Un Natale in corsia: Harmony Bianca
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About this ebook
Antonio è arrivato a Londra lasciandosi alle spalle un passato che preferisce dimenticare. Quello che non dimentica, però, è che non può fidarsi di nessuno. Nemmeno di quella affascinante dottoressa dai capelli color miele e dallo sguardo malizioso che sembra pendere dalle sue labbra.
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Book preview
Un Natale in corsia - Carol Marinelli
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Unwrapping Her Italian Doc
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2014 Carol Marinelli
Traduzione di Monica D’Alessandro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-117-9
1
«Antonio, mi faresti un favore?»
Il passo lungo e spedito di Antonio Rossi fu interrotto dal suono della voce di Louise.
Si era sforzato di non notarla quando era entrato nel reparto di Maternità del Royal a Londra, ma, ovviamente, non ci era riuscito.
Louise era sopra una scala a libro e stava sistemando degli addobbi di Natale. La sua magrezza era ancora più evidente quella mattina perché indossava un camice blu scuro molto largo con maniche lunghe e un top rosa chiaro sotto. I suoi capelli biondi erano raccolti in una coda di cavallo e aveva strati su strati di fili d’argento per l’albero di Natale attorno al collo.
Era anche, notò Antonio, fin troppo pallida.
Sì, che lo avesse voluto o no, la aveva notata.
Di solito Louise Carter non passava inosservata ai suoi occhi.
«Cosa vuoi?» le chiese Antonio, mentre, riluttante, si voltava.
«In quella scatola, laggiù...» Louise alzò un esile braccio e indicò verso la Postazione delle Infermiere, «... ci sono alcuni fili dorati per l’albero di Natale.»
Antonio rimase lì in piedi e Louise si chiese se per caso non avesse capito ciò che gli stava chiedendo.
«Fi-li...» disse lei, piano, cercando di imitare uno strano accento italiano che ogni tanto Louise usava quando cercava di fargli capire una parola. Antonio la guardava cercando di nascondere il suo divertimento mentre la ragazza scuoteva i fili d’argento attorno al collo. «Fi-li, o-ro.»
«E?»
Louise rinunciò al suo accento. «Puoi prenderli? Ho finito quelli d’oro.»
«Sono qui per controllare le condizioni di Hannah Evans.»
«Ci vorrà solo un secondo» gli fece notare Louise. «Ascolta, se scendo adesso dovrò ricominciare daccapo.» Aveva in mano un filo verde sgargiante e lo teneva appeso al muro del reparto di Maternità. «Sto cercando di realizzare un disegno.»
«Stai cercando» rispose Antonio, e si spostò.
«Uff, guastafeste» replicò Louise, mentre lui si allontanava.
Antonio si era trasferito a Londra da Milano e, dato che non aveva mai trascorso un Natale in Inghilterra, non sapeva ancora come si festeggiava al Royal.
In ogni caso, non si sentiva proprio in vena di fare festa. Negli ultimi due anni, infatti, aveva temuto il Natale.
Sfortunatamente, non c’era modo di sfuggirgli al Royal. Dicembre era in pieno svolgimento e c’erano a profusione inviti per pranzi, cene e feste di Natale che si ammucchiavano nella sua casella di posta elettronica e cui doveva proprio partecipare. Mentre andava al lavoro quella mattina, aveva visto un enorme albero di Natale che veniva innalzato nell’atrio dell’ospedale e adesso Louise era coinvolta negli addobbi. Sembrava che stesse cercando di trasformare da sola il reparto di Maternità nella grotta di Babbo Natale, elfi compresi.
Riluttante, molto riluttante, si avvicinò alla scatola, prese un lungo filo dorato e tornò da Louise, che lo prese e gli rivolse un dolce sorriso.
A dire la verità, no, pensò Antonio, non era affatto un sorriso dolce, era piuttosto un sorriso leggermente sarcastico e trionfante.
«Grazie mille» disse Louise.
«Non c’è di che» rispose Antonio, e se ne andò.
Antonio sapeva, ne era sicuro, che se si fosse voltato avrebbe visto Louise che gli faceva le linguacce.
Continua a camminare, disse a se stesso.
Non ti voltare, perché non servirebbe ad altro se non a incoraggiarla e lui stava facendo tutto ciò che poteva per scoraggiare Louise. Era la più abile civetta che avesse mai conosciuto. All’inizio aveva pensato che Louise si comportasse così con chiunque, poi aveva fatto la sconcertante, ma in un certo senso piacevole, scoperta che flirtava in modo così sfacciato soltanto con lui.
A essere sinceri, ad Antonio piacevano molto i loro incontri, anche se non glielo avrebbe mai detto.
Ignorala, Antonio si ammonì.
Tuttavia, non ci riuscì.
Antonio si girò e vide Louise sulla scala a libro, che gli faceva le linguacce. Beccata!
Louise per un momento si raggelò, ma poi ritornò in sé quando Antonio si diresse verso di lei. La ragazza non riuscì a soffocare una risatina nervosa perché, a giudicare dal modo in cui Antonio stava camminando, sembrava che volesse tirarla giù dalla scala e caricarsela sulle spalle. Non sarebbe stato bello?, pensarono entrambi nello stesso momento, ma invece Antonio si fermò davanti a lei, con il viso all’altezza del suo inguine, e la guardò nei suoi occhi celesti, mentre lei abbassò lo sguardo verso l’uomo più sexy, distaccato e arrogante che avesse mai messo piede al Royal.
«Ti ho portato il tuo filo dorato.» Antonio indicò verso di lei e la sua voce era severa, ma, notò Louise, la sua bocca imbronciata stava facendo del suo meglio per non sorridere.
