Alla mercé del capo: Harmony Collezione
By Miranda Lee
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Miranda Lee
Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!
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Alla mercé del capo - Miranda Lee
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Man Without Mercy
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2014 Miranda Lee
Traduzione di Sonia Indinimeo
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-080-6
1
«Cosa vuol dire che non posso avere Vivienne?» esplose Jack. «Ho sempre avuto Vivienne.»
Nigel soppresse un sospiro. Non avrebbe voluto deludere il suo miglior cliente, però non aveva scelta.
«Mi dispiace, Jack, ma da ieri la signorina Swan non lavora più per la Classic Design.»
Jack lo guardò scioccato. «L’hai licenziata?»
Questa volta fu Nigel a sembrare scioccato. «Ma scherzi? Vivienne era una delle mie migliori designer. No» aggiunse con una nota di rimpianto. «È lei che ha dato le dimissioni.»
Jack rimase molto sorpreso. In realtà non poteva dire di conoscere bene Vivienne, nonostante avesse lavorato con lei in occasione dei suoi ultimi tre progetti. Era una ragazza molto riservata che non indugiava in chiacchiere. Era sempre concentrata sul suo lavoro, che era davvero brillante. Una volta le aveva chiesto perché non aprisse uno studio suo e lei gli aveva risposto che non voleva quel tipo di stress, soprattutto alla vigilia delle sue nozze. Aveva aggiunto che non intendeva più vivere di solo lavoro, un proposito che Jack non aveva apprezzato, almeno fino al giorno prima.
Stava vagando intorno a Port Stephens in cerca di un’area adatta per costruire un’altra residenza per anziani, quando si era imbattuto in una proprietà in vendita, che lo aveva letteralmente stregato. Non era quello che stava cercando. Non era pianeggiante e in cima alla collina c’era un’enorme vecchia costruzione. Jack non aveva mai visto una casa simile e il nome era unico, proprio come l’edificio.
Pur sapendo di perdere tempo, non aveva potuto fare a meno di visitare la Francesco’s Folly. Nel momento in cui era uscito su una delle terrazze che circondavano la casa, aveva capito che doveva essere sua. Non voleva solo comprarla, ci voleva vivere! Ed era assurdo, visto che Port Stephens distava tre ore buone di macchina da Sidney. Jack abitava in un appartamento tutto sommato modesto, nello stesso edificio dove aveva sede la direzione della sua impresa di costruzioni. A parte il fatto che era fuori mano, la Francesco’s Folly non si poteva certo definire modesta, con le sue otto camere da letto, sei stanze da bagno e una piscina interna ed esterna che avrebbe fatto vergognare la più bella villa hollywoodiana.
Jack era uno scapolo incallito e passava pochissimo tempo a casa. Non aveva bisogno di averne una di quelle dimensioni, ma non gliene importava niente. Doveva averla, si era detto, e forse sarebbe stata l’occasione giusta per rallentare il ritmo e cominciare a vivere un po’. Dopotutto erano quasi vent’anni che lavorava sette giorni alla settimana, diciotto ore al giorno, accumulando qualche milione lungo il percorso. Perché non poteva permettersi qualcosa di speciale, per una volta? Non sarebbe stato costretto a viverci sempre, ma avrebbe potuto godersela durante i fine settimana e le vacanze. E anche il resto della sua famiglia, ovviamente. Il pensiero di quanto li avrebbe resi felici possedere un posto tanto particolare lo aveva convinto, e quel pomeriggio stesso aveva firmato il contratto d’acquisto. Aveva spuntato un prezzo incredibile, facendo leva sul fatto che la casa era in abbandono e gli interni erano davvero molto datati. Gli sarebbe servito un arredatore davvero capace e lui aveva già in mente qualcuno. Ora, il fatto che non fosse disponibile lo infastidiva molto.
Ma forse non era detta l’ultima parola.
«E chi è il serpente velenoso che te l’ha soffiata?» si informò, sperando di poterla ancora ingaggiare.
«Vivienne non è andata a lavorare per nessuno» lo mise al corrente Nigel.
«E tu come lo sai?»
«Me lo ha detto lei. Vivienne non sta bene in questo momento e ha deciso di ritirarsi per un po’.»
Jack fu colto di sorpresa. «Cosa vuol dire non sta bene? Cos’ha?»
