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Wilma Neruda. La violinista che conobbe Sherlock Holmes
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Wilma Neruda. La violinista che conobbe Sherlock Holmes

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Musica - saggio (246 pagine) - La musica in età vittoriana, attraverso il racconto di un immaginario, ancorché possibile, incontro tra la grande violinista Wilma Norman Néruda e il Dottor John H. Watson


In questo testo, l’Autrice, Vera Mazzotta, concertista e docente di pianoforte, basandosi su documenti, cronache e interviste originali d’epoca, la maggior parte dei quali sconosciuti in Italia, ci proietta nel mondo della musica in età vittoriana, attraverso il racconto di un immaginario, ancorché possibile, incontro tra la grande violinista Wilma Norman Néruda e il Dottor John H. Watson.

Ne escono fuori: uno Sherlock Holmes inedito, in veste di cronista dei suoi tempi, un Conan Doyle musicista, un Charles Hallè e una Wilma Néruda colonne portanti della diffusione popolare della musica nella Gran Bretagna dell’Ottocento e un valzer di Chopin, reso immortale dall’enigma – finalmente risolto – che lo accompagna da sempre.

In appendice, la definitiva cronologia di Uno Studio in Rosso, di Michele Lopez.


Vera Mazzotta è pianista e docente di pianoforte presso la scuola ad indirizzo musicale di Vicovaro (RM). Dopo i diplomi di Pianoforte e di Musica da Camera presso il Conservatorio Santa Cecilia (RM), ha conseguito con lode il biennio specialistico a indirizzo interpretativo presso il Conservatorio Perosi (CB), ottenendo numerosi riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali.  L’interesse per la didattica l’ha portata a pubblicare studi e ricerche per diverse riviste di settore. Nel 2019 è uscito per Rugginenti il libro Giocando con la Musica per promuovere l’inclusione di cui è coautore. È docente formatore e autrice Musicaascuola INDIRE. Socia delle Associazioni John Watson Society e Uno Studio in Holmes ha pubblicato articoli riguardanti la musica e lo Stradivari di Sherlock Holmes sia in italiano che in jnglese. È laureata con lode in Filologia classica.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateOct 27, 2020
ISBN9788825413427
Wilma Neruda. La violinista che conobbe Sherlock Holmes

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    Wilma Neruda. La violinista che conobbe Sherlock Holmes - Vera Mazzotta

    classica.

    Prefazione

    Stefano Guerra

    Quando, nel 2017, Vera Mazzotta si presentò sul palcoscenico sherlockiano, spinta dal caso e dalla curiosità, fu – come scrissi allora – una scoperta sorprendente. Ma questo solo perché ancora la conoscevamo troppo poco. Oggi ne possiamo parlare, senza timore di essere smentiti, come di una delle maggiori autorità mondiali nel campo che lei stessa ha scelto di approfondire, quello dei rapporti tra Sherlock Holmes e la musica.

    Già quella che si può definire la prima stesura del lavoro proposto in questa edizione era straordinaria, almeno per noi, in relazione all’ampiezza e alla profondità dei temi trattati, ma oggi a queste caratteristiche si sono aggiunte una migliore competenza specifica in ambito canonico e una maggiore completezza di informazioni, ottenute attraverso un lavoro paziente e continuo di raccolta di dati, di confronto tra di essi, di ricerca di ulteriori fonti e di intuizioni originali nella scelta delle piste da seguire.

    A queste si è affiancata una revisione della forma del discorso che, già originale e vario nella versione precedente, ha cercato di avvicinarsi ulteriormente alla sensibilità del lettore senza perdere nulla della precisione e del rigore metodologico. Oggi come allora è proprio il metodo il pregio maggiore del lavoro dell’Autrice, perché la stessa sa unire come pochi il gusto del divertimento insito nel Grande Gioco con la serietà e la precisione dell’accademico. Per questo io penso che Vera Mazzotta rappresenti, nel mondo holmesiano, un esempio da seguire per contrastare la sciatteria e la presunzione dei troppi che oggi si permettono di scrivere o di pubblicare, su riviste titolate, lavori senza alcun fondamento, nati solo da un’ideuzza partorita in una serata tra amici, tra i fumi di abbondanti libagioni alcoliche, per i quali non si peritano nemmeno di dare un’occhiata all’eventuale sterminata bibliografia sull’argomento.

