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La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali
La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali
La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali
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La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali

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Fantascienza - romanzo (173 pagine) - Una tesi di laurea dedicata alla grande scrittrice Ursula K. Le Guin dal punto di vista della sociologia della letteratura

La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin è una ricerca esplorativa che si colloca nell’ambito della sociologia della letteratura. La ricerca indaga i legami esistenti tra l’immaginario fantascientifico e le scienze sociali, circoscrivendo l’osservazione alle opere di fantascienza dell’autrice americana (scomparsa nel 2018), in quanto particolarmente adatte ad un’interpretazione sociologica.
L’approccio seguito si sviluppa sul duplice binario sociologia e storia, e intende approfondire la conoscenza di Le Guin (considerata tra le più grandi autrici di fantascienza e fantasy di ogni tempo) con il supporto delle scienze sociali, per tracciare, attraverso la biografia e la narrativa dell’autrice, una mappa storico-sociale degli anni in cui vive e lavora, rintracciando le corrispondenze tra i temi, le idee e i valori presenti nella sua opera e quelli caratteristici della società.
I mondi creati da Le Guin divengono così “mondi del possibile”, che ci aiutano a riflettere e comprendere meglio le società in cui viviamo.

Fabrizio Scatena è nato a Roma nel 1977, dove vive e lavora come libero professionista, account e project manager, nei settori web e digital. È il titolare di Scatenamarketing e il fondatore del Know How Network, una  rete di liberi professionisti e piccole imprese costruita gradualmente.
Ha lavorato come blogger e web writer per importanti gruppi e testate editoriali di settore, tra cui Triboo media, HTML.it  e PMI.it. Recensisce regolarmente opere di fantascienza sul portale Fantascienza.com e sul sito web dell’associazione Rill.
Nel tempo libero fa sport, legge e si occupa di investimenti e trading.
È un ammiratore dello scrittore giapponese Haruki Murakami.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateOct 13, 2020
ISBN9788825413342
La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali

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    La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin. Dall’immaginario fantascientifico alle scienze sociali - Fabrizio Scatena

    Murakami.

    Ad Alessio,

    l’elfo chimico

    Introduzione

    L’unica ragione valida dell’esclusione della fantascienza dal canone della letteratura è stata la mancanza in essa predominante di passione, umana e intellettuale, e, di conseguenza, di bellezza.

    Ursula K. Le Guin, Out of the Ice Age, in Times Literary Supplement, 30 luglio 1976

    Autrice poco nota all’infuori della cerchia dei lettori di letteratura fantastica, Ursula Kroeber Le Guin è considerata dal pubblico e dalla critica amante del genere, una fra le maggiori autrici contemporanee di fantascienza e fantasy. Tuttavia Le Guin da quando inizia a pubblicare, nella seconda metà degli anni Sessanta, cerca di non rinchiudersi nei confini di un unico genere narrativo. Sceglie infatti di compiere una serie di esperimenti, di mettersi ad esplorare i linguaggi del fantastico e del genere utopico. Negli ultimi trent’anni Le Guin ha prodotto romanzi di fantascienza, romanzi fantasy e letteratura per bambini, tutti generi ritenuti abitualmente dalla critica come paraletteratura.

    Con questo lavoro si intende tracciare, attraverso la biografia e la narrativa dell’autrice, una mappa storico-sociale degli anni in cui l’autrice vive e lavora (ovvero dagli anni Sessanta ai nostri giorni) rintracciando le corrispondenze tra i temi, le idee e i valori presenti nella sua opera e i temi, le idee e i valori caratteristici dell’humus socioculturale di questo periodo. Data l’ampiezza che caratterizza l’opera di questa autrice, si è scelto di circoscrivere l’oggetto del lavoro alle sole opere di fantascienza, in quanto ci sono apparse, più adatte delle altre, ad un’interpretazione in chiave sociologica. Nel lavoro non mancano comunque gli inevitabili riferimenti alla produzione fantasy, utili ai fini della ricerca, anche se affrontati in modo meno approfondito.

    Si è partiti dal presupposto che nella narrativa leguiniana siano presenti questioni sociologiche e antropologiche significative, come vedremo, del nostro tempo contemporaneo. E si è ritenuto di articolare l’analisi sui due piani fortemente interconnessi tra loro della società e del testo.

    (I) Il piano del contesto storico sociale, per rintracciarvi temi e motivi che hanno influito sulle scelte biografiche e letterarie dell’autrice.

    (II) Il piano dell’analisi dei testi, per approfondire tali temi e motivi, in particolare quelle che abbiamo individuato e considerato come le tre macrotematiche leguiniane: le società alternative, il viaggio e l’alieno

    Attorno alle quali, ci sembra di poter dire, ruota tutta la fantascienza dell’autrice.