«Penso di potertelo dire, anche se non è di dominio pubblico.»
Jack lo guardò confuso. Dominio pubblico?
Nigel sospirò. «Devo dedurre dalla tua faccia che non hai letto le pagine di gossip del Sunday, ieri...»
«Mai lette» replicò Jack. Ogni tanto dava un’occhiata alle inserzioni immobiliari del Sunday, ma in quei giorni era stato troppo indaffarato. «Allora? Cosa mi sono perso? Anche se non riesco a capire in che modo una ragazza come Vivienne sia finita su quel tipo di giornale. Non è il tipo.»
«Non si tratta di lei, ma del suo ex-fidanzato.»
«Ex-fidanzato? Cos’è successo? Quando l’ho vista qualche settimana fa, sembrava molto felice.»
«Sì, beh... Daryl ha rotto il loro fidanzamento circa un mese fa, dicendo che si era innamorato di un’altra. La povera ragazza è rimasta sconvolta, però è stata molto forte e coraggiosa. Il sorcio ovviamente aveva giurato e spergiurato che tra lui e la nuova fiamma non c’era stato niente, mentre loro erano ancora fidanzati, ma ieri il giornale ha provato che le ha mentito spudoratamente.»
«Per amor del cielo, Nigel! Dimmi cosa c’era su quel dannato giornale!»
«Il fatto è che Daryl non ha lasciato Vivienne per una qualunque. L’ha lasciata per Courtney Ellison. La conosci? È la viziatissima figlia di Frank Ellison. Vivienne ha arredato la villa che tu hai costruito per Ellison e penso che i piccioncini si siano conosciuti così. Comunque, il giornale annunciava il loro fidanzamento. Nelle foto, la Ellison sfoggiava l’anello con un diamante delle dimensioni di un uovo e... una pancia altrettanto fuori misura. Il che significa che la loro relazione andava avanti da un pezzo. Naturalmente l’articolo non diceva che il fidanzato di Courtney era stato legato a un’altra fino a poco prima. Paparino non avrebbe mai permesso che fosse pubblicato. Il re dell’industria mineraria ha parecchi agganci» fece un gesto eloquente con la mano. «Come puoi immaginare, Vivienne è rimasta sconvolta. Ieri piangeva, al telefono, e non è da lei.»
Jack era d’accordo. Le lacrime non erano nello stile di Vivienne. Non aveva mai incontrato una donna più fredda e controllata. Ma forse, come qualunque essere umano, anche lei aveva dei cedimenti. Scrollò la testa rimpiangendo di averla raccomandata a Frank Ellison. Si sentiva parzialmente in colpa per l’infelicità di Vivienne, ma come avrebbe potuto prevedere che quella mantide religiosa della figlia di Ellison avrebbe allungato le grinfie sul suo fidanzato?
Beh, se c’era un uomo che meritava di essere mangiato vivo da una come Courtney Ellison, quello era proprio l’ex-fidanzato di Vivienne.
Jack aveva incontrato Daryl una sola volta, quando aveva fatto una rapida apparizione al party di Natale della Classic Design, ma gli era bastato per farsene un’opinione. D’accordo, il caro Daryl era bello come un divo del cinema e affascinante a modo suo, se si apprezzano quelli che parlano molto, toccano molto e chiamano la loro donna bambina. Evidentemente a Vivienne piaceva, visto che pensava di sposarlo.
Lo intristiva il pensiero che Vivienne avesse perso la testa per un simile somaro, ma era sicuro che prima o poi si sarebbe resa conto di averla scampata bella. Al momento, la cosa peggiore era permetterle di crogiolarsi nel suo dolore. Jack immaginava quanto fosse a terra, però sapeva che c’era qualcosa in grado di farle recuperare la voglia di vivere e il rispetto di se stessa. Una cosa nella quale eccelleva. Il suo lavoro.
«Capisco» disse, mettendo a punto un piano. «Avresti l’indirizzo di Vivienne, Nigel? Voglio mandarle dei fiori» aggiunse, prima che l’altro potesse iniziare una delle sue tiritere sulla privacy.
Nigel lo guardò per un lungo momento, poi digitò qualcosa sulla tastiera e annotò l’indirizzo. «Non mi piacciono le tue intenzioni» brontolò, passandogli un foglietto.
