato per scontato che tanta riservatezza fosse solo un modo per farsi pubblicità.»

    «Vorrei che fosse così, ma la verità è che abbiamo ricevuto il manoscritto circa diciotto mesi fa» spiegò l’editore. «Fu esaminato da un redattore il quale, riconoscendone la qualità, lo sottopose all’attenzione del suo responsabile. È arrivato sulla mia scrivania subito dopo, ma in tutto questo tempo per noi J. I. Watson è rimasto solo un nome.»

    «Se lo dici tu» commentò Nik, ancora poco convinto che nessuno dei dirigenti avesse ottenuto almeno un colloquio con lo scrittore che in meno di sei mesi aveva fruttato guadagni strabilianti alla casa editrice.

    «Lo dico, infatti» confermò James. «Ovviamente abbiamo convocato in sede il signor Watson in diverse occasioni, ma lui non ha mai accettato i nostri inviti.»

    Nik scosse la testa. Era ovvio che stesse avendo tutti quei problemi per procurarsi un appuntamento con lo scrittore, se il tizio rifiutava persino di mantenere un rapporto diretto con il suo editore.

    «È tutto vero» insistette James, interpretando correttamente l’espressione che era apparsa sul viso di Nik. «Il contratto, le correzioni al testo originale... anche se devo ammettere che ne sono state necessarie ben poche... tutto è stato concordato per posta.»

    «E come fate a gestire le lettere dei lettori? Le sottoponete alla sua attenzione nello stesso modo?»

    James aprì di nuovo il cassetto, questa volta per prendere una cartella strapiena di fogli. «Gliene mandiamo alcune, di tanto in tanto, in modo che lui sappia cosa pensa il pubblico del suo libro.»

    «Il contratto!» riprese Nik, colpito da una nuova idea. «Di sicuro ci sarà il modo di agire sul contratto.»

    «C’era una clausola che escludeva i diritti cinematografici» spiegò James. «È stata aggiunta per espressa volontà dello scrittore, naturalmente. Noi volevamo il libro, e non abbiamo creato problemi.»

    Nik era certo che un romanzo del valore di Superboy non capitava tutti i giorni sulla scrivania di un editore, e dunque non poteva biasimare James se aveva fatto di tutto pur di accaparrarselo. Questa consapevolezza in ogni caso non gli tornava utile. Lui voleva fare un film dal libro, e non sarebbe riuscito nel suo intento senza la cooperazione del misterioso signor Watson.

    «Riesci a immaginare quanto tempo abbiamo perso perché non possiamo discutere con l’autore?» riprese James. «E quante difficoltà abbiamo incontrato nel lancio pubblicitario? Non abbiamo potuto organizzare conferenze, distribuire copie firmate del libro, non è stato possibile fargli rilasciare interviste. L’atteggiamento di Watson ci ha causato perdite terribili nelle vendite.»

    «In ogni caso il libro ti ha fatto guadagnare cifre esorbitanti» sottolineò Nik. «E suppongo che avresti anche tu la tua convenienza se io riuscissi ad acquisire i diritti cinematografici.»

    «Infatti, ma poiché tu non riuscirai ad acquisire i diritti...»

    «E questo chi lo dice?» lo interruppe Nik, alzandosi in piedi di scatto.

    L’editore gli rivolse uno sguardo incuriosito. «Cosa ti fa credere che tu avrai successo dove io ho fallito?»

    «È semplice. Io non seguo le tue regole» rispose Nik. Ora che conosceva la casella postale del signor Watson, o del signor Nixon, avrebbe fatto in modo di smascherarlo e di convincerlo a parlare con lui. «Forse il tuo prezioso scrittore ancora non sa che Nik Prince non ha mai accettato un no come risposta» aggiunse.

    E non aveva intenzione di iniziare a farlo proprio ora. Una cosa che J. I. Watson avrebbe scoperto molto presto!