    Per ognuna delle dimensioni esplorate nella primitiva versione, cioè la storia della musica in età vittoriana, la rilevanza della figura di Wilma Norman Nèruda, il rapporto tra Arthur Conan Doyle e la musica, l’investigazione per identificare il Tra-lala-lira-lira-lay, nel lavoro presente sono state aggiunte e modificate molte informazioni, tra le quali vorrei citare, a mo’ di esempio, l’individuazione, con una percentuale altissima di probabilità, dello Stradivari appartenuto a Sherlock Holmes. Un dato inserito, a un certo punto, con assoluta nonchalance, benché frutto di un’altra indagine meticolosa fino all’inverosimile.

    Nessuno come Michele Lopez va a nozze con la precisione e la puntigliosità metodologica, di conseguenza nessuno come lui poteva affiancarsi al lavoro di Vera con un’appendice sulla datazione e la cronologia di A Study in Scarlet che, aggiornata ovviamente anch’essa, può essere tranquillamente definita imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi con la dovuta serietà al tema.

    Un sincero grazie va all’Autrice, al suo co-autore e all’editore che, con la loro complicità, ci sostengono nell’attribuire valore, arricchendone la prospettiva culturale, al nostro inutile divertimento.

    Introduzione

    Le pagine che seguono sono frutto dello studio e della ricerca di diversi anni e sono stati in parte presentati per l’Associazione Uno Studio in Holmes nel saggio Tra-la-la-lira-lira-lay. Quel sottile filo rosso del 2015.

    Il testo è stato snellito, ripensato e, al tempo stesso, aggiornato per meglio mettere in luce la figura della violinista Wilma Norman Neruda e il suo rapporto con Sherlock Holmes: due personaggi, uno storico ed uno semi-storico, che insieme rappresentano l’Età Vittoriana, uniti nelle loro vicende storiche in un rapporto fatto di continuità e consonanze ma anche discontinuità, tenuti insieme dal sottile filo rosso della musica e del piccolo pezzo di Chopin che Holmes canticchia: -tra-la-la- lira-lira-lay! La Londra vittoriana viene raccontata dallo stesso Holmes, Watson, Wilma Norman Neruda e dal suo compagno nell’arte e nella vita, il famoso pianista e didatta Charles Hallè, fino allo svelamento della data del concerto della Norman Neruda che Holmes ascoltò durante l’indagine di Uno Studio in Rosso e del famoso brano di Chopin canticchiato a Watson. La pretesa è quella di raccontare parte della cultura di un’epoca così come essa emerge dalle fonti storiche, archivistiche e dei giornali, attraverso la forma dell’intervista al fine di risvegliare, con Sherlock Holmes, curiosità ed interesse nei confronti di un’epoca e di una violinista ingiustamente dimenticata.

    Un particolare ringraziamento va a Stefano Guerra e Michele Lopez senza i quali questo lavoro non avrebbe visto la luce; a Francesco Buccarella pianista e clavicembalista del complesso I Musici per la consulenza musicale, coadiuvato, a suo tempo, dal compianto violinista e spalla de I Musici, Antonio Anselmi; al Maestro Liutaio Carlo Chiesa per i preziosi consigli e le notizie riguardanti gli Stradivari e a Tarisio Fine Instruments and Bows per aver acconsentito all’uso delle immagini dello Stradivari Ernst-Hallè ed infine al Maestro Michele Bartolucci che da qualche anno con il suo violino mi segue in queste incursioni holmesiane.

    I brani citati sono ascoltabili sia in forma di esempio, sia in forma completa, sui miei canali Wordpress e Youtube.¹

    Vera Mazzotta


    ¹. sherlockholmesmusic.wordpress.com; vera mazzotta canale youtube.

    I

    L’indagine ha inizio

    Il testo

    Questa indagine ha come punto di partenza A Study in Scarlet, l’esordio tipografico delle avventure di Sherlock Holmes. È il racconto del nostro incontro ma anche del mio personale coinvolgimento in quella che sarà solo la prima delle indagini che spesso ci vedranno insieme. La scrittura volta a catturare l’interesse del pubblico spesso mi ha portato a sottovalutare l’importanza di alcuni particolari o a tralasciarne altri, motivo per cui, tuttavia, ancora in tempi moderni gli sherlockiani di tutto il mondo possono divertirsi a ricostruire, sulla base della storia o della verosimiglianza storica, quanto al lettore moderno risultasse, all’apparenza, contraddittorio.