«Le mie intenzioni?» ripeté Jack impassibile.
Nigel gli rivolse un sorriso ironico. «Su, Jack, io e te sappiamo che non vuoi l’indirizzo di Vivienne solo per mandarle dei fiori. Ti presenterai da lei e farai di tutto pur di ottenere quello che hai in mente. Di che si tratta, comunque? Un’altra residenza per anziani?»
«No» rispose Jack. «Si tratta di un progetto personale: una casa delle vacanze che ho appena comprato e che ha un grande bisogno di essere arredata a nuovo. Senti, sono convinto che a Vivienne farà bene essere impegnata.»
«Ora lei è molto vulnerabile» lo avvertì Nigel. «Non sono tutti di pietra come te, Jack!»
«Ho scoperto che il gentil sesso è molto più forte di quanto noi maschietti crediamo» commentò l’altro alzandosi e porgendogli la mano per accomiatarsi.
Nigel cercò di non trasalire quando Jack gli strinse la mano nella sua, che sembrava una morsa. Qualche volta quell’uomo non misurava la sua forza. E conosceva le donne molto meno di quanto pensasse. Non sarebbe mai riuscito a convincere Vivienne a lavorare per lui. A parte lo stato di prostrazione in cui si trovava attualmente, lei non aveva mai avuto simpatia per il proprietario della Stone Construction, cosa che evidentemente Jack ignorava.
In più di un’occasione si era confidata con Nigel e gli aveva rivelato che lavorare con Jack era una tortura, anche se da un certo punto di vista lo ammirava. L’aveva definito un infaticabile maniaco ossessionato dal lavoro e un noioso perfezionista. Certo, aveva ammesso che pagava bene, ma i soldi non le interessavano più di tanto, soprattutto da quando era morta sua madre due anni prima, lasciandole una piccola fortuna.
«Jack» disse Nigel mentre lui apriva la porta, «Se vuoi un consiglio, portarle dei fiori, evitando le rose rosse, potrebbe aumentare le tue possibilità di successo.»
Anche se Nigel ne dubitava seriamente.
2
Trovare l’indirizzo di Vivienne a Neutral Bay non fu un problema, trovare un fiorista e decidere quali fiori prendere, un’impresa ardua. Finalmente parcheggiò davanti alla casa di pietra a due piani e vide che era passata più di un’ora da quando aveva lasciato Nigel.
Jack odiava perdere tempo e quando scese dalla Porsche nera, portando con sé il grande mazzo di garofani bianchi e rosa, era esasperato. Uno scroscio improvviso di pioggia autunnale lo colse impreparato lungo il vialetto. Riparò nell’atrio di corsa, limitando i danni a qualche goccia sui capelli e sulle spalle della giacca.
La casa era vecchia ma in ottime condizioni, notò ravviandosi i capelli con la mano. Non c’era portineria né altri dispositivi di sicurezza, quindi salì le scale e si trovò davanti all’interno di Vivienne. Suonò il campanello di ottone. Niente! Gli balenò l’idea che non fosse in casa e si maledisse per non averla chiamata prima. Aveva il suo numero di cellulare, ma dopo quello che gli aveva detto Nigel, aveva dato per scontato di trovarla lì.
«Sono un idiota» borbottò tra i denti, prendendo il cellulare dalla tasca per cercare il numero di Vivienne. Stava per chiamarla, quando sentì girare la chiave nella serratura. Ma non fu Vivienne ad aprire. Jack si trovò davanti una paffuta donna sulla quarantina con i capelli biondi e un viso gentile.
«Sì?» disse. «Posso aiutarla?»
«Spero di sì» rispose Jack, facendo sparire il telefono nella tasca dei jeans. «C’è Vivienne?»
«Sì, ma... sta facendo il bagno. Quei fiori sono per lei? Se vuole lasciarmeli, glieli consegno io.»
«Preferirei darglieli di persona, se non le dispiace.»
La donna si mise in allerta. «E lei chi sarebbe?»
«Jack Stone. Vivienne ha lavorato per me in diverse occasioni.»
«Ah, sì, il signor Stone! Vivienne mi ha parlato di lei un paio di volte.»
Jack rimase colpito dal tono freddo della donna e si chiese cosa Vivienne le avesse detto di