Una famiglia da sogno: Harmony Jolly
By Cara Colter
5/5
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About this ebook
Dopo essersi ritrovata col cuore spezzato e aver visto infrangersi tutti i suoi sogni, Allie Cook decide di rifugiarsi nel cottage di sua nonna sulle spiagge della California. Ma tutti i propositi di pace e tranquillità vengono messi a rischio dalla comparsa di un nuovo, inatteso inquilino: l'affascinante Sam Walker che arriva provvisto di un carisma irresistibile e con una piccola famiglia al seguito.
Mentre Allie aiuta un impacciato Sam a prendere confidenza con il suo ruolo di padre, si trova a fantasticare su un nuovo, entusiasmante progetto: creare una famiglia con quel milionario da sogno!
Cara Colter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Una famiglia da sogno - Cara Colter
successivo.
1
Era un momento perfetto. Sì, ma se c'era una cosa di cui Alicia Cook diffidava erano proprio quelli. I momenti perfetti.
Poi, però, con un sospiro – e un sorso della sua acqua tonica al lime – Allie si arrese. Il sole al tramonto brillava sulla schiuma delle onde dell'oceano e dava alla sabbia della spiaggia una sfumatura dorata. Dal dondolo della sua veranda guardò la folla diminuire piano piano.
Alla fine restò solo una famiglia che stava sgonfiando un enorme drago di plastica. La madre stava scuotendo una coperta da picnic, poi chiamò i suoi bambini, mentre raccoglieva le loro cose in un grande cesto.
Allie sentì una punta di invidia farsi largo nel suo momento perfetto, così si concentrò su qualcos'altro.
Più in là sulla spiaggia c'era una coppia che passeggiava mano nella mano.
La punta di invidia si intensificò.
«Non credere a niente di quello che ti dice» mormorò Allie, guardando la coppia fermarsi con occhi socchiusi, mentre il ragazzo solleticava l'orecchio della sua partner e le sussurrava qualcosa che la fece ridere.
Le parole che Allie aveva mormorato poco prima erano un semplice consiglio per quella ragazza.
Lei sapeva bene cosa significava essere presa in giro.
Sapeva bene cosa significava desiderare delle cose pericolose...
Come i momenti perfetti. Non restare da sola. Condividere la vita con qualcuno. Essere intimamente legata a un uomo...
Ecco. Il suo momento perfetto era scomparso.
Distolse gli occhi dalla coppia, ignorò la famiglia e prese un sorso del suo drink, si sforzò di concentrarsi sulla bellezza del tramonto, sperando che il momento perfetto di prima tornasse.
No, era evanescente e fragile, come una bolla di sapone fatta da un bambino.
E ora la bolla era scoppiata.
Posò il bicchiere, si tese di lato e prese la sua chitarra da un angolo.
«I momenti perfetti comunque non pagano i conti» si disse Allie. Il contratto per scrivere un jingle era la soluzione più pratica dei suoi problemi economici.
La sua chitarra, comunque, non voleva collaborare.
Premette il pollice sulle sei corde e lo strumento non produsse niente di interessante. Era come un amico che non aveva voglia di parlare con lei.
Fu quasi un sollievo quando sentì un rumore alle sue spalle provenire dall'interno della casa.
C'era qualcuno alla porta di ingresso?
Restò in attesa trattenendo il fiato. Probabilmente era stata solo la sua immaginazione che si divertiva a spaventarla, visto che di regalarle una canzone non ci pensava nemmeno...
Restò comunque in ascolto.
Era certa che il rumore che aveva sentito era reale. Aveva letto sul giornale che c'era stata una serie di furti nelle case della zona e che la polizia consigliava di chiudere la porta di ingresso a chiave anche quando si era in casa.
A dire la verità, da quando aveva letto quella notizia, aveva avuto dei problemi a dormire e si svegliava a ogni rumore, visto che faceva troppo caldo per chiudere porte e finestre. Non la meravigliava che, con la sua mancanza di sonno, non riuscisse a scrivere un semplice jingle.
Trasalì a un altro rumore sordo. Era come se qualcuno avesse colpito la porta di ingresso con un giornale.
Ma tu non hai nessun abbonamento con nessun giornale, le ricordò una vocina nella sua testa.
Be', solo un ladro poco ambizioso avrebbe provato a fare irruzione in quel cottage, si disse cercando di razionalizzare le sue paure.