    J. H. Watson M. D.

    Uno Studio in Rosso. Holmes viene chiamato ad indagare sulla scena di un omicidio a cui segue, poco dopo, un secondo. Gli indizi lo porteranno a ricostruire una storia di amore e vendetta con origini nella comunità mormone di Salt Lake City. La vicenda si dipana su tre giorni di marzo di un anno imprecisato: il primo delitto, quello di Drebber, avviene la notte del 3 (marzo), il 4 mattina, Holmes e Watson visitano la scena del delitto sulla quale vengono ritrovati una fede nuziale, il biglietto con le iniziali dell’assassino e la scritta RACHE sul muro. All'alba del 5 viene rinvenuto il cadavere di Stangerson; poco dopo, Holmes risolve il caso arrestando il colpevole. Durante l’indagine, il 4 pomeriggio, Holmes decide di andare ad ascoltare la violinista Wilma Norman Neruda.

    Was upon the 4th of March, as I have good reason to remember, that I rose somewhat earlier than usual, and found that Sherlock Holmes had not yet finished his breakfast (… ).

    Era il 4 marzo (e ho i miei buoni motivi per ricordarmene). Mi alzai un po’ prima del solito e trovai Sherlock Holmes che non aveva ancora finito la prima colazione.²

    He was accompanied in his travels by his private secretary, Mr. Joseph Stangerson. The two bade adieu to their landlady upon Tuesday, the 4th inst., and departed to Euston Station with the avowed intention of catching the Liverpool express.

    Egli era accompagnato nei suoi viaggi dal suo segretario personale, Mr J. Stangerson. I due si erano congedati dalla loro padrona di casa martedì 4 e si erano diretti alla stazione di Euston con la chiara intenzione di prendere il direttissimo per Liverpool.³

    We must hurry up, for I want to go to Halle’s concert to hear Norman Neruda this afternoon.

    Dobbiamo fare in fretta. Voglio andare all’andare all’Hallè-Concert ad ascoltare la Norman Neruda.

    And now for lunch, and then for Norman Neruda. Her attack and her bowing are splendid. What’s that little thing of Chopin’s she plays so magnificently: Tra-la-la-lira-lira-lay.

    E adesso, prima il pranzo e poi il concerto della Norman Neruda. Il suo modo di attaccare il suono e la sua tecnica dell’arco è spettacolare.

    Qual è quel pezzettino di Chopin che suona magnificamente: Tra-la-la-lira-lira-lay.

    He was very late in returning so late, that I knew that the concert could not have detained him all the time. Dinner was on the table before his appeared. It was magnificent, he said, as he took his seat. Do you remember what Darwin says about music?

    Era tardi quando Holmes rientrò, tanto che ero sicuro che non potesse essersi trattenuto al concerto così a lungo. La cena era già in tavola quando comparve. -É stato magnifico! – disse sedendosi.-Rammenta cosa dice Darwin sulla musica?

    Queste poche frasi aprono diverse questioni:

    quale sia il luogo del Concerto e la data esatta di esso in relazione alla datazione di Uno Studio in Rosso e quindi all’incontro tra Watson e Sherlock Holmes; l’identità di Wilma Norman Neruda e la stagione musicale in cui si è esibita; l’identificazione del misterioso pezzo di Chopin; il rapporto di Holmes, Watson (e Doyle!) con la musica.

    Il viaggio ha inizio!


    ². L’edizione inglese di riferimento è quella di Klinger, quella italiana è Einaudi, traduzione di Luca Lamberti. STUD II.Vol. III, p.38.

    ³. STUD VI. Vol. III. p.96.

    ⁴. STUD IV. Vol. III. (Trad. d. A.).

    ⁵. STUD IV. Vol. III.p. 77. (Trad. d. A.).

    ⁶. STUD V. Vol. III. p. 80. (Trad. d. A.).

