Innocente tentazione: Harmony Collezione
By Kim Lawrence
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About this ebook
Ex pilota da corsa trasformatosi in imprenditore di successo, Cesare è convinto che sia lei, Anna, la donna che ha quasi distrutto il matrimonio del suo migliore amico, ed è intenzionato a non fargliela passare liscia. Ma non sempre le cose vanno come si desidera che vadano.
Kim Lawrence
Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.
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Book preview
Innocente tentazione - Kim Lawrence
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Captivated by Her Innocence
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Kim Lawrence
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-079-0
1
Se, come alcuni sostenevano, era tutta questione di esercizio, allora il sorriso di Anna avrebbe dovuto trasmettere la giusta miscela di distaccato riserbo e fiducia in se stessa. Tuttavia, mentre esponeva la propria opinione sulle recenti modifiche ai programmi della scuola elementare, sotto la giacca di tweed accuratamente abbottonata, il cuore le batteva così forte che sembrava volersi fare strada tra le costole. Per fortuna, il cuore rimase al suo posto e, parlando con adeguata disinvoltura, lei riuscì a conservare l’attenzione del suo pubblico. O forse dietro i loro sguardi assorti, in realtà, tutti stavano pensando a come organizzare la cena. Anna sollevò di scatto il mento e scacciò ogni incertezza. Ordinò a se stessa di rilassarsi. E se fosse andato tutto a monte? In fondo si trattava soltanto di un lavoro. Soltanto? Chi voleva prendere in giro? Un simile atteggiamento filosofico poteva ingannare il resto del mondo, ma quello non era un lavoro qualsiasi per Anna e lei se ne era resa conto, quando erano coincisi i due appuntamenti fissati per i colloqui.
Doveva decidere tra una scuola locale molto rinomata, a poca distanza dal suo appartamento, dove le era stato fatto intendere in via ufficiosa di essere la candidata favorita, e un posto in una scuola lontana, sulla costa nordoccidentale della Scozia, che aveva scoperto grazie a un articolo su una rivista nella sala d’aspetto del suo dentista. La scelta appariva ovvia, lei ambiva invece a quel lavoro con tutta se stessa. Era molto tempo che non desiderava qualcosa con una simile intensità.
«Naturalmente, noi tutti vogliamo che i giovani divengano individui di successo, ma la disciplina è importante, non crede signorina Henderson?»
Anna annuì con espressione grave. «Certo.» Si concentrò sulla donna esile di fronte a lei, che le aveva posto la domanda, prima di rivolgersi anche al resto del gruppo. «Ma sono convinta che se ogni bambino si sente apprezzato e incoraggiato a esprimere il proprio potenziale, la disciplina sia raramente un problema. Almeno finora questa è stata la mia esperienza nelle classi.»
L’uomo con una calvizie incipiente seduto alla sua destra guardò il foglio davanti a sé. «E questa esperienza è stata esclusivamente in scuole di città?» Scambiò un’occhiata significativa con gli altri membri del gruppo. «Una comunità rurale come questa non è esattamente quello a cui lei è abituata, non crede?»
Anna, che aveva previsto quella domanda, si rilassò e annuì. La sua famiglia e gli amici le avevano già espresso la stessa opinione, sottintendendo che entro un mese le sarebbe passata la voglia di vivere in quel deserto! Ironia della sorte, le uniche persone che non si erano mostrate contrarie erano quelle che probabilmente odiavano l’idea più di chiunque altro.
Sarebbe stato comprensibile se zia Jane e zio George, la cui unica figlia aveva recentemente preso casa in Canada, si fossero mostrati inorriditi alla prospettiva che anche la nipote, da sempre considerata una seconda figlia, se ne andasse. La coppia, al contrario, aveva mantenuto un atteggiamento tranquillo ed era sembrata decisa a sostenerla.
«È vero, ma...»
Una pagina venne voltata e le folte sopracciglia dell’uomo si sollevarono. «Qui è scritto che lei ha una buona conoscenza del gaelico.»