Lì attorno, sulla Sugar Cone Beach, c'erano delle ville splendide e di recente costruzione, diversamente dalla sua casetta modesta e coperta di assi grigie che, per quanto lei ricordasse, era sempre appartenuta a sua nonna.
Nonna...
Sentì un nodo in gola. Sua nonna era stata la sola persona che le era sempre rimasta accanto e che non aveva mai smesso di credere in lei. Adesso era morta, e quella casa a cui erano entrambe affezionate, era stato il suo ultimo regalo ad Allie.
Sempre che potesse permettersela, sospirò tra sé.
Le tasse erano salatissime. E non passava giorno che non si presentasse alla sua porta qualcuno che le offriva delle ridicole somme di denaro in cambio di quel cottage, l'unico posto in cui lei si sentiva al sicuro e dove percepiva ancora l'amore di sua nonna.
Probabilmente era un agente immobiliare e non un ladro ad aver fatto quel rumore, suppose.
Be', chiunque fosse, non aveva suonato il campanello. Non funzionava da tre settimane.
E, chicchessia, a quanto pareva non se ne voleva andare.
Allie posò la chitarra e, in parte felice per quella distrazione, entrò nel cottage.
Che cosa doveva fare? Accendere la luce per palesare la sua presenza in casa? O arrivare all'ingresso in punta di piedi senza fare rumore e sbirciare dalla finestra per verificare chi c'era alla porta?
Dopotutto nessuno l'avrebbe vista. Illuminato dal sole al tramonto, l'interno della casa, sarebbe sembrato immerso in una nebbia oscura. Sì, perché anticamente quello era un rifugio per pescatori... l'unico che era rimasto su quel tratto di spiaggia.
Negli anni Venti, quando venne costruito, nessuno si era posto il problema di dove disporre le finestre per sfruttare al meglio la vista e la luce migliore. A quei tempi avere delle ampie finestre era considerato un vero lusso. Così come la cucina, per esempio, sul retro della casa, che era sempre angusta e buia.
E quello non era l'unico difetto dell'abitazione. I rubinetti perdevano, gli sportelli degli armadietti erano quasi tutti storti e il pavimento di legno era consumato.
Ciononostante il cottage aveva un fascino particolare ed evocava una rilassante atmosfera sulla spiaggia che lei semplicemente adorava.
Un'estate lei e sua nonna, nel tentativo di dare un po' più di luce alle stanze, avevano dipinto tutti i pensili di un bel giallo canarino. Amavano così tanto quel colore allegro che avevano dipinto anche il tavolo della cucina. Poi avevano installato un paraspruzzi fatto da una serie di piastrelle a tema marinaresco e appeso delle tendine fatte a mano con un motivo di fenicotteri rosa.
Subito fuori dalla cucina c'era uno stretto corridoio con pareti color turchese, dove appesi c'erano dei disegni di Allie di quando era piccola. C'era anche un suo ritratto da bambina.
Su un lato del corridoio c'erano tre piccole camere da letto, ciascuna arredata in modo essenziale, con un letto, uno scrittorio e un comodino. Ogni letto era coperto da una trapunta fatta a mano da sua nonna, che amava molto il cucito e le stoffe. Ogni armadio del cottage, infatti, era pieno di tessuti e coperte e Allie non aveva ancora avuto il coraggio di svuotarli. Sul suo letto c'era la sua coperta preferita con una bella stampa ad anelli.
Camminando in punta di piedi, Allie seguì il corridoio fino alla porta d'ingresso dove un'apertura ad arco dava sul salotto e in cui una finestra con i doppi vetri affacciava sulla strada.
I mobili e il parquet di legno, ormai diventato grigio, erano consumati dall'uso e dal tempo.
All'apice della sua carriera – era strano pensare che a ventitré anni il suo periodo migliore fosse già passato – Allie era stata in molte case che somigliavano a quelle dei suoi vicini. Case open space con la luce che entrava da grandi finestre, piene di acciaio. Avevano metri e metri di piani di granito, travi a vista ed erano arredate con gusto ricercato e contemporaneo. Ma nessuna di quelle case di lusso l'aveva mai fatta sentire come si sentiva nel cottage che era stato di sua nonna.
A casa.
Era questo che doveva ricordare riguardo alla carriera che l'aveva portata fino in cima, trasformandola rapidamente in una famosa star per poi farla precipitare nel dimenticatoio con altrettanta velocità. Era questo che doveva ricordare del successo.
Nessun successo, fama o ricchezza poteva farti sentire a casa.
Scacciò quei pensieri, mentre superava la porta per avvicinarsi alla finestra e sbirciare fuori.