    L’approccio seguito e che si sviluppa dunque sul duplice binario sociologia e storia, intende approfondire la conoscenza di questa autrice con il supporto delle scienze sociali. Non esiste infatti, nel caso specifico di Ursula Le Guin, un testo o una ricerca tradotti in italiano che approfondisca il contesto sociale, culturale e politico in cui l’autrice californiana si è formata, e che appare invece decisamente rilevante per comprendere i contenuti della sua narrativa.

    Ursula Kroeber Le Guin nasce in un America ancora sotto shock e caratterizzata dai forti problemi sociali ed economici dovuti alla Grande Depressione del’29; Le Guin nasce tuttavia in una famiglia colta e agiata.

    È la figlia di Alfred Kroeber, uno dei padri fondatori dell’antropologia statunitense, e di Theodora K. Kroeber, autrice di libri di successo, in particolare ricordiamo il suo Ishi in Two Worlds.

    Crescere a contatto con genitori così impegnati culturalmente, si rivela certamente stimolante per la formazione della sua personalità. Ursula apprende dal padre il fascino dei popoli nativi dell’America (Alfred Kroeber è considerato negli anni Trenta uno dei più autorevoli studiosi degli Indiani del Nordamerica), mentre dalla madre acquisisce l’abitudine alla trasfigurazione letteraria delle esperienze.

    Le sue precocissime inclinazioni letterarie si nutrono da principio di opere fantastiche (il padre sosteneva che l’amore per la scienza non può restare privo dell’amore per il fantastico), da cui è attratta per la loro capacità di evocare mondi immaginari.

    L’immaginazione di Le Guin si modella anche sulle pagine dei pulp-magazines, le riviste di letteratura fantastica che, nell’America degli anni Trenta e Quaranta, si diffondono fra i giovani statunitensi, rimodellandone l’immaginario.

    La sua formazione letteraria, ampia ed eterogenea, continua mentre è studentessa della Columbia University e in Francia, dove si allontana dalla fantascienza per dedicarsi allo studio della letteratura francese e del Rinascimento italiano.

    Ma sono gli anni Sessanta a rappresentare una tappa fondamentale per la formazione culturale di Le Guin.

    Dopo le esperienze politiche vissute a Berkeley, la città natale dell’autrice, durante gli anni di quella rivoluzione culturale nelle idee e nei costumi che investe la società americana, assistiamo ad un netto cambiamento di linguaggio e contenuti nella sua narrativa, che da quel momento si carica di temi socio-politici.

    Sono infatti le suggestioni della New Left, del nuovo femminismo e della controcultura californiana più in generale (movimento studentesco, new age, mistica orientale ecc.), a influenzare non soltanto l’immaginario di Le Guin, ma soprattutto la sua coscienza politica.

    Solitamente l’autrice viene considerata come una taoista-libertaria-femminista. La visione del mondo di Le Guin sembra infatti essere completamente radicata nel taoismo, il sistema filosofico orientale, che come è noto, basa la sua concezione dell’esistenza sul rapporto dei due principi opposti e complementari di yin e yang. E tuttavia contaminata da infiltrazioni di cristianesimo di derivazione tolstojana.

    In tutte le sue opere ritroviamo infatti il concetto di complementarietà degli opposti, che raggiunge la massima espressione ne La mano sinistra delle tenebre (1966) e I reietti dell’altro pianeta (1974), considerati dalla critica come i suoi capolavori letterari. La motivazione filosofica dell’elemento bipolarità è infatti riscontrabile, per ammissione della stessa autrice, nel sistema taoista. Sul concetto di opposizione/complemento è costruito per derivazione quello di bilanciamento, centrale non solo per la produzione letteraria dell’autrice, ma soprattutto per il suo stile di vita, sempre teso a trovare l’equilibrio tra l’impegno sociale e la libertà individuale.

    Contraria a qualsiasi forma di totalitarismo e integralismo religioso, la sua visione politica è priva di un punto di vista ideologico rigido. Le Guin accoglie gli ideali dell’anarchismo e del femminismo, ma di entrambi rifiuta gli estremismi. In essi ricerca spunti e riferimenti per un pensiero innovativo e antidogmatico, tipico degli ambienti libertari e liberali americani.

    L’attenzione prestata a problematiche sociali come l’ineguaglianza sociale, la condizione femminile, lo sfruttamento delle risorse naturali ed il razzismo, l’hanno portata a partecipare dagli anni Sessanta ad oggi, a numerose campagne per i diritti civili, in difesa dell’ambiente e della pace, mettendola a contatto con i movimenti del ’68 allora, fino all’attuale movimento dei movimenti, noto anche come movimento no-global.¹

    Lo stesso impegno manifestato da Le Guin in campo politico, caratterizza anche la sua attività di scrittrice.