«Sono arrugginita, ma ho vissuto sull’isola di Harris fino a otto anni. Mio padre era veterinario e io mi sono trasferita a Londra solo dopo la morte dei miei genitori.» Anna non aveva ricordi del terribile incidente dal quale lei era uscita illesa. La gente lo aveva definito un miracolo, ma Anna pensava che i miracoli fossero meno crudeli. «Quindi vivere e lavorare nelle Highlands sarebbe un po’ come tornare alle mie origini, è sempre stato un mio desiderio.» La convinzione che la sua vita, se non il suo cuore coperto di ghiaccio, appartenessero alle Highlands era ciò che le aveva fatto ignorare i consigli di tutti, per portare avanti la propria candidatura come dirigente scolastico di quella piccola scuola elementare in una zona isolata ma bellissima della costa nordoccidentale della Scozia. Era certa che la sua non fosse una reazione istintiva causata dal suo ex, Mark, e dal loro mancato matrimonio. Lei non stava scappando! A denti stretti, Anna scacciò il pensiero e sospirò. Mark, che lei non era mai riuscita a persuadere ad andare in vacanza in un luogo senza sole e sabbia, sarebbe rimasto sconcertato dalla sua scelta, ma ormai non era più un problema. Lei era libera e augurava a lui e alla sua modella di biancheria intima tutta la felicità che meritavano!
Poteva anche non avere il cuore spezzato o sentirsi distrutta, ma era umana. Avrebbe mostrato ad amici e parenti perplessi che poteva farcela, ma prima doveva ottenere quel posto. Scrollandosi di dosso i dubbi, si concentrò per cercare di apparire positiva, sperando disperatamente di esserlo abbastanza per convincere la commissione a darle una possibilità. Fin lì era andato tutto bene. Che quella scheggia di ottimismo invitasse subito il destino a farle abbassare la cresta? Scacciò via il pensiero e si concentrò sulla domanda che le era stata appena rivolta, decisa a non sbagliare ora che stava andando così bene. Aveva temuto di essere lì semplicemente per fare numero, ma si era resa conto invece che la partita era aperta: lei aveva davvero buone speranze. Stava andando bene, molto bene, corresse mentalmente, mentre il presidente della commissione si appoggiava alla sua sedia e la guardava da sopra gli occhiali a mezza montatura, rivolgendole finalmente un sorriso.
«Bene, signorina Henderson, mille grazie per essere venuta. C’è qualcosa che vorrebbe chiederci?»
Anna, che aveva compilato un elenco di domande pratiche e intelligenti, si ritrovò a scuotere la testa.
«Allora se volesse avere la cortesia di attendere nella sala professori... Non la terremo in sospeso a lungo ma credo di esprimere il parere di tutti dicendo che lei ci ha colpito in modo...»
Anna, che era scattata in piedi, soffocò un gemito frustrato quando, dopo un rapido colpo, la porta alla sua sinistra si aprì, interrompendo la promettente frase del suo intervistatore. Un attimo dopo non fu l’aria gelida del corridoio pieno di spifferi a farla ansimare, ma la persona che entrò nella stanza.
Doveva essere abituato a lasciare tutti a bocca aperta, visto il suo aspetto. Era davvero un uomo incredibile. Forse sui trenta? Più alto della media, snello, spalle ampie, gambe lunghissime, atletico e muscoloso, oltre che assolutamente, incredibilmente stupendo! Possedeva una bocca ampia e sensuale, occhi grigi incorniciati da folte ciglia e lineamenti forti e cesellati simili a quelli di una statua greca. Il nuovo arrivato soddisfaceva ogni attributo richiesto dall’elenco personale di Anna, dalla cima della testa scura e arruffata, alle scarpe inzaccherate di fango. Notò il timbro vibrante della sua voce profonda, ma non quello che disse ai membri della commissione, tuttavia si sentì travolta dall’aura di primitiva mascolinità che emanava. Sarebbe stato difficile non rimanerne colpita! Insieme a una languida sensualità, trasudava autorità letteralmente da ogni poro. Era possibile che quella specie di identikit di un supereroe di Hollywood fosse il membro della commissione che mancava e della cui assenza gli altri si erano scusati?
Anna non vi aveva prestato attenzione ma, se era così, il suo ritardo era stato un vero colpo di fortuna, visto che ora lei stava lottando inutilmente per sostenere il suo sguardo senza cadere vittima di un profondo rossore, cosa non certo consona a un’insegnante. Le possibilità che sarebbe riuscita a gestire un intero colloquio erano esigue. Era tutto molto inquietante, forse a causa dello stress accumulato durante quel lungo viaggio al nord. Qualunque fosse la causa, Anna non aveva mai sperimentato prima una reazione fisica simile nei confronti di qualcuno. Si sentiva perfino formicolare il cuoio capelluto. Mortificata e confusa, strinse le dita delle mani sudaticce fino a farsi sbiancare le nocche, mentre lottava per controllarsi. Poi lui, grazie a Dio, guardò altrove.