    II

    Musica in Età Vittoriana

    di S. Holmes

    (Dagli archivi del Sussex Chronicle. 1940-1941

    Cari lettori,

    la mia vita oramai da tempo si svolge solitaria tra le campagne del Sussex dove le indagini sulla natura umana hanno lasciato il posto a quelle sulla Natura che, con le sue Leggi immutabili ed i suoi misteri, continua a solleticare la mia curiosità. Le api sono diventate il mio studio e lavoro accanto alla sempre presente musica. Tuttavia non sono riuscito a dire di no ad una mia vecchia conoscenza: Billy, il giovane che a Baker Street spesso assolveva al compito di aprire la porta. Billy è ormai un ottimo cronista e in questi tempi bui ha deciso di interpellare questo vecchio ex detective per far conoscere ai lettori la vita artistica e musicale di Londra negli anni d’oro della Regina Vittoria: i concerti, i teatri, gli intrattenimenti, i musicisti. Sono sopravvissuto alle Cascate Reichenbach, ho lavorato sotto copertura, ho assistito ad una guerra mondiale ed ora ne sto vivendo una seconda. Oramai ho perso quasi tutti i vecchi compagni di avventura ed in questa solitudine non mi è dispiaciuta la richiesta di tornare con la mente indietro nel tempo. La musica è sempre stata una delle mie grandi passioni: come accadeva allora ho avuto anche una buona istruzione violinistica. Le mie competenze strumentali sono state quelle del classico amateur: un buon livello tecnico nutrito dalla conoscenza del repertorio musicale d’epoca, anche opportunamente arrangiato per il violino, e dalla frequentazione di differenti tipi di intrattenimento musicale.⁷ Le competenze di liuteria, invece, le ho acquisite nell’indagine che ha riguardato la ricostruzione della storia del mio Stradivari.⁸ Musica e pratica musicale, teatro e danza sono stati il cuore culturale dell’età vittoriana. La Regina Vittoria, consapevole del potere della musica e delle arti di essere veicolo di idee ma anche mezzo di controllo di esse, favorì la progressiva trasmigrazione della cultura musicale dai salon aristocratici a nuovi luoghi di fruizione. Il vero amante della musica fu, in realtà, il Principe Consorte Alberto, fine musicista lui stesso. Il suo portamento elegante e l’educazione ricercata attrassero immediatamente la giovane Vittoria che ben presto iniziò ad interessarsi di musica e prendere lezioni di canto. Figura di riferimento in materia musicale per la Corte fu il compositore e cantante italiano Paolo Tosti, insegnante di quasi tutti i membri della Famiglia Reale e organizzatore di concerti per la nobiltà. Non fu l’unico: la Coppia Reale si circondò di musicisti provenienti da ogni luogo, come Felix Mendelssohn che arrangiò a quattro mani, appositamente per i Reali, le sue Romanze senza parole, il violinista Ferdinand David e, in seguito, Charles Hallè e Wilma Neruda. Si racconta che dopo la morte del Principe Consorte sia stato proprio il tocco di Hallè a far riprendere Vittoria dalla depressione in cui era caduta.⁹ Musica e spartiti seguivano Alberto e Vittoria nei loro viaggi ed in ogni loro residenza, persino sul Royal Yacht, erano presenti pianoforti che potessero consentire loro di dedicarsi all’home-music. L’amore e l’educazione alla musica passò a tutti i figli: il principe Leopold e la principessa Beatrice studiarono canto, il principe erede, Edoardo Alberto, il violino. Edoardo a sua volta sposò Alexandra Sofia di Danimarca, donna insofferente all’etichetta di corte, amante di tutte le attività sociali dalla danza al pattinaggio ma, in modo particolare, della musica di cui divenne non solo patrona ma anche fine ed esperta conoscitrice, grazie proprio alle lezioni del pianista Charles Hallè¹⁰ che ella continuò a prendere anche dopo la morte della Regina. Alexandra fu la prima, e forse anche unica Regina, a vedersi riconosciuta questa competenza musicale: nel 1885 il Trinity College di Dublino le conferì il titolo di Dottore in Musica. Gli impresari erano grati per l’interesse e l’amore dei Reali nei confronti delle Arti poiché essi rappresentavano un esempio per il popolo e spesso non disdegnavano di partecipare a concerti o serate con relativo aumento di interesse e… vendite dei biglietti. I concerti privati per l’aristocrazia e l’alta borghesia non vennero mai meno ma la politica culturale di diffusione capillare della musica consentì lo sviluppo di grandi teatri quali il Crystal Palace, il St. James Hall o il Covent Garden Theatre, accanto a Music Hall come il Metropolitan Theatre, vicinissimo a Baker Street, l’Old Imperial Theatre ma anche coffea-rooms, smoking-rooms, supper-rooms in cui era possibile trovare spettacoli simili a quello che, successivamente, verrà chiamato Varietà, nei quali, musica colta e popolare si alternavano a sketch recitati, mimati o cantati. Il grande rinnovamento musicale venne sostenuto dalla borghesia medio-alta che, nella pratica musicale, trovò il mezzo di autoformazione di quel retroterra culturale che le mancava per potersi presentare quale classe dominante, fruitrice privilegiata ma anche depositaria del Gusto. Se la borghesia rappresentava la upper-class fondata sul rinnovato accesso alle Arti, fu la working-class la classe identificata come quella da educare e, attraverso l’educazione, anche contenere e controllare. Quel che contava era acquisire rispettabilità e questo era possibile frequentando luoghi ed eventi che, dall’alto, venivano proposti come esemplari: una applicazione del medesimo ideale paternalistico, pseudofilantropico che ha giustificato, per anni, la politica imperialista e colonialista. In questo caso, l’effetto fu quello di riempire le sale da concerto rendendo gli intrattenimenti musicali un vero e proprio fenomeno di massa.