    Il profondo interesse per i problemi etici ed estetici dell’arte, che avvicinano l’autrice ad alcune teorie di C.G. Jung, l’hanno spinta a insegnare e divulgare il genere fantascientifico in diverse Università americane ed europee.

    La fantascienza opera con efficacia solo in un sistema aperto. Il sistema aperto non è, e non può essere, solamente la società dello scrittore; fondamentalmente esiste nella sua testa.²

    L’ipotesi di questo lavoro è dunque che la fantascienza di Ursula Le Guin sia una fantascienza riflessiva.

    Con la stessa abilità di un artigiano, l’autrice usa le scienze sociali e soprattutto l’antropologia, come ha più volte sottolineato, alla maniera di strumenti per la creazione delle sue opere letterarie. Nei suoi lavori Le Guin descrive, tramite il linguaggio della fantascienza, mondi immaginari abitati da popoli alieni, che lasciano intravedere il gusto per un’invenzione antropologica mai completamente arbitraria, ma inscritta nelle vicende familiari, negli studi paterni e nell’interesse sempre vivo per l’antropologia.

    I mondi di Le Guin divengono così mondi del possibile, utili a comprendere meglio, attraverso lo straniamento – la presa di distanza dalla realtà per poterla vedere meglio – il mondo in cui viviamo. In questo senso scegliamo il termine riflessiva per definire la natura della fantascienza leguiniana.

    Con la fantascienza riflessiva, l’autrice si inserisce e porta avanti il dibattito iniziato negli anni Cinquanta, tra la così detta fantascienza neopositivista e la così detta fantascienza sociologica, sfociata poi nel filone umanista.

    Allontanandosi dall’eccessivo ottimismo nei confronti della scienza e della tecnologia dell’indirizzo neopositivista, ma anche dall’accentuato scetticismo del filone sociologico, Le Guin recupera l’attenzione per la dimensione esistenziale tipica degli umanisti, raggiungendo una sintesi fra le tre correnti (neopositivismo, sociologismo e umanismo) in quella che si è chiamata fantascienza riflessiva.

    Nel futuro leguiniano la fantascienza si intreccia con il fantasy e il mainstream. Le Guin focalizza i suoi luoghi immaginari come per successivi ingrandimenti ottici (una tribù, un villaggio, una comunità, una nazione e un pianeta), per raccontare storie e avvenimenti che ruotano attorno alle tre macrotematiche di cui si è parlato all’inizio.

    Le società alternative: sistemi sociali descritti così dettagliatamente nei loro particolari, da suscitare nel lettore il dubbio che questi siano esistiti, o che esistano, in qualche luogo sperduto, ma di cui la scrittrice non vuole rivelarci la collocazione. Ogni società immaginaria fa parte di una utopica fratellanza di mondi, che unisce le culture più disparate, mosse dal desiderio di vivere un futuro di pace universale. Questa idea è chiamata da Le Guin Ecumene: si tratta di un’organizzazione interplanetaria simile all’O.N.U., che si fa garante delle esigenze universali di uguaglianza e democrazia, con il rispetto però delle tradizioni locali dei singoli mondi che fanno parte della confederazione.

    Mondi raggiungibili per i lettori tramite il viaggio, l’espediente narrativo maggiormente usato dall’autrice per trasportarci nelle società immaginarie.

    Attraverso un gioco di specchi, siamo messi nella condizione di osservare con gli occhi dei protagonisti dei romanzi altre realtà, o meglio, realtà aliene. L’effetto del nuovo punto di vista è la possibilità di guardare alla nostra società in modo diverso, principalmente smettendo di considerarla il centro dell’universo. È una concezione questa che pone il problema delle potenzialità conoscitive della letteratura, nel senso della conoscenza di sé stessi o autoconoscenza, ma soprattutto conoscenza dell’altro. Viaggiare, come leggere, significa anche esplorare, allargare le frontiere, estendere i confini mentali per includervi nuovi elementi ed interagire con essi.

    Giungiamo così al terzo tema che è quello dell’alieno.

    Gli alieni dei mondi leguiniani sono esseri fisicamente e culturalmente simili all’uomo. Questo aspetto della sua immaginazione fantascientifica, colloca Le Guin lontana dalle rappresentazioni negative del non-umano, tipiche della fantascienza del dopoguerra (negli anni Cinquanta, la guerra fredda inietta una buona dose di paura e diffidenza nei confronti del diverso nella società americana). L’autrice inserendosi nel filone delle scrittrici femministe anglo-americane degli anni Sessanta, ridefinisce con loro la figura dell’alieno e i personaggi femminili nella fantascienza (che sono spesso gli eroi protagonisti dei suoi romanzi), attenuando in questo modo i pregiudizi nei confronti della donna, e le paure per il diverso diffusi nel tessuto sociale statunitense.