Ma, prima di entrare nel salotto, sentì un altro rumore sordo.
Qualcuno aveva appena dato un calcio alla sua porta di casa!
Si bloccò all'istante, con il cuore che le galoppava nel petto.
Poi, con suo estremo orrore, vide l'uscio socchiudersi cigolando.
Allie restò senza fiato. Non si era sbagliata.
Era un ladro.
Come aveva fatto il ladro ad aprire la porta? Era sicura di averla chiusa a chiave, visto che aveva letto la notizia di quei furti in zona!
Non che importasse...
Chiusa o non chiusa a chiave, la sua casa era stata violata!
Allungò la mano e afferrò il primo oggetto che le capitò: una statua, una delle preferite di sua nonna. Era un bronzo di un asino dall'aria sconsolata.
Con la sua arma stretta in mano, Allie si lanciò sulla porta con tutto il suo peso provando a richiuderla.
Sam Walker era molto più che stanco. Era partito in ritardo. La strada che portava alla costa della California del Sud era stata trafficata a causa delle vacanze del 4 Luglio. E i suoi compagni di viaggio erano stati tremendi.
La chiave del cottage era arrugginita, ma alla fine girò nella toppa. Nonostante gli avesse dato un calcio per aprirla, però, la porta restò chiusa.
Era abituato che quel cottage fosse capriccioso, ma stava davvero perdendo la pazienza. Ne aveva abbastanza di imprevisti per quella giornata.
Il legno sotto la porta doveva essersi gonfiato per via degli anni o dell'umidità. L'avrebbe sistemata mentre era lì. Quella e la serratura. Aveva un'intera lista di cose da fare. Cose da uomo normale e maturo. Che sollievo!
La porta finalmente si aprì di un centimetro quando si richiuse all'improvviso.
Sam perse la pazienza.
Ci si appoggiò sopra con la spalla e spinse. Forte. Finalmente i due anni nella squadra di football del college gli sarebbero tornati utili.
La porta si aprì e il suo slancio lo catapultò nell'ingresso, che era avvolto in una fresca oscurità, in netto contrasto con l'esterno caldo e luminoso.
Gli venne la pelle d'oca quando sentì un verso turbato risuonare nel buio di fronte a lui. Quando intravide una sagoma, trasalì.
Non aveva forse sentito al notiziario che c'era stata una serie di furti in quella zona?
Una cosa era sicura: quello era un intruso.
La spinta alla porta l'aveva fatto finire a terra, dove giaceva con il respiro affannoso. Non sembrava minaccioso. Era mingherlino, probabilmente un poco di buono adolescente.
Gettando un'occhiata fuori verso i suoi irascibili compagni di viaggio, fortunatamente fermi nel vialetto davanti alla casa, Sam avanzò dentro il cottage.
Nello stesso istante si accorse che l'intruso stava cominciando a tirarsi su da terra. Aveva qualcosa in mano che voleva sicuramente usare come arma.
«Cosa diavolo pensi di fare?» gli domandò Sam, la sua voce un ringhio minaccioso.
Si tese in avanti, gli sfilò l'oggetto di mano dopo aver vinto il tiramolla che nacque, e lo gettò da una parte. Poi afferrò il tizio per le spalle e, con un gesto brusco, lo spinse di nuovo a terra, impedendogli di alzarsi.
Il verso di dolore che emise fu acuto e, si rese conto, per niente maschile. Nello stesso momento un lieve profumo di pulito gli riempì le narici.
E smise di strattonarlo.
Solo in quel momento la sua vista si abituò alla semioscurità.
Quello davanti a lui non era un ragazzo, bensì una ragazza.
Occhi grossi come fiordalisi, e quasi dello stesso colore, si posarono su di lui pieni di collera e indignazione.
Sam la lasciò andare all'istante, ma alzò comunque una mano, avvisandola con un cenno di non provare ad alzarsi.
Era la conclusione perfetta di una giornata terribile, pensò stancamente.
2
Allie si tirò su a sedere. Era stordita e senza fiato. Alzò gli occhi sul suo aggressore arrabbiata e nel panico. C'era un estraneo nella sua casa! Che le chiedeva cosa diavolo stava facendo! Che le ordinava di restare seduta lì, come se fosse prigioniera!
Era prigioniera?
La spalla le prudeva in modo strano nel punto in cui l'uomo l'aveva toccata e resistette alla tentazione di grattarsi per non dare un'impressione di debolezza.
Quando lui incrociò le braccia