«Sì, Antonio, lo hai fatto» rispose Louise, chiedendosi se lui riuscisse a sentire il calore che le provocava. Santo cielo, era insopportabile e aveva un brutto carattere, ma il suo corpo rispondeva come se qualcuno gettasse ceppi nel fuoco quando lui era nei paraggi.
Per molti aspetti la irritava, perché Antonio controllava e ricontrollava ogni cosa che lei faceva, come se Louise fosse qualcuno entrato lì per caso e che si era offerta di aiutare solo per quella giornata, invece che una qualificata ostetrica. Tuttavia, a parte le loro divergenze sul piano professionale, Antonio era dannatamente sexy e volavano scintille tra di loro, non importava quanto Antonio lo negasse.
«E allora perché questo?» le chiese Antonio, facendole le linguacce. Louise rise mentre lo guardava imitare i suoi gesti. Era fantastico anche così, con la carnagione olivastra, i capelli neri lisci e lucenti e così ben tagliati che Louise doveva costantemente sforzarsi di resistere all’impulso di passargli una mano tra i capelli e spettinarlo. I suoi occhi erano blu scuro e avrebbe tanto voluto vederli sorridere, e adesso, forse per la prima volta, mentre la guardava, lo stavano facendo.
La sua espressione era arrabbiata, ma Louise riusciva a vedere che i suoi occhi stavano finalmente sorridendo e così colse l’occasione per renderlo partecipe di alcune verità spiacevoli su di lui.
«È il modo in cui fai le cose, Antonio.» Louise cercò di spiegargli. «Perché non puoi soltanto dire: Certo, Louise
e andare a prendere gli addobbi?»
«Perché, come ti ho detto, stavo andando a visitare una paziente.»
«Okay, perché non hai sorriso quando sei entrato nel reparto e hai visto le decorazioni che ho impiegato le ultime due ore a sistemare e non hai detto: Oh, che bello
?»
«Dici sul serio?» chiese Antonio.
«Dico sul serio.» Louise annuì.
«Si dà il caso che ho pensato che tu abbia messo troppe decorazioni...» Antonio la vide stringere gli occhi davanti a quella critica. «Sei stata tu a chiedere perché non ho detto quanto fossero belle.»
«È vero» rispose Louise. «Okay, allora, terza domanda, perché non mi hai salutata quando sei passato di qua?»
Per Antonio, quella era la domanda più insidiosa cui rispondere. «Perché non ti ho vista.»
«Ma piantala!» Louise alzò gli occhi al cielo. «Mi hai vista, hai soltanto scelto di ignorarmi, come io scelgo di ignorare la tua mancanza di riguardo verso i miei addobbi. Non ci sono mai troppi fili argentati o dorati.»
«Oh, credimi, Louise, ce ne sono» commentò Antonio, guardandosi intorno. Il corridoio era un’orgia di stelle realizzate con fili rossi, dorati e verdi. Alzò lo sguardo verso il soffitto, da dove pendevano palloncini di carta stagnola. La metà delle finestre delle stanze dei pazienti erano state decorate con lo spray che riproduceva l’effetto dei fiocchi di neve. Louise era evidentemente stata molto occupata. «Non c’è niente che sia in armonia.» Antonio non poté fare a meno di sorridere, anche se tentò di non farlo! «Non c’è un tema.»
«Il tema è il Natale, Antonio» rispose Louise. «L’anno scorso ho avuto un Natale senza fili d’argento e dorati, stavolta voglio rimediare. Questo pomeriggio allestirò la scena della natività.»
«Buon per te» commentò Antonio, e se ne andò.
Louise non uscì di nuovo la lingua, ma anche se lo avesse fatto Antonio non l’avrebbe visto perché questa volta non si voltò indietro.
Antonio non voleva lasciarsi coinvolgere in una conversazione con Louise. Non voleva scoprire perché l’anno precedente aveva avuto un Natale senza fili dorati e argentati.
O forse avrebbe voluto saperlo, in realtà.
Louise era divertente, sexy e tutto ciò che avrebbe potuto distrarlo sul lavoro, e lui non voleva. Non era lì per farsi degli amici, la sua vita sociale andava bene fuori dalle mura dell’ospedale. Antonio faceva del suo meglio per mantenere le distanze da tutti al lavoro, a parte i suoi pazienti.
«Hannah.» Lui sorrise quando entrò nel reparto, ma Hannah non rispose e Antonio chiuse le tende attorno al letto prima di porre alla paziente alcune domande. «Stai bene?» le chiese.
«Sono molto preoccupata.»
«Come mai?»
«Probabilmente mi sto comportando da sciocca, lo so, ma questa mattina è venuta Brenda e le ho detto che il bambino si è mosso. Sono sicura di questo, ma non l’ha più fatto da allora.»
«Così stai distesa qua, a immaginare il peggio?»
«Sì» ammise Hannah. «C’è voluto tanto tempo per arrivare fino a qui e ho paura che qualcosa adesso vada storto.»
«So quanto sia stato difficile il tuo cammino» commentò Antonio. Hannah aveva concepito tramite fecondazione in vitro e, verso la fine, la gravidanza si era rivelata difficile. Era stata ricoverata per assicurarle assoluto riposo dato che la sua pressione sanguigna era alta e il livello del liquido amniotico del feto era un po’ basso. Antonio si era specializzato in gravidanze ad alto rischio ed era a proprio agio nell’ascoltare le preoccupazioni di Hannah.
«Lascia che controlli» disse lui. «Forse sta dormendo.»
Se era scontroso con lo staff e stava per conto suo in