    Tutta l’opera di Ursula Le Guin, è attraversata dal difficile problema del confronto con la diversità (etnica, razziale, culturale, sessuale e religiosa), questione sempre più attuale nelle scienze sociali contemporanee.


    ¹. P. Ceri, I nuovi movimenti globali. La protesta del XXI secolo. Roma-Bari, La Terza, 2001, pag. 42

    ². Da Surveying the Battlefield, in Science – Fiction Studies 2, 1973

    Parte I: L’autrice

    Capitolo 1

    Le radici familiari

    I bianchi scherniscono la Terra, il daino e l’orso. Quando noi indiani cacciamo la selvaggina, ne mangiamo tutta la carne. Quando raccogliamo radici facciamo piccoli solchi (…). Quando bruciamo l’erba a causa delle cavallette, non roviniamo tutto. Ghiande e pigne ce le procuriamo scuotendo gli alberi. Facciamo solo uso di rami secchi. L’uomo bianco, invece, rimuove la terra, abbatte gli alberi, distrugge ogni cosa.

    Saggio intuin, Indiano della California

    1.1. Tutto ha origine a Berkeley

    Ursula Kroeber Le Guin nasce a Berkeley, in California, il 21 Ottobre del 1929, in una famiglia della classe agiata americana.

    Il padre Alfred, è infatti una delle maggiori personalità nell’ambito dell’antropologia americana dell’epoca, mentre Theodora, sua madre, è scrittrice ed etnologa.

    Questo è l’ambiente culturale in cui Le Guin si forma e che favorisce il suo percorso di scrittrice di fantascienza e fantasy.

    Nel 1923, dopo la morte del primo marito Clifton Spencer, Theodora Krakaw, la futura madre dell’autrice, si trasferisce dal Colorado alla California, con i suoi due figli Clifton e Theodore, per perfezionare gli studi di psicologia all’università di Berkeley. Inizia così a frequentare l’ambiente accademico della città, dove ha la possibilità di conoscere Alfred Kroeber che, da circa vent’anni, lavorava nell’organizzazione del nuovo dipartimento di Antropologia della facoltà.

    Alfred, figlio dell’immigrato tedesco e commerciante d’arte Florence Kroeber, dopo aver ottenuto il dottorato all’Università di Columbia, arriva in California nel 1900. Si dichiara esplicitamente allievo di Franz Boas e continuatore del particolarismo storico, l’approccio metodologico che avrebbe influenzato, nella prima metà del XX sec., numerosi antropologi americani. Dopo aver raggiunto New York, per condurre delle ricerche presso il museo di storia naturale della città, viene infatti nominato curatore di Antropologia all’Accademia di Scienze Sociali di San Francisco. L’anno successivo, quando si dirige a Berkeley per svolgere dei lavori di carattere archeologico sulla collezione di Phoebe Hearts, gli viene offerto un posto nel nuovo museo di Antropologia, che l’università aveva appena iniziato ad allestire.

    Pochi anni gli sono sufficienti per assumere una posizione di prestigio nell’ambiente accademico. Tra il 1908 e il 1919 diventa professore di antropologia, e viene nominato curatore del museo medesimo, del quale assume la direzione nel 1925.

    A partire dal 1901 Kroeber cominciò una collaborazione, che cessò soltanto con la sua morte, con il dipartimento di Antropologia di Berkeley, che dovette praticamente costruire da zero, come Boas aveva fatto alla Columbia. Nei suoi primi cinque anni di attività lo stipendio di Kroeber venne versato direttamente da Phoebe Hearts, madre di William Randolph Hearts. In tali circostanze è difficile immaginare come un esponente dall’ala sinistra dello schieramento intellettuale sia riuscito personalmente a dotarsi di basi istituzionali tanto salde, e tanto meno come abbia potuto far progredire tutta una nuova branca del sapere malgrado i numerosi concorrenti.³

    Nello stesso periodo Kroeber perde la moglie Henrietta Rotschild, che muore a causa di una grave forma di tubercolosi. Nonostante il dolore provocato dalla perdita, Kroeber continua, con rigore e decisione, il suo lavoro all’interno del dipartimento. Produce una mole impressionante di articoli, dissertazioni e saggi di linguistica, etnografia ed archeologia, che ne aumentano in modo esponenziale la fama di studioso, dentro e fuori i confini degli Stati Uniti.

    Alfred Kroeber e Theodora Krakaw, all’epoca del loro incontro sono entrambi vedovi, ed inoltre animati da una comune passione per il sapere.

    Fra i due studiosi si stabilisce un legame, oltre che sentimentale, anche di affinità intellettuale. Theodora Krakaw, che fino

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