Un momento dopo, Anna scosse la testa per sopprimere il brivido che l’aveva attanagliata davanti a quegli occhi scuri che avevano preso di nuovo a sfiorarle il viso. Non si era mai buttata da un’alta scogliera verso la vellutata oscurità, ma era abbastanza sicura che, se lo avesse fatto, si sarebbe sentita a quel modo! Lo sguardo intenso di quell’uomo non si proponeva di far sentire a proprio agio chi gli stava davanti, questo era certo. Per un attimo pensò di avere intravisto un barlume di riconoscimento in quelle profondità grigio ferro, ma poi sparì, e Anna si ritrovò a lottare coraggiosamente per riguadagnare almeno un po’ della propria compostezza distrutta. In quel momento, il presidente della commissione intervistatrice, un consigliere locale, fece le necessarie presentazioni.
«Cesare, questa è la signorina Henderson, la nostra ultima, ma non certo meno importante candidata.» Con un sorriso caldo di approvazione, l’uomo si rivolse a lei. «In studio ci sono tè e biscotti. La signorina Sinclair farà gli onori di casa.» Il presidente si fece da parte per permetterle di dirigersi alla porta e voltò la testa verso l’uomo dal nome italiano. «La signorina Henderson stava proprio per lasciarci un momento, mentre noi...»
La frase che risuonò nella testa di Anna fu più forte dello stridio dei gabbiani all’esterno. Cesare... il suo nome non era inglese, come del resto l’aspetto, se si tralasciavano gli occhi color grigio argento. Quindi qual era la sua storia? La risposta non tardò ad arrivare, o almeno parte di essa.
«Signorina Henderson, le presento Cesare Urquart, l’uomo grazie al quale la scuola gode dei collegamenti con le attività locali che lei ha tanto elogiato.»
Anna era così agitata che a stento ricordava il proprio nome, figuriamoci il commento che aveva fatto prima.
«Signor Urquart...» Si sentì sollevata nel sembrare relativamente calma. Poi si ritrovò sotto l’esame attento di uno sguardo penetrante e decisamente gelido.
«Anna è stata molto colpita anche dalle nostre credenziali verdi.» L’uomo più anziano sembrava assolutamente ignaro delle inquietanti correnti nascoste, questo significava forse che era tutto nella sua testa? Con la mano già sulla maniglia della porta, lei si fermò, mentre lui aggiungeva: «È grazie alla generosità e alla previdenza di Cesare che la scuola non solo produce elettricità sufficiente per se stessa, ma la rivende anche alla rete elettrica. Si era parlato perfino di chiusura, come è avvenuto per molte altre scuole più piccole, prima che Cesare intervenisse di persona».
Ci fu una pausa e Anna seppe che si aspettavano una sua risposta. Così annuì ed emise un mormorio di ammirazione... ma quell’uomo temeva di restare ucciso se sorrideva?
«In effetti io ho anche un interesse personale.»
«E come sta la piccola Jasmine? È mancata a tutti noi a Killaran» intervenne la donna presente nella commissione.
«È annoiata.»
Era dunque così ricco e influente il signor Urquart, o Killaran? Sembrava fosse un genitore. Presumibilmente insieme alla figlia doveva esserci anche una moglie e madre, chissà se era il suo affascinante equivalente femminile? Che fossero dei ricchi nuovi arrivati che si erano comprati un posto nel cuore dei locali? Il suo cinismo lasciò spazio alla possibilità che i motivi potessero essere altruistici. In entrambi i casi, Anna sapeva bene che molte piccole scuole a rischio di chiusura avrebbero invidiato al villaggio il loro ricco benefattore. Era solo triste che necessitassero di averne uno.
«Signorina Henderson.» Cesare Urquart si avvicinò di un passo e lei si avvinghiò alla maniglia in modo spasmodico. Fu costretta a piegare indietro la testa per incontrare i suoi occhi e spostò il peso da un piede all’altro, sentendosi più come una