    Il rinnovamento nella vita musicale modificò il concetto di music-making: un neonato professionismo, sostenuto dalla creazione di percorsi di studio dedicati, venne separato dal self-music making incentivato dal moltiplicarsi di eventi musicali a prezzi contenuti, scuole per semplici amateur, diffusione dell’editoria. Lo strumento borghese per eccellenza fu il pianoforte: era bello da vedere, non alla portata economica di tutti ma, proprio per questo, possederne uno era simbolo di ascesa e miglioramento sociale, ideale per i salotti, adatto alla casa in termini di estetica e di gradevolezza del suono, i suoi rudimenti tecnici potevano essere acquisiti abbastanza facilmente, mezzo di accesso e conoscenza diretta del repertorio cameristico-orchestrale che altrimenti sarebbe stato precluso. La musica divenne parte sostanziale dell’educazione. Ma la società vittoriana era rigida e sessista nelle apparenze. Il primo strumento per avvicinare i bambini alla musica era il violino, successivamente potevano studiare altri strumenti virili come il flauto e il violoncello, preclusi alle donne. Alle bambine era lasciato il canto, l’arpa ed il pianoforte. Gli uomini potevano diventare musicisti professionisti ma questo non era consentito alle donne che, pur essendo arbitre del gusto e padrone indiscusse di quel che riguardava la sfera del privato, per molto tempo furono escluse da ciò che ruotava intorno alla musica considerata completamento dell’istruzione ma anche passatempo frivolo e mondano. Il timore era che l’interesse per la musica sconvolgesse i doveri di moglie e madre mettendo così a repentaglio la stabilità del nucleo familiare considerato fondamento della società. La pratica musicale femminile era tollerata solo se rivolta all’obiettivo primario delle ragazze: il matrimonio. Le donne dovevano essere messe in mostra per le qualità musicali ma solo nel ristretto ambito del clan familiare e le serate musicali nella casa paterna erano l’unico mezzo per mostrarsi in modo casto, un obbligo cui tutte, indipendentemente da doti o talento, erano costrette a sottostare. Eliza Cook (1818-89), poetessa e giornalista, dalle pagine del suo Eliza Cook's Journal, fu tra le prime a sostenere la libertà delle donne contro la loro educazione forzosa. In uno dei suoi articoli descrive in modo dissacrante e sarcastico una serata musicale a casa di Miss Perennial Peonia a Notthing Hill:

    Ci sono tre giovani Peonie in famiglia e tutte hanno avuto una educazione musicale. La musica è la mania che si è impossessata dell’alta società (…). Miss Peony suona l’arpa: tormenta le povere corde e vessa le orecchie di tutti quelli che la circondano con composizioni difficili, per non dire interminabili e stancanti. Sfortunatamente ha acquisito una tale allarmante velocità di esecuzione da poter essere paragonata solo ad una locomotiva lanciata a tutta velocità. Miss Cora suona il pianoforte fiera dell’espressività ma la sua nozione di questa è limitata a un susseguirsi di note forti, seguite da altrettante note flebili, impossibili da sentire. La sua testa è abituata ad accompagnare con straordinaria energia i passaggi forti e i suoi occhi si volgono puntualmente al soffitto ogni qual volta si cimenta in un pianissimo. Miss Lavinia, che suona la chitarra, è probabilmente la meno sopportabile perché, sfortunatamente, non riesce ad andare a tempo e lascia i suoi ascoltatori liberi di immaginarlo […] la musica, in questa famiglia, assume il carattere di una furiosa epidemia.¹¹

    Il divieto per le donne di studiare il violino, il flauto o il violoncello derivava da pregiudizi di ordine morale: il flauto, per la forma ed il fatto di doverlo accostare alle labbra, era considerato sconveniente e lo stesso era per il violoncello da collocare tra le gambe; il violino, invece, richiamava il corpo femminile e si portava dietro il retaggio di essere strumento del diavolo. Tuttavia, mentre l’uomo poteva indulgere a qualsiasi peccato, la donna andava protetta dalle forze più corrosive della società precludendole tanto lo studio di questi strumenti quanto la possibilità di sviluppare liberamente qualità e talenti. Solo donne forti o sostenute dalle proprie famiglie dal punto di vista sociale ed economico o, al contrario, i cui mariti per malattia o morte precoce non potevano più sostentarle, hanno spezzato queste catene. Le pianiste e compositrici Cecile Chaminade, Clara Schumann ed Ethel Smith ma, soprattutto, le violiniste Camilla Urso e Wilma Neruda sono riuscite ad affermare la propria individualità in un mondo declinato al maschile dimostrando di possedere qualità pari ai propri colleghi uomini coniugando la vita artistica con i doveri familiari. Tra il 1878 e il 1888 lo stigma delle donne violiniste cominciò a scemare. La Norman Neruda in particolare si impose come la prima violinista professionista e un esempio da seguire per molte ragazze. Negli anni ’90, i cambiamenti sociali, la riforma dell’educazione femminile, il movimento suffragista, scalfirono il ruolo minoritario delle donne e le restrizioni che esse subivano nella vita sociale attiva. Alla piena affermazione come musiciste contribuì anche la percezione crescente e condivisa che alcuni tipi di concerto, in modo particolare quelli cameristici, fossero una sorta di estensione della sfera privata. A riprova di questo cambiamento sostanziale, Lady Lindsay di Belcarres,¹² scrittrice, poetessa e violinista, dopo aver passato in rassegna i motivi della diffusione del violino tra le donne (la trasportabilità, la cantabilità ed espressività, la versatilità del timbro, la possibilità di essere leader in orchestra e in quartetto), dice: Non è passato molto tempo da quando il violino veniva considerato uno strumento inadatto, sgraziato e impossibile da suonare per le donne. In passato ho anche conosciuto ragazze delle quali si teneva nascosto che suonassero il violino (…). Ma ora, tutto questo è cambiato. Non c’è famiglia che abbia bambine di cui almeno una non suoni il violino. Si tengono lezioni anche per le donne che suonano tanto nell’orchestra della Royal Academy quanto in quella del Royal College of Music e non è più così inusuale vedere nelle nostre strade una ragazza portare il proprio violino nella custodia. Per questo cambiamento siamo debitori a Wilma Norman Neruda (ora Lady Hallè). È stato riservato a Wilma Neruda capeggiare questa rivoluzione e arruolare un gran numero di seguaci. Madame Neruda come un San Giorgio musicale si è spinta a combattere, violino ed arco in mano, contro il drago del pregiudizio. Come un Orfeo-donna ha catturato tutte le bestie selvatiche scagliate contro di lei grazie ai dolci suoni da lei evocati.¹³

    Il cambiamento fu lento; le donne musiciste, ad eccezione delle cantanti d’opera, rimasero a lungo discriminate per ruoli ed onorari. L’impresario Thomas Beale ¹⁴ racconta che un soprano ed un tenore potevano essere pagati 200 sterline a concerto (ma Adelina Patti di solito ne prendeva più del doppio), contro le 25 di un contralto, le 50 di una pianista e le 30 di una violinista. Il compenso di Wilma

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