    1

    Jinx scoccò un brillante sorriso alla donna, la sua migliore amica sin dai tempi del liceo, che le aveva appena aperto la porta. «Grazie per avermi invitato alla tua festa, Susan» esordì a voce alta per sovrastare la musica e il brusio di sottofondo.

    Susan scrollò le spalle. «Puoi anche evitare la commedia, Jinx» replicò. «Tu e io sappiamo che preferiresti essere a casa in compagnia di un buon libro, e sappiamo anche che ho dovuto minacciarti per convincerti a venire qui questa sera. Ma la festa per il mio quinto anniversario di matrimonio non sarebbe stata la stessa senza la mia testimone e damigella d’onore» aggiunse prima di abbracciarla. Arretrò di un passo e la osservò. «Dimmi, ma come fai a sembrare sempre più giovane?» le chiese con un sorriso.

    «Adulatrice» commentò Jinx, passando le mani sulla gonna dell’aderente vestito nero che evidenziava il suo fisico snello e che metteva in risalto il ricco colore mogano dei capelli lunghi fino alle spalle. «Sei tu che nonostante due gravidanze conservi un fisico fantastico» aggiunse, porgendole il bouquet di rose che le aveva portato in regalo.

    «Grazie, sono bellissime» commentò Susan. «Come sta Jack?»

    Il sorriso di Jinx non vacillò, per quanto un’ombra le velò gli occhi. «Nessun cambiamento» rispose. «Ma dov’è il tuo affascinante marito?» riprese, decidendo che era meglio non discutere di suo padre in quell’occasione.

    «Eccomi» annunciò Leo, oltrepassando la moglie per stringere Jinx fra le braccia. «Sei più bella che mai» affermò dopo averle baciato le gote.

    «E tu sei il solito ruffiano» replicò lei ironica. «Sembra che ci sia molta gente» notò, accennando con il capo in direzione del salone, da dove provenivano voci e risate.

    «Abbiamo un ospite d’onore» le confidò Susan. Infilò il braccio sotto quello di Jinx e si incamminò verso la sala. «Ricordi Stazy Hunter, l’architetto che ha progettato il nostro salotto l’anno scorso?»

    Poiché il nuovo arredamento della bella stanza era stato l’argomento di conversazione preferito da Susan circa sei mesi prima, Jinx ovviamente ricordava perfettamente che Stazy Hunter ne era stata l’artefice.

    «Bene» riprese Susan senza aspettare una risposta, «poiché siamo rimaste in contatto, ho invitato lei e suo marito Jordan questa sera. Poi, un’ora fa, Stazy mi ha telefonato per chiedermi se poteva portare anche suo fratello. Ovviamente io le ho detto di sì, anche se non immaginavo chi fosse questo fratello...»

    «Tranquilla, Jinx, prima o poi dovrà respirare» scherzò Leo, raggiungendo le due donne. Appoggiò un braccio sulle spalle della moglie. «Lo sai che alla tua amica non interessano queste cose» disse poi a Susan. «Ora, se si fosse trattato di un professore universitario, o magari di un archeologo, sarebbe stato diverso, ma questo tizio non è niente di tutto questo.»

    «Leo parla così perché è geloso» intervenne Susan. «Il fratello di Stazy è fantastico. Un metro e novanta di magnetismo sensuale.»

    «Non ti sembra di esagerare?» protestò Leo.

    «Sei bellissimo anche tu, tesoro» Susan si affrettò a rassicurare suo marito.

    «Ma non come il nostro ospite» insistette Leo.

    «Io ti ho sposato. Non è la stessa cosa.»

    «No, capisco che non lo sia. Sei sicura di non voler fuggire con me, Jinx?»

    «Non essere ridicolo. Lo sai che tua moglie ti ama alla follia» commentò lei.

    Leo scosse la testa. «Ma prima o poi smetterà di amarmi se continuerà a frequentare famosi registi cinematografici» borbottò.

    «Il fratello di Stazy è un regista?» chiese Jinx, il tono della voce leggermente allarmato.

    «Sì, si chiama...» Lo squillo del campanello impedì

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